mercoledì 14 maggio 2008

La buona fede di mia suocera

Io le voglio bene perchè mi ha sempre trattato come una figlia e forse anche meglio, e mi dispiace che il nostro rapporto, da quando ho iniziato ad andare a casa sua ogni giorno, si sia inevitabilmente raffreddato e un po' incrinato.
Però ogni tanto di mandarla a quel paese mi vien voglia eccome. Perchè io capisco la sua buona fede, ma una sana dose di realismo la renderebbe meno pesante da affrontare.Ogni volta che sto poco bene mi chiede se può fare qualcosa per me, e immancabilmente si sente dare la stessa risposta: no grazie. Perchè l'unica cosa di cui avrei bisogno lei proprio non me la può fare: venire qui ed occuparsi di mio figlio mentre me ne sto a letto. Lei non guida l'auto, prendere l'autobus le da fastidio, e se anche ci si offre (come è già successo) di andarla a prendere per poi riportarla a casa lei si rifiuta: la nonna non si può lasciare sola per più di mezz'ora. Io mi chiedo da tempo a cosa si riferisca quando mi chiede se può essermi di aiuto in qualche maniera, ma concretamente, perchè se di supporto morale ho bisogno lei è l'ultima persona a cui posso rivolgermi (e con rammarico, ma d'altra parte io realista lo sono di mio e se sono in crisi ansiosa non mi va di parlare con la persona più pessimista di questo mondo. Non lo trovo sano).
Ma stamattina ha fatto un'ottima coniugazione: l'inutilità di una proposta incollata alla sua naturale avversione per l'asilo. Difficile trovarvi il nesso per un comune mortale eh? Ma cercherò di spiegarlo.
Da domenica ho la gastroenterite. Lunedì e marted' ancora mi reggevo in piedi, ma ieri sera ho dovuto arrendermi all'evidenza: crampi all'intestino e diarrea non sono le condizioni migliori per andare a casa sua ad aiutarla nei mestieri. Così l'ho chiamata alle otto del mattino avvisandola che stamattina me ne sarei rimasta a casa a curarmi. Lei mi ha risposto la solita cosa, se può aiutarmi naturalmente, e la mia risposta è scontata: no grazie. Ma poi ha aggiunto: "Ma Gabriele lo porti lo stesso all'asilo? Non puoi tenertelo a casa? Ce la fai?".
Ora, sono due giorni che non mangio. A stento riesco a stare in piedi. La gastroenterite necessita del suo tempo per passare, fermenti lattici e borse dell'acqua calda non fanno miracoli immediati, e si sa. E visto che esiste questa istituzione che in parte salva le mamme dal delirio, chiamata asilo, preferisco fare lo sforzo di cinque minuti per uscire a portarcelo che non tenermelo in casa chiuso (perchè chiusa in casa sono) tutto il giorno per niente. Con in più lo sforzo ulteriore di dover stare dietro a un quattrenne che di giorno ha come abitudine consolidata il fatto di saltare e correre in continuazione (perchè mio figlio fortunatamente è un quattrenne sano).
Il più che avrebbe potuto fare per me sarebbe stato l'accompagnarlo lei all'asilo, ma come ho detto sopra, è materialmente impossibile.  Ma tanto le fa, è stata un'occasione in più per ribadirmi che se il nipote non va all'asilo lei è più contenta che non il contrario.
Mi chiedo quando andrà a scuola quali saranno le sue uscite.

2 commenti:

larafa ha detto...

Ti capisco.. ti capisco... ti capisco... e termino qui perchè di persone che si offrono e poi se mi azzardo a chiedere un piacere (e mai più lo farò dovessi strisciare per terra) hanno mille incombenze più urgenti ce ne sono anche nella mia (sua) famiglia!!!

Tittiz ha detto...

Mi dispiace per la tua gastroenterite.
Ma dimmi un pò, è virale o da stress/nervi?!
Della seconda ne sono vittima frequentemente e pure attualmente!
Una pacca solidale e forza e coraggio, panta rei!