martedì 31 agosto 2010

Power 6, 12-25


-E siccome i meloni erano troppo pesanti, Gesù Cristo li fece crescere per terra...

lunedì 30 agosto 2010

Un momento di cedimento


Che sia normale? Erano almeno due anni che non mi succedeva, credevo di aver dimenticato cosa comportano.
Oggi ho avuto un attacco d'ansia.
Bello tosto.
Di quelli che ti fanno sentire la casa crollare addosso e mancare il respiro.
Ho preso un blando ansiolitico, ma l'ho assunto forse troppo tardi.
Papigà mi ha detto che forse è il minimo che possa capitarmi, visto il periodo.
Io so solo che ho un gran bisogno di parlare con qualcuno e mi manca il coraggio di fare una telefonata.  E oltretutto per vederla dovrei guidare, e ora non posso proprio.
Mi dispiace, forse deluderò più di una persona, ma Mamigà non è proprio la persona tosta che si crede. O almeno, ci prova ad esserlo, ma non le riesce sempre.

sabato 28 agosto 2010

Arriva il post serio


Sono tornata a casa, e questo è il post serio.
Sono tornata a casa frastornata, non ero mai stata via così tanti giorni di fila dalla mia famiglia da quando è nato il Power. Ho trovato un caos incredibile, lo ammetto, ma non posso dir nulla perchè casa in questi giorni è stato più un luogo di sopravvivenza di due persone che abitualmente si dedicano a tutto fuorchè a lei, che non la nostra solita casa di cui mi occupo. Come si dice, occhio non vede cuore non duole, ma io aggiungo, nei limiti delle mie possibilità ora son tornata e pian piano si rientrerà nella normalità.
Dell'esperienza-ospedale non c'è molto da dire: chiunque sia stato ricoverato anche solo per una appendicite sa come è fatto e come ci si vive, sa delle infermiere sempre tanto gentili e del mangiare su cui è meglio stendere un velo pietoso, dell'odore delle medicine e dell'esperienza/intervento che ti fa passare da un'attesa interminabile a una dormita che manco ti ricordi sia mai iniziata, a un risveglio che ha del surreale prima e del vomitevole poi, delle visite, delle attese, dei medici che ti sembrano uno più sbarellato dell'altro e del Power che ha come missione personale la distruzione del reparto iniziando dalla poltrona a rotelle, che da poltrona di comando della nave spaziale si trasforma in poco tempo in pezzi da ferramenta. No, in effetti quest'ultima cosa è di mia prerogativa, che se ogni ricoverato avesse il suo Power apriti cielo.
Comunque.
Grazie al cielo siamo nell'era del cellulare, e la solitudine è stata relativa.
Grazie alla ASS n.5 nelle camere c'era il televisore, anche se usato pochissimo per ovvii motivi.
Grazie al web esistono tante vicinanze virtuali, di cui ho usufruito (sarà anche un lavoro psicologico il mio ma ha funzionato) per darmi una calmata mentre ero in sala preoperatoria.
Grazie a non so cosa che ho preso l'abitudine di portarmi ovunque un ricamino o un lavoretto a uncinetto da fare, così da avere una valida alternativa al libro, alla rivista o al giornaletto di enigmistica. Ma anche il diario, che in questi giorni ha visto stendere un numero adeguato di righe.
E grazie alla mia mamma che mi ha aiutato a lavarmi come quando ero una bambina perchè con i drenaggi attaccati non riuscivo a far molto, e a mia cognata che me l'ha portata e riportata.

E poi c'è il resto. La parte più pesante. Quello che mi faceva più paura, l'incontro con il mio corpo cambiato.
Che è stato meraviglioso.
Mi hanno cambiato la medicazione per la prima volta mercoledì, così, di brutto. Mentre mi toglievano le garze e i cerotti d'istinto ho girato la testa dall'altra parte, coi lacrimoni: non volevo guardare. Ma un altro istinto
(e la voce del primario, dolce ma ferma, che mi diceva "il nemico va affrontato subito") mi ha fatto rigirare la testa pian piano.
E ho visto.
Ho visto due lunghe cicatrici, ma non erano orrende, erano pulite. Non erano certo belle, e anche una volta asciutte una delle due mi segnerà in diagonale fin quasi sul collo.
"Ecco cosa mi hai fatto, brufolo bastardo, piccolo e nascosto guarda come mi hai ridotto" è stato il primo pensiero, rabbioso, quasi un ringhio silenzioso.

E poi... "
pensavo peggio. Si, pensavo peggio. Visto che ci devo convivere, guardiamo il lato positivo: non ne verrà fuori poi un orrore come mi immaginavo. Un po' di olio adatto e con il passare dei mesi saranno accettabili. E a chi avrà il coraggio di guardarle, a chi le noterà, chiederò se ha fatto la mammografia per la diagnosi precoce".
E il medico ha richiuso il tutto con i cerotti.

Ieri mattina, in bagno, mi sono guardata allo specchio. Sono gonfia, ho degli ematomi, è normale, tempo al tempo e se ne andranno. Ma la sorpresa è stata inaspettata: i due seni che erano prima enormemente diversi, ora hanno le stesse identiche dimensioni. Strana la vita. Ecco un lato positivo della faccenda che non mi aspettavo. Tutto sommato mi risparmio la ricostruzione, non serve. Cicatrice a parte, va bene così.
Non ho urlato come nei film dell'orrore e come mi aspettavo di reagire. Non è così ripugnante. Sono io con un seno cambiato, ma sono stata risparmiata dal peggio, e mi ritengo fortunata.

E adesso avanti. La parte più pesante della terapia è passata, chemio e intervento sono andati. Adesso mi aspetta la radio tra un po' di tempo, e la terapia ormonale, i controlli, e durante il tutto la fisioterapia per il braccio.

E no, non credevo che sarei arrivata fin qui, ma ci sono arrivata. Il che significa che ce la si può fare. E' dura, ma si fa.



Original Video - More videos at TinyPic




Ps.: grazie "utente anonima ma neanche tanto" per avermi fatto visita. E' stata una sferzata di energia positiva. L'ho apprezzata forse più di ogni altra.

