giovedì 30 settembre 2010


Per le cose brutte ma soprattutto per le cose belle.
Da mattina a sera.
Anche davanti a una semplice immagine.
Soprattutto dopo aver fatto un bel sogno.
Un sogno ad occhi aperti.
Piangerei in continuazione in questi giorni.

Saranno gli ormoni impazziti.
O sarà una fase della crescita. Una fase umida. Decisamente umida.



Powerdoccia


Ore diciannove, interno giorno, piano di sopra, in fondo al vialetto. Ora della Powerdoccia, che il Power fa da solo, ma che per entrarci (nella doccia) impiega si e no venti minuti spesi in: pipì, pose varie da Power Ranger, prova di nuove mosse di distruzione dei nemici, prove di canto, minuzioso controllo della propria immagine estetica allo specchio in più pose, gioco col pisellino, risposte alla mamma che incita a darsi una mossa,  varie ed eventuali.

Capita, raramente ma capita, che a quell'ora mamma e papà siano in casa entrambi, e se la cena non prevede una preparazione lunga e laboriosa la mamma che fa? Si appoggia sul letto a recitare un mantra per affrontare la cena con la calma necessaria.
Il papà si avvicina e chiede coccole.
La mamma gli carezza la testa (con sottinteso "non chiedermi di più che mi sconcentri").
Il papà chiede di più.
La mamma risponde che col cavolo, cosa vuole a quell'ora e in quel frangente, cose losche?

E dal bagno arriva l'urlo imperante:
MMMMMMAMA!!! RICORDATI! TUTTO QUELLO CHE GLI FAI AL PAPA' ADESSO, ME LO FAI DOPO ANCHE A ME!

Nel "varie ed eventuali" è compreso anche il tenere le orecchie tese. Non si sa mai.

martedì 28 settembre 2010

Due ricamini speciali

Ho ricamato un po' in queste settimane! Ho iniziato a dedicarmi al Natale, e le ricamine ben sanno che non è per niente presto...
In ospedale avevo iniziato un banner che mi è stato regalato da Meg, piccino ma delizioso, l'ho terminato qualche giorno fa

Ora non mi resta che rifinirlo in alto e in basso prima di esporlo con il suo apendino, pensavo a delle stecche di cannella infiocchettate ma devo ancora pensarci su bene.
E due giorni fa esatti ho terminato questo, ricavato da un free di EMS
E' un ricamo particolare che è già stato incorniciato con una cornice semplice semplice, verde, che richiama il colore delle foglie delle rose. Il significato lo sapete, non occorre spiegarlo, e i destinatari del quadretto sono delle persone meravigliose che oltre a restituirmi la vita mi hanno dato un affetto che la rende decisamente migliore.
Ai prossimi lavori!

lunedì 27 settembre 2010

Chi mi aveva chiesto un ricamo?


Oggi ne ho finito uno ad hoc, la destinazione la lascio immaginare alla fantasia di chi guarda.



Lo avevo pensato per il suo significato generale, solo da qualche giorno mi sono resa conto che ci sono proprio due rose al centro. Due rose come me e mia madre. Lei lo ha già visto e si è commossa. Vado a incorniciarlo.

Legami



Sabato, due giorni fa, F. si è risposato. Mi aveva annunciato le sue seconde nozze circa sei mesi fa, durante una telefonata che doveva essere un motivo di gioia, e si è trasformata in una telefonata di grandi notizie da parte di entrambi. Buone da parte sua, decisamente meno da parte mia. Mi sono ricordata che si sarebbe sposato sabato solo qualche giorno fa, ma non essendone sicura gli ho mandato un sms per averne la conferma. Morale, si è dimenticato di mandarmi la partecipazione. Va beh, non ci sarei andata comunque al suo matrimonio. Troppo lontano, sia in termini di chilometri, sia in termini di distanza affettiva. Insomma, fare tutta quella strada per lui non avrebbe valso più la pena. Tantomeno oggi.

Ecco un esempio di un rapporto di quelli che mi hanno insegnato, nel tempo, due cose: primo che i legami affettivi cambiano peso col passare del tempo, e secondo che non ho ancora perso la propensione a soffrire per questo.

C'è stato un tempo in cui volevo bene a F., e lui a me. Ma non mi si fraintenda, niente di diverso da un profondo affetto sincero, una confidenza leale, una stima reciproca. Per me aveva un peso. Un grosso peso, visto che gli ho affidato confidenze che si riservano a un amico in cui sai di poter riporre quello che sei senza dovertene vergognare. Ecco chi era per me F., un amico che nonostante l'enorme distanza fisica che ci ha divisi è rimasto per anni l'Amico con la A maiuscola. L'Amico che ho perso ufficialmente per un motivo molto semplice, in realtà perchè doveva andare così. Per le solite, classiche ragioni: perchè la vita ti divide, ti cambia, ti allontana, ognuno è preso dalle sue cose, dalle sue scelte, dai suoi incontri, insomma, si cambia e si scopre a distanza di anni che quello che prima aveva un valore enorme ora non lo ha più. Quello che ti sembrava un baule è in realtà ora una scatolina, carina, colorata, ma pur sempre una scatolina.

