mercoledì 30 giugno 2010

Fine anno


Chi ha voglia di farlo, vada a leggersi QUESTO post.
Era uno dei primi, difficilissimi giorni di asilo del Power, che allora soprannominavo "Trippa". Sono passati tre anni e mezzo. Leggerlo ora mi fa sorridere e venire un po' il magone: sembra passata un'eternità, se penso a quante cose sono successe in tutto questo tempo e soprattutto a come è cambiato mio figlio.
Oggi era l'ultimo giorno di asilo. L'ultimo-ultimo, non l'ultimo per quest'anno. L'ultimo di questo periodo ovattato e pieno di scoperte, di giochi, di belle cose, di incontri e del primo fondamentale distacco da me, in quel luogo adorabile chiamato "scuola materna".
Stamattina ci siamo alzati come sempre alle sette e mezzo, abbiamo accompagnato INSIEME il Power all'asilo in bicicletta (che trio, lungo il bordo della strada, le tre bici: Papigà-Power-Mamigà, deve essere stato un bel quadretto), ho portato in classe il Power io oggi come il primo giorno e ho svuotato metà del suo armadietto. Ci siamo salutati con il solito rito ("ciao amore, fai il bravissimo e divertiti", ogni giorno uguale, identico saluto, per tre anni e mezzo), bacio, ciao. Mi sono voltata un momento: le maestre se lo stavano sbaciucchiando, chiedendogli se fosse emozionato, lui era solo impegnato a sfuggire all'abbraccio perchè la domanda glie l'ho già fatta io ieri sera: risposta, frega niente. Vabbè.
All'una siamo tornati a riprendercelo. Ho finito di svuotare l'armadietto di cui sopra e siamo usciti. Il Power manco si volta, mi chiede dov'è il papi e saputo  che lo aspettava fuori è sfrecciato come una scheggia a riprendersi la bici col papà. Poi con tutto il resto della classe siamo andati a prenderci un gelato in piazza, per trascorrere un'ultima oretta insieme. Tutti insieme, prima di essere divisi dalle vacanze e dalle due sezioni della scuola elementare. Perchè per fortuna la classe ha formato un bel gruppo, i bambini si vogliono bene fra loro nonostante abbiano solo sei anni. E in gelateria hanno come previsto fatto il disastro, devono averli sentiti fino al paese vicino, ma tant'è, è stato divertentissimo.
Io avevo un gran magone, ma ho scoperto di non essere l'unica mamma a guardare alla porta d'entrata con gli occhi lucidi.  Ha ragione la maestra F., il prossimo anno inizia un nuovo ciclo, una nuova scuola a cui affezionarsi, ma oggi c'è questa tappa, questo periodo della loro vita, e della nostra. All'asilo ci siamo staccati dai nostri figli per la prima volta affidandoli alle cure di due estranee, ovvio per chi ha usato il nido non è così, ma lo è per la stragrande maggioranza di noi di questa classe. E la materna era appunto il gioco, il divertimento, il mondo ovattato e gioioso creato solo per loro, per farli stare bene, nonostante i problemi di gestione che rimanevano completamente fuori dalle loro orecchie e dai loro pensieri. Era bello, nonostante tutto era bello, bellissimo. Adoravo quell'ambiente colorato e alla loro misura.
Adesso ci aspetta l'estate. Abbiamo iscritto il Power alle prime due settimane di luglio del centro estivo, che comunque funzionerà solo al mattino. Speriamo che il tempo tenga abbastanza, sarà un'estate lunga. Papigà sabato rientra al lavoro e poi niente più ferie fino a settembre, nel mezzo verrò operata (spero) e per la famiglia non saranno giorni semplici.
E a settembre si inizia un'avventura nuova. E altre cose da raccontare.

Deliri da forummmmmssssss... ommmm...


Ogni tanto ho l'impressione di scrivere in un'altra lingua. Possibile che se chiedo due volte "vorrei sapere se qualcuna ha usato tal medicinale e se mi può raccontare la sua esperienza post infusione", per due volte consecutive mi viene copincollato il foglietto illustrativo online da due diverse iscritte? In due forum diversi? MA SCRIVO IN ARABO???

martedì 29 giugno 2010

Sarebbe bello...