Come back


Wow, trentun commenti al post precedente e li leggo solo oggi, lasciate che mi ripigli dallo shock!
Scrivo brevemente quattro parole in croce per dire le cose strettamente tecniche, Papigà ha chiamato per annunciare che tra dieci minuti è pronta la cena e se non obbedisco mi gioco il colf per tutto il mese.
Sono tornata oggi, in tarda mattinata. L'intervento è andato benissimo, mi hanno dimessa già oggi perchè ho reagito splendidamente al post operatorio e stamattina, tolto il secondo drenaggio, via, raus!
Adesso sono incerottata su mezzo torace o giù di lì, compresa l'ascella. Ho già un inizio di linfedema, ma ieri e stamattina è stato da me il fisioterapista, mi ha insegnato degli esercizi da fare regolarmente per tenere sotto controllo la cosa e se sarò costante anche nel rispettare i limiti e i divieti impostimi (almeno per i prossimi due mesi) il problema non sarà poi così insormontabile.
Mercoledì prossimo mi toglieranno i primi punti (min... ho chiesto al medico di contarli e a metà conteggio ho detto di lasciar perdere, ne avrò una trentina o giù di lì), e tra dieci giorni circa mi comunicheranno l'esito dell'istologico, che è la cosa che mi preme di più.

Domani, con calma, sbloggo anche il resto.
Ma non posso lasciar passare tante ore per lasciare qui un sincero





per la vicinanza di tante persone durante questi giorni. E sembrerà una cosa detta così per dire, ma vi assicuro che non lo è.

E adesso spero di farmi un pasto decente e una dormita seria, che in ospedale mi sono mancate tutte e due (a parte lo splendido viaggio nell'etere che mi ha fatto fare un anestesista che ha un pusher degno della mia stima )

lunedì 23 agosto 2010

Saluti


Ci si rilegge tra cinque o sei giorni. Non posso pretendere che Papigà vi scriva come sto, lui non è amante di internet se non per i giochi di FB (e usa il mio account tra l'altro...).
Nel mentre lascio qui questa meravigliosa immagine, che è l'esatto contrario di come mi sento ora, ma esprime chiaramente il desiderio che ho dentro da sempre.




A presto!

domenica 22 agosto 2010

Ops: seguito...


...Se poi ci mettiamo vicino un senso unico preso contromano due volte nello stesso giorno, una confezione di formaggio e un vassoio che conteneva melanzane alla griglia riposti in frigo COMPLETAMENTE vuoti (e me ne sono accorta solo due giorni dopo) e il fatto che stavo per uscire vestita solo dalla vita in su... è forse il caso di dichiarare la mia attività cerebrale momentaneamente chiusa per ferie.

sabato 21 agosto 2010

Ho aggiornato l'altro blog :D


http://ilcestomagico.blogspot.com/2010/08/esce-dal-cesto-il-ritaglio-di.html

Esce dal cesto... il ritaglio di zanzariera

Ma cosa ne faccio... qualcosa ne uscirà... Sono pensieri che mi faccio ogni volta che mi ritrovo tra le mani un oggetto che proprio non mi sento di buttare. Come questo, che altro non è che una striscia di tela da zanzariera, di quelle che si acquistano a metro, avanzato da una zanzariera appunto che avevo realizzato per la finestra dell'ingresso, di una misura impossibile rispetto alle zanzariere già pronte che si trovano sul mercato.

Qui è piegata e ripiegata, ma stesa misura circa trenta centimetri per un metro e sessanta. Dimensioni impossibili. O quasi.
Perchè ieri avevo dell'insalata da lavare, e poi da lasciar asciugare prima di riporla in frigorifero fino all'ora del consumo, ma era tanta... e quante mosche in casa in questi giorni, quando concimano appunto i campi circostanti...

Eh, la zanzariera! E' a trama abbastanza rada da lasciar passare l'aria così la verdura si asciuga, ma abbastanza fitta da tenerla riparata dagli insetti!


Piegata in due è perfetta e si adatta alla dimensione della verdura da coprire, pensavo di tagliarla e cucirla lungo i lati lunghi per farne un quadrato ma forse così è più versatile.
Tra parentesi, la zanzariera da cui è stata tagliata via non mi serve più, e già diversi mesi fa è stata a sua volta riciclata per farne dei... sacchetti in cui infilare le cose delicate da mettere in lavatrice, tipo i reggiseni, scarpe, peluches e quant'altro :D

Ops...


Oggi è sabato.

Lunedì sono stata a fare la visita dal chirurgo. Prima e dopo la visita ho scambiato qualche parola con il dottor Clooney (dottor X, va bene come soprannome?), perciò uscita dall'ospedale avevo la testa piena di tanti di quei concetti e di tante di quelle parole di un certo peso emotivo che non so come ho fatto a guidare fino a casa senza sbagliare strada (ma immagino che ormai la mia Greta abbia il pilota automatico, quando mi siedo al volante le dico
"OSPEDALE" e lei va da sola). Prima di arrivare a casa mi sono fermata al Lidl a fare due spese, a un paio di chilometri dall'ospe: dei biscotti, qualche pacco di pasta, un ananas e dell'affettato in busta.

Stamattina sono andata a fare spesa dietro casa, ma dovendo acquistare un certo quantitativo di cose ho preso l'auto anzichè la bici. Prima di salire in auto ho aperto il bagagliaio per tirar fuori un paio di shopper.
E ho tirato fuori la spesa di lunedì.
E per fortuna che di "deperibile" avevo acquistato solo l'affettato. I gatti ovviamente ringraziano.

Credo che dovrei avvisare la mia famiglia della mia poca affidabilità, almeno per i prossimi giorni. Non è il caso che io debba fare danni più grossi e più difficilmente riparabili. Davvero.

venerdì 20 agosto 2010

E poi basta, non parliamone più, almeno finchè non torno dall'ospedale, ok?


Oggi ho trovato un video relativo alla scena di un famoso telefilm, mi era stata raccontata tante volte ma non l'avevo mai vista. E' sconvolgente e nello stesso momento, almeno per me, commovente.





