lunedì 30 dicembre 2013

L'auto

E così ieri abbiamo salutato la vecchia auto di papà, con somma riconoscenza per la strada che ci ha consentito di percorrere in bene e in male (dal viavai con la neve per andare a fare la chemioterapia alla gita a Lodi, passando per innumerevoli vai-e-vieni tra casa, scuola e palestra, i tragitti del Gatto Alfa Rivi/Porto e ritorno e in seguito Rivi/SanMich di giorno e di notte, e tutto il resto), e stamattina ha parcheggiato davanti casa per la prima volta l'auto nuova. Nuova di pacca, proprio.
Un'utilitaria nera, identica a quella di mio fratello tranne che per il colore, che vicino alla mia  ormai graffiatissima ma ancora in splendida forma Greta fa la sua figura. Molto più piccola di quella che l'ha preceduta, ci sarà da farci l'abitudine come abbiamo fatto l'abitudine a tante altre cose. Ma non sarà questo a cambiarci la vita, dopotutto. Guardando al lato positivo della cosa in fondo al vialetto ci parcheggia anche meglio, il posteriore non rimane fuori dal riparo della tettoia, le bici escono più agevolmente ed esco più agevolmente anch'io quando il mio vicino mi parcheggia dietro.

L'unica cosa che mi auguro, stavolta, è che duri almeno quanto basta a far fare la patente al Power, e possibilmente molto oltre.



martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale

Buon Natale.

Il nostro sarà... indaffarato, semplice, intimo, pieno, con visite da fare e visite da ricevere, telefonate da fare e telefonate da ricevere, doni da fare e doni da spacchettare, parole da dire e parole da trattenere, una dieta da far saltare e abbracci, nastri e carta da riciclare, ciocchi di legna da mettere nella stufa e allungo del tavolo da montare, la tovaglia bella da tirar fuori e il giorno dopo da smacchiare, luci e forno da accendere e spegnere, pieno di tanti "oooooh" e "aaaaah" ma anche - spero - di "hahahah", carico di profumi di dolce e di salato, e tanti piatti (quelli più belli) da lavare (per la sottoscritta).

Sarà caldo.

Come sempre.

domenica 22 dicembre 2013

Reminiscenze

Cercando qualcosa (non mi ricordo nemmeno più cosa, dev'essere l'ora) tra le vecchie pagine di questo blog, sono incappata in QUESTO post.
Sto ancora sorridendo divertita.
Sono passati tre anni e mezzo. Bimbabionda è sempre uguale: sempre bionda e sempre con gli occhi azzurri, e fin qui ci siamo. Ma è ancora attaccatissima a mio figlio: entrambi in quarta B, spesso vicini di banco per scelta, ora l'amicizia è diventata a doppio senso dato che i due si cercano e si aiutano a vicenda nei compiti e nei lavori in classe. Quando uno manca l'altra gli porta i compiti, e viceversa. Si invitano l'un l'altra alle rispettive feste di compleanno, feste alle quali ormai nessuno invita più tutta la classe ma solo le amicizie più vicine.
E il Power ha scoperto che anche Bimbabionda è una bambina normale, tanto da poterci litigare e fare pace tanto quanto con un compagno maschio.
Ma guai ad ammettere tutto questo. Si sa, si dimostra, ma non si dice. Perchè da sano maschio comune, l'evidenza va negata di default.

lunedì 16 dicembre 2013

Knitting

L'auto del Gatto Alfa è da cambiare, e alla svelta. Non ci voleva, no, non ci voleva. Che mazzata. Con la turbina rotta, freni da rifare, pneumatici da cambiare, tremila euro di riparazioni su una macchina che ne vale meno della metà e ha trecentomila chilometri sul groppo, non si ripara. E con una macchina sola, in un paese dove non esistono i mezzi pubblici e lui che lavora a quindici chilometri da casa, con i genitori di lui quindici km più in su e anziani (e non guidano, come non guida mia madre anche se è qui)  non si può stare.
E pace, che si deve fare? Si va in prestito. O non si paga il mutuo. Caxxo. E ancora, lamentarsi sottovoce perchè c'è sempre qualcuno disposto a ricordarti che c'è chi sta peggio. Finisca quest'anno con l'acquisto/botta e avanti, a far sacrifici ancora e ancora, sperando che prima o poi arrivi questo benedetto momento in cui poter dire "ok, tiriamo il fiato".
Il proposito di non farci regali di Natale tra noi in questa situazione ha il suo non voluto perchè, alla fin fine. Però qualcosa lo sto facendo. Mi è balenata l'idea in mente venerdì scorso, dopo aver visto un video su youtube, e dopo essere andata a prendere il Power a scuola alle quattro sono entrata in merceria a prendere alcuni gomitoli di lana nuova, un investimento di ben sette euro. Il Gatto Alfa mi ha buttato lì, giorni fa, un "fai tante cosette per gli altri e mai per me". E ho pensato di regalargli il mio tempo da qui a Natale sferruzzandogli uno scaldacollo.
Sarò sincera, non amo particolarmente il lavoro a maglia, preferisco l'uncinetto, ma il tutorial che ho visto riguardava la produzione proprio di uno scaldacollo da uomo che secondo me gli dovrebbe piacere. E' una specie di costa inglese con i bordi a tubolare, lenta da fare, per me non è semplice, ma tutto si può imparare, no? E allora sferruzzo. Glielo sto facendo sotto al naso: non ha l'abitudine di chiedermi cosa sto facendo quando lavoro, perciò non se ne accorge nemmeno. E mentre lavoro, penso.

Penso e ricordo che il Natale, una volta, per noi era così. L'ho già scritto qualche post fa. I regali erano questi. Erano il tempo che si dedicava a produrli o a cercarli, dopo averli accuratamente pensati. Il primo anno da sposata ricordo che al posto dei tradizionali biglietti di auguri (che usavano tutti, altro che sms, ne spedivo e ricevevo tantissimi) avevo realizzato dei semplici cartoncini su cui avevo applicato un ricamino a tema: ho impiegato giorni per farli. Tempo dopo qualcuno (non mi ricordo chi) mi disse che tanto i biglietti di auguri finite le feste tutti li buttano, e mi sono detta "mai più perdere tanto tempo". In seguito ho conosciuto tante crocettine come me che apprezzano, e da allora ricamo solo per loro (e per pochissime altre persone).
Il tempo che si dedica. Tutti dichiarano di non avere tempo, beh, io nonostante le inevitabili corse a destra e sinistra per le incombenze quotidiane (leggi mammataxi) ora  un po' ne ho, e ne sono felice. Ho tempo per scrivere e ho tempo per sferruzzare, e lo uso per questo e per quello. Io tutto il mio tempo ogni giorno lo dedico esclusivamente alla famiglia, e quello che di solito riesco a dedicare alle attività manuali da qui a Natale lo dedico a mio marito. Mi sono accorta che mentre lavoro mi si stampa un sorriso-paresi sulla faccia, e credo che sia perchè a me questo genere di cose scalda proprio il cuore. Mi fa stare bene. Mi fa dimenticare il dolore fisico, i motivi di tensione nervosa, tutto quello che di solito fa di me l'essere più intollerante del pianeta. Una volta lessi su un giornale femminile che il "knitting" è tornato di moda perchè rilassa, il ticchettio regolare delle punte dei ferri pare avere un effetto calmante quanto una camomilla. Deve essere vero. Oppure semplicemente mi fa sorridere il solo pensiero di star facendo qualcosa per cui vale davvero la pena usare il mio tempo.

lunedì 9 dicembre 2013

Mamigalbero 2013 con sorpresa

In fondo al vialetto ieri si è fatto il solito albero

 Ops scusate, dicevo, albero (che qui con appliques spente e flash non si vede perchè i colori sono sfalsati, ma con la luce del giorno sullo sfondo delle mie nuovissime pareti color albicocca - si intravedono meglio sulla foto sopra - ci sta che sembra un bel quadro)
e il solito presepe, con la variante "provo le luci PRIMA e funzionano, attacco le luci DOPO e sono metà rotte". Ma tanto ormai lì sono e lì rimangono.
C'è il frangipane di Natale, un frangipane di diversi anni di età che dà il benvenuto a chi entra (soprattutto a me hahaha) che quest'anno si è adeguato all'atmosfera.

Poi ci sono le decorazioni natalizie alternative, quelle che saltano fuori dallo scatolone in fondo alla sala (chiamasi spigolo), e ti spediscono a passare una romantica serata di quasi quattro ore in prontosoccorso.
Ora so cosa augurare a chi mi sta particolarmente sul cu... ore. Caxxxxxo che male.
Gattle bells... gattle bells...


giovedì 5 dicembre 2013

Il lato buono della faccenda - un altro semestre... libera!

Ti carica sentirti dire "che bella che sei" più volte nella stessa giornata, e da persone diverse. Ti fa camminare qualche centimetro sopra la terra.  Ti fa credere che sia vero, poi a fine giornata ti guardi allo specchio e noti che ok, i complimenti ci stavano tutti. Perchè si e basta.
A me gasa. Tanto.
Ci sta che parte del "bella" mi deve essere uscito da dentro oggi, perchè tutto quello che ho fatto l'ho fatto con la leggerezza di chi ha un peso in meno sullo stomaco. E forse si vedeva anche da fuori.

C'è che ho finito i controlli per questo semestre, e ho davanti sei mesi per pensare ad altro.
C'è che i marker sono tutti entro i limiti, la ginecologa mi ha rimandato all'anno prossimo passando dal via, la mammografia era negativa.
C'è che la visita cardiologica che ho fatto la scorsa settimana mi ha regalato la fine del mio rapporto con betabloccanti e ace-inibitori: la cardiotossicità che mi era stata provocata dalle infusioni di herceptin tra il 2010 e il 2011 è andata a scemare. Mi avevano detto che questo effetto collaterale era reversibile, ma nessuno sapeva darmi una tempistica di massima: il tempo è arrivato. Con una FE del 68% (tre anni fa era sotto il 45!) mi hanno stampato il marchio "passed" in fronte e spedita via. Il prossimo controllo dal cardiologo è previsto tra ben 18 mesi, un lasso di tempo enorme.
C'è che al prossimo onco-controllo (19 giugno 2014) devo portare solo markers ed eco mammaria.