Sarebbe bello se certe malattie venissero solo da vecchi. Che frase banale  questa. E non la scrivo perchè auguro ai vecchi di ammalarsi, ma perchè ieri pomeriggio, nella quiete del giardino di casa, nel silenzio del primo pomeriggio, riflettevo sul fatto che visto che la vita può sorprenderti con degli exploit alquanto violenti, non ti è permesso di fare conti sul futuro. Sarebbe bello se non fosse così. Se si potesse essere sicuri che fino a una certa età andrà tutto bene, uno fa tutto quello che deve fare, sa che può programmare da qui a lì le sue cose, poi si organizza per la vecchiaia, mette in conto le malattie e prende le sue precauzioni, e via. Si prepara psicologicamente. Poter far conto su un fisico che "tiene" dovrebbe poter essere scontato. Perlomeno per assolvere ai propri obblighi e/o desideri prevedendo al massimo di fare i conti con i mali di stagione.
Ho appena scritto una stupidaggine. Ma la lascio lì.
Perchè ieri ho pensato alla morte, questa è la verità. La morte con cui sto facendo i conti, e non datemi della esagerata, l'ho già detto che ho un folletto piccolo piccolo che chiamo "duepercento" che ogni tanto danza in giardino prendendomi per il sedere canzonandomi. Un folletto che da qualche notte mi fa fare sempre lo stesso sogno,
sogno di fare la TAC e sogno il dottore coi baffoni che mi da l'esito. E mi dice che sono ancora malata, che devo fare ancora strada, tanta, e io gli rispondo che non ce la faccio più, e lui mi chiede di insistere, insistere, insistere (troppa chemio, ho bisogno di disintossicarmi psicologicamente credo).  Ma non mi sveglio con l'angoscia, tutt'altro. Perchè da un po' di tempo guardo alla vita come una possibilità, non come un limite. Anche nella malattia. Che se anche "duepercento" dovesse per un qualche misterioso motivo dilatarsi e avere la meglio, magari con l'aiuto del cuore o che so io, tutto sommato vorrei vivere i miei anni a venire con pienezza, che siano due, venti o cinquanta.
Ieri Papigà mi ha detto che questo sarà un anno buttato via. Io non ci credo. Non lo penso. Per chi ha anche una vaga possibilità che il proprio tempo sia ridotto ad essere poco il tempo non è mai sprecato, è tempo utile per vivere, provare emozioni, fare esperienze, ridere, fare cose belle, conoscere persone, imparare cose nuove, costruire. E' vero che la mia vita è limitata sotto molti aspetti, sono sempre stanchissima, ho la nausea spesso e volentieri, e tutto il resto di manfrine legate a questa situazione del cavolo, ma non sono in fin di vita. Come rispondo ridendo talvolta a chi mi chiede "come stai", ho il cancro, non sono mica in fin di vita. In fondo c'è di peggio. Considerando poi che il destino a volte prende per il sedere e magari tu pensi di morire di tumore tra vent'anni mentre domani esci di casa e ti cade una tegola in testa, tanto vale considerare non gli anni, ma i giorni, le ore, i minuti, rendendoli belli. Più belli possibile.

Ps. E infatti essendo mooooolto coerente con me stessa ora vado a fare qualcosa di estremamente gradevole... ho una montagna di panni da stirare. Giusto per tener fede ai miei propositi

Sproloqui: una lunga parentesi


-Mamma non vorrei lo schiaffettone ma...

(Eccheccavolo, neanche fossi lì ogni momento a spargere manrovesci a destra e a manca, che poi diciamolo, gli arriva concretamente una volta su cento, le altre novantanove nascono e rimangono solo minacce... Evidentemente quell'un per cento deve avere avuto un bell'impatto fisico e psicologico se mio figlio scende le scale e rimane a debita distanza sul pianerottolo solo per dirmi che ha di nuovo sporcato le mutande di cacca per sbaglio  - dice lui - mentre stava pensando ai fattacci suoi come sempre. Tra l'altro non ho mai usato il termine "schiaffettone", che mi fa un po' ridere pensando al binomio "etto-one", preferisco l'espressione "ara che te riva na papina", detta a bocca bella larga, alla veneta. Rende molto bene l'idea. Comunque ho risposto diplomaticamente: niente schiaffettoni, da oggi le mutande incrostate te le raspi tu. Fa più paura eh? ).