E mi fa venire in mente, oltre che a miliardi di cose, uno scambio di battute, che si è ripetuto più volte in questi mesi, ma ogni volta che si ripete mi sento un pugno allo stomaco e un sorriso salire, assieme.
L'anestesista, una giovane donna, durante il colloquio a un certo punto mi fissa, e mi chiede:


-Ma signora, lei è del 72. Così giovane? Ma come mai?

E io sorridendo do la stessa risposta che do a tutti. Che il cancro non passa all'ufficio anagrafe prima di entrare in casa tua. Entra e basta. Senza chiedere il permesso.  E sei già fortunata se senti suonare il campanello.



E ora basta, non parliamone più. Almeno finchè non torno dall'ospedale.


giovedì 19 agosto 2010

Telefonate- compatita a tutti i costi O_O


-Ciao cara... sono Tizia (lontana parente di mio marito, con cui ho esclusivamente rapporti di pura cortesia, ndM)... ho appena parlato con tua suocera, mi ha detto che ti operano. Volevo dirti coraggio, che non sarà niente...
-Ciao Tizia, ti ringrazio davvero, sei gentile.
-Si, ma non buttarti giù eh? Mi raccomando, stai su!
-Ma Tizia, guarda che sto bene.
-Si, ma fatti coraggio, è una brutta esperienza ma ne uscirai, in fondo anche la parrucchiera di una mia amica l'ha avuto dieci anni fa e sta bene
(ancora di queste storie), non andarmi in depressione sai?
-Ti ringrazio ancora carissima, ma stai tranquilla, sto bene. Sono solo un po' in agitazione ma è normale, non è una passeggiata.
(E smettila, non ho nessuna intenzione di confidarmi con te, non voglio raccontarti più fatti miei di quelli che sai già e se c'è una cosa che aborro è la compassione).
-Dai dai, tra una settimana è tutto finito e ti dimenticherai di questa storia una volta per tutte sai?
-Eh, no. Non ho finito. Ho due mesi di radio da fare, e cinque anni di terapia ormonale, più il normale follow-up. Ma si fa, ci mancherebbe altro...  Diciamo che il peggio è passato, ma non ho finito proprio niente...
-
Dai che se quando veniamo giù, tra dieci giorni, sei ancora in ospedale, veniamo a trovarti...Ah... ma... si beh... E dimmi, come sta il Power?
(Miiii... speriamo di no...  è come se venissero a trovarmi con una corona di fiori in mano se queste sono le premesse...).

Allora, chiariamoci. Caro mondo, io sto cercando di affrontare nel migliore dei modi tutta questa faccenda, e se ci sono dei momenti di sconforto e mi sfogo sbloggandoli ce ne sono almeno il doppio in cui guardo avanti a testa alta e prendo di petto (eh, appunto, di petto si parla) quello che mi si para davanti. Mi hanno detto in tanti che in fondo se tutto sommato vado avanti bene significa che ho trovato una strada abbastanza buona per sopravvivere psicologicamente, e scusatemi se è poco.
Ma c'è una fetta di mondo a cui evidentemente è nuova la storia che un malato di cancro può anche evitare di drammatizzare la sua situazione ventiquattr'ore su ventiquattro, e come mi ha scritto Lara in un post precedente, di solito a un post di sfogo ne segue un altro di tutt'altro sapore. E io aggiungo: per fortuna. Altrimenti da oncologia prima o poi mi passano alla neuro senza usare l'ascensore.

Prepariamoci


Anche la visita anestesiologica è fatta. Sono rimasta favorevolmente stupita dai tempi: un'ora e venti per fare l'accettazione, la visita, elettrocardiogramma ed emocromo.
Mi hanno consegnato il promemoria per l'intervento, che è fissato per martedì 24 agosto, e il classico campioncino di detergente disinfettante con cui farsi la doccia la mattina stessa (che poi, disinfettante... cioè tu a casa ti lavi, ti metti la tua biancheria e i tuoi vestiti, sali in auto, arrivi e parcheggi, attraversi il parcheggio stracarico a quell'ora, e fai l'attesa in saletta per l'accettazione. Ditemi voi dove va a finire la disinfezione che ti avrebbe dovuto garantire il campioncino).
Prossimo obiettivo: trascorrere i prossimi quattro giorni pensando il meno possibile e facendo cose carine, tipo preparare il frigo per chi resta possibilmente pieno, procurare una giusta riserva di pappa per i gatti e chiedere alla vicina di occuparsene (perchè non è che non mi fidi dei miei, ma non mi fido), fargli l'antiparassitario a tutti e tre, preparare la valigia.
Ah, si, cose carine, giusto. Cercare un bel lavoretto ricamoso/uncinettoso da portarmi via e delle riviste, ma penso di tuffarmi nel mio libro ("Emma"), andare avanti con delle cosine che sto cucendo, ascoltare musica, spupazzarmi Amy sperando che non mi muoia di crepacuore non vedendomi per una settimana (in due anni non ha mai trascorso una intera giornata senza di me, mentre gli altri due... basta avere ciotola e divano a disposizione), preparare col Power quel che manca per la scuola e fare un po' di pulizie generali in casa, con la dovuta calma ovviamente, dare un po' di tempo al giardino.
E se arrivano altri suggerimenti, ben venga.



mercoledì 18 agosto 2010

Cose belle


Presa dal piacere di tuffarmi nelle cose belle per allontanare i pensieri (ma lo faccio da sempre per diletto) mi sto appassionando al lavoro a uncinetto. L'idea di ricreare le trine di una volta, ma accostandole alle cose di casa mia, mi regala un diletto indescrivibile. Mi tuffa come d'incanto in un mondo fatto di freschezza, di bianco, di leggerezza. Mi fa sostare per un po' di tempo nell'atmosfera che ho riscoperto leggendo (e terminando un paio di giorni fa) la Austen in "Orgoglio e Pregiudizio", dando così una immagine a quanto più mi affascina quando ho bisogno di sognare. Tutti abbiamo bisogno di sognare. Nel mio sogno il mondo è candido, fresco, leggero, di una impalpabilità che assomiglia al colore del vetro, qualcosa che non puoi afferrare.