Ecco, dovrebbe andare sempre così. Per me e per tutte, per tutti gli anni che mi rimangono da vivere, vengano pure tutti questi esami, ma che vadano sempre così. Si possa sempre arrivare a sere come questa, in cui mentre scrivo in pigiama seduta sul divano penso contemporaneamente solo ad organizzare la giornata di domani, in tutta la sua banale, spesso difficile, un po' ingarbugliata, ma rassicurante quotidianità. Senza spettri. Senza cancro per la testa. Libera per altri sei mesi.

C'è anche che negli ultimi mesi ho fatto crescere la frangia al punto da pareggiarla agli altri capelli (che sto facendo crescere lunghi) liberandomene e liberando la fronte, ho perso un altro paio di chili, ho acquistato un paio di pantaloni che mi fanno un lato B di tutto rispetto, mi si sono sgonfiati i piedi quel tanto che basta da permettermi di tornare ad indossare un paio di stivaletti col tacco che avevo dovuto archiviare per forza di cose, ho ricominciato a dedicare un po' di tempo alla manicure, e mi trucco anche solo per portare il Power a scuola.
Ne vale la pena.

lunedì 2 dicembre 2013

Il desiderio del Power

Circa un paio di settimane fa, girellando su Youtube, ho trovato questo video, e dopo averlo condiviso su FB ho avuto la malsana idea di mostrarlo al Power.
Guardatelo direttamente su youtube cliccando sull'apposito tastino in basso a destra, si vede più grande e merita davvero.

Il video gli è piaciuto talmente tanto che ha iniziato a sgarfare tra tutti i suoi giochi cercando qualcosa che potesse vagamente fare da imitazione al gioco, trovando due scatole di Domino (quello classico). Da allora non fa che provare e riprovare questo giochino che richiede molta, moltissima pazienza.
Per Natale ha chiesto con entusiasmo e convinzione il gioco originale, perchè le tesserine nere e bianche sopra citate, oltre ad essere davvero poche, hanno le superfici irregolari e poco stanno in piedi.

A noi i giochi elettronici e preconfezionati stile pappa-pronta da mettere sotto l'albero ci fanno una cippa.

martedì 26 novembre 2013

Proviamo

Dicono che tocca pensare a preparare il Natale.

E contrariamente al solito, quest'anno non ne ho assolutamente voglia. Se lo faccio, lo faccio per il Power. E non solo a causa dell'ultimo avvenimento. Tante cose io non le scrivo, chi mi legge da tanto tempo dovrebbe saperlo e dovrebbe sapere anche il perchè (non siamo mica al Grande Fratello...). Nelle ultime settimane si sono accavallate una serie di cose spiacevoli una dopo l'altra, che mi fanno venir voglia di far finta di niente e passare direttamente al sette gennaio, così, in un balzo unico. Periodi che capitano nella vita di tutti peraltro.

Domenica scorsa mia cognata se ne è uscita con una proposta. Con il suo solito modo che di primo acchito suona arrogante (sul momento mi sono girate come eliche, lo ammetto) e perentorio, ma che poi a pensarci bene non è proprio da scartare. I primi anni da sposata in famiglia (di mio marito) si facevano regali-regali, una cosa a cui ero abituata ma in maniera molto più soft fino a  quando vivevo con i miei. "Prima" con i miei ci scambiavamo pensierini (mi servivano le calze? Mia madre mi regalava il pacco da sei di calze e il pacco da sei di calzini. Facevo il filo ad un libro? Arrivava il libro. Ricamavo un asciugamano, acquistavo la sciarpa, cose del genere.Pensate che ricamo ancora usando una forbice a forma di airone che mio fratello mi regalò quando compii sedici anni. Questi erano i regali a cui ero abituata). "Dopo" nella famiglia allargata cose decisamente più "importanti", a volte poco pensate, ma sicuramente più costose. Si sa, paese che vai usanze che trovi, e qui usavano così. Fino a qualche anno fa poi lo scambio dei regali era diventato lo scambio delle prese elettriche. Dico sul serio: se non era il cordless nuovo era il forno a microonde, per passare allo scaldasedile per l'auto da attaccare all'accendisigari, alla macchina per il pane, alla chiavetta USB, potrei andare avanti per righe e righe. Tutto questo non senza un notevole imbarazzo col passare degli anni, perchè c'è stato un tempo in cui di stipendi in casa ne entravano due e in casa eravamo in due più il gatto e il mutuo, ma poi è nato il Power, sono rimasta a casa dal lavoro dopo due anni, le malattie, la situazione economica è cambiata drasticamente e il resto è facilmente deducibile. E poi via, che spreco.

Qualche anno fa io e il Gatto Alfa abbiamo dato d'ufficio (non ne potevo più) un giro di vite accettato bonariamente da tutti, e siamo passati ai cesti (pronti o preparati da noi in base ai gusti dei destinatari). Una cosa che mi piace, e molto: occupano spazio solo per il tempo di consumarli, i mangimi piacciono, il costo è contenibile, non ci si deve stare a pensare più del necessario, i motivi per farli sono tutti a favore. Ma passano altri anni e mia cognata si è stufata.

Non che la voce di mia cognata sia più pesante delle altre, chiariamoci. Ha solo fatto una proposta: quest'anno niente regali tra noi. Niente repliche delle stesse cose che si riproducono di anno in anno. Niente. Regalarsi solo la compagnia, e investire parte di quello che avremmo investito nei soliti cesti in cose più buone del solito da condividere a tavola (che poi lei ha già dato per scontato che saremo insieme a pranzo, in realtà il Gatto Alfa lavorerà a Natale, quindi non credo proprio, ma tant'è, si vedrà). E non è un regalo facile: non è facile lasciare a casa quel velo di malumore (non fingiamo di non saperlo, in tutte le famiglie c'è la persona con cui si passa volentieri un'ora ma non un'ora più cinque minuti), di noia, di stizza. Credo che occorra uno sforzo più grande che non quello di mettersi scarpe e giaccone e infilarsi nel centro commerciale a fare acquisti natalizi. Ma si può provare, perchè no? Si può provare a cambiare. E se mi frulleranno lo stesso (perchè col carattere che ho mi frullano a prescindere) cercherò di farmela passare in nome della buona creanza.

lunedì 25 novembre 2013

Non ho mai detto che sia il lato facile

La rabbia piano piano passa: tocca farla passare. Perchè non ci si può fare nulla. La rabbia non risolve, non guarisce, non attutisce nulla. La rabbia ha il suo tempo, e bisogna lasciarla svanire. Piano piano, per essere sicuri che se ne vada tutta. Altrimenti la vita si ferma. E nessuno lo vuole.

Rimane lo sconforto. Rimane la sensazione di impotenza. Rimane quel pensiero che ogni tanto si perde, vaga un po' per conto suo, a immaginare cose successe lontano ma solo in termini di chilometri, a riflettere sul loro senso, a cercare di colmare quel leggero senso di vuoto che prima o poi la vita stessa tornerà a riempire.
Rimangono i ricordi, e quelli nessuno può portarli via. Neanche il tempo.
Rimangono domande che non troveranno mai risposta. Ma tant'è, bisogna che mi ci rassegni.

Succede sempre così. Sempre. E cerco di razionalizzare ogni volta che il cuore mi suggerisce di allontanarmi da certe storie, da certi ambienti, da certe persone, solo per paura di dover soffrire ancora e ancora. Cerco di razionalizzare perchè per non soffrire dovrei chiudere le porte al mondo intero. E la vita è talmente un misto di probabilità e imprevisti, come il gioco del Monopoli, che non esiste una via "sicura", perchè d'un colpo tutte le carte possono rimescolarsi in maniera imprevedibile e trasformare in paure le certezze, così come il contrario. In fondo i rapporti più intensi li ho costruiti con persone che non ho cercato, ma che mi sono passate accanto per caso (se il caso esiste), e dato che nessun rapporto è scevro dai momenti dolorosi tanto vale cercare di trattenere il meglio, e lasciare che il resto scivoli via col tempo. Anche se è dura. Parecchio dura.

Il "lato buono della faccenda" non ho mai detto che sia il lato facile.



giovedì 21 novembre 2013

Wide, Anna

La gioia della giornata di ieri si è interrotta verso sera.
Di nuovo.
Un altro compleanno che finisce in lacrime. Lacrime di lutto. Lacrime amare. Come l'anno scorso.  Ma stavolta il dolore è sordo, e mi tocca più a fondo. Mi tocca l'anima come non avrei immaginato mai.

Wide è volata via.

La nostra Wide. Anna, senza la quale Oltreicancro.it non esisterebbe.
L'amica di tante, lunghissime chiacchierate.
La mia Annetta. L'amica con cui si parlava di cose profonde con la stessa naturalezza con cui si scherzava su tutto: sulla quotidianità, sui nostri bambini, su tante piccole cose, ma soprattutto sul male: per esorcizzarlo, per non annegarci dentro più del necessario.
E' il male che non ha scherzato con lei. E non ha guardato in viso i suoi quarant'anni, le sue  bambine, niente. Come fa sempre. Passa e prende quello che vuole. In questo caso, tutto.

Non ditemi che è la vita. Non fatemi la morale, o potrei reagire molto, molto male, al punto da farvi perdere la voglia di tornare su questo angolo del mio mondo.
Io non riesco, oggi, che a provare tanta, tanta rabbia. Dolore e rabbia. Rabbia violenta. E tante lacrime.

mercoledì 20 novembre 2013

Come è andata oggi a scuola?

-La maestra di inglese ci ha divisi in gruppi da tre stamattina, per fare un lavoro. Ha detto di scegliere i compagni che volevamo,  non quelli che sono più nostri amici-amici, ma quelli con cui lavoriamo meglio. 
-E tu chi hai scelto?
-Ho scelto Bimbabionda (la famosa Bimbabionda di sempre)  e Bimbamora.
-Huh? Come mai due femmine? (Io sapevo già che con queste due bimbe il Power va particolarmente d'accordo, ma non le ha mai definite "amiche", e la cosa mi è sempre stata riportata dagli insegnanti perchè lui morire piuttosto che ammetterlo).
-Perchè ci lavoro bene. Succede sempre così quando faccio qualcosa con loro: io sono la mente, e loro quelle che la mente me la tengono ferma quando sta per scoppiare di nervoso. Funzioniamo bene in questo modo, e i lavori li facciamo veloci come un trrrrrrrreno!
-E come glielo hai chiesto? Perchè mi hai messo la curiosità adesso.
-E' bastato uno sguardo mamma.

