sabato 29 maggio 2010

Gatteria: mi scusi Jack...


...vorrei sedermi a tavola. Mi si sta raffreddando la pasta.  Posso avere la mia sedia?

Se non è di troppo disturbo si intende.
Ps. Mia, se vieni a conoscerlo te lo porti anche via?

Fiducia


Sono ventiquattr'ore che mi sto chiedendo come facciano i medici a dirti certe cose e rimandarti a casa dicendoti "conduci la tua vita normalmente". Non che ci sia molto altro da dire in effetti in talune situazioni, di fatto esci da quella porta chiedendoti cosa sia rimasto ormai di normale nella tua vita. O meglio, ti rendi conto in una frazione di secondo che la "normalità" va aggiustata di nuovo, per l'ennesima volta in pochi mesi. Se non altro per riuscire a dormirci sopra nonostante tutto, trasformando pian piano ancora una volta quello che di primo acchito ti sembra irreale in tir che ti passa sopra senza scrupolo, e da tir che ti passa sopra a qualcosa che tutto sommato dai, non è poi così tragico e irrisolvibile. Almeno secondo chi ne sa più di te.
Chissà se i medici sanno quanto costa e quanto pesa la fiducia che una persona accorda loro. Sicuramente non lo saprò mai. Certo è che per quanto difficile sia darla, a volte la fiducia è l'unico mezzo di trasporto che ti è consentito usare per passare da qui a là.  Come in tutte le scelte importanti della vita.



Caffè?



L'altra sera dopo cena Papigà si è offerto di fare il caffè. Non beviamo quasi mai il caffè dopo cena, ma ogni tanto, giusto per toglierci la voglia, lo facciamo. Al massimo andiamo a letto un'oretta più tardi. E lui poi non lo fa praticamente mai, di solito l'addetta sono io. Da dieci anni. O quasi. Ma a un caffè offerto non si dice mai di no.
Abbiamo una macchinetta espresso, tutta color acciaio, acquistata più o meno nel periodo in cui nacque nostro figlio, e che a me non è mai piaciuta un granchè. Si dirà, l'importante è che faccia un caffè buono, no? A me non è che piaccia granchè nemmeno il caffè che fa se devo essere sincera, sebbene Papigà ne sia sempre rimasto entusiasta io in tutta franchezza non ci trovo niente di speciale. Ma mi ci sono abituata, è il caffè di ogni giorno, con il tempo è diventato anche piacevole. Certo, non come quello preso al bar (soprattutto perchè te lo servono già fatto e non ti lavi tu le tazzine), ma insomma, un caffè normale, il caffè di casa mia. Non eccezionale. E per questa "non eccezionalità" non ho più di tanto fatto la rivoluzione quando appunto l'altra sera, complice la stanchezza di sicuro, a Papigà è caduto il come si chiama? L'aggeggio che si aggancia alla macchinetta, quello che tiene il filtro e da cui esce il caffè. E si è rotto il pezzo sotto, il beccuccio. Spaccato. Usura di sicuro, qualche migliaio di volte è stato pur usato no? Come sempre queste cose accadono in un giorno e in un'ora in cui reperire un centro assistenza è impossibile, dicasi giovedì sera quando l'indomani avremmo avuto una giornata semi-campale per vari motivi.
Ma non importa, mi son detta, ho ancora le vecchie moke, che sarà mai se per qualche giorno usiamo quelle... Le ho tirate fuori dal fondo del fondo del fondo dell'angolo più in fondo del mobile della cucina, le ho riaperte e ho iniziato a lavarle. Le ho fatte funzionare con acqua e bicarbonato per un giro e le ho lasciate lì tutta la notte. E magia...
Ieri mattina quando sono scesa le ho ritrovate lì, sul fornello. Come dieci anni fa. E mi sono catapultata indietro per qualche minuto, in quell'appartamentino dove vivevamo appena sposati, con quella particolare luce del mattino, quei particolari colori del pavimento, dei muri, del divano, tutto perfetto com'era. Con quella particolare atmosfera, come mi sentivo da sposina, in dovere e con il grandissimo piacere di offrire il caffè pronto al mattino a mio marito che andava al lavoro presto, o a notte fonda come ora, ma la caffettiera era sempre pronta in anticipo. Non era nemmeno allora un gran caffè, ma era un rito, quello a cui non volevo mancare mai, il piacere di quei dieci minuti o forse anche solo cinque passati girando il cucchiaino nella tazzina con lo sguardo nel vuoto, dopo che il profumo e il gorgoglio della moka erano le uniche cose che avevano invaso la stanza oltre alla nostra presenza. L'avevo dimenticato tutto questo. E ieri l'ho ritrovato.
Ieri pomeriggio Papigà è riuscito, nonostante tutto, a ritagliarsi un'ora per andare a prendere il pezzo di ricambio al centro assistenza della casa produttrice della nostra macchina espresso. Tutto infoiato, perchè lui ha sviluppato col tempo un'allergia psicotica al caffè da moka, e non lo vuole nemmeno prendere in considerazione come alternativa in mancanza di altro: piuttosto senza.
Io no. Io un caffè con la mia vecchia moka me lo sono fatto. Ho dovuto far mente locale perchè sono sincera, per un po' avevo perfino dimenticato come si usa una moka.  E me lo sono bevuto anche se ero sola, non ho voluto rinunciarvi. Non era male. Non era eccezionale ma nemmeno cattivo. Era il caffè di casa mia. Un caffè che uguale non lo bevo in nessun altro posto. Anche se oggi le moke ritorneranno nel fondo dell'angolo più in fondo del mobile della cucina, mi sa che ogni tanto troverò una scusa per farle uscire di nuovo.



