lunedì 5 febbraio 2007

S.S. Latisana-Trieste

Il povero zio Gigi era uno zio di mio suocero. E' morto cinque anni fa mi sembra, alla bella età di novantatre anni (non proprio lucidissimo, ma non si può pretendere la luna). Era uno scapolo, anzi come si dice qui, un "vedran" ma di quelli acidi, che mi dispiace dirlo perchè è morto ma era anche parecchio egoista. E originale. Prese la patente attorno ai sessant'anni, e mi dicono che guidasse con prudenzaz. A ottantacinque decise che forse era ora di riporre la patente nel cassetto perchè la vista non era più eccellente, così iniziò a girare in bicicletta. E iniziarono anche i guai.
Oltre ad avere studiato un percorso in paese per giungere dove gli serviva senza attraversare mai gli incroci girando a sinistra (aveva paura di guidare con la sola destra sul manubrio, tenendo la sinistra in fuori), aveva un concetto assai bizzarro del codice della strada. Ossia, i segnali stradali e i semafori sono stati posti sulla strada per i veicoli, per le biciclette contava solo il buonsenso, anzi, il senso del rispetto. Che come per molti anziani significa "occhio che sono vecchio, ho la precedenza su di te perchè il mondo su cui vivi l'ho costruito io". E vabbè, ognuno ha la sua filosofia di vita. Ma il codice della strada, peccato, non è fatto così, sicchè per il povero zio Gigi (anzi per mio suocero, povero anche lui, che doveva sempre sbrogliarselo fuori dai guai) quando lo zio montava in bici erano quasi sempre problemi.
Per zio Gigi il semaforo non esisteva: gli altri DOVEVANO farlo passare perchè chi è alla guida di un veicolo DOVEVA accorgersi che lui era anziano, lasciandogli ovviamente la precedenza. E senza nemmeno pensarci un attimo. Stessa cosa dicasi per il resto delle norme sulla viabilità. Si vedeva ogni mattina sto vecchietto sfrecciare come una scheggia per il paese senza un minimo di senso pratico, ma ormai la gente (e i vigili) lo conoscevano tutti e gli accordavano la licenza di far quello che voleva (tanto chiunque sapeva che a quell'età le sue scorribande non sarebbero durate a lungo). Insomma, ora zio Gigi non c'è più, la bicicletta-mito è relegata nel garage di mio suocero e noi si ride sulla vicenda come su un fatto curioso di un parente lontano.
MA QUEL VECCHIACCIO che stamattina mi ha tagliato la strada su un mega incrocio sulla statale una fanculata se l'è meritata di gran lunga. Primo, perchè non ditemi che non mi ha visto dato che c'era traffico quasi zero e l'incrocio si trova su uno spiazzo che ci puoi fare un pic-nic. Secondo, porcamiseria, se mi arrivi con un macchinone anzichè con la bicicletta vuol dire che sai come si usa la strada, e abbi almeno la decenza di non mandarmi a quel paese con le mani visto che hai torto marcio e se ti ho schivato per un pelo è solo perchè grazie al cielo non ero con la Titti ma con la macchina di mio marito!


Mamigà