Bravo Power. Oggi l'ho imparato io qualcosa da te, e qualcosa su di te. Che sei più grande di quello che pensavo.

Complemamiga

Ufficialmente sono 41, ma io da tempo ho preso una decisione: mi ostinerò da ora in avanti a dire che sono sempre 40 (dopotutto non è una balla, 40 in 41 ci sono tutti, no? Non perdiamoci sui dettagli).
Oggi è il CompleMamigà. Me lo ha detto anche Google+ (e quindi è vero che Google sa sempre tutto LOL).

martedì 12 novembre 2013

Avvisi scolastici - la scabbia

Ogni giorno la stessa domanda, ogni giorno la stessa risposta.
-More, ti hanno dato avvisi le maestre oggi?
(Tono scazzato) -No-ooooo!!! Me lo chiedi sempre! 
(Tono esperato) -Perchè te li dimentichi sempre-eeeee! E mi tocca sempre guardare-eeeee!

E meno male.
La scorsa settimana è arrivato un avviso, il solito che arriva almeno due volte l'anno:
"Si è riscontrato un caso di pediculosi, si prega di controllare i bambini e blablabla".
Normale. Viviamo in campagna. Firmo, controllo il Power, come sempre niente pidocchi, fine.

Stamattina ne ho trovato un altro di avviso. Sottolineo HO trovato, il perchè è più sopra appunto.
"Si informano le famiglie che è stata diagnosticata la SCABBIA ad un alunno/a. Si prega di informare il pediatra/medico di famiglia.".

La scabbia. Ignorante come sono, vado a vedere prima sul dizionario medico, poi su internet.
La rogna.
Fantastico.
Mancava.
E ora non mi rimane che aspettare che il medico trovi cinque minuti per istruirmi sul da farsi (gli ho lasciato un messaggio) e ispezionare il Power dalla testa ai piedi appena torna da scuola.

Ma non si può mai stare tranquilli?

domenica 10 novembre 2013

San Martin

Uno dei vantaggi di avere mamma e papà che provengono da due zone estremamente diverse, è che si può godere del buono delle tradizioni di entrambi. Qui il San Martino non sanno cosa sia, io lo faccio lo stesso da che sono sposata e qui... apprezzano.
Quest'anno non ho voluto glasse colorate (sto facendo lo sciopero dei coloranti, ma è un altro discorso) nè cioccolatini con la carta dorata (ehm... quelli ho dimenticato di comprarli), ma sono fiera del mio dolce che finalmente ha una forma decente grazie allo stampo fichissimissimo che mi ha regalato Cristina, una carissima amica dai tempi che furono.
Tra l'altro oggi ho scoperto (me lo ha raccontato un'amica infermiera mezz'ora fa via chat) che san Martino è anche patrono delle Cure Palliative. Non si finisce proprio mai di imparare.

E con gli avanzi di pasta...
... biscotti! Che si papperanno i miei uomini assieme al santo a cavallo. E vabbè, pace. Recupererò a problema/stomaco risolto. Ma me la godo anche solo a guardare le loro espressioni mentre mangiano.


sabato 9 novembre 2013

Powerata scolastica: compiti di italiano

La consegna:
DESCRIVI IL CARATTERE DELLA TUA MAMMA.
-Sonnolenta e simpatica.
SCRIVI UN COMMENTO PERSONALE.
-No comment.
 
-Dai Power! Per favore!!! Sintetico si, ma così esageri!

- No comment. Che commento si può scrivere sulla propria mamma? Non le cambio neanche una virgola.

Stringato, chiaro, e arguto: non sprechiamo troppo tempo per fare i compiti. Men che meno quelli di italiano.

mercoledì 6 novembre 2013

E oggi la mammo

Oggi è stato il turno della mammografia.
E' la prima volta, di tante mammo fatte finora, che non mi richiedono anche l'eco per approfondire.
Signore e signori passanti, anche per questo semestre il mio seno, fatte salve le schifezzuole sotto le cicatrici, è perfettamente pulito.

E ora avanti con la gastro. Ma tra una decina di giorni.

lunedì 4 novembre 2013

La macchina - seconda settimana

E'lunedì.
Questa settimana toccano mammografia+eco (mercoledì) e iniezione di Decapeptyl (domani dal medico). Ci infiliamo anche una gastroduodenoscopia+biopsia con priorità B (non so che giorno, sto andando a prenotarlo: soffro di sintomi da esofagite da due mesi  senza risposta alla terapia farmacologica).
Sembra una vera e propria macchina in moto.
Un Tagada, praticamente.
Io però su quello vero, quello delle giostre, non ci sono mai voluta salire. Certi macchinari mi danno più paura che pompate di adrenalina. Giuro.

domenica 27 ottobre 2013

Il male, ma anche il bene - la visita

E' giusto parlarne quando le cose non funzionano come dovrebbero, ma mi sembra altrettanto giusto parlarne quando funzionano. O meglio, quando qualcuno le fa funzionare positivamente.
L'altro giorno ho iniziato il giro di controlli con la visita ginecologica ed eco annuale. Da quando frequento l'ospedale per "la faccenda" mi faccio seguire dal reparto della struttura, in regime di servizio pubblico, e si sa, quando si va in strutture pubbliche chi trovi trovi. Ma dato che a parte in un singolo caso finora non ho avuto di che potermi lamentare (eccezion fatta per le attese a sorpresa, ma si sa, i bambini non ti lasciano scegliere quando farli nascere, perciò se la sala parto ha più bisogno che non gli ambulatori, i medici lì devono stare), non mi sono ancora posta il problema "prendo o lascio". Lo scrissi già una volta, e non ho cambiato idea.

Appunto. Il singolo caso. QUEL singolo caso. Andate a leggervi il post se volete capire il seguito.

Avevo appuntamento alle 9.20, arrivo come di mia regola cinque minuti prima, presento all'accettazione i fogli necessari e mi accomodo, seguendo l'indicazione dell'infermiera (gentilissima), nella saletta d'attesa due metri più in là.
-La visiterà il dottor F., stamattina.

Caxxo.

Ma giuro, non l'ho detto, l'ho solo pensato. E devo averlo pensato così forte che mi si deve essere letto in fronte, perchè l'infermiera mi guarda sgranando gli occhi.
-Huh?
-No, niente... ehr... va bene, aspetto di là.
E continua a guardarmi con aria interrogativa.
A quel punto mi sento di dovere una spiegazione (mica si può pensare così forte la parola "caxxo" pensando che nessuno ti senta, così aggratis, no?). E me ne esce una sottovoce, così, di getto. Cercando in qualche angolo del mio armadio mentale del prontosoccorso un sorriso-paresi da indossare.
-No, è che sa, un paio di anni fa ci ho fatto una discussione... ma va bene guardi, sicuramente non se ne ricorda nemmeno, in fondo ho solo bisogno di una visita come tante altre, me la metto via. Ecco guardi, mi accomodo di là, tiro fuori la mia rivista, recito un mantra e vedrà, non sarà la fine del mondo.
Vado, mi siedo, e aspetto.

Non passano trenta secondi che esce lui. Viscido come lo ricordavo. Sorridente, accomodante, ma viscido. Che poi probabilmente è solo la mia impressione, ma sapete com'è, quando esperienza e faccia si incollano una all'altra è difficile scindere la persona dall'occasionalità. E mi guarda. E sorride. E mi fa "lei è qui per una visita?".
-Si, visita ed eco.
-Nome?
-Mamigà.
-Mmmmm... il suo nome non mi è ancora apparso a video, ma se ha appena fatto l'accettazione mi apparirà tra qualche istante. Nel mentre visito la signora V. C'è per caso la signora V.?"
Grazie al cielo, la signora V. risponde, era seduta nel corridoio. Meglio, penso tra me e me, ho ancora almeno un quarto d'ora per farmi questa strabenedetta ragione. E magari ingoio una liquirizia, mi tira su il morale. O mi alzo, giro i tacchi e me ne vado.

Tiro fuori il mio giornale, apro una pagina, e arriva l'infermiera di prima. E mi guarda a braccia conserte. Mi viene il dubbio di avere la stessa espressione di prima incollata addosso, devo essere davvero una cosa curiosa da vedere. Mi guarda, e se ne va.
Dopo due minuti torna. Due sono le cose: o le piaccio, o le faccio pena. Ma stavolta apre bocca sorridendo:
-Venga, venga con me.

Mi presenta una dottoressa mai vista prima, giovane, e con una frase mi cambia la giornata:
-La dottoressa ha un buco di tempo, la visiterà lei, si accomodi dall'altra parte.
-No! Ma... veramente???
-Si, non si preoccupi, venga.
Ooooooh... non posso crederci...Sentirmi dire così, e sentirmi come se in un nanosecondo mi avessero tolto dallo stomaco un peso di due tonnellate è stato un tutt'uno. Giusto per rendere un minimo l'idea di quanto tesa fossi.
E io mi accomodo; dopo cinque minuti vengo chiamata, visitata, rassicurata sul buon esito della visita, mi viene fatto un pap-test non previsto (che a suo dire con pregresso carcinoma mammario ed in terapia ormonale va fatto annualmente, cosa che non sapevo) e vengo congedata. Il tutto con una cortesia ineccepibile.