venerdì 28 maggio 2010

Gatteria: solo Jack...


Scena quotidiana.
Ore 15.45: esco per andare a prendere il Power all'asilo.Sul tettuccio dell'auto c'è sempre un gatto al quell'ora, uno qualsiasi dei tanti, gatto che immancabilmente scende slittando sul parabrezza non appena metto in moto.
Oggi sul tettuccio c'era Jack, che non è sceso,  e meno male che a metà vialetto facendo la retro sono scesa io a controllare, dato che non ho visto nessun gatto slittare e mi sembrava alquanto strano che avesse avuto un momento di scemeria tale da voler scendere da una fiancata.
Mi stavo portando a spasso Jack per il paese, Jack per niente spaventato e piuttosto seccato nel momento in cui l'ho preso di peso e gli ho spiegato che non era il caso.
Era seccato perchè stava facendo la toilette.

giovedì 27 maggio 2010


Mi hanno chiamato per inserire il catetere venoso: lunedì 31, in day-hospital. Pensavo risolvessero la cosa ambulatorialmente. Sono un po' agitata, anche se so che non dovrei. Ma forse è solo stanchezza.

mercoledì 26 maggio 2010

Ce la posso fare


Sono stragonfia per il cortisone ed è ormai un fatto. Sto prendendo i diuretici ma non bastano ed è un altro fatto. IL terzo fatto innegabile è che io detesto fare attività sportiva. Anche se sono conscia del fatto che mi farebbe bene, se non come aiuto a drenare i liquidi in stra eccesso.
E così succede che una ci pensa e ci ripensa, immagina un modo per farsela passare al meglio prendendosi cura di sè e... si monta la testa.





Cyclette e uncinetto. Si, ce la posso fare. Se mi fa passare più velocemente il tempo in auto come passeggero, mi aiuterà anche con la cyclette (uè, prova e riprova ho fatto undici chilometri in mezzora senza quasi accorgermene eh...).
Ora tutto sta nel metterci un po' di costanza. Cosa assai più difficile.


