lunedì 31 marzo 2014

Sarà la menopausa...

L'ultima volta che sono stata dall'oncologo, lo scorso dicembre, parlando della cura ormonale che attualmente mi tiene in menopausa, mi ha chiesto se oltre alle vampate (che con l'arrivo della primavera sono esplose come le gemme del mio melo di Natale) avessi anche sbalzi d'umore, e nel caso, se fossero particolarmente fastidiosi. Domanda legittima dopo tre anni di trattamento e dovendone prevedere altri quattro, no?
Sbalzi d'umore? Io? No, macchè...
Gli risposi che, se avesse posto la stessa domanda a mio marito nei miei riguardi, gli avrebbe risposto che tanto ero parecchio scassacabbasisi anche prima, quando avevo la crisi premestruale (mia madre sosteneva che diventavo letteralmente radioattiva, mi davo perfino fastidio da sola), quindi alla fin fine il cambiamento sta unicamente nel fatto che anzichè avere momenti di estremo "down" alternati a picchi di "up" prevedibili secondo calendario, ora se la giocano a dadi con i giorni della settimana. Ogni mattina, quel che esce... esce. Una pheegata per chi mi sta attorno. La cosa avvilente è che non riesco proprio a farci nulla.

Qualcuno che sta nelle mie stesse condizioni mi ha detto che prima o poi ci si fa l'abitudine.

Sarà.

Forse i miei famigliari. Io ancora no.

Perchè continuo a dare la colpa dei miei attacchi d'ansia di questi ultimi tempi a quel "gatto che si morde la coda" che è l'abbinamento esofagite + nervosismo (uno alimenta l'altro e viceversa), e anche un po' al fatto che da settimane le brutte notizie che arrivano si susseguono come in un ballo (per niente) divertente.
E forse, se non riesco ad affrontare queste cose con la razionalità con cui le affrontavo un tempo, è probabile - sto cercando di autoconvincermene con dei mantra quotidiani, per sopravvivere - che sia solo colpa della triptorelina e del "quandomiricordodiprenderlo" tamoxifene.

Accidenti se sono difficili certe giornate, però.

domenica 23 marzo 2014

Crisi di coscienza

Stanotte ho dormito male.
Veramente sono diverse notti che dormo male. Mi sveglio ripetutamente a causa dei dolori articolari, in questo periodo mi si sono tornate a gonfiare le mani e i piedi, e ultimamente mi fanno male anche le ginocchia. Il destro spesso, mentre faccio le scale, cede e mi devo appoggiare al corrimano per non cadere. Non sto neanche a tornare dal medico. A che pro? Per sentirmi dire sempre la stessa cosa? Che non si può far niente, che me la devo tenere, che questa malattia è fatta così. E ormai non mi stupisco più di nulla, quindi rismarmiamo benzina e code inutili.

Il dolore mi sveglia, i pensieri mi impediscono di riassopirmi. Niente di grave, sia chiaro. Solo rimorsi di coscienza. E la coscienza è una brutta bestia.
Stiamo preparando la prima Comunione del Power, che si terrà il quattro maggio prossimo. E' un momento di gioia perchè lui lo è davanti a questa prospettiva. Noi ci si sta dando da fare per la parte logistica. Faremo il rinfresco a casa nostra per risparmiare qualcosa (lo dico francamente, di più non si può, e ci si adatta), da un mese sto lavorando alle bomboniere e mi sto divertendo a farle e a confezionarle, giovedì prossimo andremo a ritirare la tunica, e tante altre piccole cose.
A fare un po' di outing forse solleverò qualche obiezione (e qualcuno ci rimarrà anche male forse, non so), ma ognuno le cose le fa come crede, nessuno ha il diritto di giudicarle, e parto dal presupposto che se le persone arrivano a quarant'anni a prendere determinate decisioni è perchè le esperienze della vita (per quanto poche se ne possano fare in quarant'anni rispetto a chi ne ha di più) le hanno portate ad agire così.

Mi sono sposata in chiesa perchè ci credevo. Ho battezzato mio figlio perchè ero convinta fosse la cosa giusta. Poi passano gli anni, si avvicendano gli eventi, rifletti e fai quattro conti con la realtà, noti degli scollamenti tra quello che pensavi e quello che vedi e senti e vivi, e la prospettiva cambia. Ho letto da qualche parte che solo gli stolti non cambiano mai opinione.