Mi vanto sempre di non buttare via niente. Ora la tentazione di buttare un paccone di lettere ce l'ho, e forte, e ho anche la prospettiva concreta di poterlo fare visto che a giorni mi consegnano una stufa nuova di pacca che verrà installata in soggiorno. Lui il paccone di lettere lo ha bruciato, o perlomeno, sua moglie (la prima moglie) per lui lo ha fatto, presa da una gelosia che non aveva ragione di essere ma che rispetto. Io non ne ho avuto mai il coraggio, perchè per me una parola scritta vale più di mille telefonate, di mille emails, di mille sms. Una parola scritta è un dono, chi la scrive ha impiegato del tempo per farlo, ha dovuto trovare la necessaria tranquillità e il necessario stato d'animo per farlo, e non è come trovare il tempo per fare uno spuntino a metà pomeriggio. Per me almeno è così, visto che io ho bisogno della necessaria tranquillità ed atmosfera anche solo per scrivere un banale biglietto di auguri. Io guardo la grafia, perchè mi dice molto sul momento in cui una riga è stata scritta, guardo la carta (ed apprezzo infinitamente le lettere scritte sui fogli di quaderno strappati, che stanno a dire "avevo così tanta voglia di scriverti che non ho voluto sprecare tempo per cercare un foglio coi fiorellini"). Quando leggo una lettera "sento" la persona che la scrive, me la vedo davanti come se mi parlasse vis à vis, ne immagino il tono di voce. Per me è meraviglioso. E le confidenze di F. erano raccolte in tantissimi fogli di quaderno, scritti fitti fitti, in più riprese durante una stessa giornata, o in una stessa settimana. Avevo ventiquattro anni quando io e F. ci siamo separati fisicamente e abbiamo dato spazio alle lettere, ventisette quando hanno cessato di viaggiare. E in questi successivi dieci anni si è andato dissipando anche il resto. Da mesi mi sono abituata all'idea, da mesi me ne sono fatta una ragione.
Mi sono fatta una ragione del fatto che dalla sua vita sono scomparsa, perchè a essere onesta con me stessa anche lui è scomparso dalla mia. Senza motivi particolari e senza particolari patemi, senza rimpianti nei suoi confronti, con l'unico piccolo dispiacere di non essergli stata vicino in un momento di particolare sofferenza, ma non potevo esserci perchè lui stesso non me ne aveva messo al corrente. E se un amico non ti dice che sta soffrendo, non ti dice cose pesanti come il fatto che si è separato dalla moglie e che gli è morto il figlioletto, allora davvero ti rendi conto che nella sua vita non ci sei più. Semplicemente, discretamente te ne sei andata dai suoi pensieri come lui dai tuoi, non ci sei più e non c'è più nemmeno lui. Mi chiedo solo, oltre a delle lettere che desidero buttare ma non ho il coraggio di farlo per i motivi di cui sopra, cosa sia rimasto. E se ha realmente senso tenerle, come se rimanessero lì nello scatolone in attesa di essere riesumate in un'età in cui vivere di ricordi è l'unica cosa che ti fa alzare dal letto la mattina, che ne so, tra cinquant'anni.  

Mi chiedo, ancora, quanti legami mi aspettano, a quante persone ancora devo affezionarmi per poi rimanerci male quando il tempo farà scemare i legami, mi chiedo quante volte ancora dovrò soffrire nell'intimo per aver preso l'ennesima tegola in testa,  sapendo di poterla evitare solo ricordandomi che non sono più una ragazzina. Perchè quando dico che mi sento di nuovo adolescente non scherzo mica. L'adolescente è anche quello che tra le altre cose non ha ancora una scorza dura tutta attorno, quella scorza fatta di esperienze della vita che dovrebbero insegnarti a difenderti intimamente. Ecco perchè soffro per una telefonata che  oggi non arriva, per una aspettativa delusa, per uno sguardo che lascia adito a più interpretazioni e io vado a tenermi stretta proprio quella più improbabile. E mi do della sciocca da sola. Ma questa è tutta un'altra storia.

Allora, sabato F. si è risposato, io sono sinceramente felice per lui se lui è felice, le sue lettere rimarranno lì ancora per un po' che tanto non saranno quelle a rubare il posto alle cose che ora sono importanti (il peluche lilla che ci sta sopra, regalo di una mia cugina, che mi ha fatto da compagno durante i pomeriggi passati a letto con la chemionausea) e io continuo a fare il mio lavorìo interiore, che sarà anche utile per crescere, ma devo ancora scoprire come.

sabato 25 settembre 2010

Come su feisbuc


Mamigà è contenta perchè oggi ha riscoperto l'uso del pettine.

venerdì 24 settembre 2010

Terribilmente viva


Lo struggimento fa parte della vita, di solito si inizia a provarlo da adolescenti, si abbandona quando si diventa persone adulte e mature, e a volte - capita - si riscopre prima dei quarant'anni. Ho scritto qualche post fa che mi sembra, talvolta, di essere tornata adolescente, e continuo ad esserne convinta, tanto da essere sprofondata nello struggimento e nel crogiolio del dolore interiore e goderne, perchè in fondo il crogiolamento nel proprio dolore alla fine non fa altro che farti sentire terribilmente viva. E chi pensa che mi strugga solo per la malattia ha pensato solo a metà della verità. L'altra metà non la posso proprio sbloggare. Se da una parte mi vergogno perchè a trentasette anni dimostrarne interiormente quindici non è proprio quello che ti fa vedere come una persona molto sana di mente, dall'altra mi comprometterebbe troppo. E poi diciamolo, a noi donne piace e strapiace lasciar intuire di essere avvolte da un alone di mistero, un mistero che solo chi ha il coraggio di guardarci negli occhi intuisce esistere, anche se ci vuole ancora più coraggio a cercare di carpirlo. Molto coraggio. E a me piace guardare negli occhi le persone, è una cosa che mi aiuta a scegliere se amarle od odiarle. Ma indifferente non mi lascia mai. E' anche pericoloso, ma anche questo mi fa sentire terribilmente viva. Amaramente, profondamente, terribilmente viva.