Evviva, avrò anch'io la mia porta USB sotto la scapola. Presto, nel giro di una settimana. E' la volta che mi porto le crocette da fare mentre mi chemiotizzano, stavolta non mi dovrò sentir blandire seccamente MI RACCOMANDO QUEL BRACCIO per quattro ore dall'infermiera.
E del resto portiamo pazienza, ancora pazienza, facciamo amicizia anche con la rossa, lasciamo che la cura faccia il suo lavoro ancora per un po' di tempo e fidiamoci delle mani in cui ci siamo messi. Io e lui, il coso.
E' che ho ancora la sensazione di vivere in standby, e non è sempre facile farsene una ragione, anche se è temporaneo. Vivere alla giornata è una cosa che sto imparando e a cui non ero abituata, fare programmi esclusivamente a tempi brevi mi fa tornare ai tempi in cui il Power era neonato e non sapevo oggi come sarebbe andato l'indomani. Non che mi dispiaccia. E' che la mia famiglia avrebbe bisogno di altro e non posso darglielo. Per ora.
Spero che nei prossimi giorni la stagione si sistemi perchè ho un programma, e non voglio assolutissimamente doverlo procrastinare o doverlo annullare all'ultimo minuto. Il diciotto giugno festeggeremo dieci anni di matrimonio e il venti vorremmo festeggiare con la famiglia intera, tutta, a casa nostra, facendo rivivere il caminetto  e riposizionando il gazebo. Far rinascere il giardino anche per quest'anno.



Ooooochei, qui mi ci vuole un post adatto a rispondere ai millemila commenti che mi avete lasciato sotto...MA GRAZIE! Ora oltre che semi spelacchiata e sorridente sono anche arrossita dalla commossione, ma io ho cercato solo di mettermi in posa...
Dunque,
@MIA: grazie per l'orsetto d'oro, non l'avrei mai trovata una immagine così.
@Widepeak: addirittura gnocca? WOW; nemmeno mio marito me lo dice più (ma mi dice bella donna, forse per preservare orecchi seienni che non dovrebbero sentire certi termini).
@Anna: ah ehm... veeeeeramente un po' truccata lo sono anche nella foto, in realtà primo, le ho scattate al rientro da una festa di battesimo perciò il trucco se n'è anche quasi bello che andato, e secondo a me piace solo truccarmi gli  occhi (niente fondotinta o robe simili, mi danno noia, e il rossetto solo per uscire e neanche sempre, mi fa sentire la bocca imburrata).
@Jane: farò di tutto per tenermelo questo sorriso. In realtà non ho mai sorriso tanto come da quando mi serve per affrontare il tumore. Forse è un... lato positivo della faccenda. Dal quale imparare, Per me soprattutto.
@Mammina74: sul fatto che a volte i bambini sono più saggi di noi c'è solo da imparare. Siamo noi donne che da ragazzine crediamo ancora nel principe azzurro per poi vivere da deluse, alcune lo fanno per il resto della vita se non si danno una svegliata, mentre i maschietti su questo fronte sembrano essere più realisti e concreti. Lati della vita...
@Nevepioggia: se mi dici cosa ti può piacere te ne procuro uno, dove li ho presi ne avevano a decine.

E a tutte le altre grazie davvero, è un bell'incoraggiamento. Poi posto gli aggiornamenti.

domenica 23 maggio 2010

Vabbè, facciamolo sto outing fotografico


Beh si, stasera mi sento in vena e mi armo di... cappelli.
Ecco Mamigà versione primavera/estate duemiladieci.
City look brutto tempo



City look bel tempo



Versione "vorreisembrarepiùgiovane mamiriescepoco ecchissefotte"



Bike look



Forse tra un mese con un paio di shorts...



Elegant cap



e questo per il ... giardinaggio!

E adesso voglio il premio orsetto d'oro per il coraggio (perchè ce ne vuole a pubblicare foto del genere eh...)
Comunque avviso, è la prima e l'ultima volta

Senza commento


Si commenta da sè.


