lunedì 13 febbraio 2012

Quaranta

Era una bella sposa la mia mamma. Una sposa del 1972, non più giovanissima per i canoni del tempo (aveva ventitrè anni), con già una vita di lavoro alle spalle. Si è sposata il tredici febbraio di quarant'anni fa. Si è sposata a Murano Island, nella stessa chiesa che mi ha visto sposa a mia volta ventotto anni dopo in un caldo giorno di giugno. Ma il suo giorno, il tredici febbraio, è stato un giorno di sole preceduto da un temporale, una bella influenza e... l'acqua alta ad attenderla il mattino seguente (e in tanti anni non sono mai riuscita a scipparle dalla bocca il motivo di una scelta del genere, sposarsi a febbraio). Ricordo i momenti in cui, anni dopo, mi soffermavo a guardare le foto delle nozze, in bianco e nero in un album tra i più classici: erano foto singolari. La sposa in abito bianchissimo stile impero, con qualche rosellina sul petto e le maniche lisce, ad aprirsi in polsini morbidi e svolazzanti, e al posto delle scarpe un paio di candidi... stivali di gomma. E metri e metri di velo, una catasta di velo, strati e strati, tenuti in testa da una coroncina di fiori bianchi: a vedere oggi qualcosa del genere diremmo che assomiglia a una gigantesca meringa. Ma allora usava così, e lei magrissima e pallidissima in mezzo a tutto quel bianco pacioccoso spariva quasi alla vista, non fosse per gli occhi che, se pur smunti dall'indisposizione del giorno prima, brillavano come brillano gli occhi di tutte le spose. Senza un filo di trucco o quasi, senza acconciatura (aveva i capelli lunghissimi e neri che scendevano sulle spalle e sulla schiena), senza gioielli oltre alla fede nuziale, era una bella sposa, che a ricordarla oggi si direbbe che era una sposa ragazzina da tanto semplice e minuta che era. Ma era così. Erano gli anni settanta, con tutto quello che negli anni settanta c'era e ci si aspettava.

Ogni tanto mi raccontava del giorno delle sue nozze, dei preparativi, della festa organizzata dalla mia nonna paterna, un po' meno dei suoi progetti e delle sue aspettative, che poi se ci penso erano probabilmente i progetti e le aspettative che avevano (e forse qualcuna ha ancora, chissà, io almeno si) tutte le giovani donne del tempo. La casa, la famiglia, i figli, niente di eccezionale, una normalità personale, ma piena, e soprattutto felice.  Da bambina, ogni tanto, un po' per gioco forse come facevo io fino a un paio di anni fa, mi tirava fuori il suo vestito da sposa dall'armadio: mi piaceva toccarlo, provarlo (già a dieci anni non ci entravo più), tuffarmi in quel mare di velo bianco, sognare di essere al suo posto un giorno, coprirmi di quella cosa così gradevole al tatto e profumata ancora di zucchero.

Oggi sono passati quarant'anni. Esattamente quaranta. I miei genitori sono stati sposati per quattordici anni. Ergo, sono divorziati da ventisei. Ogni anno mi soffermo almeno un istante a pensarci il giorno del loro decaduto anniversario, non perchè ne tenga particolarmente conto, ma perchè in me c'è la naturale propensione a ricordare certe scadenze, come a mettere dei paletti ad memoriam, mi viene naturale. Senza un motivo. Ricordo e basta. E oggi facendo mente locale ho realizzato il fatto che sono trascorsi proprio quarant'anni. Lo ricordo senza un sentimento particolare, se non con quel senso di ammirazione che provo nel constatare che in tutti questi anni la mia mamma ci ha guadagnato in bellezza, personalità, carattere e determinazione. E mi piace pensare alla sposa che era, a quella bellezza fine che si è trasformata in bellezza corposa, dove i progetti che quel giorno la portavano avanti non si sono dissolti ma sono solo cambiati.