E' andata bene così. Molto, molto bene. Ora non mi resta che recarmi in reparto tra un mese a ritirare l'esito del test. Magari passando prima al bar, allo scaffale dei cioccolatini.

martedì 22 ottobre 2013

Il lato buono della faccenda - Altri sei mesi, altro round

Si ricomincia.
Sono passati sei mesi, anche se onestamente pensandoci mi sembrano passati sei giorni.
Da dopodomani e per le successive quattro settimane si rimette in moto la macchina dei controlli, questo giro quelli più... tosti. Stavolta, in ordine di tempo, vedrò:
- il ginecologo, per visita ed ecografia
- il tecnico radiologo, per mammografia ed ecografia
- l'infermiera della sala prelievi, per i soliti markers e il resto del corredo delle analisi
- il cardiologo, per visita, elettrocardiogramma ed ecocardio
- dulcis in fundo, l'oncologo.
- nel mezzo, l'iniezione trimestrale di Decapeptyl (che giuro, non ditelo a nessuno, ma inizio seriamente a prendere in considerazione l'idea di far finta di dimenticare, tanto quanto faccio finta di dimenticare il Tamox. Si, sono una pessima, pessimissima, pessimerrrrrrrima paziente. Non parlo mai della questione, è troppo delicata, ma ne ho due scatolotti stracolmi della menopausa indotta).

La visita ginecologica, da quando sono in menopausa, è molto dolorosa. Sarà un fattore psicologico, sarà che gli ormoni-non-più-vagans hanno reso una certa parte del mio corpo rigida come la carta vetrata (e facciamolo questo outing), di fatto così è.
La mammografia... non ci voglio nemmeno pensare. E' un attimo. Questione di pochi secondi. Ma sul seno operato e sull'ascella, accidenti, anche solo quando cercano di sistemarlo sul macchinario, vedo nero...

Come mi sento?
Fino a ieri, bene. Ma dato che mi sono sempre concessa di iniziare a pensarci non più di due giorni prima dell'inizio, oggi vi dico che sono un fascio di nervi.

E pace. S'ha da fare, si fa. Devo solo concentrarmi sul respiro di sollievo che farò tra un mese. O non parto affatto.
Non ne ho nessuna, nessunissima voglia.

lunedì 21 ottobre 2013

Sono tutto stres

Oggi a scuola, durante la ricreazione, il Power ha preso un foglietto rosso, lo ha piegato a metà, ci ha scritto sopra una frase e lo ha appoggiato sul suo banco di scuola in modo che stesse bene in piedi e fosse ben leggibile.
La frase è:
SONO TUTTO STRES
QUINDI CAUTION

(StresS con una sola S, non è un errore di battitura: l'ortografia del Power prevede che le consonanti, se sono accoppiate di regola divorziano, diversamente se sono single soffrono di disturbo bipolare. Lettura esclusa, l'italiano non è la nostra materia forte, decisamente. In pratica abbiamo più bocca che zucca. Maschi...).
Se è rivolto ai compagni di scuola o al maestro non è ancora dato sapere, ma indagherò. Non ora. Ora CAUTION. Non si sa mai.

giovedì 3 ottobre 2013

Numeri

-Cinque per otto?
-Quaranta. Scrivo zero e riporto quattro.
-Due per otto?
-Sedici.
-Più quattro che avevi riportato?
-Venti.
-Quindi, venticinque per otto quanto fa?
-Duecento.
-E allora, anima santa della tua mamma, mi spieghi dove cavolo l'hai tirato fuori quell'OTTOCENTOSETTANTA? Hai tirato i numeri a caso? Li hai presi dopo aver tirato i dadi?
-Prima mi veniva ottocentosettanta. Giuro!
-TESORO, la matematica è matematica, venticinque per otto fa duecento, faceva DUECENTO trentuno anni fa quando ero IO in quarta, e fa DUECENTO oggi che in quarta ci sei tu. Non c'è storia. Come lo giri e come lo volti, fa sempre duecento!
-MA MAGARI i numeri sono cambiati da quella volta, noooo?????
N... non... 


domenica 15 settembre 2013

La catena e la diagnosi precoce - il lato che dovrebbe essere il primo buono... della faccenda

Premessa: è un post lungo. Ma leggetelo fino in fondo, c'è il contentino positivo.

Lo scorso anno mi è arrivato da un paio di contatti femminili, e ho avuto la stessa reazione di quest'anno. Se ne parla tantissimo sul web, e chi è particolarmente sensibile all'argomento non può non averci fatto caso. E' l'ennesima catena di sant'Antonio, così la definisco io. Non so se sia davvero divertente per qualcuno, per me non lo è. E guardacaso, pensa tu che strano, tra le amiche (vere in carne ed ossa) che hanno vissuto la mia stessa arrampicata sull'asta della Flebo per eccellenza, non ce n'è stata una che sia UNA che vi abbia:
  • primo - aderito
  • secondo - si sia fatta una sana risata
  • terzo - che l'abbia considerata efficiENTE ed effiCACE.

Parlo del... come definirlo... gioco? Ad ognuno la sua interpretazione. Faccio copia-incolla del messaggio che gira attraverso i contatti femminili su Facebook, in via privata naturalmente.

Care, è arrivato di nuovo il periodo di supportare la campagna per aumentare la consapevolezza di tutti in tema di cancro al seno. Vi ricordate il gioco dell'anno scorso? Consisteva nello scrivere il colore del vostro reggiseno sulla bacheca. L'anno scorso il gioco ha visto una partecipazione tale di persone che siamo state persino citate nei telegiornali e il continuo aggiornarsi degli stati sulle bacheche ha ricordato a tutti perché lo facciamo e ha contribuito ad accrescere la consapevolezza di tutti in questo ambito. Ricordatevi di NON spiegare agli uomini che leggeranno il vostro status che cosa significhi quello che avete scritto... teneteli sulle spine! ^^ Vediamo fin dove arriviamo quest'anno: l'anno scorso quello del reggiseno ha fatto il giro del pianeta!!! Per favore, copiate ed incollate questo messaggio ed inviatelo a tutte le vostre amicHE (per posta).Il giochino di quest'anno consisterà nello scrivere sul vostro stato il mese ed il giorno della vostra nascita nel modo seguente: ogni mese qui sotto elencato equivarrà ad un paese e il vostro giorno di nascita equivarrà al numero di mesi in cui resterete in quel paese. Esempio: se siete nati il 21 di gennaio la frase dovrà essere del tipo "Andrò in Messico per 21 mesi". Qui sotto l'elenco dei mesi e dei loro corrispondenti paesi:Gennaio - Messico, Febbraio - Londra, Marzo - Miami, Aprile - Repubblica Dominicana, Maggio - Francia, Giugno - St. Petersburg, Luglio - Austria, Agosto - Germania, Settembre - New York, Ottobre - Amsterdam, Novembre - Las Vegas, Dicemb re - Rio de Janeiro 

Haaaaa haaaa haaaa. Cioè, tu scrivi sulla tua pagina una frase cretina senza senso, di cui solo le persone che hanno ricevuto l'MP su citato sanno il significato e tutti gli altri si convincono che è passato il gatto a passeggiare sulla tastiera e passano oltre, e hai SENSIBILIZZATO chi ti legge facendogli balenare in mente che toh, che sia il caso che vada a fare una mammografia? Aspetta aspetta che telefono.
Ora, io l'anno scorso  mi ci sono svenata, ho litigato furiosamente con diverse donne, e alla fine ho scritto quella che su FB è una "nota" pubblica che spiega chiaramente il mio modo di intendere la tanto di moda "sensibilizzazione" su questo tema. Nota che dopo l'ennesimo cambio di impostazioni della mia bacheca non ho più trovato, ma da qualche parte sarà sicuramente (e al tempo ha avuto anche un discreto numero di condivisioni, a onor del vero, tiè).
Quest'anno ho fatto il bis, senza nota. Ma con la stessa rabbia e lo stesso senso di disgusto.
Non che ci sia molto da spiegare su come la vedo. Chi mi conosce sa che sono tanto creativa quanto concreta, e della concretezza della problematica del tumore al seno non ci vedo nulla in questo fantasioso e creativo passatempo qui sopra. Anzi, vedendomelo recapitare, proprio a ME, da un paio di amiche, ci ho visto un gesto di un vuoto mentale di dimensioni assai interessanti (e una scarsa memoria). Al mio cenno di stizza (molto poco velato, e molto poco "contenuto") mi sono sentita rispondere che se non mi va di partecipare posso solo far finta di non averlo letto.

Eh no cappero. Toccarmi sul vivo e poi dire "fai finta di niente", facciamo un secco NO. Ci sono cose su cui o ci si crede, o non ci si crede. E ci sono cose che si presume che delle DONNE adulte sappiano distinguere quando sono vere e toccano il quotidiano (e troppo spesso ancora in modo esageratamente doloroso), da quelle che  una volta spento il pc ce se ne può tranquillamente dimenticare o relegare ai momenti della giornata dedicati ai passatempi. 
E il cancro non è un passatempo. Non è nemmeno un giochino, che una volta che vi hai partecipato ti ci puoi lavare la coscienza con quella che "ho fatto il mio". Non è quella cosa che "tanto capita sempre e solo agli altri, mica a me, vuoi che sia proprio così spheegata? Sono sempre stata bene, non bevo, non fumo, ho allattato, chi si ammala di cancro di solito se lo va a cercare! ". Non lo è la diagnosi precoce. La diagnosi precoce non è quella cosa che "bisogna parlarne, e più se ne parla e meglio è, quindi fai girare", come facevamo girare vent'anni fa i pettegolezzi sull'amica avvenente che ci provava a random con i fidanzati di tutte le fantate della compagnia. Non basta.
NON
BASTA.
Bisogna FARLA.

E io, che sono fatta male, mi sono mangiata il fegato in questi giorni, litigando a destra e a manca, senza riuscire a trovare un modo effiCIENTE ed effiCACE per far passare il MIO di messaggio. Che poi non è solo il mio, per fortuna. Io mi arrabbio, alzo la voce, alzo i toni, faccio la tigre incazzosa, e non riesco mai a farmi capire. Mai. Perchè?
Perchè, mi ha detto il Gatto Alfa stamattina mosso a pietà dei miei (e dei suoi) nervi, a volte basta rigirare la frittata per ottenerne un lato gradevole.
E io ci ho rimuginato su sapete. Tutto il giorno. Mentre portavo il cane dei suoceri dal veterinario, mentre preparavo i pomodori da infornare per cena, mentre coccolavo Pulce, mentre ascoltavo il Power che faceva ripartire la manfrina "mi uccido piuttosto, ma i compiti non li faccio" (seee seee gli passa anche, non spaventatevi). 