Le bambine normali


Venerdì, quando per la terza volta consecutiva scorgo la bimba-bionda-occhi-azzurri praticamente spalmarsi come la nutella al passaggio di mio figlio (sono letterlamente rimasta basita, un minimo di pudore cavolo! Almeno tiratelo in parte, questa ha messo i manifesti fuori!), figlio peraltro freddo e scostante (per la serie NON ROMPERE), ho concretizzato il fatto che siore e siori, il Power ha la spasimante ufficiale. Non solo. Durante la chiacchierata che ne è seguita è emerso che la bambolina ha chiesto la mano del rude maschio furlano ricevendone un netto rifiuto, perchè è inutile, al cuor non si comanda, MAMMA NON MI PIACE.
-E perchè?
-Perchè è esagerata. E' troppo brava, troppo bella, troppo buona. A me non piacciono le bambine esagerate. A me piacciono le bambine belle ma normali. Ecco.

Da farci uno studio.

giovedì 20 maggio 2010

Mezzogiorno in casa mia- stavolta sproloquio io


-Sale la percentuale dei bambini italiani obesi...
-Il Power non è obeso. Il Power è grande, ha due spalle così, e comunque il dottore gli ha fattoil calcolo della BMI l'ultima volta e lo ha trovato perfettamente normopeso, alla faccia dei bambini stitici e anoressici.
-E di chi è la colpa? MA DELLE MAMME, LE MAMME ITALIANE!
-Str...o! Eccolo là, sempre colpa delle mamme è, qualsiasi cosa faccia un bambino è sempre colpa della mamma! Ma smettiamola di far venire sensi di colpa aggratiss! Ma cosa ne sai tu!
-CHE DANNO AI BAMBINI QUELLE MERENDINE, QUELLE COSE CONFEZIONATE STRAPIENE DI CALORIE        
-In casa mia non entrano le merendine! Ma hai mai messo il naso nel cassettone dispensa? Guarda, VERIFICA, sapientone del cà, merendine sto paio!

Alzo gli occhi un momento da quello che sto facendo, sto preparando la tavola, è mezzogiorno. Vedo Papigà che mi guarda di sottecchi.
-Ma ti sei accorta che stai parlando con Di Pietro alla tele?
-Ah.


E nel mentre il Power se ne va all'asilo e nel gioco rompe gli occhiali di chi? Dell'unico compagno di classe con la cui madre nessuno vuole avere a che fare, e se nessuno vuole averci a che fare un motivo ci sarà...