Ogni tanto, anni indietro, mi è capitato di chiedere alla mia mamma se, potendo tornare indietro a cambiare qualcosa, sceglierebbe di cambiare quel giorno, di ripensarci. Mi ha sempre risposto di no. E' la risposta, credo, che ogni madre darebbe al proprio figlio, per rassicurarlo del fatto che se quell'evento non ci fosse stato, probabilmente non ci sarebbe nemmeno stato un figlio a cui rispondere. Per questo non ho mai saputo se crederle o meno, ma ormai non fa più differenza. Sul mobile del soggiorno di casa sua non c'è la foto delle sue nozze, ma due foto vicine delle mie e di quelle di mio fratello, una cornice stupenda che ogni volta che la guardo sembra dirmi "siete la mia gioia, siete andati avanti per me". E il resto dei suoi pensieri rimarrà tra i suoi segreti, li porterà per sempre con sè come ogni sposa si porta dentro i suoi, che a noi figli non è dato di sapere tutto ed è giusto così.

10 commenti:

lauragds@gmail.com ha detto...

a proposito di matrimoni d'inverno, che ne dici del 27 gennaio del 73? Solo che il Naviglio Grande di certo non è come l'acqua alta!

Anonimo ha detto...

Sempre a proposito di matrimoni invernali i miei si sono sposati il 26 dicembre 1972. Baci Cristina B.

lara ha detto...

a questo punto credo che negli anni 70 non facessero più di tanto caso al freddo che avrebbero potutto trovare. I miei il 12 dicembre. L'appartamento non era pronto per l'estate e hanno rimandato... In effetti avrei rimandato di qualche mese ancora, invece hanno fatto comprare il cappottino bello a tutti!!!
Lara

stefafra ha detto...

Mi hai ricordato le foto di matrimonio dei miei, si sposarono a fine Gennaio, mitici anni '60 non ricordo cosa, faceva un freddo boia, si vede pure nelle foto, ma mia madre aveva la minigonna e i tacchi.
Un vestitino da sposa sbarazzinissimo come pochi, e secondo me surgelante. Truccata e bionda diva del cinema, velo proforma. Micro giacchina di pelliccia bianca come concessione all'inverno. Il vestito ha fatto il giro di tutte le varie cugine della mia mamma, pochi anni di differenza e taglie simili, quindi non l'ho mai visto "di persona".

Restó chiusa in ascensore perché manco la corrente causa gelo, e il portinaio dovette farla risalire a mano...ma visto che era in anticipo (mia madre é sempre in anticipo) arrivó in chiesa in perfetto orario, dice "ma la sposa dovrebbe arrivare un po' tardi", spiegatelo alla mia mamma.

Mio padre aveva la tonsillite, era pieno di antibiotici fin sopra alle orecchie e nelle foto é pallidissimo e magrolino. E con lo sguardo un po' da neonato,occhi blú persi nel vuoto, ancora non sapeva di aver bisogno degli occhiali ma era giá talpa alquanto.

Sono arrivati a 40 e passa anni di matrimonio, tra alti e bassi, finché morti non li ha separati, con gran sorpresa di tutti, che il divorzio non era mai tanto lontano, peró tra un alto e un basso hanno resistito.

Renata_ontanoverde ha detto...

l'importante è vivere una vita priva di veleni, quindi il divorzio è servito a far crescere sereni voi figli! ed ha ragione tua madre, probabilmente quando si è sposata era convinta, o almeno lo credeva, la fine è stata la prova del nove, ma dopo tanti anni si sa bene che le cose si superano e chi fa certe scelte coraggiose ha superato ben prima il grande travaglio!
un abbraccio

Raffaella ha detto...

bellissimo, dolcissimo il tuo pensiero per quel giorno lontano.
Mi sono venuti i brividi e sono felice che una figlia scriva queste parole.
Sei bravissima!!!!!!!!!!!!
Raffaella

widepeak ha detto...

bellissimo post. e sopratutto, finalmente ho ritrovato (e modificato) il link. nella consufione di queste settimane ti avevo persa!

Rosie ha detto...

Bello il post, e bellissimo questo template del blog...

Mamiga ha detto...

Grazie a tutte per i riscontri. Questo post piace particolarmente anche a me :-)
@Stefafra: grazie per il racconto, mi hai fatto sorridere. Certo che anche i tuoi sono stati... particolari eh =)))

mammina74 ha detto...

che bello quello che hai scritto ....
mammina74