Stamattina sono stata a fare la prima della nuova serie di immunoterapie, il mio caro Hercy, il mio compagno che se lo senti nominare senza conoscerlo fa una certa irragionevole impressione. In realtà ci ho fatto amicizia da un pezzo, credo dal giorno in cui me lo hanno somministrato per la prima volta da solo (un boh numero di settimane fa) e mi sono resa conto che oltre  ad avermi fatto lo scherzo (di cattivo gusto in realtà) di attaccarsi al mio cuore (l'amour...) e lasciarmi un po' di stanchezza addosso, il resto è solo beneficio. O almeno si spera, a lungo termine. Una mattinata come tantissime altre, gente che corre in continuazione per il corridoio del reparto, dentro e fuori dalle stanze, camici e mica camici che volano, e troppi, troppi pazienti in attesa. Troppi se penso che quando ho iniziato le terapie non era così pieno. Troppi se penso a quanta gente malata c'è lì dentro (e non è un grande ospedale!). Troppi in ogni caso. In altri tempi avevo lo stato d'animo che mi permetteva di tirar su le mie vicine di poltrona, oggi loro hanno tirato su me per quanto possibile (tranne nel momento in cui l'unica poltrona a liberarsi per prima  è stata quella alla mia destra e chi si va a sedere?
LEI: ma oggi, mi si creda, primo non me ne è importato un granchè, e secondo l'ho trovata molto cambiata, il che mi fa pensare che dopotutto anche i trattori ogni tanto si ricordano di avere dei pezzi simili agli apecar).

Ieri ho parlato alla mia mamma. Le ho detto. Ho fatto quello che mi è stato suggerito dal dottor Clooney, le ho parlato. Un po' l'ho buttata sull'ironico come è di mio stampo, un po' sul serio, ma ho detto quello che dovevo dire. Penso che il suo carattere fondamentalmente positivo e combattivo le permetta di guardare alla cosa con ottimismo, lei si consola del fatto che la mia esperienza che tutto sommato non è stata una tragedia greca è una garanzia che ce la si può fare e ce la si fa. In fondo non ho passato sei mesi in un letto di agonia. E l'età, ne sono sicura, aiuta a guardare alle cose con più obiettività. Ovviamente non le ho detto tutto, intanto perchè tutto non lo so nemmeno io, poi c'è la consapevolezza che ognuno vive le fatiche e le esperienze forti a modo suo e non è detto che lei la viva come me, e terzo se avessero detto tutto anche a me fin dall'inizio non so se avrei avuto il coraggio di farmi chemiotizzare e tutto il resto.

E infine oggi è un mese esatto  che sono stata operata. Le cicatrici sono belle pulite e sto facendo l'abitudine alla loro presenza, non mi sento più menomata e udite udite, stamattina ho messo il gel in testa per non uscire sapendo di assomigliare a una che ha messo le dita nella presa elettrica.
E mi sono fatta un regalo: ho rimesso lo smalto alle unghie. Scrivere una pippa come questa mi ha permesso di asciugarlo senza starmene con le mani in mano. Perchè Mamigà con le mani in mano non riesce a stare mai. Solo quando si abbandona nei suoi pensieri. Il che è decisamente pericoloso.

giovedì 23 settembre 2010

Fiducia


E poi domani si ricomincia con Hercy. Giuro che la tentazione di mollare è stata forte, e lo è ancora. Probabilmente sono io l'incosciente, che siccome la bestia non mi faceva assolutamente male quando l'ho trovata, sottovaluto l'importanza di tutto questo ambaradam che mi si avvolge attorno. A volte ho avuto la sensazione, in questi mesi, che i medici abbiano un po' troppa fantasia nel giocare con le flebo, abbiano una smodata passione per gli aghi e un esagerato amore per la chimica.
Come mi  passa questa sensazione?
Semplice.
Immagino di rivelarla al dottor Clooney, e lui per tutta risposta prende qualcosa di simile a una mazza da baseball e inizia a darmelo sulla testa:


Che
SBAM
cosa
SBAM!
mi
SBAM!
sono
SBAM!
laureato
SBAM!
a fare
SBAM!
secondo te?
SBAM!



 



Che poi in reparto non circoli la voce che io non mi fido di loro. Bisogna fare di necessità virtù...

Riprendiamo in mano "la faccenda", per due


Sembra che qualcuno ce l'abbia con noi. Ma per davvero, e quel qualcuno si sta divertendo anche. E che non mi si venga a dire che sono le cose della vita: si, saranno anche le cose della vita, ma tutte in una volta? Tutte una dietro l'altra? Tutte che sembrano tese soltanto a metterci alla prova, senza mai un momento di pausa, e tutte estremamente dure da guardare in faccia?

Sto male, sto soffrendo da tre giorni, sto chiedendo a me stessa di tener duro e di guardare avanti, nel mio intimo desidero solo la solitudine, nient'altro che la solitudine, ho un macigno nel cuore così pesante da chiudermi perfino la bocca. Mi rialzerò tra un po' come ho fatto otto mesi fa, mi rialzerò tra qualche giorno e tornerò a respirare, finirà questa apnea e ricomincerò a lottare. Per me, per la mia famiglia.

E per la mia mamma che ha la mia stessa bestia, non sa ancora di averla, e non so se averlo saputo prima di lei è un vantaggio perchè "così ti prepari" (dottor Clooney, essere preparati non significa necessariamente soffrire di meno) o uno svantaggio, perchè a guardarla negli occhi rimanendo impassibile non ci riesco da qui al giorno della visita.

A volte la fiducia che viene riposta in me pesa più di un macigno. Ma sono grata ai miei medici di avermela data. Meglio così, che non il contrario. Almeno posso essere consapevole che quello che ho passato finora non è fine a sè stesso, e mi servirà da bagaglio per sostenere in maniera concreta proprio chi in questi mesi ha sostenuto me.

Ce la posso fare. Ce la devo fare.

martedì 21 settembre 2010

Riprendiamo in mano "la faccenda"


Ooooochei, si riparte. Ricominciamo a prenderci cura del tumore che non c'è più, perchè la prevenzione delle recidive è necessaria (giusto dottor Clooney?) anche se lunga.
E allora domattina facciamo controllare i piani sottostanti, domani pomeriggio c'è la visita col radiologo per iniziare la radio, e venerdì si riparte con le infusioni di Hercy.