Ieri ho riportato una rivista, appunto, di filet, a una nuova amica che me lo ha prestato una decina di giorni fa. Sono entrata in casa sua e ho scoperto qualcosa di incredibile. Ho scoperto casa sua.
La mia nuova amica C. è una creativa. Ricama, uncinetta, crea bambole, decoupa, fa un po' di tutto, e la sua bella bambina di quattro anni sta seguendo la sua passione con orgoglio, a sua misura naturalmente. Sono entrata in casa sua e a stento capivo dove mettere i piedi: ovunque scatoloni di materiale del marito (che fa l'antennista), un tavolo completamente coperto di oggetti, un mobile di cui si intravedevano le ante ma non il ripiano, un angolo di due metri per due circa dedicato ai giochi della bambina, quattro o cinque sedie di cui due vuote, una piena di panni da stirare e due sepolte sotto a un numero indecifrabile di tipi di oggetti e stoffe, una macchina per cucire di quelle vecchie col mobile di legno e il pedalone (un sogno), scatole e scatole che lei dice essere piene di stoffe, avanzi, oggetti di recupero e quant'altro. E due gabbie con dentro due bengalini ciascuna più un gattino di due mesi, un micetto Gioiuto nel colore e nel carattere che giocava incessantemente passando dal dare la sua attenzione ora alla bimba ora a pezzetti di mattoncini, e un po' (da vero gatto) a darsi due leccate estemporanee qua e là. Soffitto basso, finestre piccine e travi a vista fanno il resto. Insomma, un vero magazzino.
Ma il calore che ho respirato in quella casa è stato indescrivibile. Probabilmente non sarà igienizzata come la corsia di un ospedale, ma pagherei per avere meno scrupoli nel gestire l'ordine in casa mia per sentirmi libera di dire "chissefotte di quello che pensa la gente quando entra, io qui ci vivo". Se faccio il conto metà del tempo che impiego quando faccio le pulizie lo uso per riordinare quello che i miei uomini lasciano in giro. Il che mi da sempre sui nervi in maniera esponenziale. Per me il disordine è opprimente, non trovare gli oggetti è esasperante, inciampare nelle cose mi fa sentire in difficoltà, come già non  ne avessi abbastanza di mie nel mettere un piede davanti all'altro (e la malattia c'entra poco, io quando cammino sono un treno, devo poter andare da qui a là senza tanto pensarci su).
La casa di C. è un vero disastro, è la casa in cui mia suocera probabilmente entrando direbbe sottovoce  "ma chè femine ce fasial dut al dì, al puest di badà a la cjase?", e non solo lei. Forse lo avrei detto anch'io, se non fossi rimasta prima affascinata dalle creazioni di C. Il caos è più che giustificato, mi sono detta. Mi sono accorta del suo imbarazzo nell'accogliermi in casa sua, ma credo che l'essermi trattenuta più di un'ora contro i cinque minuti che avevo messo in preventivo l'abbia rasserenata: non la smetteva più di parlare.
E' stata un'ora piacevole, lo devo dire. E mi ha permesso di immaginare casa mia un po' più in disordine ma una padrona di casa col cuore più leggero.

Sproloqui- generosità


-Mamma dove andiamo?
-In edicola, mi prendo un giornale.
-Mamma, pago io. Ti faccio un regalo. Papà mi da i soldi, vero papà? Così risparmi.
-


Niente Stargate, ho passato metà nottata in bagno.
MI dispiace solo per la tutina...

martedì 17 agosto 2010

Stargate!


Domani vado a Pordenausss per fare una scintigrafia ossea. L'ho già fatta lo scorso anno, e mi fece questa impressione qui:




STARGATE!!!


Una tutina adatta simile a quella della serie televisiva non ce l'ho, ma nella mia fantasia malata penso che non sarebbe malaccio se per l'occasione me ne facessi una di cellophane. Potrebbe essere un modo per renderla un po' più divertente.


C'è una parte del mio corpo che sta per andarsene. Una parte relativamente piccola, poco meno di mezzo seno, e un po' di qualcosa d'altro che ho sotto all'ascella, linfonodi, e fino a qualche mese fa non sapevo nemmeno cosa fossero. Non che ora li conosca meglio di prima, sia chiaro. Ci penso da mesi, manca una settimana e se ne andranno. Nonostante ci abbia riflettuto tanto sopra, nonostante abbia le risposte alle domande tecniche che ho fatto, e nonostante continui a dire a me stessa che non sarà niente, dentro di me risuona l'eco di un grido: MA PERCHE'... Si, lo so, c'era un tumore e forse c'è ancora, non si può evitarlo per motivi validissimi e su cui non ho potere di discutere perchè non ne ho il sapere. Non ho nessuna intenzione di sottrarmici perchè ho capito, si ho capito che ne va della mia vita, del mio futuro, se desidero averne uno. Va bene, va bene così. Facciamolo e via. Ma era necessario? Era necessaro passare di qui?
Non ho paura dell'intervento, lo prendo come una vacanza. Una vacanza un po' movimentata forse, ma tutto sommato breve. E da cui ho tutta l'intenzione di ricavarne coccole, tante coccole più o meno tangibili. Prendiamola così. E come mi ha detto qualcuno, avevo paura anche della chemioterapia, e l'ho fatta tutta, tanta, e sono qui a raccontarlo.
Ho paura di guardarmi allo specchio dopo. I capelli stanno ricrescendo, il gonfiore se ne andrà pian piano, ma quello che si toglie col bisturi non ricresce. Le cicatrici rimarranno. Non sarò mai più come prima e mi ci vorrà tutto il mio coraggio per accettare quello che sarò. E' questo che non riesco a spiegare  nè ai medici, nè tantomeno a mio marito, a cui voglio un mondo di bene ma che sento ora come non mai lontano.

E' l'angoscia che mi assale quando penso al giorno in cui mi troverò da sola con me stessa, sotto la doccia, a toccare un corpo cambiato di punto in bianco.
Lì, nello stesso posto dove quel giorno di fine gennaio ho scoperto il tumore, e mi sono detta "ci risiamo", con fare noncurante, pensando al fibroadenoma che ho tolto dodici anni fa cavandomela con un day-hospital e un cerotto.