Lo dico chiaramente. Fosse stato per me, mio figlio non l'avrei condotto a prendere questo sacramento.
Ho i miei motivi. Ho le mie convinzioni che non sono tenuta a spiegare a nessuno.
Ma un figlio lo si fa in due e lo si cresce in due, e dato che sono da sempre convinta che una coppia di sposi potrà anche essere un corpo e un'anima ma NON E' una testa sola bensì DUE e ben distinte, non si può sempre e solo imporre la propria volontà, e il compromesso è, oltre all'amore, la cosa che - ne sono certa - spesso e volentieri ha fatto da collante tra me e mio marito.
Per mio marito, che il Power faccia la prima Comunione, è importante. Ha le sue ragioni, discutibili che siano o meno (lui parla - tra le altre motivazioni - di tradizione, concetto che in questo caso io aborro come la cosa più assurda, dato che per me la religione è qualcosa di decisamente più sostanzioso di una tradizione portata avanti per forza di inerzia), ma per lui è importante. E in cuor mio ho preso la decisione di accettare questo compromesso. Non si sfascia un rapporto per una cosa del genere. Non lo si mette nemmeno in discussione. IO non voglio metterlo in discussione per questo. Come dice una mia cara amica, in fondo, "male non gli fa".
Sarà.
Io però non sono tranquilla. Perchè chiaramente mi viene chiesto di partecipare emotivamente a questa cosa, e io mi rifiuto. Mi rifiuto di partecipare al ritiro spirituale una settimana prima (per i soli genitori peraltro, e il fine mi è sconosciuto dato che noi, la prima comunione, la si è già fatta più di trent'anni fa), mi rifiuto di partecipare alle riunioni che non abbiano altro scopo che quello puramente organizzativo (quando possibile, dato che devo fare comunque i conti con i turni del Gatto Alfa, e le sere a casa da solo il Power non ce lo posso assolutamente lasciare). Categoricamente. Io sono fatta male, sapete. Se mi impunto a tenere chiusa una porta, ci piazzo davanti anche un armadio se non bastano i chiavistelli. Poi però, da dentro, ci rimugino. Questa cosa mi urta e non mi lascia l'animo in pace.
Perchè si, perchè per me la religione è una cosa seria, e ho l'impressione che dicendo a mio figlio "vai e fai perchè si è sempre fatto così" come vuole suo padre, gli do un insegnamento sbagliato. E questa cosa mi rode da morire. Io credo che esiste un dio, mi ritengo cristiana perchè è il modo con cui mi è stato insegnato a vivere la religione (uno come gli altri, diverso solo nel nome e nell'interpretazione, ma è solo il mio modo di vederla), ma non credo in questa chiesa da diversi anni e su questa cosa nessuno mi può far cambiare idea, però in seno a questa chiesa gli faccio fare un sacramento. Il ridicolo (mi si passi il termine) è che mio marito la pensa alla mia stessa maniera su questo punto, ma ci mette sopra il "si è sempre fatto, si fa" che a me non va proprio giù. Mi sembra di raccontare a mio figlio una storiella imponendogli anche di viversela. E per come sono fatta io - male, perchè quando le cose le si vuol vedere o bianche o nere senza variazioni di grigio si fa fatica, spesso, a trovar loro una collocazione giusta - è un boccone grosso da ingoiare.
Anche se continuo a domandarmi chi sono io per imporre le mie convinzioni a mio figlio, che dopotutto è una persona a sè e ha il diritto di costruirsi le sue personali opinioni sulle cose prima di farsi un'idea attinente alla propria esperienza di vita, come io ho potuto farmi la mia liberamente. Perchè il succo del problema, alla fine, non è "credere o non credere e in cosa credere", su questo ho le idee ben chiare, ma la mia posizione rispetto a mio figlio e le scelte che, da madre, almeno per qualche anno ancora devo fare per lui. Molto concretamente.

E' una lotta intima, personale, che stamattina avevo bisogno di buttar giù sullo schermo per alleggerirmi un po', avevo bisogno di un pezzetto di blogterapia alternativa dopo una notte faticosa, intrisa di pensieri pesanti. Che la coscienza, appunto, è davvero una brutta bestia.

Ieri, chiacchierando con un'amica (mamma) di questa cosa, ho scoperto di non essere la sola madre a pensarla in questo modo. Un po' mi consola, perchè mi sento un po' più normale.
Ho anche saputo che non sono la sola che per il proprio figlio, assieme al suo compagno, ha preso la stessa decisione (e qui do atto a mio marito che, per questa cosa, il compromesso lo ha accettato lui): al Power non imporremo la Cresima, tantomeno il percorso di preparazione ad essa; da grande - quando vorrà - deciderà se si o se no in tutta libertà. Ergo, a meno che non sia lui a chiederlo (il che è anche possibile dato che lui ci va volentieri, e in quel caso ben venga), a settembre non riprenderà a frequentare il catechismo, anche se continuerà a frequentare le ore di religione a scuola. Mi attirerò commenti poco carini da più di qualcuno, soprattutto da una certa parte della famiglia (quella dell'omo), ma alla fine penso che ognuno si cresce i propri di figli come meglio crede, e il Power è figlio mio. Non sarà certo questa cosa a fare di lui una persona migliore o peggiore di quello che potrebbe essere, dato che, e non venitemi a dire che non è vero, il buono e il meno buono c'è tanto in chiesa quanto sul sagrato. Tanto vengo comunque contrariata già per tante decisioni che prendo per lui, con tanto di corredo di acidità di stomaco (mia), un motivo in più o uno in meno non farà sta gran differenza.