domenica 27 giugno 2010

Le risposte di Papigà


-Ma che due marones... Ma perchè mai io potrei starmene per ore a farmi i fattacci miei, mentre tuo figlio DEVE necessariamente interagire con qualcuno almeno ogni trenta secondi?
-Vuoi la risposta psicologica o quella diretta?
-Tutte e due...
-Quella psicologica: ha bisogno di sua madre. Quella diretta: è uno scassacoimbras.

Papigà ha sempre una risposta per ogni domanda. Diversa a seconda del grado di senso di colpa in cui ti vuole immergere.

I curiosi


Ci sono quelli che non sanno, vorrebbero sapere ma non hanno il coraggio di chiedertelo.
E ci sono quelli che sanno, non glie l'hai detto tu ma l'hanno saputo da qualcun altro, non hanno il coraggio di dirtelo, fanno finta di niente ma non resistono fino in fondo.
E' il mondo dei curiosi.
Il mondo di quelli che ti fissano, aspettano che tu dica qualcosa (e invano perchè non hai niente da dire), e se non dici niente o chiedono a qualcun altro informazioni (come l'amico di mio marito al battesimo della piccola G.), oppure fanno finta di gnorri cercando di arrivare al dunque prendendo il discorso da lontano (come D. che ieri ha incrociato Papigà al super e gli ha chiesto se "per caso soffro ancora di emicranie", e so per certo che è a conoscenza della mia situazione). E' il mondo di una mia vicina, a cui passo davanti ogni santa mattina mentre accompagno il Power all'asilo e lei è fuori a fare giardinaggio, che mi fissa lungo tutto il vialetto, mi da il buongiorno, e in sei mesi non mi ha mai chiesto mezza volta come sto o come mai sia ridotta in questo stato (però mi fissa). E' il mondo di G., che a un pranzo eravamo seduti uno di fronte all'altra, siamo rimasti a tavola per due ore consecutive, a fine pranzo si avvicina alla moglie e le chiede di chiedere a Papigà come mai avessi sempre la testa coperta e fossi così ingrossata rispetto all'ultima volta che ci siamo visti. Come se poi Papigà non me lo venisse a raccontare. E' il mondo di chi vuole far finta di niente a tutti i costi, e quando ti incontra per strada ti dice "ma come ti vedo bene, sei sempre più bella".
Ora, che poi si dica che non me ne va bene mezza non mi importa. E' vero che il mondo è bello perchè è vario, e di avariati ce n'è a iosa, ed è altrettanto vero (sono disposta ad ammetterlo) che non è facile rapportarsi con qualcuno che ha una malattia seria non sapendo se questa ha voglia o no di parlarne, se e come la affronta eccetera. Di certo le persone care sanno come prenderti, sanno come la vivi perchè ti vedono o ti sentono di frequente, e nel mio caso sanno che non faccio difficoltà a parlarne e anzi cerco di prenderla con una certa ironia. Per il resto del mondo, per quella parte di cui non mi importa niente o forse anche meno, mi verrebbe da dare un messaggio che toh, lo butto lì, come viene viene:


MALATO DI TUMORE NON E' SINONIMO DI STUPIDO



 


Ovvero non pensare che non mi sia accorta che sei in imbarazzo, che sei curioso e vuoi sapere ma non ti importa più di tanto, che so che sai e non vuoi dirlo. Non pensare che non sappia che ti sei accorto che sono malata, che sono gonfia e spelacchiata, e se mi vieni a dire  "ah come sei bella stamattina" stai facendo la figura del pirla. Non pensare che non abbia due occhi che vedono che mi stai squadrando da testa a piedi. E se non hai niente di intelligente da dire fai a meno di sparare cazzate e stai zitto, parla del tempo o di qualsiasi altra cosa. E magari chiudi la bocca mentre mi fissi o ti entrano le vespe, fanno in tempo a farci il nido prima che tu ti accorga della figura che stai facendo.