Stasera ho pubblicato questo status sulla mia pagina FB. E più ci rimugino, più mi convinco che si, è la formula migliore. E' il messaggio scritto nella maniera più giusta. E ve lo lascio, dato che non tutti quelli che passano di qui sono anche tra i miei amici... di là.


Pensavo... dato che mio marito mi ha fatto giustamente notare che mi sto innervosendo eccessivamente per una cosa che, se presa con i giusti toni, può arrivare nella maniera corretta... La butto lì così. Tutte voi che in questi giorni partite per Miami, Tokyo, Dresda, Berlino, Amsterdam, e ogni altro bellissimo posto del globo e ci rimarrete per mesi, vi auguro sinceramente di fare buon viaggio. Però al ritorno, posate le valigie all'ingresso di casa, alzate la cornetta (o tirate fuori lo smartphone, ammoderniamoci anche nel linguaggio) e chiamate il CUP: potete prenotare la mammografia o una visita con un ginecologo che vi insegni a fare l'autopalpazione (se non la sapete fare già) dalle otto del mattino alle sei di sera. Se invece lo spirito che vi spinge a viaggiare così tanto è quello del sostegno donna-a-donna, rivolgetevi alle associazioni di volontariato che operano nel reparto oncologico dell'ospedale più vicino: ci sono molte donne (soprattutto anziane) che potreste accompagnare a fare le chemio, le radio e le visite perchè non guidano, tenere loro compagnia durante le ore passate appese alle flebo, e via dicendo.
Ah, se mi mandate una cartolina grazie :-)
Passo e chiudo! 


giovedì 12 settembre 2013

Primo giorno di scuola

-Mamma, oggi ricomincia la scuola e non ho niente da raccontare. Non siamo stati in vacanza da nessuna parte.
-Pensaci, Power. Pensaci e di cose da raccontare te ne vengono in mente una marea.

Sei stato a due feste di compleanno, di due amici-amici e ti sei divertito come una biscia.
Sei stato a dormire dalla nonna tantissime volte, e anche dagli altri nonni un paio di notti. Li hai anche aiutati a lavorare l'orto.
Sei stato una giornata intera al mare col papà.
Hai fatto un intero mese di centro estivo e ti è piaciuto come poche altre cose ti piacciono.
Hai fatto i tuffi nella tua piscina, piantato i pomodori in giardino, abbiamo fatto tanti giri in bicicletta io e te e stavolta riuscivi a starmi al passo perchè abbiamo le bici grandi uguali.
Abbiamo imbiancato casa e hai fatto la tua parte con un impegno che difficilmente impieghi per altre cose. Hai lavorato, sudato, imparato.
Hai aiutato il papà ad intassare la legna per l'inverno come fossi un ragazzo grande.
Hai fatto un dolce quasi tutto da solo.
Ti sei regalato i pattini e hai imparato ad usarli.
Sei andato a dormire una notte dal tuo migliore amico che non vedevi da mesi e insieme ne avete combinate di tutti i colori.
Hai fatto i compiti con impegno e per la prima volta li hai finiti prima di metà agosto.
Siamo stati assieme dalla zia per ferragosto e abbiamo fatto una bella festa.
Abbiamo festeggiato i compleanni dello zio e della nonna.
Hai portato in casa la vecchia collezione di fumetti del papà che i nonni conservavano ancora nella sua vecchia cameretta e hai iniziato a leggerli uno ad uno, perdendotici interi pomeriggi.
Hai trasformato decine di scatole di cartone in mitra, piste per le macchinette, boomerang, giochi per la gattina, e smilanta altre cose. Consumando ovviamente metri e metri di nastrocarta.

Ne hai di cose da raccontare. E scommetto, perchè lo so, che tanti altri tuoi compagni avranno più o meno le stesse cose da raccontare, perchè pochissimi sono andati in vacanza quest'anno, ma l'estate se la sono goduta lo stesso. Proprio come te.

Oggi il Power ha ricominciato la scuola: inizia la quarta elementare. Si ricomincia, e man mano ricomincia anche il resto dell'ambaradan: il judo (che fino alla fine dell'anno è stato spostato a Latisana per vari motivi, quindi mammataxi corre), il catechismo, un altro ciclo di sedute con la fisioterapista con inizio a data da destinarsi.
Ogni anno il primo giorno di scuola mi commuovo, non posso farci niente. Mi sembra che il tempo scorra troppo velocemente, ho l'impressione che tante cose mi scivolino via dalle mani prima che possa rendermi conto di come sono fatte; vorrei che questi anni delle elementari durassero il più a lungo possibile perchè nella mia memoria (di Mamigà bambina con grembiule nero, colletto bianco, fiocco rosso e capelli legati in code) sono i più belli che io ricordi, e so che anche per mio figlio, nonostante un inizio burrascoso e drammatico, stanno prendendo una piega molto positiva. Lo scorso anno se l'è finalmente goduto come è giusto che sia, quando le soddisfazioni sono state di gran lunga superiori alle ansie e ai problemi, e io mi auguro con tutto il cuore che prosegua su questo tono. Ma non troppo in fretta per favore, che per diventare grandi c'è tempo.

martedì 10 settembre 2013

I pattini!

Dall'inizio dell'anno abbiamo iniziato a dare al Power la paghetta settimanale. E' ora, no? Non chissà quale somma, tre euro a settimana perfino, più qualcosa "extra" quando si degna di farmi qualche lavoretto al di fuori dai suoi doveri quotidiani (come quando ci ha aiutato a imbiancare lo scorso giugno, per dire). Perchè io sono una mamma tiranna, non lo sapevate? Sono una di quelle mamme sfruttatrici di poveri infanti che considerano "dovere" il preparare il tavolo e sprepararlo, farsi il letto (bene o meno bene, ma deve farselo da sè), prepararsi la cartella, tirarsi fuori la biancheria pulita dal cassetto prima di andare a lavarsi, aiutare a portare le borse della spesa, andare a prendere i bidoni della differenziata in fondo al vialetto quando sono stati svuotati, riordinare il bagno dopo essersi fatto la doccia, e tante altre cose che non sto qui ad elencare.
E lui ha risparmiato per potersi togliere uno sfizio, il primo acquisto con i suoi risparmi. Sono arrivati i... pattini!

Abbiamo dovuto comprarli su Amazon, perchè tutti quelli che abbiamo trovato nei vari negozi di articoli sportivi e/o di giocattoli arrivavano fino al 36 di piede. E signore e signori, il Power a nove anni calza il 38! Altrimenti bisognava prendere i pattini in linea, e grazie no: quelli allungabili costano uno sproposito, e quelli "fissi" non ne vale la pena: cambiando numero di piede ogni anno sarebbero soldi buttati.
Qualche calcolato ruzzolone (io porto ancora le cicatrici dei miei primi voli sui pattini, alle ginocchia... al posto delle foto) e tanto entusiasmo, bardato da testa ai piedi con i paraquesto e paraquello del papà (mica quelli che usava da bambino, quelli che ha preso con i roller quindici anni fa... ma poi chi usava i paratutto trent'anni fa? Santo asfalto, altrochè) e via!

domenica 8 settembre 2013

Gatteria - l'inserimento

Mentre scrivo, Pulce è fuori in giardino che fa il suo dovere di cucciolo: impara a vivere. Sono due giorni che le do il permesso di uscire, ed è entusiasta come è ovvio che sia. C'è di buono che quando la chiamo per nome torna volando, il che mi rassicura. Mi rassicura anche una cosa curiosa che sta succedendo: gli altri gatti, a turno, le stanno facendo da tutor. Amy (che con lei è la più ostica) le ha perfino portato un lucertolone su cui "lavorare", ed è rimasta a due metri di distanza per un quarto d'ora ad osservarla all'opera. E' il passo successivo a quello che è stato fatto qualche giorno fa, questo.
Credo di poter dire con orgoglio che anche stavolta l'inserimento di un nuovo gatto sta riuscendo, e non so se sia per bravura o per una gran dose di fortuna. Ma propendo per la seconda.
Intanto chi passa si becchi questo video, girato stamattina: ho presentato a Pulce la spazzola.


domenica 1 settembre 2013

Corvi

Se la linea di condotta generale è "se hai bisogno di un sostegno morale vieni pure che ti aiuto io, dicendoti che sto molto peggio di te, che tutti i farmaci che esistono in commercio io li ho provati e non mi hanno giovato quindi non gioveranno nemmeno a te, che ho addosso tutti gli effetti collaterali possibili e impossibili perciò stai all'erta ad ogni pelo che ti si arriccia, e assicurandoti che non potrai che stare sempre peggio come me", prendo finalmente in seria considerazione l'idea di cancellarmi per la seconda volta e definitivamente da entrambi i gruppi su FB, a cui sono stata invitata ad iscrivermi da una conoscenza fatta di persona in ospedale, gruppi che trattano le varie patologie reumatiche che fanno della lamentazione sterile il principale argomento di conversazione. Qualcuno scrive che sta traendo giovamento da tal terapia e lo scrive per dare coraggio agli altri? Arriva sempre qualcuno a smontare il palco con la propria (non richiesta) riga di nero. Non c'è un post che sia UNO che non prenda questa direzione. Il pessimismo più pessimo che si possa anche solo lontanamente immaginare. Roba che neanche in sala chemio si respirava questo clima da corvi neri.
E ne ho piene, ma proprio stracariche, le scatole. Facciamo basta, che è meglio.

venerdì 30 agosto 2013

Questione di visus

Lo specialista dice che è un regalo della menopausa anticipata; qualcun altro sostiene che a quarant'anni è una delle cose più normali che ci siano; la commessa del negozio dove li ho acquistati si è piacevolmente meravigliata, perchè anzichè sceglierli con l'aria affranta di chi deve arrendersi all'età che avanza, li ho presi con l'entusiasmo di chi con poco ha trovato la soluzione ad un fastidio fastidioso. E fastidioso lo era ormai da qualche mese.
Signore e signori, da oggi ho i superpoteri!