Sui blog passano sempre meno persone a commentare, ma qui lasciano ancora il segno tante persone che mi fa sempre piacere leggere. Su questa cosa, però, chiedo la cortesia di non commentare con frasi polemiche. Soprattutto vi chiedo di non giudicare. Ho fatto fatica a scrivere questo post, mi sono sforzata di farlo perchè ne sentivo, stamane, un estremo bisogno.



giovedì 13 marzo 2014

Ciao ciao seggiolini

Lo scrivo con orgoglio, ma anche con una inevitabile punta di malinconia.

Raggiunti in questo periodo i limiti di peso (vabbè, quello lo abbiamo superato da almeno due o tre anni) e l'altezza richiesti per essere esonerato dall'usarli, oggi ho tolto dalle auto gli ultimi seggiolini (i rialzi, ne avevamo uno in ognuna delle due auto) del Power, per darli ad altre due mamme che continueranno a farli lavorare per i loro bimbi. Li abbiamo usati per questi ultimi sei-sette anni o forse più, non ricordo, ma erano (sono) perfettamente integri, solo le fodere sono appena appena speluccate dove passa la cintura, e il logo dell'azienda produttrice è un po' sbiadito, perciò sarebbe stato uno schiaffo alla miseria buttarli, anche se il loro costo era stato davvero irrisorio rispetto ai seggiolini dei gruppi precedenti.

Cioè, da questa settimana, il Power a dieci anni e due mesi di età (e qualche giorno) non usa più l'auto come un bambino.

Cavolo se cresce, il ragazzo.


martedì 11 marzo 2014

Nei miei panni

Premessa: non si offenda chi non ci riesce, o non può per tanti motivi. Questo è il mio blog, e questa è la mia personale esperienza. Per me, e solo PER ME, va bene così.

Sono rientrata nei miei panni, nel senso più letterale dell'espressione. Finalmente.

Non ho mai avuto il patema della forma fisica, è un mio difetto. Ma d'altra parte quando si nasce magra, si cresce magra (magra... si insomma, il giusto), si trascorre l'adolescenza da magra anche mangiando schifezze, si arriva all'età adulta da magra, ci si sposa magra e si torna magra dopo qualche mese dal parto trattenendo una sola taglia in più (una 46), oggettivamente non c'è nemmeno bisogno di farseli, i patemi. Non ho nemmeno mai fatto attività sportiva (ahi...), lo sport che praticavo da bambina era "giocare e correre in cortile con gli amici finiti i compiti", e da ragazza "lavorare in negozio tutto il giorno, aprire alle nove e chiudere alle otto di sera, con due ore e mezzo di pausa pranzo di cui una e mezza trascorsa in traghetto".
E quando metti su peso perchè ti pappi botte di cortisone per un anno intero, prima per i dolori reumatici in attesa di trovare una cura più idonea, e poi per sostenere gli effetti collaterali della chemioterapia, e giù ancora di cortisone quando l'anno successivo ti escono due belle ernie lombosacrali e il chirurgo temporeggia per l'intervento, pensi "è passeggero, passerà, che vuoi che sia, non sto nemmeno a comprare tanta roba nuova da vestire, tanto presto torno nei miei begli abiti". E intanto ti gonfi.


Poi ti dicono che la menopausa rema contro il dimagrimento e qualche scrupolo ti viene. Perchè ti guardi allo specchio e ti rendi conto che quello che vedi non ti piace. O meglio, non ti ci ritrovi. Non ho assolutamente nulla contro l'oversize, ma se non ti appartiene non ti appartiene, c'è poco da fare, per un sacco di buoni motivi. E anche perchè ti rimbombano nella testa le parole del(la) chirurg(hessa) quando ti ha dimesso: "Signora, ne abbiamo tolto due. Non una. Due. O cala di peso, o prima di quanto creda lei è di nuovo sotto i ferri".
Bam! Grazie, no. Non me lo posso permettere, è stato troppo doloroso, e la mia famiglia ha già sopportato tanto a causa della mia salute del cappero.
Tante cose vanno accettate quando non possono essere cambiate, questa posso cambiarla, e la cambio. O almeno, voglio provarci.

Ma un blister di Deltacortene anche-anche si smaltisce forse da solo, scatole e scatole... no. Ci vuole... Ci vuole la mia partecipazione attiva. E allora avanti. Se la motivazione è forte, partire è non solo obbligatorio, ma diventa una sfida personale. E agli scorpioni le sfide piacciono.