E si ha poco da dirmi "rimarrai sempre la stessa persona di prima", io non lo sono, non lo sarò, fisicamente per il cambiamento, ma soprattutto per quello che sento dentro. Questo è il cambiamento più grande, quello che mi spaventa di più. I pensieri che mi attraversano, pensieri che fatico a riconoscere ma che non posso non identificare come miei, questi mi spaventano. Ho paura di me stessa.
No, non è solo un pezzo di carne che se ne va. E' una strada che non ho scelto di percorrere. E' il mio corpo che mi tradisce. E' una risposta che non avrò mai.

lunedì 16 agosto 2010

Messaggio per il dottor ICS


Ooooochei. Visto che sentirsi chiamare dottor X tra questi verdi virtuali spazi le ha fatto venire una ruga a forma di punto interrogativo sulla fronte (l'ho vista io, parola!),



MI IMPEGNO FORMALMENTE A TROVARLE UN ALTRO SOPRANNOME



che mantenga ugualmente il suo anonimato, ma che mi permetta di citarla in maniera più simpatica.
Libero di vendicarsi chimicamente in futuro, ovviamente, previo debito preavviso.

Lunedì, si parte


Hanno appena chiamato dall'ospedale per fissare la visita chirurgica: oggi pomeriggio prima delle due. "Caspio", ho pensato, "quando il dottor X si mette in moto è una scheggia!", pensando che ci siamo visti solo venerdì...
Mi si dirà: e sei al pc a scriverlo? Si perchè sono pronta per andare a fare la spesa, sto aspettando mia madre che si è offerta di accompagnarmi per poi rimanere qui con il Power nel pomeriggio e ho una certa dose di tensione da scaricare.
E poi quando ho finito di parlare con l'infermiera, mezz'ora fa, mi è tornata alla mente l'immagine del dottor Y, con cui ho appuntamento oggi, che mi visitava sei mesi fa circa per pianificare il da farsi e programmare l'intervento del sentinella per la settimana successiva. Mi è rimasta impressa la sensazione di essere un petto di gallina su un bancone. In mani gentili, per carità, ma pur sempre da affettare...
Ok, facciamo partire questo treno. Se va come è andata finora, oltre che di potermi fidare, posso pensare benissimo di arrivare a destinazione entro due settimane al massimo.

sabato 14 agosto 2010

Eco-cardio eccetera eccetera


Eco-cardio tuttapposto. Devo continuare a prendere le pastiglie finchè non ho finito col trastuzumab, quindi diversi mesi ancora, ma non è un problema, l'importante è che il cuore faccia il suo lavoro come si deve.  Ho timbrato anche questo cartellino. Oggi, sabato, vigilia di ferragosto, l'ospedale era semideserto: in parcheggio ci saranno state si e no venti macchine, nessuno in coda agli ascensori, nessun viavai, solo le emergenze e qualche visita. Una atmosfera surreale, tanto che finchè non mi è venuta incontro l'infermiera dicendomi che ero attesa (che poi l'attesa di un'ora l'ho dovuta fare io perchè avevano delle emergenze, vabbè) avrei giurato di aver sbagliato giorno.

Appunto, domani è ferragosto. Mio marito lavora, e anche se non lavorasse non si andrebbe da nessuna parte: c'è la festa del paese e lui è impegnato nell'organizzazione della parte che riguarda gli intrattenimenti dei bambini, e comunque mettersi in viaggio per qualunque posto domani sarebbe da folli. Eppure quest'anno sento la mancanza di una vacanza. L'ultima vacanza che abbiamo fatto è stato il viaggio di nozze, dieci anni fa. Da allora più nulla: ci siamo impegnati col mutuo, io ho fatto lavori saltuari e a nero per cui è andata così. Non mi è mai pesato rinunciare alle vacanze, in fondo con il lavoro di Papigà che comunque non prevede ferie estive se non in via eccezionale, e il paese che non si svuota mai come si svuotava la città quando ero bambina, trascorrere l'estate qui non è questo gran dramma. E abbiamo il giardino, le biciclette, il condizionatore d'aria, la spiaggia a trenta chilometri, l'estate ce la si inventa lo stesso. 
Quest'anno però guardo con invidia chi se ne va in montagna, a me il mare non piace perciò questa è la direzione dei miei pensieri. Mi immergo nei ricordi dei paesaggi in cui mi beavo quando ero più giovane, il profumo dei boschi, i colori caldi delle baite e delle case dei paesi, il gelo dell'acqua di torrente, la ghiaia sui sentieri e i ciclamini seminascosti, i temporali improvvisi e le fontane agli angoli delle strade, coi vecchissimi lavatoi e lo zampillo sempre lontanissimo per cui per bere bisognava sempre mettersi in punta di piedi. Si, quest'anno una vacanza mi manca tanto, una settimana per staccare i pensieri da qui, potermi dimenticare per qualche giorno tutte le noie, i doveri di casa, le esigenze della famiglia, le arrabbiature che rodono il fegato. Mai come quest'anno è sacrificio, e mai come quest'anno sono inchiodata qui. Nemmeno per un fine settimana si può, inutile nemmeno pensarci.
Arriveranno tempi migliori. Lo spero proprio. Tempi in cui poter mettere da parte i pensieri e respirare un po' più a pieni polmoni.


Però la adoro quell'espressione che passa da corrucciata a sorridente, da interessata a un'esplosione di risata quando guarda un cartone animato. Da un po' che segue le storie, se le ricorda, te le sa raccontare con parole sue e ti rimprovera seccato di non cantare la sigla assieme alla tele perchè vuole gustarsela tutta. Il contorno di capelli dritti come spaghetti cortissimi poi...

Ooooops...