Non cercate di capire il micro post precedente, vi prego. Solo tre o quattro persone tra quelle che leggono (e commentano) possono arrivare a capirne il significato, ed è talmente grosso che per adesso non mi riesce nemmeno di buttarlo giù. Non oggi.

domenica 19 settembre 2010

Le reazioni del Power


Dalla scorsa primavera, più o meno, il Power nei suoi eccessi d'ira era passato dalla reazione "distruggo tutto quello che mi capita sottomano" a "E IO MMMMMMENEVADO!", prendendo realmente la via della porta, percorrendo a passo spedito il vialetto agitando le braccia come un mulino a vento, salvo poi fermarsi a riflettere e brontolare in fondo al vialetto tornando poi piangendo sui suoi passi. "Va bene", mi sono detta, "so di altri bambini che passano attraverso questa fase, gli passerà". Non me ne sono mai fatta una tragedia, piuttosto l'ho sempre preso in giro rispondendogli "vai vai, se vuoi ti preparo la valigia".

Da qualche giorno però la musica è cambiata, e quella che suona adesso non mi piace per niente. Quando il Power è fuori di sè mi urla (o lo urla a suo padre, è indifferente): "Allora uccidimi, dai, staccami la testa, sparami! ".
Ora, io non è che ci trovi molto da ridere e da prendere in giro. Come mamma dire che rimango allibita è dire poco. Soprattutto dopo che stamattina, giocando insieme a lui a un semplice gioco da tavolo, ha fatto di tutto per perdere le partite dicendo che lui non vuole vincere. Lui, il Power, lo stesso che fino a pochissimo tempo fa ogni volta che perdeva una partita ne faceva una mezza tragedia. Si sta comportando come se le cose debbano andare a tutti i costi a suo discapito.
Sinceramente non so cosa passi per la testa di mio figlio. Mi auguro solo che non sia successo qualcosa a scuola che lo porti a pensare in questo modo. Vederlo fare il gesto di tirarsi su la testa con le mani nel gesto di strapparsela nei momenti di ira non è proprio bello da vedere, almeno per me.

Gatteria... blah!


Ho già sentito parlare di gatti che in preda al panico se la fanno addosso (e non parlo di pipì), ma non era mai capitato ai miei. Finora.
Povera Amy. Devo dire però che oltre allo schifo d'obbligo, porella, nel cercare di riprendersi dall'assalto di Syntethic (leggi micio grigio a pelo stralungo di un vicino, della sua stessa età ma grosso il doppio più il pelo) una certa dose di ridicolo l'aveva...



sabato 18 settembre 2010

Lavoretti

Avevo cambiato piattaforma perchè la precedente non mi soddisfava granchè... Vabbè, ho capito che non è questione di piattaforma se aggiorno poco il blog, quanto proprio la pigrizia nel far foto e modificarle per renderle adattabili alla pagina (e il meno sfocate possibile... vabbè, metto via qualche soldo e vedo di recuperare una fotocamera nuova prima o poi).
Comunque, non me ne sono rimasta con le mani in mano in queste settimane, soprattutto perchè visto che sono in convalescenza di tempo ne ho avuto per darmi da fare quanto a creatività.
Innanzitutto ho dato un colpo di reni a un centrino che avevo iniziato un anno fa: credetemi, non era affatto impegnativo, solo che sapete quando un lavoro all'inizio vi prende tantissimo e andando avanti vi rendete conto che in realtà vi fa schifetto o qualcosa del genere? Beh, questo centrino

era uno di quei lavori. Che poi non è venuto granchè male, solo che forse se lo realizzavo in bianco rendeva più visibile il motivo. Comunque ora se ne sta in ingresso sotto a un vasetto con due rametti di rosmarino.
E poi, cosa sarà questo?

Un occhio speciale fatto a uncinetto, tutto a maglia bassa, con un bottone recuperato al centro e una lunga catenella a mò di asola, tutto per recuperare un avanzo di cotone e farne un...

...trovacellulare, che esce dalla borsetta quando me la metto sulla spalla e mi permette di trovare appunto il cellulare quando squilla, senza ravanare per un quarto d'ora nel marasma che c'è dentro finchè chi chiama si stufa e riattacca prima che riesca a rispondere. E' successo come minimo qualche centinaio di volte. Ma adesso ho il mio occhio magico...
E questa


E' una confezione particolare che ho realizzato per un lavoro particolare.

E' un centrino a tombolo che però non ho realizzato io, lo ha fatto la mia mamma, le serviva una confezione rigida ma delicata per poterlo trasportare in una borsa fino a Venezia. L'interno infatti l'ho fatto con un quadrato di cartoncino foderato con un ritaglio di velluto, e il centrino è tenuto fermo da un nastro sempre in velluto le cui due estremità sono incollate sul retro del cartoncino stesso. Due strisce di cartoncino ondulato incrociate e incollate in mezzo, nastro di raso e fiorellini finti sempre riciclati e voilà.
Confesso che però la tentazione di consegnarle la confezione chiusa ma vuota e tenermi il centrino è stata forte, solo che sai che figura poi avrebbe fatto mia madre nel regalare una confezione vuota...

LOL


venerdì 17 settembre 2010

Speranze


Lo scorso otto febbraio sono stata informata di avere il cancro.
Stamattina, venerdi 17 settembre, ho saputo ufficialmente di non averlo più.
In questi mesi ho vissuto la mia battaglia, che ha avuto i suoi alti e bassi, che mi ha insegnato tante cose, e da cui ho tratto le riflessioni più profonde. Oltre che a farmi una cultura sommaria su qualcosa che non conoscevo.