giovedì 24 giugno 2010


Eccolo il cesto!
Il cestone di vimini arrivato in casa mia tredici anni fa, che ha traslocato con me due volte, che contiene praticamente l'impossibile... Ecco, una signora mi disse tanto tempo fa che in un sacco di pezzi di stoffa c'è chi ci vede degli stracci e chi ci vede qualcos'altro. Io nel mio cesto ci affondo spesso la testa quando mi gira, e quando la affondo vedo borse, coperte, segnalibri, portatorte, trousse, trovaforbici e trovacellulari, sacchettini e coprivolante, cuscini e astucci, tendine e tappetini... E dal cesto non esce solo stoffa: è appunto un cesto magico, e se ci metto della stoffa possono uscirne campanelli, nastri, fili colorati e mollette, anellini e gancetti, fiori di stoffa e perline di legno, pezzi di spago e stuzzicadenti, vasetti di vetro, fili di rafia, uncinetti e forbicine, vecchi pizzi e cartoncini...
Perchè a me piace dar nuova vita a quello che sembra da buttar via, magari non oggi ma tra mesi, quando capita l'occasione. E mi diverte un mondo.

Ottant'anni e non averli


Da un paio di settimane ero riuscita a sentire di nuovo il gusto della pasta col ragù, delle patatine fritte, di una pizza e via dicendo, di qualsiasi cosa non fosse dolce. Cose che finchè non assumi certi medicinali dai per scontate, mentre dopo due mesi abbondanti di mono-sapore in bocca apprezzi in maniera decisamente diversa.
Da due giorni è tornato tutto al gusto di monetina. E l'odore del caffè mi fa venir voglia di vomitare.
Bleah. Credevo che il mio nuovo doping sarebbe stato più clemente almeno su questo fronte, visto che ho notato che anche le mie unghie da poco tempo danno segni di voler essere un fastidio in più (si stanno sfaldando) e sempre da qualche giorno sono piena di dolori alle articolazioni. Ho ricominciato a portare il collare mentre faccio le faccende, almeno riposo i muscoli del collo. Ogni tanto mi ricordo di avere anche l'artrite e palleggio la colpa dei miei dolori un po' a questa e un po' alla chemio, per par condicio. Di fatto mi sento uno straccio.
Meno male che il morale è alto. Finchè dura...

Ps. mica mi perdo però. Ho acquistato oggi uno smalto, cosa che non facevo da secoli, di quelli supermega che promettono di rifarti le unghie nuove. E ho chiesto a Papigà di rasare bene quasi a zero quei quattro peli in croce che mi sono rimasti in testa, anzichè tenermi quel look da scimmietta fino all'ultimo. Potrei passare per una rockstar se mi ci impegno.
Ps2-arrivo a casa, apro il sacchettino contenente lo smalto dove la commessa ha infilato un campioncino omaggio senza che me ne accorgessi, lo fanno d'abitudine. Sarebbe stato divertente se me ne fossi accorta mentre lo faceva, mi sarei tolta una risata grassa. Indovinate che campioncino è.

Ed ecco che il mio blog a crocette si è trasferito qui. Spero che questa piattaforma sia più versatile della precedente, e che mi permetta di esprimermi un po' meglio. Sempre che la aggiorni ovvio ;)
Intanto proviamo a fare il primo post così en passant, poi con calma metto a posto.

mercoledì 23 giugno 2010

Powerata fresca di mattina


-Power, al mattino i capelli ti stanno in piedi...
-Seguono il sole mamma. Alla sera scendono.


So che non si vorrebbe mai parlare di queste cose, chi non vuole leggere si fermi qui. Io devo e voglio scriverle, anche se fanno venire il magone. Soprattutto perchè lo fanno venire.