Ho i miei primi occhiali da ricam uncinet cazzegg cruciverb scrittur lettura.
E sono talmente masochista da sentirmici anche un tantino pheega.

sabato 24 agosto 2013

Tre anni senza di lui

Giovedì sono andata a ritirare l'esito della biopsia del neo, tolto quasi un mese fa ormai. Fortunatamente era displastico, e non si può immaginare il sollievo che ho provato. Eccesso di scrupolo dell'oncologo alla fine. Ma va bene, va benissimo così. Stamattina però sono dovuta andare dal medico poco dopo sveglia: la cicatrice si è infettata e mi sono trovata la spalla sporca di pus, dolorante. Mi avevano detto che i punti non avrebbero dovuto essere rimossi, dovevano cadere da soli, e invece no: non solo non sono caduti, ma hanno fatto un bel macello. Morale, il medico ne ha tolti quattro su cinque (il quinto desiste), mi ha messo sotto antibiotico per una settimana, e se tra otto giorni il quinto punto dovesse fare il testardo e non muoversi mi ha consigliato di tornare dal chirurgo.

Oggi però il mio "cancralendario" segna una data importantissima: la data dell'intervento. Quello da cui si inizia a contare. Quello grosso, di cui porto due segni, quello fisico e quello intimo. Quello fisico è ancora lì, impossibile a non vedersi, con l'ascella e parte del braccio ancora completamente insensibili (e che così rimarranno) ma sempre più rosei, e a cui ormai mi sono abituata. Quello intimo anch'esso è ancora lì, che mi fa sentire al colmo della gioia quando penso a come sono stata fortunata per come si sta svolgendo il "dopo", e allo stesso tempo mi stringe cuore e stomaco quando invece il mio pensiero va ad alcune mie compagne di strada a cui è andata decisamente in maniera diversa. Perchè c'è poco da fare, a volte mi sento meschina ad esprimere la mia gioia in questo senso, quasi irrispettosa, poco delicata. Perchè la sensazione che ho è che il più delle volte non sia merito mio se sono qui, di chi mi ha curato probabilmente in parte, ma per il grosso sia solo una grandissima botta di fondoschiena.

Comunque, oggi sono tre anni, sono qui, viva, senza ombra di recidiva, e un po' di festa me la merito. Oggi festeggio il mio terzo anno di vita senza cancro.  E prego il cielo che sia il terzo di una serie interminabile.

mercoledì 14 agosto 2013

Gatteria - Ok, sono ufficialmente... il seguito.

E' vero, mi è stata fatta notare questa cosa l'altro giorno, e non ho voluto darci peso. L'anno scorso ho dato via i quattro cuccioli della Maioletta serenamente, senza patemi, con un po' di dispiacere, ma niente di paragonabile al senso di angoscia che mi ha investito di colpo dopo che ho detto "si" a chi voleva portarsi via Pulce lunedì. Per questa angoscia il Gatto Alfa ha insistito perchè ritirassi la parola data, un po' mi sono sentita in colpa è vero, ma poi mi sono detta "chissene, io e il tizio non ci siamo mai visti e non ci vedremo probabilmente mai, intanto la gattina è qui".
Poi ci penso, succede quel che succede, e mi chiedo se il caso esista o sia solo frutto della fantasia che da sola si dà delle spiegazioni, per quanto irrazionali, ma che si incastrano alla perfezione tra loro.

Giusto per dare un senso all'accaduto (come non bastassero le mie emozioni), ieri il Gatto Alfa si è recato presso il bar dove il tipo che mi ha chiamato per adottare Pulce ha visto e prelevato l'annuncio. E' il bar del paese vicino a dove lui lavora, che rientra comunque nella sua giurisdizione. Ha chiesto alla barista chi fosse questo tizio.

E' un diciassettenne, che ha chiamato per conto di un suo coetaneo albanese, il quale pare che per farsi "figo" volesse un gatto da regalare alla fidanzatina quindicenne, che si è incapricciata di volere un felinetto. E ha fatto chiamare all'amico perchè ha l'aspetto più "credibile".

Pulce, ti è andata di lusso due volte. 

lunedì 12 agosto 2013

Gatteria - Ok... sono ufficialmente...

Dopo aver stampato e sparso millemila avvisi in giro tra il paese, il paese vicino, il paese dove lavora il Gatto Alfa e il paese vicino a quello dove lavora il Gatto Alfa.

Dopo aver stilato nero su bianco millemila ragioni per fare quello che la ragione stessa mi imponeva di fare.

Dopo aver lanciato un appello  a visibilità pubblica su FB "cerco casa" corredato della foto di due post più sotto e aver ricevuto in tre giorni ben 380 condivisioni, a far concorrenza al miciozzo col grugno che viene inserito in tutti i link più fantasiosi del social network in questi ultimi mesi.

Dopo aver ricevuto una chiamata di richiesta di adozione di Pulce a soli tre giorni di distanza da quando ho stampato i volantini e ho iniziato a disribuirli (contando che di questi due ci sono un sabato e una domenica di agosto, il che è tutto dire), e aver saputo oggi dal rivenditore di frutta e verdura qui dietro che un'altra signora si è portata a casa il suo volantino per chiamarmi in giornata.

Dopo aver preparato il trasportino con tanto di straccio impregnato dell'odore di casa e due pompon rossi con i quali Pulce ha giocato in questi tre giorni (il terzo l'ha ucciso in tre o quattro secondi in una esplosione di felinità acuta) e aver pianto due fazzoletti di carta all'idea di vederla partire...

... Niente, oggi su FB ho aggiornato il mio status così:
Prendetemi per il chiulo ma non ce l'ho fatta. Da oggi ho il quinto gatto. Sono ufficialmente una deficiente. Ma va bene così. 
 Colpa del Gatto Alfa. E' lui ad aver affermato di essere un indefesso black-cat-addicted. E' lui che ci gioca al pc assieme da tre giorni, lui svaccato sul divano e lei sgattaranzata sulla sua panza come fosse la cosa più normale del mondo. E colpa sua, di Pulce: non si sveglia una persona miciosensibile alle sette del mattino a colpi di microleccatine sulla faccia.

Ma, come ha commentato qualcuno, "deficiente è chi non è disposto a cambiare mai idea".

venerdì 9 agosto 2013

La mia vecchia bici, il restyling!

Bricolage alternativo? Forse! Di solito "uso" l'estate per fare quei lavori sporchevoli che in inverno non posso fare per motivi di spazio, di odori delle vernici, di tempi di asciugatura (leggi decoupage di solito, pittura e cose del genere). Quest'anno mi sono data a qualcosa di più: ho riverniciato la mia vecchia bici. In tredici anni aveva accumulato un po' di sporco, per quanto ad ogni inizio di stagione le dessi una mezza pulita ci sono angoli in cui non sono mai riuscita ad arrivare con lo straccio; ma soprattutto ruggine, tanta ruggine.




Già da qualche anno avevo chiesto a mio marito di fare questo lavoro, o di chiedere a qualcuno di farlo, ma mi ha sempre risposto che è un lavoraccio e che non ne valeva la pena.
Quest'anno ho deciso di provarci, a costo di impiegarci settimane; ma chi l'ha detto che certi lavori possono farli solo gli uomini (benchè in questa zona del Paese ahimè pare sia ancora inconcepibile che una donna cambi una lampadina di sua iniziativa, figuriamoci usare un cacciavite!) o solo i meccanici? Che diamine, una bicicletta non è un motorino o un'auto, se mio padre in tanti anni non si è mai rivolto ad un meccanico per riparare le sue auto imparando da sè, che sarà mai smontare una bicicletta?

E allora una settimana fa circa ho chiesto al Gatto Alfa di mettermi a disposizione l'armamentario (non perchè necessitassi della sua approvazione, ma perchè nel capanno degli attrezzi c'è il tornado perenne) e ho iniziato a lavorarci su. Ho smontato, scartavetrato e grattato con il trapano e la punta con la spazzola di acciaio, pulito con straccio e compressore...

... e piano piano ridipinto con due buone mani di smalto antiruggine. Ovviamente bianca come era in origine, perchè mi piaceva bianca tredici anni fa quando l'ho comprata e mi piace ancora bianca.




Ho eliminato definitivamente la vecchia dinamo ormai rotta (compresi i cavetti) e ho sostituito anche la luce dietro con una a batterie, come quella davanti. Se ne è andata anche la vecchia serraturina/lucchetto incorporata: delle due chiavette che avevo una si è storta, arrugginita e rotta, e con una chiavetta sola di scorta non mi fido: se la perdo è un fastidio. E allora via, smontata, e sostituita da una normalissima catena con lucchetto. Rimontata senza alcuna difficoltà in mezz'ora (è bastato ingrandire bene la foto che le ho scattato prima di smontarla per risolvere qualche dubbio su come andassero rimontati i parafanghi, l'unica cosa che mi metteva qualche punto di domanda) e ripulita da qualche schizzo di smalto volato sui pedali.

Ed ecco la mia Nina come nuova! E che soddisfazione l'averlo fatto da sola, non potete immaginarlo!

Manca da regolare il freno davanti, e lì si che mi piego a farlo fare all'omo perchè non so proprio dove mettere le mani, ma per il resto... nonostante abbia ormai l'altra bicicletta nuova, per muovermi in paese mi rimane comunque più comoda questa. Senza cambio, con le ruote più piccole, ma molto più facile da usare.

 E ora è anche ringiovanita. Potessi anch'io tornare più giovane di tredici anni con una passata di smalto... ;-)

mercoledì 7 agosto 2013

Gatteria - E poi arriva lei

Me li tiro proprio dietro. Non c'è niente da fare. Devo avere una calamita invisibile tra lo sterno e l'ombelico, non ho altra spiegazione.