Ma oggi pomeriggio sono stata prima a fare le condoglianze alla mia vicina, la mamma di A., poi con il Power all'ultima parte della funzione religiosa che si è tenuta in cimitero (al funerale in Chiesa è stato solo Papigà); ho pensato che è abbastanza grande per imparare ad affrontare queste cose, anche se al funerale non mi sono sentita di portarlo perchè zitto non sa stare. Il Power ha fatto mille domande, e spero di essere riuscita a dargli le risposte giuste (va beh, in mezzo c'è stato anche un "mamma e se esce uno zombie da sotto terra", ma fa parte della sua fantasia).
Ecco. A. non ha avuto nemmeno nè il modo nè il tempo per lottare. Non so con che forza la mia vicina di casa e sua figlia abbiano potuto chiedermi come sto. "Vinci anche per lui", mi hanno detto, e io non riesco ancora a capacitarmi come si possa essere così attenti a chi ti sta davanti in un momento di dolore così forte. Sono rimasta davvero senza parole.
Sono tre giorni che non faccio che pensarci. Sono tre giorni che ogni volta che penso a quella mamma mi salgono le lacrime, perchè sono mamma. Penso a sua sorella e mi si stringe il cuore, perchè sono sorella anche io. Penso a quel bimbo, ma anche all'altra figlia che aveva, adolescente, che non viveva con lui, perchè sono figlia. Penso alla sua compagna, che tra l'altro si chiama come me, perchè sono moglie. Penso ad A., perchè il cancro so cos'è, ma sono stata così fortunata da sapere anche cosa vuol dire avere una speranza, mentre lui no. Loro sapevano. Tutti loro sapevano, e mentre sua sorella me lo diceva oggi mi si è agghiacciato il sangue.


 

L'istologico, questo temuto...



Margini di resezione puliti... Linfonodi negativi...

MONDO, SONO GUARITA!





E da oggi... solo prevenzione delle recidive. Che sarà anche lunga, ne verrò a capo tra molto tempo, ma che vittoria...

mercoledì 15 settembre 2010


Il mio vicino M. viene a casa mia talmente raramente che quando lo vedo avvicinarsi mi viene sempre la pelle d'oca.
Oggi è venuto a darmi una notizia che mi ha raggelato.
Stamattina è morto un altro vicino, A.

Aveva 45 anni.

Aveva un figlio di un anno

e una compagna più o meno della mia età.

Aveva una mamma che è una persona splendida, e che in un anno ha vissuto solo lutti.

Aveva anche il cancro. Un tumore al pancreas diagnosticato non più di un mese e mezzo fa. Doveva iniziare il primo ciclo di chemioterapia in questi giorni. Evidentemente troppo tardi.

Il primo che mi viene a dire che dio è misericordioso...

martedì 14 settembre 2010

Ok, ho esagerato

Ogni tanto mi dimentico di essere cardiopatica. Oggi ci ha pensato lo stesso protagonista a ricordarmi che non è il caso di strafare mettendo le sue esigenze in secondo piano.
Vabbè. Rimaniamocene stese e belle tranquille, domani andrà sicuramente meglio. E cerchiamo di farci passare anche questo attacco d'ansia.
Stasera Mamigà è proprio da rottamare...

Appunto, chi ben comincia...


-Allora, studentello, come è andata oggi?
-Hm...
-Hm? Cosa vuol dire HM?
-Vuol dire che ho fatto il birbantello...
(Ha detto proprio così, birbantello, e giuro che non l'ha sentita a casa questa parola...).
-E cioè? Metti giù il giornalino e guardami.
-Non mi ricordo.
-Si che te lo ricordi, stai fermo un momento e raccontami.
-Eh, c'è che mi sono messo a giocare con l'astuccio...
-E?
-E il maestro mi ha detto di non farlo e di ascoltare.
-E?
-E io ho continuato a giocarci...
-E quindi?
-E il maestro me lo ha sequestrato.
-Power, ti avevo pur detto che la scuola non è l'asilo...


Ok, cominciamo a farci riconoscere.

lunedì 13 settembre 2010

E il Gi?


Adesso mi rimane da spiegare al Power che il suo migliore amico, il suo fratello di combattimenti, l'altra metà della sua mente contorta, il GI per intenderci, non frequenterà la sua scuola. Ho ricevuto un messaggio dalla sua mamma stamattina, in cui mi comunicava di aver cambiato casa la scorsa settimana, di essere andata a stare col bambino in una abitazione più comoda a quattro chilometri da qui e quindi le fa più comodo portare il bambino nella scuola del paese vicino. In un certo senso è meglio così per diversi motivi, ma sinceramente mi chiedo come reagirà il Power quando per forza di cose si accorgerà della sua assenza.
Oggi non ci ha fatto caso, era troppo preso dalla novità. E io ho intenzione di starmene zitta zitta finchè non sarà lui a chiedere come mai il suo amico non c'è più. Inutile rovinargli i primi giorni di scuola.
Ma magari la prenderà meglio di quanto penso. E in fondo sono solo quattro chilometri.

domenica 12 settembre 2010

Ma sei un fiore! E come ti stanno ricrescendo i capelli!


Così mi ha detto la mia amica M., mamma di un compagno del Power, mentre addentavo un panino al salame.
E' vero,  ci penso ogni tanto in questi giorni. Da quando ho finito la chemioterapia (è passato un mese e mezzo dall'ultima infusione) sono tornata a nascere pian piano. Me lo sento addosso, nonostante siano tornati prepotenti i dolori al bacino, ai piedi e alle ginocchia per via della mia cara amica artrite, nonostante abbia affrontato l'intervento e abbia un bel fastidio al braccio e sotto la spalla sinistra, mi sento di nuovo uscire da dentro una grinta che evidentemente non rimane inespressa. Il fisioterapista mi ha detto di non guidare auto nè bicicletta per un mese, due giorni fa non ne ho potuto più e ho ricominciato a vivere, e per "vivere" intendo riprendere possesso del mio corpo che fa quello che deve e vuole fare, compreso uscire quando vuole con i mezzi che desidera e per la distanza che può permettersi di percorrere. Già sono limitata nei movimenti dalla mia compagna di esistenza, non intendo fossilizzarmi più del necessario anche per un tumore che mi ha rubato fin troppo per i miei gusti finora.

