giovedì 1 aprile 2010

Post lungo


Lunedì ho iniziato a fare i conti con l'imbarazzo. L'imbarazzo di andare al mercato col berretto in un giorno in cui nessuno l'aveva, visto che c'era il sole e faceva pure caldino. Io col mio berretto che diceva al mondo che ho freddo alla testa, calato su un ciuffo che non esiste più perciò con la fronte simile a quella del cicciobello. E io con gli sguardi che mi sono sentita addosso, che forse non erano tutti di compassione ma magari qualcuno notava solo il berretto che stava un po' stretto, o forse che era carino, o esageratamente orrido. Io l'ho vissuta male. E dire che non sono calva. Ho solo i capelli rasati a un centimetro, radi sulla cima della cabessa, che se mi guardi da davanti si e no che ti accorgi che sono metà di quelli che c'erano due settimane fa, ma io che so metto un filtro a quello che mi circonda e interpreto (il cinquanta per cento delle volte, ne sono certa, male) gli sguardi ho avuto la tentazione di scappare a casa per non uscire mai più, o almeno finchè tutto non sarà tornato come prima qua sopra (e se basta un anno va anche bene).
Adesso non mi si venga a dire le soltie cose: che è un periodo che passa, che non è niente di grave, che assomiglio alle star di Ollivud, NON ME NE FOTTE UN CA'. L'imbarazzo non è una cosa che se ne va con l'uso della ragione altrui, non si mitiga con le cacchiate (e scusate) del tipo "l'ha avuto mia cugina, passa, ora sta bene, ti capisco". Intanto non capisci una cippa, perchè puoi capire quello che passa mio cugino o mio fratello ma se non te lo sei vissuto addosso (e non te lo auguro) non capisci quello che mi porto dentro nemmeno a ravanarci per una settimana. Secondopoi se tua cugina ora sta bene mi fa piacere per lei, sono felice di sapere che se ne esce, ma ora ci sto io, ci sta Widepeak, ci sta Camdem, ci sta Mia, e Ziacris, e per altri versi Nevepioggia, ce ne stanno tante altre, migliaia di altre. Quelle che sanno cos'è l'imbarazzo. Quelle che sanno che non basta sentirsi dire "fregatene degli sguardi altrui" per fregarsene, perchè il lavoro interiore te lo devi fare tu e tu sola, e non è come accendere la luce in bagno.
IL fatto è che ho perso la voglia di farci dell'ironia. Ho perso la voglia di scherzarci sopra, ma anche quella di parlare di cavolate, di perdermi in chiacchiere che non servono a niente, non mi va più di parlare. Quello che ho voglia di fare da giorni è solo stare con me stessa, esternare l'indispensabile, lasciar correre ciò che non serve, che non ha peso, non mi va più di guardare al mio tumore come a una cosa o positriva o negativa e annunciarne al mondo le riflessioni più o meno profonde che ne escono. Sono stanca. Stanca anche di parlare di sciocchezze o di problemi che non mi riguardano. Non mi va più. E non è che sto male, che sono depressa, solo ho voglia del mio silenzio.
E poi c'è stato il bizzarro incontro di ieri. Santa subito la donna che mi ha venduto tre cappelli alla bancarella del mercato. E' una bancarella che vende solo ed esclusivamente cappelli, di ogni foggia e colore, centinaia di cappelli. Mi sono avvicinata a tanto bendidio, con una certa dose di appunto, imbarazzo. Mi ha chiesto come poteva aiutarmi, non sono riuscita a finire la frase "sa sto per perdere tutti i..." che lei ha capito al volo, mi ha portato in un angolo dove teneva lo specchio e mi ha tirato fuori DI TUTTO, spiegandomi che dovevo coprire le orecchie, non prendere il sole, e se avessi avuto bisogno di qualcosa senza nessun problema dirlo a mio marito, lei gli avrebbe dato una quantità di cappelli da provare a casa per poi farsi riportare solo quelli che non tenevo la settimana successiva. Il tutto, siore e siori, con un'allegria, una simpatia, nessunissimo accenno al dramma, tanto che mi sono divertita un mondo. Ce ne vorrebbero di persone così. E sono certa che di persone come me deve averne servite una quantità industriale quella donna.

Cosa ho preso? Beh per ora niente foto, non ho avuto il tempo di farle. Ma ho portato a casa un cappello in feltro leggero da mezza stagione col frontino color prugna, piuttosto elegante. Uno in paglia blu con fiocco in tela dietro sempre blu, con il frontino a unghia. Uno in tela di cotone nei toni dell'azzurro, con le tese corte tutt'attorno. E dulcis in fundo uno a tese larghe in paglia, da usare in giardino, con un nastro giallo dietro.  A fianco al cappello in lino color corda e bandana corta che mi ha regalato mia cognata, fichissimo, direi che fino a quest'autunno sono a posto. Bandane comprese. E' uno dei lati positivi di questa faccenda.
L'altro è che non ho mai visto Papigà spendere così volentieri cinquantacinque neuri per qualcosa di vezzoso.