Oggi sono stesa, stesa come ieri. Tra le sette e mezzo e le nove e mezzo ho fatto l'impossibile, partita con la doccia e iniezione del giovedì, seguita con il risveglio del guerriero con tutto il suo seguito, e tre o quattro commissioni prima di tornare a casa a fare l'indispensabile. C'è poco da fare, è vero che devo riposare, ma non posso delegare la mia vita al cento per cento a mio marito, se non altro perchè a lavorare deve pur andarci e con i turni che fa non posso caricarlo oltre il limite. Altrimenti guarita io si ammala lui ma di esaurimento nervoso, e non vogliamo che accada. Però ora mi prendo il mio, il letto può rimanere sfatto, chissefotte.
Ieri appunto ennesima infusione, che se la precedente mi era sembrata eterna quella di ieri l'ha superata. Dopo aver trascorso una settimana più dura delle altre, ieri mi hanno fatto un prelievo urgente e ne è uscito che ho il midollo osseo in sciopero. L'emoglobina è molto bassa, così appunto mi è stata aggiunta al drink una flebo di ferro che dura un'ora solo lei, e ho iniziato le iniezioni di fattori di crescita. Per fortuna me le fanno in ospedale, visto che tanto devo comunque andarci ogni settimana, perchè sinceramente, pur avendo ormai preso confidenza con le sottocute facendone tre ogni settimana a casa e da sola, non è che proprio sia la cosa che amo di più farmi. Ma tant'è, tutto concorre alla guarigione, e se devo fare anche questo farò anche questo.
E poi ieri ho conosciuto una mamma coraggiosa. Ha portato il figlio a fare la prima chemio, diciannove anni lui e quarantasette lei, lui con un linfoma di Hodgkins ma il linfoma è solo l'ultimo dei suoi problemi purtroppo. Ne ha passate tante in diciannove anni questo ragazzo, ma tante, che nel chiacchierare con questa donna non ho avuto nemmeno il coraggio di dirle perchè ero lì. Ma non ne ho avuto nemmeno il tempo, veramente, perchè lei era di un logorroico pazzesco, in tante ore che è rimasta lì credo abbia chiuso la bocca solo per mangiarsi un panino e neanche quello, perchè parlava anche masticando. Ecco un altro modo di reagire ai problemi della vita ho pensato. Per quanto a un certo punto mi sia immersa volontariamente nel mio Dewey, sia perchè ero rimbambita al massimo (ma lo sono da una settimana), sia perchè mi mancano poche pagine per finirlo (e mica ci sono riuscita). E mi sono anche addormentata per più di mezzora, nonostante lei continuasse a parlare, parlare, parlare. Ma preferisco lei che parla per reagire che non la I. che parla poco ma sparando cannonate.
Ecco, anche questa donna mi ha fatto pensare. Ho pensato che ci vuole coraggio a stare vicino a un figlio così, ma noi mamme per i figli tiriamo fuori le unghie e i denti fino allo stremo. Ogni tanto la guardavo negli occhi e nonostante le parole che proferiva ne ho carpito una fatica e un amore incredibili. Un amore che ti fa diventare una tigre anche davanti alle istituzioni che non ti aiutano se non diventi come un ariete, davanti a una società che ti accetta solo se produci e ti fai valere e rispondi a certi canoni. Un amore che ti fa a volte dimenticare te stessa.

mercoledì 19 maggio 2010

A ogni infusione la sua news


Oggi ho fatto conoscenza con le flebo di ferro (bleah, al solo sentirlo nominare mi vien su tutto quello che ho ingoiato in sette mesi mentre ero in gravidanza, e non ho partorito ieri) e con i fattori di crescita dei globuli rossi.
Di questi ultimi avevo sentito parlare, ma che strano effetto fa l'immaginazione, avevo nella mia testa l'immagine di una siringhetta con dentro qualcosa che si muove, tipo i cartoni animati "Siamo fatti così"...


lunedì 17 maggio 2010

Orchemmissovviene...


...questo mercoledì dovrei vedere la I. Quella di questo post. Che fa la trisettimanale, che pubblicamente dichiara essere una c@@ata (e per dietro non ci credo nemmeno se me lo giura). Quella che "cosa vuoi che sia". Quella che "tanto io ho problemi più grossi".
Inutile dire che ho tanta voglia di vederla quanta ne ho che mi tornino le emorroidi.

domenica 16 maggio 2010

Ancora foto, stavolta fiori


E poi ci sono i miei fiori di questi giorni, fotografati in un momento, uno dei rari, in cui il tempo mi ha permesso di farlo.
Era fiorita l'azalea





ed era fiorito anche il lillà







che sembra di sentirne il profumo solo a guardarlo, so che è difficile crederci ma per me è così.
E perfino il rododendro mi aveva regalato due fiori enormi





e parlo al passato perchè il tempo assurdo di questa primavera decisamente anomala mi ha permesso di goderne per non più di due giorni consecutivi per ciascuna pianta, dopodichè ognuna è appassita miseramente sotto secchi d'acqua. Gli iris non sono nemmeno riuscita a fotografarli: fioriti e marciti nel giro di ventiquattr'ore.
Spero che andando avanti con la stagione riesca a strappare qualche pomeriggio tra il mio verde senza mettere gli stivali per non annegarci dentro.