Non più di un mese fa è volata sul Ponte dell'Arcobaleno Orcolate. Era una gatta di tutti e di nessuno, non si sa da dove sia arrivata; si era adottata l'ntero vialetto da tanti anni, quanti non se lo ricorda ormai più nessuno. Aveva la coda spezzata (non si sa perchè), partoriva almeno tre volte l'anno, abbandonando sistematicamente i cuccioli (nessuno sa dove) per rimanere incinta un nanosecondo dopo. Mangiava a casa nostra, poi dalla vicina, in seguito dalla vicina successiva, via via così per tutte e sei le case del vialetto. E trovava la "sistemazione" così comoda da non limitarsi ad approfittarne solo per il cibo e per la tranquillità del luogo, ma al punto da usare come toilette i... tombini: non ha mai, MAI sporcato il vialetto; semplicemente quando era ora di espletare le sue funzioni fisiologiche si appostava sopra ad una delle griglie ed agiva, senza doversi accollare l'onere tipicamente felino di nascondere quanto deposto. Pheego, no? Avessero imparato da lei anche i miei gatti e quelli dei vicini, sai quanta lettiera risparmiata? Tutti i nostri gatti si erano ormai abituati a lei, tanto da non farci nemmeno più caso. Aveva un carattere un po' particolare, era estrosa, accettava la prima carezza con una fusata ma ti restituiva la seconda con le unghie. Le volevamo bene, non entrava in casa se non per rubare il mangiare quando quello che le lasciavamo fuori finiva, ma le eravamo affezionati. Tutti quanti, nel vialetto.
Ma era vecchia. Ha trascorso l'ultimo lunghissimo inverno nella nostra legnaia, ha partorito per l'ultima volta un mesetto fa, per lasciarsi morire all'ingresso del vialetto il giorno dopo.  E dopo un primo ed unico lieve pianto, ho dichiarato in famiglia che non avrei più lasciato che altri gatti da fuori si accasassero nei dintorni di casa, non avrei più lasciato fuori cibo per randagi. E' successo tante volte in questi anni, mi sono mossa a pietà per poi soffrirci quando il miciozzo in questione moriva: sono passati di qui il Picio e la Picia (entrambi già vecchi e addirittura senza denti), il Nero (che ho raccolto morente una sera nevosa di dicembre di qualche anno fa, e gli ho lasciato trascorrere le sue ultime ore nel riparo del nostro capanno degli attrezzi), il Tommy, il Bigio, Sally (l'unica figlia di Orcolate che non ha abbandonato alla nascita, morta tirata sotto da un'auto), Sbighessi (la siamese che ha una storia incredibile) e diversi suoi cuccioli. E ho deciso che basta. Mai più gatti al di fuori di quelli che mi cerco, al diavolo. Mia madre mi ha sempre detto "se non gli dai da mangiare non arrivano, se gliene dai ad uno si sparge la voce e arriva il branco". Così ho chiuso i rubinetti. Stop. Non sono una gattara, IO.

Ma il destino, o il caso, la spheega, chiamatela come volete, hanno evidentemente idee diverse. E poco ci si può fare.

Stamattina ho preso la bici e sono uscita di casa di corsa, dopo una litigata catastrofica in famiglia. Dovevo sbollire, la bici è il mio sbollitore naturale, e sono partita con la seria intenzione di macinare chilometri.
Ho fatto neanche duecento metri e mi ha attraversato la strada questa.


No, ma avete una minima se pur pallida lontanissima vaga idea di cosa provoca in me un incontro di questo genere così, di punto in bianco? Non credo. O si, probabilmente qualcuno si. Qualcuno sa come in un nanosecondo il mondo si può paralizzare di brutto come se avessi toccato il fuso avvelenato de "La Bella Addormentata": può esserci in quel momento una tromba d'aria in arrivo a trenta metri di distanza, può cadere la casa di fronte, può perfino partorire Kate un gemello a distanza di tre settimane da Prince George, ma mi ha attraversato la strada un microfelino, oltretutto nero, fine della storia. 
Oddio, mica tanto "fine".

Mi fermo, scendo, mi guarda e mi corre incontro piangendo. La tocco, mi si spalma sulla mano e inizia a fare le fusa come un martello pneumatico. Mi si avvicinano due bambine in bicicletta, mi spiegano che è un po' che gira da quelle parti assieme a madre e un fratellino, ma che entrambi sono spariti da ieri. Chiediamo un po' in giro se qualcuno sa di chi possa essere, ma nessuno lo sa.
Ho immaginato che la prima auto che fosse passata di là l'avrebbe sicuramente tirata sotto (e purtroppo, nonostante le nostre siano vie di paese, succede spesso), ho pensato che è grande a sufficienza per essere stata allontanata volontariamente dalla madre, ho fatto appello alla mia consapevolezza di essere già l'umana di quattro, QUATTRO gatti ormai adulti, ma lei mi guardava... e fusava... e l'ho avvicinata al viso e ha iniziato a leccarmi la guancia... e daiiiiiii!!!  E poi è nera nera, ha una macchia bianca sur panza ma il resto è nera nera, e i gatti neri sono un qualcosa... qualcosa... E io dovevo sbollire, dovevo pedalare, dovevo, dovevo... Ma come si fa!!!

L'ho messa nel cestino e portata a casa. E il cestino le deve piacere, perchè ha percorso quei centocinquanta metri da lì a casa mia facendosi la toilette beata. Non spaurita, non incuriosita, beata. Come fosse la cosa più naturale del mondo. E' entrata in casa, ha spazzolato una ciotola di crocchi, ha iniziato ad esplorare.
Il Gatto Alfa si è sciolto, il Power se la sta spupazzando, io... io... sto preparando gli annunci "cerco casa" da lasciare domani nelle bacheche dei vari supermercati. Anzi, no, sto sbloggando questa cosa come fosse la priorità assoluta da dare alla vicenda.

Non posso tenerla. Non tanto per l'impegno, perchè tienine quattro o tienine cinque non fa alcuna differenza. Il costo è relativo, anche se non trascurabile. Ma ho già quattro gatti adulti, e chi ha un minimo di esperienza di inserimenti sa di cosa parlo, per quanto finora possa vantarmi di essere riuscita a farli con successo (soprattutto gli ultimi) è sempre un punto di domanda. Finchè è estate e sono fuori il novantanove per cento del tempo va anche bene, ma poi? Casa mia non è una villa. Quattro sono già tanti. E per quanto se ci penso ormai non potrei fare a meno di nessuno di loro, ogni tanto ammetto che mi snerva dover continuamente litigare per avere l'uso di una sedia, di una poltrona, di un pezzo di letto, o anche solo per poter scendere le scale senza dover aspettare il comodo del gatto di turno che se ne sta beato sul gradino di mezzo con l'aria di non avere nessun valido motivo per alzare le proprie terga da lì. "Fatti spuntare le ali ed usale, se ti concentri ce la fai, te lo assicuro", sembra dire. Alla maniera dei gatti, si intende.

E niente, facciamo appello a tutta la razionalità possibile e facciamo quello che è giusto.
Il problema è "giusto per chi". Perchè si sa, noi stupidi umani comandiamo fino ad un certo punto...







mercoledì 31 luglio 2013

Dato!

Ce l'abbiamo fatta.
Abbiamo tolto questo benedetto neo, con soli tre quarti d'ora di attesa, dieci minuti di intervento, venti per la sutura, un po' di più per digerire il senso di schifo nel vedere il brandello di carne che il chirurgo (lo stesso che mi impiantò il port a suo tempo, peraltro) mi ha tolto e sventolato davanti per farmi vedere "quanto" ha dovuto asportare in profondità (non serviva, grazie), e molta, molta meno tensione di quanto avessi preventivato (anzi, nonostante in tv in sala d'attesa stessero trasmettendo un film d'azione giuro che mi stavo addirittura abbioccando. Sarà stata l'aria condizionata, non so). Stai a vedere che sto risalendo di nuovo la china delle crisi di ansia, veh? Chissà.
Di fatto ora non rimane che aspettare un mesetto per avere l'esito della biopsia.
E speriamo in bene. Che di problemini con la mia buccia ne ho già a sufficienza, senza che se ne aggiungano di ulteriori.

venerdì 26 luglio 2013

Il livello

Casa mia, interno giorno, ore nove e mezzo del mattino. Io sono immersa nelle prime faccende domestiche, il Power al centro estivo (l'ultimo giorno peraltro), il Gatto Alfa... n'in zo. Ora che è in ferie potrebbe essere ovunque. DOVE non mi è dato sapere, e neanche mi interessa più di tanto, dato che mentre smestiero qualsiasi umano che intralcia il mio andirivieni verrebbe sistematicamente travolto dalla mia furia casalinga, quindi aria, e loro - i miei coinquilini umani - lo sanno molto bene. So che è uscito, so che è anche rientrato, la telefonata al medico per prenotare la visita che doveva prenotare l'ha fatta, tanto mi basta.

Fuori il sole riverbera solo sul lato davanti della casa, quello in cui soggiorniamo di meno, quindi dove mi trovo io - la sala - si respira ancora. Ancora per poco. Da fuori arriva solo qualche rumore attutito, due auto che passano, una vicina che bagna l'orto, la vita della periferia del paese a quell'ora. Dentro, solo il fruscio della scopa che sto passando sul pavimento: niente aspirapolvere, perchè rompere la quiete? Ci ha già provato un vicino di casa alle sei del mattino lavando il muretto con l'idropulitrice, interrotto dopo poco non so da quale ispirazione mandata dal cielo (un rosario tirato sulla testa da qualcuno? Possibile). Insomma, da che mondo è mondo il paese non è la città, e alle nove e mezzo di un qualsiasi mattino di luglio in paese - a maggior ragione fuori dal centro, dove appunto c'è la mia tana, casa mia - c'è tranquillità, la mia adorata tranquillità, quella che non c'è niente che la paghi. Una scena idilliaca, quasi come l'inizio di un film per famiglie degli anni cinquanta con tanto di melodia di uccellini canterini come sfondo; mi mancano solo un paio di scarpe col tacco e un grembiulino tutto pizzi a nascondere una gonna sotto al ginocchio, magari con la crinolina. E un rossetto rosso sulle labbra, si capisce, altrimenti che casalinga da film sarei...

D'un tratto si eleva un urlo catatonico, qualcosa di difficilmente assimilabile a qualcos'altro, un urlo umano straziante, imperativo, udibile credo fino al paese vicino. L'urlo del Gatto Alfa. Cos'è, sono sbarcati gli alieni? Si è intasato il water? Hai trovato una rana nella ciabatta, segno di inestimabile devozione felina? Ti sei rotto un'altra volta il tendine? Che io scatto come una cavalletta, sono già con i sandali ai piedi e le chiavi dell'auto in mano, e la strada per il prontosoccorso nella testa in un flash-back, mentre cerco il cellulare per avvisare qualcuno che mi vada a prendere il Power al centro estivo!