Ma oggi ho fatto anche una delle mie figure di mè straordinarie. Anzi, due in un colpo solo.
La prima l'ho fatta appena entrata in reparto, salutando tutti, passando dalle salette-terapia tutta baldanzosa, e dicendo ad alta voce
"AH, OGGI QUI NON MI SIEDO...". Passata un'ora ero bella seduta nella poltroncina che detesto, quella vicino alla porta, che ha una luce funerea, ma era l'unica rimasta libera. Con la flebo di antidolorifico attaccata e la promessa fatta a me stessa che d'ora in poi cercherò di tenere la bocca un po' più chiusa, che forse ci guadagno.
La seconda: dopo dieci minuti di attesa sono tornata in una delle due salette a cercare A., con cui ho trascorso le ultime due sedute di chemio in chiacchiere piacevoli, conoscendo così una donna straordinaria e di una tenacia esemplare. Volevo salutarla, lei ha ancora tante chemio da fare, per la terza volta consecutiva in pochi anni, e mi ha dato tanto, tantissimo, quanto a coraggio e determinazione. Chiedo di lei e sento le infermiere ridere assieme alla signora a cui stavano appendendo la flebo: l'avevo davanti e non l'ho riconosciuta, si è fatta rasare. Prima aveva una cascata di capelli biondi fin sulle spalle.
E va beh, cose che capitano...

venerdì 13 agosto 2010


E' bello leggere tanti commenti positivi al post precedente, perchè io che ci credo che dietro a tante tastiere ci siano altrettante persone sento davvero di essere sostenuta e accompagnata in questo viaggio, che non avrei mai voluto fare e che spero di non ripetere mai più, ma che in fondo qualcosa di positivo mi lascia. Grazie, grazie davvero.
Stamattina ho fatto la visita oncologica, un'altra tappa verso la guarigione, e domani farò l'ecografia al cuore. Sentirmi dire che devo "stare in guardia" d'ora in poi sempre, (vent'anni ha detto il medico, vent'anni sotto la lente di ingrandimento, ma vent'anni quando ne hai solo trentasette sembrano davvero tanti) mi ha abbattuta un po'. Dover convivere con la paura non sarà facile, ma si deve fare e lo farò; pensavo che tra cinque anni si potesse metterci una pietra sopra, ma a rifletterci è vero, se il mio corpo è stato capace di farmi uno scherzo del genere una volta significa che ha i mezzi per farlo, e l'unica cosa su cui attaccarmi come una piovra è la diagnosi precoce. E per fortuna che oggi si fa.
Per il resto, l'eco dell'altro giorno è andata bene, ma come mi è stato detto stamattina, per stare tranquilli è meglio aspettare l'esito dell'esame istologico di quanto mi verrà asportato. Io attendo la chiamata dell'ospedale per fissare la visita col chirurgo, che conoscendo i tempi della struttura dove vengo seguita sarà sicuramente prima di quanto penso. E verso fine agosto dirò ciao ciao a tutti e me ne andrò in vacanza in quel di Latisana, vitto e alloggio gratis, vista sul fiume, servizio in camera, tv e bagno privati, mal che vada con un solo coinquilino con cui dividere la stanza. Unico neo, sforacchiatura e tagliuzzamento obbligatori, ma cosa volete, sono solo dettagli...


Ascoltatevi un po' questa và, a me tira su di quel tanto...

mercoledì 11 agosto 2010

Sfratto esecutivo


Oggi ho eseguito l'eco mammaria preoperatoria. Dopo venti minuti di ecografia e l'intervento del primario,  il mio  tumore è stato misurato e la sua dimensione, a un mese e mezzo dall'ultimo controllo, è pari a



ZERO



Mi fate una cortesia? Lo fate con me il gesto dell'ombrello  a quella cosa che si è permessa di intrufolarsi nella mia vita e devastarla senza sconti? Lo fate adesso, mentre leggete? Un gesto dell'ombrello collettivo?

Ps. Ho trovato questa immagine su Tynipic e ho pensato che devo escogitare il modo per farmi una torta così, dopo l'operazione.





Se mia cugina è riuscita a farne una in casa a forma di "coso" per il mio addio al nubilato non dovrebbe essere difficile fare anche questo...

martedì 10 agosto 2010

Incontri e lavori


A volte le occasioni fortuite e i malintesi portano buone cose.
Sabato verso sera mio marito mi annuncia che alla grigliata dell'indomani (organizzata per metà della famiglia, la mia metà) aveva involontariamente invitato delle altre persone, per me quasi degli estranei praticamente. Involontariamente perchè lui ha buttato lì l'invito come una battuta, che è stata recepita dall'altra parte come un invito serio. Confesso che mi sono sentita in difficoltà: finchè viene a casa mia a pranzo la famiglia non mi faccio problemi a presentarmi in pantaloncini da casa e la casa ridotta nello stato di caos più totale, con i copridivano coi buchi, un pranzo di una semplicità incredibile e sapendo bene che non sono affatto nella forma smagliante che ci si aspetta da una padrona di casa che ti fa un invito. Con degli estranei è diverso, caspio poi dimmelo almeno un paio di giorni prima che mi organizzo no? Almeno per capire cosa fare...
Comunque non mi sono lasciata perdere d'animo, ho fatto buon viso a cattivo gioco e ho rimediato in qualche modo una dilatazione del pranzo fulminea nonostante fossero le sette e mezzo di sera quando ho ricevuto la comunicazione (quindi niente corsa al super). Domenica mattina mi sono messa di lena (tanto, pensavo, mi sarei riposata nel pomeriggio, di solito gli ospiti non se ne vanno mai dopo le quattro o le cinque, famiglia a parte che tanto davanti a loro posso stravaccarmi sul divano senza mezzo fastidio) e ho preparato antipasti, focaccia e verdura, e la carne al cuoco sul caminetto. Morale, ho risolto. E per l'ordine che regnava sovrano ci ha pensato Papigà: gli ingombri nel bagagliaio della sua auto e i giochi sparsi su in cameretta in un ordine basato sul chissefotte.  E per fortuna ieri la giornata era bella soleggiata: pranzo all'aperto, ergo poco tempo per guardarsi attorno in casa e scoprire che sui mobili c'era mezzo dito di polvere. Anche se mia madre sostiene che chi entra in casa mia sa cosa sto passando e non può pretendere miss Mastrolindo, quindi o si accetta o si evita di entrare. E ha ragione.
Insomma, ho conosciuto C. e la sua famiglia, che ho scoperto abitare a trenta metri da casa mia, che ricama a punto croce, lavora a uncinetto, crea bambole in stoffa, ricicla tutto il riciclabile per farne belle cose e... è una gran disordinata! E sapendo di dovermi incontrare, informata da mio marito sulle mie passioni, si è portata dietro un CD con il suo Easy Cross da mostrarmi, per capire la differenza tra questo e il mio PCstich. A sentirla raccontare quello che fa mi è venuta una gran voglia di ricambiare la visita e penso lo farò presto, per quel che ci vuole...