16 commenti:

ziacris ha detto...

Mia hai fatta sorridere, anzi ridere di gusto, di un sorridere misto alle lacrime. E' imbarazzante un casino, hanno il bel da dire, abbiamo il bel da dire, ma è imbarazzante un casino e quando sei in mezzo alla gente, agli amici non si è mai a proprio agio, c'è qualcosa di diverso, abbiamo qualcosa di meno e qualcosa di più, quel qualcosa di più che stona, quel qualcosa di più che accende sguardi di compassione, e non chiamiamoli con altri nomi, sono sguardi di compassione, sguardi che sembrano dire "ti guardo adesso, perchè non vorrei mai un domani, quando non ci sarai più, non avere un tuo ricordo"..e tutto il resto, le belle parole, sono e rimangono solo belle parole

juliaset ha detto...

Ti leggo da un pochino in silenzio (ti conoscevo anche "prima", in effetti, ma ora non mi perdo un post), ma oggi ti devo proprio lasciare un commento...ecco, vorrei vedere le foto dei cappelli al più presto, grazie! :-)Be', a parte gli scherzi...io capisco e ti sono vicina. Un abbraccio. J

MiaSorriso ha detto...

Dài che la voglia di farci dell'ironia c'è ancora...Sai, qualche volta mi accorgo di osservare anch'io le persone con il cappello/berretto/foulard/bandana da chemioterapia.La mia non è curiosità, è compassione, nel senso letterale del termine: com-patisco, soffro insieme a te; è una forma di complicità, di riconoscimento di un compagno di viaggio.Solo che adesso io non porto i segni visibili di questo viaggio, i capelli ormai sono abbondantemente ricresciuti, e mi rendo conto che la persona che ho di fronte non può riconoscermi.Qualche volta la sofferenza, la solitudine e l'imbarazzo si leggono facilmente: la postura contratta, lo sguardo timoroso che saetta intorno per misurare le reazioni degli altri ...Cerco di rispettare questa richiesta di privacy evitando le occhiate insistenti, ma se mi capita di incrociare i suoi occhi non posso fare finta di niente. Quando gli sguardi si incontrano è chiaro che io so e lei sa che io so, e allora voltarsi dall'altra parte mi sembra una mancanza di rispetto, un girare le spalle alla sua sofferenza.La guardo dritto negli occhi e sorrido.Con quello sguardo diretto le dico che l'ho riconosciuta come persona, che non è un fantasma, che capisco e accetto la sua situazione. In quel sorriso cerco di mettere solidarietà e speranza.Perchè è vero che può essere imbarazzante essere diversi, ma credo che sia ancora più triste essere ignorati.

AstaccatoL ha detto...

Ti capisco. Capisco tutto perfettamente. So cosa provi, so che cosa vuol dire. Ma non perdere la voglia di riderci su, di tanto in tanto. Aiuta!Ti abbraccio.

widepeak ha detto...

cara, anche a me hai strappato più di un sorriso e in fondo qualche lacrimuccia. sai, io oggi ho comprato un paio di occhialoni da sole molto vamp. mentre me li provavo (ne avrò provati un centinaio con la commessa che è stata gentilissima) spiegavo che a) devono essere occhiali che lasciano intravedere gli occhi (l'unica cosa degna di nota su di me) e b) senza capelli, paradossalmente l'occhiale veste ancora meglio. e così un bell'occhialone vampone che unito ai miei tubini fa tanto stella del cinema! ma capisco benissimo anche la voglia di non parlare e di ritrarsi di cui parlavi all'inizio de post. anche per me va a onde, ma ci sono giornate così. poi fortunatamente ci sono mattine che te lo scordi e poco dopo passa. ti abbraccio mami!

Tittiz ha detto...

L'imbarazzo...finchè non si vive questa sensazione non si capirà mai cosa si prova. Io lo dico e lo sottoscrivo.Un abbraccio.

utente anonimo ha detto...