E domani... a scuola


E' emozionato il Power stasera. Non riusciva ad addormentarsi, sono stata con lui un pochino finchè si è assopito, come facevo quando era molto piccolo.
Probabilmente è scontato dirlo, ma quando si hanno figli è naturale tornare spesso alla nostra infanzia, immergersi nei ricordi a ogni piè sospinto, ritrovare immagini, colori, profumi, sensazioni a pelle.
Ero emozionata anch'io ogni primo giorno di scuola, mi sembrava di avere davanti una cosa grande, iniziare il diario nuovo era come aprire un regalo ed ero stracolma di tutte le buone intenzioni possibili per quello che mi apprestavo a vivere. Col mio bel grembiule stirato di fresco, chi si ricorda il grembiule nero con il colletto bianco e il fiocco rosso? La cartella (non si usava ancora lo zaino), i capelli rigorosamente legati in code o trecce, l'invidia per chi alla ricreazione tirava fuori il sacchetto di patatine mentre la mamma (saggiamente) a me rifilava sempre crackers, o pane e marmellata, o la fetta di torta fatta il giorno prima, al massimo due brioches ma era proprio una rarità.
Oggi pomeriggio siamo stati alla prima festina di compleanno per quest'anno scolastico, compie sei anni una compagna del Power. Una festa divertente, nel senso che essendo organizzata in un ex asilo, i bambini hanno avuto di che correre nel giardino e giocare con scivoli e altalene, mentre per noi era stata attrezzata una riga di tavolini e panchine su cui appollaiarci a chiacchierare. E di cosa si poteva chiacchierare se non di domattina? Essendoci solo due sezioni di prima elementare e una sola sezione per classe di asilo in paese, vien da sè che il Power conosce già i tre quarti dei suoi compagni di classe delle elementari (altri quattro o cinque sono bambini del paese che hanno frequentato la materna in paesi vicini per vari motivi). Un vantaggio per l'inserimento, un cambiamento più soft. Ecco, quando sono andata a scuola io è stato ben diverso, le sezioni nelle scuole erano sette od otto, e io sinceramente non ricordo di essere stata così presente a me stessa a sei anni come lo è mio figlio oggi. Non almeno in prima elementare.
Non voglio fare programmi perchè con mio figlio, me lo insegna l'esperienza, non si può mai prevedere nulla. Domani inizierà la prima elementare, io come ogni mamma sono estremamente orgogliosa, estremamente emozionata ed estremamente speranzosa che il cammino che va ad iniziare sia sereno, che si appassioni all'apprendimento di cose nuove come ha sempre fatto da quando è nato, che vada tutto bene. E che riesca  a star seduto dietro al banco senza farlo saltare in continuazione come fa con la sedia durante i pasti in famiglia.


SUL MATRIMONIO
(Gibran)


Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos'è il Matrimonio, maestro ?
E lui rispose dicendo:
Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.



Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.



Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

 




Un sincero grazie a chi me l'ha fatta tornare a mente. E' il momento giusto.



 



 

giovedì 9 settembre 2010

Sproloqui- Mi vede uscire dalla doccia...


-Mamma, la patatina mi fa proprio schifo...
-More, ridimmelo tra dieci anni...

mercoledì 8 settembre 2010

Scuola: la prima riunione (e intanto inauguro un nuovo TAG)


Stasera c'è stata la prima riunione con le maestre che seguiranno le prime elementari.
A parte l'emozione di entrare in una scuola elementare dopo tanti anni e respirarne lo stesso profumo che respiravo quando dietro a un banco ci stavo io e misuravo meno di un metro e mezzo. Che è già di per sè una scoperta piacevole.
A parte le maestre che tutto sommato mi hanno fatto una bella impressione, almeno così di getto.
A parte l'aver fatto un lavoro di gruppo con altri genitori per "discernere" speranze e timori su questa nuova esperienza che si va ad iniziare, per i bambini ma anche per noi, che mi ha colto di sorpresa ma piacevolmente (e ho fatto anche da portavoce, cosa che a mio marito ha stupito solo perchè lui alle riunioni all'asilo non ci è mai venuto, e quando gli dicevo che comunque alle riunioni non sono mai stata una passiva non mi ha mai creduto fino in fondo).
A parte il fatto che mentre salivo le scale per raggiungere il secondo piano mi sono chiesta come mai le prime elementari fossero state dislocate proprio lì, forse per sfinirli già prima di iniziare le lezioni cosicchè abbiano meno energia e siano più propensi a starsene seduti in aula (?).
Al di là del leggero sgomento nell'apprendere che già in prima elementare debbano avere cinque insegnanti (ma non doveva esserci l'insegnante prevalente? Boh...).
A parte tutto questo...

E lo dico così, a priori, consapevole del fatto che magari tra una settimana mi renderò conto che in realtà succede l'esatto contrario, credo che al Power la scuola piacerà. NON LO DIRA' MAI, e ne sono profondamente convinta, perchè lui le cose che realmente ama non le esterna se non in rari casi, complice l'emozione che di solito gli crea questo tipo di reazione. Ma gli piacerà, ne sono sicura. Credo che quello che sta per affrontare sia una miniera di stimoli, e se li prende per il verso giusto ne uscirà, non senza le dovute difficoltà ovviamente, carico di entusiasmo.

E poi c'è un insegnante di tecnica con una fantasia e un carisma degni di nota, due spalle così e una voce colà che lo sistema ben bene sto capricornino recalcitrante con le formiche nelle mutande...