A blog unificati - Un po' di foto di tutt'altro finalmente


Questo è un post che devo fare da tempo, e che ho sempre rimandato per via della mia allergia a fotocamera e compagnia bella. Ma è doveroso, perchè è per alleggerire giornate come questa che più persone, anche se lontane, si sono fatte presenti con piccoli "dolcetti per l'umore" tutti particolari. E che mi sono tanto cari.
In questi mesi ho ricevuto questi bellissimi pensierini, che tengo ben in vista o comunque a portata di zampe, guardate che piccole meraviglie!
Questo



è un sacchettino profumatissimo pieno di lavanda che mi ha confezionato Deb75, e che ora sta nel cassetto del mio comodino a ricordarmi, oltre che delle belle chiacchierate via messenger fatte con lei, che se si denigra ancora per il suo essere principiante nel ricamo la frusto. Perchè è fatto con una cura incredibile.
Poi c'è questo cuscinetto



fatto da Lauraricama: l'ho appeso sulla porta del frigorifero con un magnete, così me lo vedo davanti ogni giorno e mi mette allegria. Credo di non avere mai avuto una decorazione così fine e originale sul frigo, ci fa una bellissima figura malgrado le mie foto continuino a risultare schifosamente sfocate.
E il gatto



di Roberta: anche questo è appeso in soggiorno, a una maniglia. Lo considero il quinto gatto di casa, quello che mi da meno problemi in effetti, ma io non sarei mai arrivata a ideare un oggetto così carino per nascondere.... un anello portachiavi. La foto non rende bene ma cucito con molta cura, e io queste cose le noto eccome.
Infine il micio



di Tatamary, bel miciotto nero come Jack, che mi fa compagnia in camera, appeso alla maniglia della mia anta di armadio.
Inutile dire che tutte queste cose erano inaspettatissime, delle vere sorprese, che per quanto piccole stanno a dirmi che qualcuno ha pensato a me, ha speso del tempo per me, ha ricamato e cucito per me, e io che queste cose le faccio so che non hanno lo stesso valore di una sciocchezza qualsiasi comprata chissaddove.


Giornata no


Oggi proprio non va... C'è uno sprazzo di sole ma ho un po' di influenza, la gola gonfia, qualche linea di febbre. E tanta voglia di starmene per i cavoli miei, senza rotture di scatole. E' da dire che mio figlio è bravo: stamattina mi sono appisolata sul divano, credo di aver dormito un'ora senza nemmeno accorgermene, ero sola con lui che giocava in sala talmente tranquillo che non mi sono accorta di quello che faceva.
E infatti mi sono svegliata con un orsone di peluche in testa, piena di pennarelli addosso di cui uno in tasca, i piedi gelidi e lui che mi sussurra
"mamma ti ho fatto l'agopuntura coi pennarelli, stai meglio vero?".

Ma saranno gli ormoni che hanno dato le dimissioni senza preavviso, sarà la stagione orrida, sarà l'influenza, sarà la chemio, mettiamoci tutto nel calderone, oggi sono proprio a terra di fisico e di morale. Oggi è una di quelle giornate in cui vorrei seppellirmi sotto a uno strato di coperte e star lì per ore, in silenzio, al buio, guai a chi rompe. La verità è che non sento più il nodulo da giorni. Embè? Qualcuno mi dirà, fai festa no? E' una bella notizia, significa che la terapia funziona! E certo. Venerdì ho l'eco di controllo, e sarà la conferma scritta di quello che sento.
E' che sono tre sere che vado a letto senza riuscire ad addormentarmi proprio per questo. Nodulo sceso uguale intervento a breve. E me la sto letteralmente facendo addosso dalla paura. Forse se mi operavano subito avrei affrontato tutto di petto e ora sarebbe già passato, invece l'attesa mi sta logorando, e quel che è peggio mi sta dando il tempo per informarmi, per navigare in internet, per leggere quello che sto per affrontare secondo tanti punti di vista che poi portano alle stesse conclusioni. C'è poco da stare allegri, per quanto mi si cerchi di confortare non faccio altro che pensarci sopra e ho paura, tanta paura. Ho paura di non riuscire a recuperare il braccio, ho paura di non riuscire a guardarmi più allo specchio, di non riconoscermi più. Già ora è difficile farlo, mio figlio mi continua a ripetere più volte al giorno che sono bella e mi commuove, perchè io mi vedo un mostro. Sempre più orrido tra l'altro, perchè tra la faccia gonfia e i capelli che ormai sono quello che sono mi sembra di vedere un'altra persona, una persona che se me la trovassi davanti mi farebbe ribrezzo, e ribrezzo mi fa.