Ciao!Concordo anch'io col fatto che l'imbarazzo è una cosa che si capisce veramente solo se si prova sulla propria pelle e non se si percepisce attraverso una persona vicina.So anche che ognuno reagisce in modo diverso in base al proprio carattere ed alle proprie esperienze.Mi hanno sempre lasciato un senso di rabbia, frustrazione e rimpianto le persone che dicono ma si fregatene, oppure beh se ti fissano fissali anche tu così poi smettono.Mi sono sempre sembrate parole false e ipocrite perchè è semplice dire questo quando non ti trovi a doverlo fare in prima persona con il 90% delle persone che incroci, con i bambini che nella loro ingenuità e sincerità a volte riescono a ferire molto senza nemmeno volerlo o accorgersene.L'ironia aiuta, le sofferenze rendono più forte.. ma chi diavolo ha detto che una persona "voglia" essere forte? E' un obbligo? Un dovere? E che cavolo! >.<Scusa se ho usato questo commento come un piccolo sfogo ma le tue parole mi hanno toccata profondamente e personalmente. Non mi sento di dirti che ti capisco perchè ho sempre sostenuto che ogni persona è diversa dall'altra e che quindi si può avere a volte l'impressione di condividere determinate emozioni con qualcun'altro, ma capire veramente ed effettivamente ciò che una persona prova penso che sia molto difficile, a volte quasi impossibile.Loup.s. La signora dei cappelli penso che sia veramente una persona fantastica e credo che in giro ce ne siano anche altre di persone come lei capaci di regalare una perla lucente in quello che sembra un mare di tenebre.

fiocco72 ha detto...

Io ti dico solo che ti voglio bene e anche se ho poco tempo ultimamente e non sempre ti commento, passo su splinder per leggerti...Mamigà per me nonostante tutto nonhai perso l'ironia, anzi...riesci a vedere sempre qualcosa di positivo. Con affetto.

mammina74 ha detto...

ciao cara, so che non è immaginabile quello che passi ....  volevo solo darti un suggerimento: hai mai pensato alle parrucche? Lo so che detto così fa un pò strano ma la mia dentista due anni fa ha optato per questa soluzione e tutto sommato dice che si sentiva meglio rispetto all'uso del cappello. pensaci se ti va....un abbraccio grande

utente anonimo ha detto...

ed io non posso non scriverti che mi sono commossa nel leggere i commenti che le  Amiche ti hanno lasciato.... Piaci tanto, in tante ti vogliono bene e fra tutte queste decine?... centinaia?.... di persone ci sono anch'io!Lara

Mamiga ha detto...

@mammina74: si ci ho pensato alla parrucca. E ho deciso che no, non la voglio. Prima di tutto perchè mi sa di finto più di un cappello vero, sapere di avere in testa qualcosa di posticcio mi farebbe sentire a disagio. E gli altri se ne accorgono che hai la parrucca, lo vedo io quando vado in reparto che c'è chi la usa, ma ne vedo anche in giro ovunque, al super per esempio e via di seguito. Non è vero che non si vedono, tanto vale che si veda che i capelli non li ho (non li avrò, per ora sono solo una testa rada eh). Secondo, vado incontro alla stagione calda, già sudo abbastanza di mio, figuriamoci con una parrucca in testa. Terzo, metterla nel cassetto tra un anno e ripescarla a ogni cambio di stagione trovandomela in mano, ricordarmi di botto di un periodo così brutto... No, non fa per me, davvero. Ma è questione di sensibilità personale. Forse per un anziano è diverso, forse è diverso per ciascuna donna anche giovane, io non me la sento. Ecco

nevepioggia ha detto...

Cavoli Sara!! Mi sa che fra un po' verrò a farmi un giro dalle tue parti e tu magari mi presenterai quella simpatica e sensibile signora....che ne dici?'Mi fai ricordare che la mia amica Mariateresa (alla quale stanno ricescendo giusto ora i capelli),invece si divertiva a farsi chiamare " la donna bionica"........ciao un abbraccio

camden ha detto...

Una ola per la signora dei cappelli la faccio anche io, davvero.Comunque hai scritto un bel post diretto su questo argomento, mi è piaciuto molto!

giorgi ha detto...

Io avevo trovato un posto simile alla tua signora del banchetto: un negozietto che si trovava strategicamente a pochi metri dall'ospedale (ex-ospedale, ormai) in cui mi curavo. Ho ancora una scorta di fasce colorate che coprivano bene capoccetta e orecchie, e un cappellino di cotone, che però non ho mai messo. Diciamoci la verità - ci sono passata due volte e posso dirlo con cognizione di causa - perdere i capelli non è la malattia, ma la conseguenza della cura. E poi ricrescono folti e ricci. Però è un cazzo di trauma, c'è poco da fare.Un abbraccio solidale

Mamiga ha detto...

@Giorgi: si è vero. La testa rasata è una conseguenza della cura e non la malattia. Ma è la cosa che rende visibile agli altri che stai curando la malattia, anche a chi non vorresti dirlo. La palesa all'unversomondo. E cavolo, ti ricorda che sei malata ogni volta che passi davanti a un qualsiasi vetro di casa.Ricrescono folti e ricci dici? Guarda, se ricrescono ricci anche a me che convivo con pali della luce da quando sono nata, gioco al superenalotto e vinco di sicuro!

giorgi ha detto...

confermo, crescono ricci (e folti), ma è una riccitudine che dura poco... Dopo un po' tornano come li hai sempre avuti