domenica 20 settembre 2015

In sella

Non ho tanta voglia di scrivere, ma magari mi aiuta.

Sto male. Sto male di quel male che dilania l'anima, che certi schiaffi non si possono spiegare nè tantomeno raccontare, ma se ne può percepire il dolore, e sperare che i vecchi mezzi per attutirlo, come il blog, possano dare quel minimo di sollievo necessario almeno per riaprire un po' lo stomaco. Che nell'ultima settimana ho perso un chilo di peso, e se in altri momenti potrebbe avermi fatto un gran favore, perderlo così non mi piace. Preferivo il chilo in più  e dormire la notte.
Non posso sbloggare la causa, ma posso sbloggare la sensazione, ed è rovente. Rare volte mi sono sentita così lacerata per una cosa che non sia la malattia fisica, bensì la semplice non-comprensione di qualcosa di grande, enorme, immenso. Siamo fatte male noi donne, dovremmo imparare un po' dagli uomini e lasciarci scivolare le cose dalle spalle con più facilità. E invece no, ce le gustiamo tutte, ce le facciamo passare tutte dalla testa ai piedi attraversando ogni singola cellula. Che errore.

Però quello che voglio appuntarmi oggi è una conquista.
Anzichè rimanere nella mia tana a leccarmi le ferite come ho sempre fatto in passato, in questi giorni ho conquistato i chilometri. Letteralmente. Ho scoperto il potere taumaturgico della strada che scorre sotto alle ruote. Camminare non posso, e pedalo. Mai come negli ultimi sette giorni ho macinato strada con la mia dueruote. Ho la fortuna di vivere in un posto bellissimo, che offre luoghi da attraversare in bici spettacolari, tanti percorsi, tante piste ciclabili, tanto.



E pedalando, e ascoltando la strada che passa sotto di me, e soprattutto meravigliandomi di non sentire un minimo di fatica, assaporandone il beneficio nell'intimo, arrivo a comprendere che sul sellino che viaggia mi sento forte, come se potessi con la stessa facilità passare sopra a quello che mi ha ferita e soprattutto a chi mi ha ferita, andare oltre, calpestarlo senza toccarlo e senza sporcarmi. Una metafora che si concretizza. E l'aria che mi investe, la luce del sole contro gli occhi, i rumori della campagna, sono balsamo. Tanto che cerco la mia bici ancora e ancora, ogni giorno cerco di ritagliarmi un momento per montare in sella e partire, ho bisogno di lei.

E vado. Ovunque. In questi giorni mi ha portato anche degli incontri inaspettati e gradevoli, momenti di chiacchiere non messi in conto; anche oggi che ci si trovava (siamo usciti in bici in tre, non succede quasi mai di solito pedalo da sola e va bene così) in mezzo al boschetto dietro casa

e abbiamo fatto un pezzo di sentiero assieme a una famiglia di amici incontrati lì. Qualche giorno fa, con il desiderio di fare strada per smaltire lacrime e tensione allo stomaco, sono arrivata in uno dei paesi vicini e ho incontrato per la prima volta una amica conosciuta virtualmente, passando con lei un'ora piacevole. Sono partita col cuore pesante, sono tornata con il sorriso e la luce del tramonto negli occhi.

Pedalo, e giorno dopo giorno smaltisco calorie e calore. Faccio fiato. Se non mi trovate, aspettatemi sotto alla tettoia delle auto in fondo al vialetto, a fianco alla mia auto arancione, dove parcheggio lei. Prima o poi finisco il giro e torno a casa.

Sperando che piano piano passi.


8 commenti:

Laura ha detto...

Mi hai fatto venire voglia di pedalare.... Mi sa che vado a gonfiare la bici!
Un abbraccio ne!

Mamiga ha detto...

Vai Laura. A me fa solo bene.
Soprattutto l'abbraccio, e grazie.

Isabella ha detto...

Quasi quasi inizio a pedalare anch'io!
Quanto condivido il pensiero "dovremmo imparare un po' dagli uomini e lasciarci scivolare le cose dalle spalle con più facilità."
Ed io quasi pensavo che solo mio marito fosse così!
Se ti fa bene, pedala finchè vuoi.

azzurrocielo ha detto...

capisco quando scrivi che pedalando ti si scioglie la tensione, a me capita camminando. Ricordo quando anno scorso dopo pochi mesi dall'intervento un'inquietante macchia rossa sulla cicatrice dov'era il cancro mi preoccupava e non poco e per scaricare la tensione camminavo e camminavo come un treno, mio marito faticava a starmi dietro, camminavo e, io, piangevo ma serviva a sciogliere la tensione, da allora camminare è un bisogno al quale faccio fatica rinunciare, così come per te lo è la bicicletta
un abbraccio sincero

Unknown ha detto...

mannaggia Sara mi dispiace un sacco sentirti così, ma sono felice di sapere che hai trovato una cosa che ti rasserena.
so che vale poco ma ti abbraccio forte
Sara

Unknown ha detto...

io pedalare invece non posso, ma camminare - qualche volta - si... e camminando ho risolto un sacco di arrovellamenti cerebrali e dell'anima.

e mi manca! perché ho dovuto smettere pure quello in estate, per via del caldo e non solo (soprattutto non solo)... e ancora non riesco a riprendere.

era una bella e buona abitudine che mi ero guadagnata in poco tempo, e che già mi manca. spero di recuperarla, a breve, spero...

e a parte le divagazioni... spero che la nube nera passi. e che torni il sereno, :-*

Unknown ha detto...

ti mando un abbraccio grande Mamigà, grande e caldo e forte.

Cupcake Recipes ha detto...

Greatt read thank you