No, macchè. Ecco dov'era il Gatto Alfa. Era al pc. Ha solo passato un livello particolarmente "ostico" di Candy Crush, su cui era fermo da BEN due giorni.

Ossignore. -_-

lunedì 22 luglio 2013

Power e Dewey

Ieri ho scoperto (perchè non me lo ha detto lui, l'ho scoperto per puro caso trovandolo sulla sua scrivania con tanto di segnalibro posizionato) che mio figlio ha prelevato tra i miei libri questo, e ha iniziato a leggerlo. Se lo finirà non lo so, o non so quando perlomeno, che è un eccellente ed appassionato lettore da quando aveva un anno si sa, ma è da ammettere che a nove anni non è proprio il libro che pensavo di trovargli tra le mani.
Gli ho chiesto come mai avesse preso un libro del genere da leggere e non uno dei suoi, e se avesse capito quelle poche pagine già lette.
-Parla di un gatto, è una bella storia, cosa c'è da capire?

No, cioè... Geronimo Stilton CHI? :D

mercoledì 17 luglio 2013

Colori

C'entra poco con questo blog, ma mi va di mostrarvelo perchè io adoro giocare con i colori, e questo mi ha dato una piccola soddisfazione.
L'ho fatto ieri, mentre cuocevo delle cipolle per il contorno per cena. Ho tinto un pezzetto di tela bianca da ricamo con le bucce delle cipolle, una cosa improvvisata ricordando di averla fatta con successo un paio di anni fa con del tè. Qui pubblico un collage delle foto dei vari passaggi, ma ho fatto una spiegazione più dettagliata del lavoro sul mio blog creativo.
Click sulla foto per vederla ingrandita

E adesso lasciate che me la tiri un po ghghgh! :D

domenica 14 luglio 2013

Di pagella e di disgrafia

-Hai visto? Tutte a mettere la foto della pagella del proprio figlio su FB per vantarsi di quanto è stato bravo. Io mi rifiuto scusa, mi sembra una cosa poco carina, una mancanza di rispetto verso chi ha i figli che fanno fatica ad arrivare a prendere un sei!". Così è esordita giorni fa la mamma del Di, che povera tata sarà anche impulsiva e pure un tantino odiosa, ma si trova a tirar su un figlio che quanto a tostaggine e problemi comportamentali a scuola non ha nulla da invidiare al mio, tranne qualche centimetro in alto e in largo. Ma ci vuol poco per essere più bassi di lui, si sa.

(Tra me e me) "Fa rabbia anche a me, da morire, perchè sembra quasi un confronto, e non puoi dire "chi se ne frega degli altri io guardo il mio", te la sbattono in faccia la bravura dei propri, e glielo leggi in viso quando le incontri e inizi a parlare di scuola lo sguardo di compassione per te che devi tollerare pugni sullo stomaco una pagella dopo l'altra, che tutti i figli degli altri sembrano delle cime paragonate al tuo solo perchè hanno una sfilza di DIECI uno dopo l'altro, incolonnati sulla pagella. E hanno poco da dirti che non è colpa tua, se poi ti spiegano che il loro è così bravo e giudizioso perchè l'hanno sempre trattato così e colà. E' come se i voti in pagella fossero i loro, non quelli dei figli. Parlare della scuola con altre mamme è sempre un'incognita, ci sono madri naturalmente portate a sentirsi delle caccole (come me, e la mamma di cui sopra) e altre particolarmente portate a calcare la mano.".

Comunque.

Io non l'ho pubblicata la pagella del Power (ma quandomai, è una moda nuova, e io con le mode non ho sempre feeling, ma poi non ci capisco proprio il senso. Una mia ex compagna di elementari e medie di cui ho parlato qualche tempo fa, con cui c'era un rapporto tutt'altro che idilliaco, l'ha fatto: ha mostrato orgogliosa la pagella di sua figlia che ha finito la quarta con una riga di voti eccellenti, manco un nove, e sotto commentata "tutta sua madre". Ho dovuto trattenermi per pura cortesia. "Sua madre" che io ricordi passava da un anno all'altro con un calcio nel sedere, finchè in terza media i professori devono essersi mossi a pietà dei colleghi che l'avrebbero ricevuta come allieva alle superiori e l'hanno fermata a ripetere l'anno. Ma non sono così cattiva da infierire, dai, a che scopo poi...).

Dicevo, non l'ho pubblicata, ma ho pianto nel ritirarla. La migliore pagella in tre anni, ottimi voti (tre dieci, di cui uno in storia, io che in storia arrivavo al sei per compassione) e un giudizio che per la prima volta non era composto da tre frasi, di cui la prima parte di ciascuna è un contentino e la seconda ti richiede un Gaviscon per essere parata giù, no. Tutt'altro. Tutto bene. E insomma, cresce il Power, ho diritto anch'io ad avere la mia parte di soddisfazione, no? Mica solo preoccupazioni!

Parte di questo cambiamento di direzione nella resa scolastica devo riconoscerlo alle maestre. Dopo l'incontro avvenuto lo scorso settembre tra noi, loro e le dottoresse del servizio a cui Gabri è affidato per tutto l'ambaradan psicologico, le insegnanti hanno ridimensionato completamente le loro pretese. Riconosco loro la disponibilità in questo senso: ora puntano sulla qualità del lavoro del Power, non su come lo espone a livello grafico, non si sono più fissate sui suoi tempi, non sono più arrivate note in questo senso. Per farmi capire, se il Power non riesce a stare al passo col dettato gli forniscono una fotocopia del lavoro di una compagna per finirlo a casa, sotto dettatura da parte mia. Se le divisioni sul quaderno non sono rappresentate bene, la maestra di matematica ci passa sopra e gli segnala in rosso solo il risultato quando è sbagliato, la forma passa in secondo piano. Certo, insistendo un po' sulla cura perchè il Power è furbo e ci marcia, ma senza mettergli l'ansia di prima, perchè più di così a volte non ce la fa proprio. Queste, ma anche altre strategie che hanno messo in atto, hanno reso la scuola al Power molto meno sgradevole di prima.

Quindici giorni fa il Power è stato sottoposto per la seconda volta al test per la disgrafia, e mercoledì scorso ci hanno convocato per l'esito.
Il Power è migliorato quanto all'impegno che ci mette, è maturato molto. Ho visto il primo test e il secondo, e la differenza c'è. Ma la disgrafia è confermata. A livello lieve per fortuna, in parte dovuta al lato ansioso della sua personalità (come sua madre del resto), ma rientra perfettamente nei parametri di un disgrafico. Vogliono aspettare per farci avere una certificazione, perchè comunque alle elementari le maestre si sono già attivate come ho spiegato sopra, per le medie se ne riparlerà, dato che comunque più si va avanti più da lui esigeranno, ed è giusto che abbia quello che gli spetta. Non so se condividere o no questa condotta da parte delle terapiste, intanto a settembre ci rivediamo assieme alle insegnanti, e poi il Power inizierà una seconda serie di incontri con la fisio.

Sembrerò incosciente, ma io sono contenta. Chi ha a che fare direttamente con questa problematica sa bene di cosa parlo. Essere certa che mio figlio ha un problema oggettivo e non è uno svogliato, mi da modo di attivarmi in una direzione ben precisa per sostenerlo ed educarlo, mi permette sapere dove andare a cercare i sostegni adatti, e mi impedisce di sbattere la testa contro il muro per niente. Io sono quella che preferisce una brutta verità ad una bella bugia, perchè almeno so come muovermi. E non credo di essere l'unica a pensarla in questo modo.

domenica 30 giugno 2013

Ho la bici nuova!

Non l'ho chiesta, giuro. Anzi, non la volevo proprio. Perchè con la mia Nina, che ha solo tredici anni, se pur con il telaio arrugginito, senza marce e con le ruote da 26" come quelle di mio figlio, con la dinamo rotta dall'anno che fu e i copertoni cambiati tre o quattro volte tutti e due, ci facevo comunque i chilometri. Ci ho portato il Power per tutto il paese in lungo e in largo, prima sul seggiolino davanti, poi all'asilo sul seggiolino dietro, finchè è diventato troppo pesante per essere trasportato. Ho ancora sul telaio il supporto per agganciare il seggiolino: il seggiolino è finito in discarica con lo schienale distrutto qualche anno fa, il supporto è ancora lì. Pigra io nel non voler perdere cinque minuti per cercare il cacciavite giusto e svitarlo. Troppo presto per metterla in pensione, secondo i miei parametri: la mia bici tutta bianca comprata un mese prima di sposarmi, a cui ho cucito con cura perfino il copricestino con un avanzo di lenzuolo bianco a riquadri verdi, è la bici acquistata con quella che "finchè va, va". E appunto, per andare va ancora, e benone. Ha solo bisogno di una riverniciata.
Ma qualcuno ha pensato che potevo fare meno fatica, la stessa persona che se potesse levarmi la malattia di dosso venderebbe l'anima, ma siccome non può cerca ogni modo possibile per agevolarmi nei movimenti, e le mie proteste per evitare spese evitabili non sempre finiscono per piegare certe decisioni già prese. E insomma, una settimana fa mi ha regalato una nuova compagna di viaggio: leggerissima, con le marce (ho impiegato una settimana per imparare ad usarle, credevo di essere io di mogano, finchè non si è scoperto che era il cambio ad essere tarato male), le ruote più grandi, il manubrio regolabile anche avanti/indietro oltre che in altezza (e per i miei polsi è una manna, visto che posso scaricarci sopra molto meno peso di prima), rigorosamente bianca perchè ho la fissa che la mia bici deve essere bianca, ma anche per metà color malva. Le mancano solo il copricestino e... un nome.
Vi piace? Sorvolate sulla ciclista, che nella foto sembra più tozza di quello che è.
In effetti le ginocchia e le caviglie possono ringraziare, e parecchio. 
Oggi io e il Power, soli come la maggior parte delle domeniche pomeriggio, abbiamo finalmente ricominciato a percorrere gli sterrati del parco naturale della zona, con immenso piacere.