A proposito, l'ho già sbloggato nel "cesto magico" ma ve lo faccio vedere anche qui: il mio ultimo lavoro, iniziato in ospedale quando mi hanno messo il port e finito un paio di giorni fa.





E' la mia prima borsa all'uncinetto, con aggiunte le perle di legno ricavate dal vecchio coprisedile della UNO di mio marito. Qui un particolare della fodera interna, con due tasche





Nella foto in alto si vede anche il braccialettone che mi ha regalato mio figlio.  E qui in particolare l'attaccatura dei manici, quattro anelli da tenda in legno






Ah, per la cronaca, gli ospiti non se ne sono andati prima delle otto di sera. Evidentemente non si sono trovati poi così male. Ho preso una stancata incredibile, soprattutto per dover poi lavare i piatti e la montagna di teglie, ma c'è di buono che oggi abbiamo vissuto di avanzi e l'unico sforzo che ho fatto è stato quello .i programmare il microonde con la funzione "riscalda"...

lunedì 9 agosto 2010

Mia nonna diceva che la casa non ruba, ma nasconde


Una piccola presa in giro da parte di casa mia.
Sette-otto anni fa acquistai al Lidl una confezione contenente DUE tappetini per il bagno in spugna blu. Dopo un po' di tempo uno dei due sparì. Lo cercai ovunque in casa, ribaltai l'armadio ma niente, non uscì. Mi convinsi che la confezione ne conteneva uno solo, perchè diamine, non è possibile che le cose spariscano così di punto in bianco, SICURAMENTE mi ricordavo male l'acquisto fatto!
Ecco, stamattina cercavo un tappeto pulito per la cucina e oh oh, chi fa capolino dal mucchio? Il tappetino blu gemello di quello che mi ero convinta essere "figlio unico".
Ora, mi direte che in realtà in questi anni li ho usati tutti e due, avendone per mano uno solo alla volta mentre l'altro era a lavare, convincendomi così di averne uno solo. EH NO, perchè uno dei due è sbiadito e irrigidito dai continui lavaggi, il secondo è bello vivo e morbido, praticamente nuovo.  L'unica spiegazione potrebbe essere: è rimasto per anni tra le pieghe di un paio di lenzuola (ma io le lenzuola le uso tutte a turno nel giro di dodici mesi, comprese quelle belle bellissime che adopero solo durante le feste) o del copridivano che ci stava sopra (cosa possibile, ma mi meraviglia che rigirando l'armadio almeno due volte l'anno non sia mai sgusciato fuori dal suo nascondiglio).
Mi sento come in uno di quei programmi tipo "Mistero" o "Chi l'ha Visto"...

Borsa all'uncinetto: primo esperimento

Evviva, ho terminato la mia prima borsa all'uncinetto! Semrba che quest'anno vadano di moda, e io non potevo non approfittare per provare a farne una, utilizzando anche una manciata delle millanta perle di legno ricavate dal vecchio coprisedile per auto di mio marito.

Carina eh? E' anche foderata all'interno

E qui un particolare dell'attaccatura dei manici, fatta usando quattro anelli da tenda in legno

L'ho già sfoggiata qualche giorno fa e ho fatto un figurone ;p E la soddisfazione è grande! Ora mi rimane da pensare a come utilizzare il filato avanzato, qualcosa ne uscirà senz'altro.

domenica 8 agosto 2010

Logorio da chiacchiere sul web


Feisbuc, mavaffanquiz...

Patchwork all'uncinetto? Si grazie

E dire che l'ho sempre snobbato... Ma ho visto questo lavoro su una rivista che mi è stata regalata da mia cognata, e mi sono detta "proviamo".

Io ci ho provato con del cotone n. 5, non è molto fine ma ne avevo da finire rimasto da un lavoro precedente (che poi ho dovuto acquistarne ancora per finire questo quindi ne ho di nuovo, vabbè). Il centro ha trovato posto sul tavolo dell'ingresso, che in questi giorni è più un magazzino che altro quindi non ci fa una gran bella figura, ma sempre sperando in tempi migliori (quando in casa avranno un po' più il senso dell'ordine, io ci spero sempre) io intanto lo uso.

sabato 7 agosto 2010

Questa è l'apoteosi...


"Guarda, è impossibile che tu abbia il cancro e una malattia reumatica, mi hanno detto che le due malattie non possono convivere. Preferirei mille volte fare a cambio con te e prendermi il cancro piuttosto che tenermi questa (malattia reumatica, ndM) che non mi abbandonerà per tutta la vita".

Questa mi è stata gentilmente regalata infiocchettata ben bene da una persona conosciuta da poco, giovane più o meno quanto me, reumatica.
Ragazzi, io non ho più parole, pensavo di averle sentite tutte, ma a quanto sembra non si può mai mettere un limite alla fantasia.
Ha ragione Laura, mettiamo su un circo, magari ci guadagnamo qualcosa.