La visita di cortesia


Si, mi sono concentrata sui pasticcini e le DUE ore sono scivolate via, senza "poverina" e similari (ma anche senza "come stai", se vogliamo dirla tutta).
Solo perchè, l'ho saputo poi da mio marito, mia cognata il giorno prima ha edotto il parentado milanese sul fatto che la sottoscritta si, ha avuto tutto quello che ha avuto e dovrà fare tutto quello che manca perciò è effettivamente un po' snervatina, ma quando qualcuno le piazza una frase di compatimento tra un caffè e un biscottino le viene una crisi isterica.
O qualcosa del genere.

lunedì 6 settembre 2010

Sogni


E poi ho sognato lei. Anzi, uno scambio di frasi con lei. Lei che conosco da tanti anni, facciamo quasi venti, che non vedo da dieci, con cui non ho mai avuto un rapporto bellissimo ma che chissà perchè alle sue parole ho sempre dato peso. Lei che più di una volta avrei volentieri preso a cazzotti, ma non l'ho mai fatto perchè non mi abbasso. Nel vero e proprio senso del termine, visto che è alta mezzo metro meno di me. Ma non ho nemmeno mai risposto a tono, perchè timorosa di non riuscire a spuntarla, di non avere sufficienti argomentazioni. Perchè se è alta meno di un metro e mezzo, la lingua lunga ce l'ha eccome.

Lei che mi dice in sogno per l'ennesima volta che di me non ha stima, soprattutto dopo che qualcuno le ha rivelato due miei difetti di carattere.
E a lei, finalmente, rispondo che dovrebbe saperlo bene visto che al mondo è stata messa una manciata di anni prima di me: dovrebbe sapere che al mondo tutti abbiamo dei difetti, anche se non ce ne accorgiamo. Almeno un paio di difetti. Dunque, riflettesse bene prima di parlare.


Dicono che i sogni servono all'inconscio per dirci cose che di giorno non ammetteremmo mai. Dicono anche che con il sogno possiamo esplorare quello che realmente ci alberga dentro, e soprattutto che le persone che sognamo in realtà non rappresentano sè stesse, ma i sentimenti che ci scatenano dentro.
Trovarmi davanti a F. mi ha sempre messo nelle condizioni di sentirmi inferiore, piccola nell'animo, scatenandomi una rabbia atroce verso me stessa. Storia vecchia, anzi, preistoria proprio.  Penso, col sogno di stanotte, di aver fatto pace con questa cosa. Credo di aver fatto pace con quel pezzo di Mamigà che non si ritiene all'altezza delle cose quanto gli altri.

Effettivamente, nel reale, avrei proprio voglia di rivedere F., e spero che prima o poi ci sia l'occasione. In fondo, nonostante tutto, delle belle risate io e lei ce le siamo anche fatte.


Li sentite degli urli come di carne viva condotta al macello?
Ovunque voi vi troviate, le sentite le urla? Di quelle che spaccano i timpani? Urla da capricci, corredate da sillabe tipo
"no no no" e "non... vo... glio..." ripetute a ruota incessantemente?
Li sentite i pestoni di piedi sul pavimento? Non importa se vi trovate a duecento metri o duecento chilometri da qui, li sentite?
Non ho preso nessuno a schiaffi, nè ho minacciato di morte, tantomeno ho messo sulla griglia accesa il sedere di qualcuno. Non arrivo a tanto.
Ho semplicemente preso una scodella di insalata mista che giaceva sul tavolo da un'ora, davanti a un seienne che per mangiarla recita un mantra tra una forchettata e l'altra dimenandosi sulla sedia come se avesse le formiche nelle mutande, e l'ho riposta in frigorifero, dichiarando che un'ora è decisamente troppo per parar giù quattro foglie di lattuga spezzettate, e aggiungendo che il croissant promessogli dal papà rimane nella sua bella busta anzichè fare le veci del dessert. Ecco la mia colpa, si fa per dire.

E adesso sto qui col groppo non tanto per quello che ho fatto, perchè non ce n'è ragione.
Ho il groppo perchè ne ho una piena di scatole, a trentasette anni, di vedere la mia vita costretta tra quattro mura di casa, a vedere ripetersi sempre le stesse scene ritmicamente, senza riuscire a vedere una via d'uscita, perlomeno entro breve. La mia esistenza non può ridursi a questo, mi rifiuto di crederlo. Non voglio pensare che a una certa età, compiute le scelte fondamentali per la propria vita, si debba esentarsi dal provare emozioni nuove, dal fare incontri importanti, dal sentire che puoi essere, fare e dare anche altro oltre al quotidiano domestico che mi fa sentire impastata.

Avrò la sindrome del ritorno all'adolescenza...

sabato 4 settembre 2010

Questione di pancia


Questo piccolo post per rispondere a tutti i commenti di due post fa.
Fare il medico non deve essere facile, e come penso spesso e volentieri, è una vocazione anche la specializzazione che uno sceglie. O fai centro, o lavoricchi. Ma come per tutti i lavori penso.
Io non ci filo più sopra, il chirurgo che mi ha parlato è una persona che trovo divertentissima quando la trovo tra i corridoi, un po' meno quando mi mette le mani addosso, ma se devo dirla tutta quando mi è stato detto CHI mi ha fatto l'intervento vero e proprio ho tirato un sospiro di sollievo di proporzioni gigantesche. E vabbè, non siamo tutti uguali dopotutto.
Certo è che in questi mesi sto imparando di chi fidarmi e di chi no, a chi dar credito e a chi darne meno, ma non è sempre facile azzeccarci nè in questo genere di cose nè in tutti i rapporti umani in genere.
Nella "faccenda" mi fido ciecamente di una persona sola, anzi due, facciamo tre (ops, questa frase l'ho rubata da Pieraccioni), ma come penso un po' tutti non viaggio col paraocchi e di tanto in tanto qualche spiffero filtra attraverso il mio vestito da viaggio. E siccome questa strada è la prima volta che la percorro (e pardon, mi auguro fortemente anche l'ultima) probabilmente dovrei allacciarmi meglio i bottoni del  giaccone. Ma a chi non è capitato almeno una volta di dimenticarne uno aperto?
Ora, io ho deciso di stare tranquilla fino al colloquio con l'oncologo, e quel che sarà sarà, ma non perchè mi è stato consigliato da tante persone, bensì perchè sento che è la cosa migliore da fare con la pancia più che con la testa. E la pancia non mi mente mai.