Oggi Papigà è andato a seppellire Max. Non è stato fatto prima perchè il tempo non lo permetteva, e per altri motivi che non si possono scrivere. Comunque sia ora Max riposa, anche se mi piace pensare che sia ancora vivo da qualche parte, come quella leggenda del ponte sull'arcobaleno. Un piccolo incontro con la morte il mio, come non se ne vogliono mai fare, e per i quali in tutta la mia vita sono stata fortunatamente lasciata quasi del tutto esente finora. Dal male e dal dolore no, dalla morte si. Benchè ci pensi spesso.
Sono un po' triste. Si, "mi è morto il gatto", come si usa prendere in giro quando qualcuno è triste. Perfino mia madre mi ha preso un po' in giro, oggi, anche se a dirla tutta la mia produzione di lacrime è stata ben inferiore a quando persi Heidi, e non perchè di Max mi importasse di meno. Penso solo di essere in quella fase della vita in cui si fa il callo a talmente tante cose che si riesce a razionalizzare di più, e a vivere intensamente anche senza la necessità di dimostrarlo apertamente.

Un po' mi manca. Sarà stato anche solo un gattolino ma chi vive assieme a un peloso sa di cosa parlo. Quelle abitudini, quegli sguardi, anche se per poco tempo (un annetto abbondante) ma sono stata la sua mamma, mamma gatta, che si fa sforacchiare di notte senza fiatare (beh quasi) da un pelosino infoiato nell'arte dell'impasto, che proprio non può rimandare il suo lavoro e che lo potevi spostare dieci volte, ma dieci volte tornava in sede a sforacchiare ricominciando daccapo. Per giunta affondando il muso sotto la mia ascella e starnutendomi sul viso subito dopo, non ho mai capito il perchè. Che schifo. Ma che piccolo vuoto ora che non c'è più. Ora che quel fagottino sforacchiante non vola più di notte perchè sbaglia bersaglio andando a impastare una pancia che non era la mia, ma era strabico, lo sapevamo, nessuno è perfetto. La vete mi ha raccontato, tempo fa, che i siamesoidi sono famosi per essere dei gran chiacchieroni. Max deve aver preso dal papà sotto quell'aspetto, perchè non miagolava mai. Apriva la bocca senza emettere suoni, ma non perchè non ne fosse capace. Avete presente quell'aria da "così ti faccio più pena, vero?". Ecco, questo era Max. Un gattolino convinto di poter parlare solo con gli occhi, e ci riusciva anche, come tutti i suoi simili.
Max era tante cose. Un anno di gattolino ma era tante cose. Forse un po' trascurato, ultimamente spesso assente, aveva da fare lui. Aveva uno spazio da ritagliarsi in mezzo a tanti gatti più grandi e grossi di lui (ma anche una pantegana era più grossa di lui). E nessuno, NESSUNO se l'è mai presa con lui, non l'ho mai visto prendersi con un altro gatto, mai, nè mai è tornato sfregiato o in condizioni tali da farmi pensare che avesse litigato con qualcuno. Mai. Perfino alle idee rissose della Gioiuta ha sempre risposto voltando la pancia all'aria. Max era la bontà, forse anche la tontolaggine, anzi soprattutto la tontolaggine penso, ma era amore. Gratis. Non quello che ti lusinga per la ciotola di crocchi, ma quello che ti cerca anche quando la ciotola è vuota e la pancia è piena. Gratis.

Come se ne è andato non lo so, non lo saprò mai penso. Ma a me basta pensare al dono che è stato per me, per la mia famiglia, quel dono che ci ha imposto la sua mamma gatta con furbizia e a cui non abbiamo saputo dire di no. Un dono che abbiamo custodito per un anno e che in qualche modo inspiegabile mi sembra di non aver mai perso.

Perchè chi non si limita a dare a un gatto vitto e alloggio ma va un po' oltre intraprende una strada da cui non si può tornare indietro.

martedì 22 giugno 2010


Oggi il Power è tornato dall'asilo con una comunicazione. Della scuola. Primaria.  Di già. Ah no, è l'elenco delle cose da procurarsi per iniziare il prossimo anno scolastico (che vista così mi vien da chiamarla "la dote", il corredino).

Alla faccia del corredino. Non so se all'epoca a mia madre avessero dato una lista simile quando ho iniziato la prima elementare, sembra comunque che oggi dobbiamo adeguarci. E preciso, lungi dal voler fare la polemica.