Ci ho impiegato due anni.
All'esordio della malattia reumatica, a luglio 2009, pesavo 68 chili (otto in più di quando sono rimasta incinta), e me lo ricordo perchè al tempo mi cucii un vestito da sola (lo avevo anche sbloggato) e da quando lo terminai al giorno delle nozze di mio fratello mi imposi di non prendere neanche un etto, perchè l'abito in questione era in un (bellissimo) tessuto che non cede ed era aderente dal seno ai fianchi.
Quando mi sono pesata per dosare la prima chemio, pesavo 72 chili.
Quando mi hanno pesato per dosare l'anestesia per l'intervento alla schiena ne pesavo 89,7. Una cosa abnorme.  Chi mi conosceva da tempo ma non mi ha mai visto in quelle condizioni, ancora non ci crede che io sia arrivata a tanto.

Un mese dopo l'intervento mi sono messa a dieta. Non sono stata sempre costante, ci sono stati periodi di "mollo", non si può sempre essere ligi, anche perchè mi sono resa conto che più che altro è questione di testa, e se non sei mentalmente disposto a starci dietro non c'è regola che tenga, stai male e basta, e molli. Ho fatto fatica, e ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta davvero "ma chi me lo fa fare? Al diavolo, datemi il mio piatto di pasta quotidiano, consolatorio più della coperta di Linus e di quindici metri di tela da ricamo piovuta dal cielo". Non ho voluto nemmeno puntare troppo in alto, perchè le mète troppo lontane attirano, ma per come sono fatta io dopo un po' stufano. Volevo qualcosa di fattibile. Ho puntato ai settanta chili.

Insomma, a distanza di due anni meno due mesi, oggi peso 71 chili. Non sono i 70 che mi ero proposta, ma in questi giorni mi sono provata un po' di vestiti in cui desideravo tanto rientrare avendo come obiettivo il giorno della prima comunione del Power tra due mesi. E ci entro alla perfezione!
E sono giorni che mi guardo, e quello che vedo finalmente mi piace di nuovo.
E fare i chilometri in bicicletta non mi è più così difficile, l'unico limite è il dolore ai polsi, alle caviglie e alle ginocchia (e quelli non me li toglie nessuno, ma ci si fa un bel compromesso e via), ma non la mia mole.
Mi è rimasta un bel po' di carne in viso come piace a me, ma non sono gonfia. Sto bene. Il calcolo del mio IMC dice che, anche se per poco, rispetto alla mia altezza (sono bella alta :D )e alla mia età sono perfettamente normopeso.

In due anni ho perso quasi diciannove chili.  E lo dico senza pudore: sono molto, molto orgogliosa di me stessa.






sabato 8 marzo 2014

Sproloqui scolastici - Il puntino

Va beh, per una volta trovare il titolo di un post è stato facile.
Scena: interno giorno, tre del pomeriggio, la sottoscritta a giocare al pc in cucina mentre il Power sta facendo i compiti di matematica dall'altra parte del tavolo.
Sbuffa.
-Non capisco sta fissa della maestra di volere a tutti i costi che io metta il puntino.
-Che puntino? (Non alzo nemmeno la testa)
-Il puntino dopo le prime tre cifre, per indicare le migliaia. (Non alza la testa nemmeno lui).
-More, non è una fissa, è una regola.
Alza le mani ma lo sguardo rimane fisso sul compito che sta svolgendo. Alza anche la voce con tono seccato.
-NO, io mamma CAPISCO quando si tratta di migliaia perchè SO che se ci sono più di tre cifre scritte, è AUTOMATICO che sono migliaia anche senza puntino, no? Ma la maestra NO, insiste a mettermi il segno rosso ogni volta che il puntino non c'è. E io sono STUFO di vedere segni rossi sul quaderno.

Adesso la testa la alzo io per accertarmi che non mi stia prendendo in giro.

-More,  il puntino CI VA, stop.
-MA MAMMAAAAA ti ci metti anche tu??? Il quaderno è mio, basta che capisca IO, se capisco io sono tutti contenti, fine! (E ste mani alzate che disegnano cerchi concentrici nell'aria con la stessa foga delle pale di un ventilatore)
 

O_o Non è possibile... 
 

-P... Power... siamo noi a non capirci. Sei in quarta elementare, il concetto "regola" dovresti sapere cos'è. Le regole servono perchè tutti possano leggere la stessa cosa allo stesso modo e capire la stessa cosa, la matematica non va ad interpretazione, non si può personalizzare, abbi pazienza. Ti costa tanto mettere un cavolo di puntino dove serve???

Silenzio.
Passa un minuto.
E mentre la matita procede nell'arare il foglio a quadretti, a testa bassa e con voce che non ammette repliche, decreta.
-E' la maestra che è fissata. Vuole le cose troppo perfette.

N... non... -_-