Ma sto bene, davvero. Sono un po' frastornata, annoiata anche, un po' in pensiero ma tutto sommato sto bene.
Sono dispiaciuta a mille per come si sta mettendo la stagione, questo si. Fa fresco, troppo per starsene in giardino a metter giù quattro crocette in pace, e l'erba è sempre umida e non si riesce a tagliarla, tanto che sta cresendo oltremisura e vedere il giardino così mi da perfino fastidio. Uno di questi giorni smontiamo il gazebo, un po' in anticipo rispetto al solito, ma se non si riesce ad usarlo cosa lo teniamo su a fare... Una lavata al telo, il papi approfitta per riverniciarlo e per dare un po' di antiruggine dove serve, e arrivederci. Peccato che questa estate sia iniziata tardi e finita presto. Sento già l'odore dell'autunno in casa, i gatti passano già più tempo sul divano ed è segno che ormai la bella stagione se ne sta inesorabilmente andando. A me l'autunno piace molto, coi suoi colori caldi e con il profumo delle minestre, il tè di metà pomeriggio e i piatti con la zucca. Ma mi sembra presto. Siamo appena a inizio settembre, e io speravo di poter godere ancora un po' dei pomeriggi in giardino, che quest'anno sono stati veramente pochi. Ma va bene anche così, bisogna prendere quello che arriva, no?

E ieri è venuta a trovarmi
Mia, ed è stata una visita che ho gradito moltissimo. Per fortuna abitiamo solo a venti chilometri di distanza, appena torno in possesso della facoltà di guidare vado a trovarla io. Perchè in sua compagnia sono stata non bene, ma meravigliosamente. Grazie, grazie davvero Mia. Grazie a te i "lati buoni della faccenda" si moltiplicano a dismisura.
 





Ps. i fiori qui sopra fanno parte di un bouquet che ho trovato al mio rientro dall'ospedale, me li ha mandati una mia vicina di casa. Ho ricevuto tante piante per l'occasione, un paio di giorni fa le ho rinvasate ben bene e le ho riposte tutte nell'ingresso, perchè sono tutte piante da interno. Il mio ingresso è arredato tutto con mobili in legno, panca e armadi, e adesso pieno di piante è diventato l'ambiente che desideravo: caldo, accogliente, pieno di verde, sembra un piccolo rifugio, e così luminoso da rendere piacevole soggiornarci in ogni momento della giornata, almeno per me che amo la luce in casa. Mi auguro di far sopravvivere a lungo tutto questo verde.

venerdì 3 settembre 2010


Se certi medici talvolta se ne stessero zitti farebbero un favore all'umanità. Ma non lo dico con cattiveria.
Ad esempio se il chirurgo stamattina, prima di togliermi il resto dei punti,  anzichè dirmi
"è arrivato l'istologico, è positivo, ma doveva saperlo che poteva essere così, in fondo doveva mettersela via, probabilmente dovrà fare ancora chemio, ma io non so niente, se la vedrà con l'oncologo" avesse semplicemente detto "signora lunedì la chiameranno per prendere appuntamento", ora non sarei qui col magone. Come se quel "doveva saperlo" fosse scontato, e lo togliesse da ogni responsabilità dopo avermi dato un cinque sulla faccia.
Non è detto che ancora chemio sarà, forse si e forse no, quello che io mi auguro è facile e scontato capirlo, ci arriverebbe anche un bambino. Ma accidenti, poteva andarci giù un po' meno pesante...

giovedì 2 settembre 2010

Spedizione punitiva in libreria


Ordunque, stamattina anche se tardi abbiamo fatto una spedizione in libreria. E chi se ne importa se ci vogliono venti minuti in auto, ho l'autista...
Come sempre quando entro in libreria mi porterei via qualsiasi cosa trovo, dal libro al gadget: forse non lo sa nessuno o quasi, ma taaaaaanti anni fa facevo collezione di penne stilografiche, di quelle da poco, ma mi piaceva averne tante tante e di tanti tanti colori e dimensioni. Adesso mi accontento delle matite, anche se "accontentarsi" è un termine riduttivo visto che la matita ha comunque il suo fascino, e il profumo del legno della matita evoca ricordi lontanissimi di mattine passate dietro ai banchi di scuola, con i finestroni altissimi in un'aula piena di colori, in giornate di pioggia con la gonna di lana che pizzicava le gambe quanto la calzamaglia a costine. E la lavagna nera coi gessi che sporcavano ovunque. Mi hanno detto che la lavagna nera non si usa più, io non ci credo finchè non vedo. La lavagna nera era una istituzione, soprattutto quella girevole, quella che non stava mai ferma quando l'insegnante ci si appoggiava addosso per spiegare e se non stavi attento ti prendevi certe testate... Si, lo scaffale dei gadget in libreria è pieno di matite e di penne, e fermarmici davanti è una full-immersion nei ricordi.
Comunque, in libreria, dicevo, abbiamo fatto letteralmente spesa. Ho preso un pensierino per la mia mamma, so che lo desiderava: un libro di fotografie d'epoca, dei "suoi" anni, gli anni sessanta. Libro che stasera le regalo e domani mi farò prestare. 
Il Power ha scelto un secondo libro che narra una avventura di Scooby Doo, mi compiaccio del fatto che mio figlio scelga libri con sempre meno illustrazioni e sempre più parte narrativa.
Il papi ha voluto un libro per sè che nemmeno ricordo che libro sia (robe sue le chiamo, libri fantasy, da cui io mi tengo bellamente alla larga).
E io? Ho voluto essere previdente.





 Voglio provarci con le buone, è evidente. E se poi non funzionano i consigli della brava tata Lucia, tornerò al metodo battipanni.