La lista inizia con "risma di carta A4". Permettetemi di chiedermi, da totale ignorante in materia (visto che sono al primo figlio, datemi lumi per cortesia) a cosa serva portare una risma di carta. A fare le fotocopie? Ma non è una scuola pubblica? La carta, da fotocopie come quella igienica, non deve procurarla la scuola? E se anche fosse, cos'è, a ogni bambino in un anno vengono date CINQUECENTO fotocopie di vario genere? Oppure serviranno per i disegni? E se così fosse, a cosa serve la voce qualche riga sotto "album da disegno"?
Segue tutto un elenco di cose descritte con una precisione che boh, mi ha lasciata un po' così. Perchè chi ha scritto questo foglio accidenti, deve aver avuto un amore passionale verso la signorina Rottenmeier di Heidi.
Tipo? Tre cartelline formato A4 colori blu, giallo, rosso. Copriquaderni in PVC in sei colori diversi contrassegnati da etichetta formato XY recante il nome del bambino scritto in stampatello maiuscolo (nota: manca il font, credo sia a piacere ma meglio chiedere). Tovaglietta in plastica sessanta per sessanta centimetri. DIARIO con i giorni della settimana segnati (ma pensa te, ne avete mai visti senza?). E via dicendo.
Sarà. Lì per lì mi vien da chiedermi se in caso di errore nel procurarsi il materiale la bacchettata arrivi a mio figlio o a me. Di fatto scommetto che se sbaglio il font delle etichette di certo non muore nessuno e il Power avrà i contrassegni... creativi.
Si dica quel che si vuole e si pensi quel che si vuol pensare, a me un po' di emozione è salita comunque. Nel mentre facciamoci passare questa estate che sarà lunga, probabilmente un po' dura per certi versi, anche noiosa, ma faremo del nostro meglio. Come sempre.

lunedì 21 giugno 2010

Io e il mio port...


Ho letto di una ragazza (signora?) a cui il port fa suonare gli allarmi dei centri commerciali, avete presente dove si passa dopo la cassa, tipo i metal detector?
Ecco, ho trovato un nuovo sport. Da domani quando  mi sento giù di morale vado a cercare qualche cassiera o addetto alla sicurezza da far impazzire.

domenica 20 giugno 2010

Ciao Max


Stasera mi sono resa conto che non ci sei più.
Grazie per il dono di te.
Tutto il resto stasera l'ho detto al cielo, che stranamente ora ha i tuoi stessi colori: panna e qualche striscia di grigio e blu.

Ti ho voluto bene.
Arrivederci piccolo siamesino strabico.

Ma io che faccio parlare gli oggetti... (per la serie "ci rido su che è meglio")


Saranno sadici...
Venerdì l'oncologo mi ha prescritto un altro antiemetico da prendere al bisogno, oltre alle iniezioni che faccio. Ieri guardo la scatola del farmaco, leggo il nome: "Zxxx".
Toh, penso, quando mi siedo nella poltroncina del reparto c'è un orologio che riporta lo stesso nome sul quadrante, appeso alla parete, giusto davanti a me, accanto alla tele. Bello grande anche.
Bell' humour nero! Come stesse a dirti, mentre ti fai di veleni anticancro, "tanto prima o poi ti verrà da vomitare..."


 

Una riflessione


Curioso.
E' un periodo di mè. Ma tra i dieci anniversari di matrimonio che ho festeggiato finora questo è stato il più atteso, il più divertente, il più felice e il più allegro di tutti. E anche il più lungo visto che è durato tre giorni.
Forse sarà che nei momenti più neri si riesce a godere immensamente delle piccole cose? Perchè sono le uniche a cui aggrapparsi per non affogare nella preoccupazione, nel dolore, nella paura?
Ma occorre sentire l'acqua alla gola per assaporare il valore dell'aria?
Se è vero, e spero che lo sia, dal tumore e dalle difficoltà economiche sto traendo qualcosa di buono nonostante tutto, per me stessa.
Spero solo di non dimenticarmene tanto presto.