venerdì 6 agosto 2010

Psicologia del battipanni


Classico: la combina grossa, gli dici di non farlo, ti risponde "non lo faccio più", ti giri e lo rifà. Il papà lo sgrida, lo spedisce in camera sua in punizione e lui ci va urlando come una iena. Dopo cinque minuti si calma, esce dalla sua stanza, ti dice di nuovo che non lo farà più, gli spieghi PERCHE' tal cosa non andava fatta e PERCHE' il papà si è arrabbiato, lui chiede la revoca della punizione. Gli dici che no, la punizione la sconta perchè si e basta, perchè è l'ennesima scena che si ripete sempre uguale, lui torna in camera urlando di nuovo e il doppio più forte di prima (ho anche pensato che mio figlio fosse posseduto dal demonio per due secondi), sbatte la porta e inizia a... pestare tutto quello che trova.
Tu vedi nero, sali le scale pregando sant' Antonio di raccomandarti alla pietà divina per quello che ti passa per la testa, entri in camera, raduni le forze per combattere fisicamente contro trentun chili di seienne infoiato e BAM!, alla faccia di chi scrive tomi sull'educazione senza avere figli suoi, delle tate angeliche della televisione che mettono a posto bambini sulla strada del riformatorio facendoli giocare tutti assieme a mamma e papà (secondo me li ipnotizzano) e stramaledicendo quelle riviste che ti sei pippata mentre eri in gravidanza, piene di articoli sull'educazione libera e sulla consapevolezza che il bambino è un adulto in miniatura e come tale va trattato. Psicologia del battipanni, ecco l'unico sistema educativo che accetto in certi momenti.
Scendi, hai il fiatone (povero il mio cuore, spero mi perdoni, stasera doppia dose di pastiglie), ti siedi e oltre a riprenderti dallo shock non riesci a pensare a niente che non sia "ma che carattere dimmè". Lui, non io.

Passa un'oretta scarsa, esce col papà, arrabbiato (LUI, perchè HA RAGIONE LUI), e torna con in mano un pacchettino.
Per me.
Il calumet della pace.
Un braccialetto con le perlotte grosse e informi, lilla, di quelli che vanno di moda quest'anno. Carino.
Mi dice
"mamma ti ho portato un regalino, facciamo pace" E'un braccialetto, l'ho scelto io sai? Gli ho anche detto alla commessa che hai le braccia gonfie, mi ha detto che questo ha l'elastico.
Per la trecentosettantottesima volta in sei anni e mezzo.

Non ditemi "che tenero", io glie l'avrei fatto mangiare, sono CERTISSIMA che la scena si ripeterà, il Power è un gran bel bambino ma è estremamente distratto, ma un distratto a trecentosessanta gradi, di quelli per cui non c'è speranza avendolo nel DNA (e sottolineo EREDITATO DAL PAPA', ma questo è un altro discorso).

Il difficile non è fare pace. Non è nemmeno non sentirsi in colpa, ci ho fatto il callo, so di aver agito per il giusto e al momento giusto, non mi mangio più il cuore soprattutto sapendo che se avessi fatto diversamente sarei stata presa per il cù il doppio di quanto non lo sia stata già così.

Il difficile è sapere che domattina ci sveglieremo, lui verrà sul lettone come ogni mattina a cercarmi, io sarò ancora incavolata mentre a lui non passerà nemmeno per la testa che io possa esserlo (maschio è) ma avrò anche voglia, come ogni mattina, di spupazzarmelo un po' prima che la giornata cominci. Il difficile è trovare la via di mezzo tra la mamma tenera e quella coerente. Il difficile è accettare che comunque si agisca si sbaglia sempre, pur con le migliori intenzioni, pur nella consapevolezza che quello che gli trasmetti oggi gli servirà un domani, e caspio, è una gran bella responsabilità.

Di nuovo in libreria


Stamattina ho caricato il Power e mia madre e siamo andati in libreria, alla Feltrinelli, che è grande e bellissima, in cerca di un libro appunto da regalare.
E un bel regalo me lo sono fatta anch'io, cavalcando l'onda dell'entusiasmo:



In edizione ipereconomica (poco meno di cinque neuri), visto che in biblioteca non c'era ho pensato che sarà un buon compagno durante la degenza in ospedale. Già che ci sono ho deciso di leggerli tutti, uno alla volta, e il libro che seguirà sarà sicuramente "Ragione e Sentimento".
Intanto sono ancora a metà lettura di "Orgoglio e Pregiudizio", perchè ogni volta che ho terminato i lavori di casa e penso "toh, adesso mi metto lì a leggere un po'" QUALCUNO mi piomba addosso perchè
"mamma visto che non hai niente da fare facciamo questo e quello?". E certo...

giovedì 5 agosto 2010

Sproloqui- accontentatevi


-Hai lavato bene i denti?
-Si.
-Fai vedere, apri la bocca.
-AAAAAAAAAAAAAAAA
-Devi spazzolarli meglio, quelli davanti sono gialli, e sono anche quelli definitivi.
-Papà, nessuno è perfetto...

martedì 3 agosto 2010

Sito interessante...Cucito creativo!

Guadda guadda dove mi ha indirizzato un'amica:
http://www.skiptomylou.org/
E c'è anche la sezione TUTORIAL! Ho trovato le spiegazioni per fare un portalaptop imbottito che DEVO assolutamente fare...^_^

lunedì 2 agosto 2010

SAL spazzatura: non l'ho dimenticato...

...ma solo omesso di fotografare e aggiornare. Lo scorso anno sono stata abbastanza puntuale, quest'anno sono stata presa da altre cose e non sono stata presente agli appuntamenti con il SAL SPAZZATURA a cui partecipo tramite il blog di PAT. Ma il mio bel barattolino l'ho riempito eccome, mi torna così comodo per radunare le codette senza lasciarle sparse su divano o tavolo che sia... E allora ecco il mio vasetto di rimasugli azzerato lo scorso fine dicembre e ripartito alla grande:

Fotografato in postazione COFFEE BREAK, non per un motivo preciso ma perchè mi è venuta così (vorrei dare un tono più poetico alla cosa ma cosa sto a inventare...). Non ho ricamato molto in questi mesi, vuoi per un po' di problemini fisici che me lo hanno impedito, vuoi perchè ho uncinettato come alternativa, e comunque grossa parte di quello che ho ricamato non posso postarla perchè destinata a persone che so passare di qui (o almeno passavano dal vecchio blog a crocette). Rovinerei l'effetto-sorpresa.
In questi giorni, finiti i parrocchetti, ho ripreso in mano un ricamo iniziato qualche mese fa, su tela grigia, un soggetto di Passione Ricamo. Sto letteralmente impazzzendo!

Jack invece mira alto



Se gli mettessi un pezzetto di velcro sotto potrebbe fare da peluche decorativo permanente. Giusto per non cadere mentre l'auto è in marcia.

Dormire



Il Power è decisamente originale. Anche nello scegliersi le posizioni per dormire.