Ma forse è solo colpa degli ormoni. Forse è solo colpa loro se mi sento così, sono stati messi in crisi dalla terapia e si ribellano, non hanno nemmeno tutti i torti se uno ci pensa.  Andare in pensione senza un minimo di garanzie farebbe saltare i nervi a chiunque. Ma perchè proprio i miei?

venerdì 14 maggio 2010

Loving you....


Auauau, oggi sono in vena...


Il medico martedì mi ha caldamente consigliato di misurare la pressione tutti i giorni per averla sotto controllo, visto l'andazzo e il susseguirsi dei cambiamenti della terapia domiciliare, che sto facendo per tenere a bada gli effetti della chemio. Beh, se martedì l'avevo alle stelle oggi ce l'ho alle stalle, e anche un po' sulle palle perchè se è troppo alta mi stende, se è troppo bassa mi stende lo stesso, e mi sto rompendo. Ogni tanto mi vien da pensare, in momenti in cui metto da parte la logica e il buonsenso, che se quel giorno in cui ho scoperto di avere il nodulo invece di fiondarmi dal medico lo lasciavo lì buono buono, visto che non dava fastidio a nessuno, ora non starei qui a menare la manfrina tra alti e bassi continui a seconda dei giorni della settimana. Poi sopravviene la logica e vabbè, torno in me e il resto si sa. Anche perchè abito troppo vicino al cimitero, duecento metri o anche meno, per dimenticarmi del perchè sto facendo le cure.

Comunque oggi ho anche pianto. Ma non di tristezza: ieri pomeriggio ho preparato il "tocco", il cappello per il Power che siore e siori, durante la recita del primo di giugno, riceverà il suo diploma di asilo. Faranno come ogni anno la cerimonia di premiazione a tutta la classe dei grandi, e sarà anche poca cosa, ma se gli anni scorsi mi emozionavo a vedere i grandi di turno tutti compiti ricevere il loro diploma con tanto di cappello in testa e non erano nemmeno figli miei, quest'anno mi sa che dovrò passare al Lidl a fare scorta di fazzoletti prima di entrare in teatro. E il Power, mentre gli preparavo il cappellino, era tutto gasatone nel cercare di raccontarmi cosa stanno preparando ma nello stesso tempo faceva una fatica tremenda per cercare di trattenersi il più possibile sui particolari, perchè le maestre hanno raccomandato di conservare l'effetto sorpresa (ovvio).
Insomma, stamattina ho consegnato il cappello e una lacrima mi è scesa: il Power ha fatto quattro anni quasi di asilo, e se penso alla fatica dell'inserimento dei primi mesi, le innumerevoli volte in cui è stato ripreso, e in cui siamo stati chiamati noi a rapporto, e le conquiste fatte mese dopo mese, settimana dopo settimana, i cabiamenti che ha fatto progressivamente... oggi fatico a riconoscere lo stesso bambino che è partito a gennaio 2007 con tanto di colbacco di pelo e giaccone addosso per entrare nella sua prima piccola comunità di coetanei.
E sicuramente lo dirò ancora: mi dispiace immensamente che l'asilo stia per finire per lui. Ma insomma, a ogni età il suo no?