E' che da qualche giorno mi guardo allo specchio e non mi vedo più spelacchiata, nè gonfia e grassa, nè lucida in viso. Forse sto facendo l'abitudine a quello che sono diventata, perchè non ci faccio più caso. Mi fisso bene negli occhi solo quando devo truccarmi, compiacendomi di quanto mi riesca bene ormai mimetizzare i difetti causati dallo scombussolo generale. Non potendo fare nulla di costoso ma non volendo rinunciare al piacere di donarmi qualcosa, Papigà per l'anniversario mi ha regalato le matite nuove per truccare le sopracciglia (non gli avevo detto di essermele già prese, ma tant'è, in tanti mesi faccio a tempo a consumarle e ricomprarle ancora). Senza saperlo mi ha fatto un regalo in più: se lui, da uomo, ha trovato il coraggio di chiedere in negozio alla commessa un prodotto per il trucco, significa, che probabilmente ci tiene a farmi capire che per lui è questo, solo questo, una questione di trucco, di faccia, di estetica, che basta ritoccarla e il problema è risolto. Tra l'altro le ha prese della mia marca preferita, perciò ci si è proprio impegnato per dirmelo. Per dirmi che dietro ci sono sempre e comunque io. E ho apprezzato moltissimo.

venerdì 18 giugno 2010

Dieci anni




Descrivere l'amore è impossibile. Descrivere quello che ho provato il giorno delle mie nozze è impensabile, una giornata tanto desiderata, tanto preparata e volata via come un soffio.
Oggi sono passati dieci anni da quel giorno. Un giorno speciale come lo sogna ogni sposa, un giorno indimenticabile, una scelta di vita di cui non mi sono mai pentita e che faccio ogni mattina appena sveglia.
Dieci anni. Io sono un'inguaribile romantica, e mi piace ricordare i particolari di quel periodo, quando preparavo le nozze, a distanza perchè lo sposo viveva qui, dai suoi, a 120 chilometri. In quel periodo ci si vedeva ogni dieci-quindici giorni, ma non mi mancava: ero talmente sicura del nostro rapporto che non sentivo la nostalgia, mi sembrava che fossimo insieme sempre, e forse in un certo senso era davvero così. Mi piace ricordare il giorno in cui sono andata a scegliere il mio vestito con mia madre e una cugina che si sarebbe sposata tre mesi dopo di me, con la quale ho fatto anche spese per il corredo (quanto mi sono divertita in quel periodo a fare spese!), a confezionare le bomboniere, e via dicendo. E poi la cena per l'addio al nubilato, semplicissima ma divertente, in casa mia. E l'emozione, tanta. Il nervosismo, altrettanto. La smania che tutto andasse secondo i piani, la ricerca delle soluzioni più comode per far trascorrere una giornata serena ai parenti di mio marito che venivano da lontano e per i quali il viaggio non era una passeggiata, con il suocero operato da un mese  e per il quale avremmo spostato le nozze se non avesse insistito così tanto per seguire i nostri piani. La mezza discussione con la parrucchiera (non mi piaceva l'acconciatura, e non mi piaceva lei, ma aveva insistito per farmi il regalo di nozze con l'acconciatura essendo all'epoca grande amica del testimone di mio marito...), il caldo soffocante dentro quel vestito che se tornassi indietro lo sceglierei ben diverso, il cerchio della sottogonna che batteva sulle mie caviglie ad ogni passo. E il sole, ero stata accontentata nel mio desiderio che ci fosse un gran bel sole. I fiori, l'allegria di amici e parenti, il profumo dei confetti, tutte cose che mi sono rimaste nell'anima. Si, rivivrei quel giorno ogni giorno, con più leggerezza d'animo forse, ma lo rivivrei.
E ogni giorno ripeto e ripeterò sempre



Io prendo te come mio sposo
per amarti e onorarti
in salute e in malattia
in ricchezza e povertà
tutti i giorni della mia vita.





Ps. curiosi? Eccomi nel giorno delle mie nozze. Papigà non posso mostrarvelo perchè non vuole e lo rispetto.





Ps2- ho scritto ieri questo post perchè oggi festeggio... in ospedale. Spero che la pubblicazione a posteriori di splinder funzioni.




 

giovedì 17 giugno 2010

FEC? Mica...


Sto rinvenendo pian piano dal coma in cui mi hanno gettato gli antistaminici. La FEC non è andata bene, dopo tre o quattro gocce mi ha fatto chiaramente capire che non può esserci alcun tipo di rapporto tra noi. E dire che contavo sulla sua collaborazione. Evidentemente se la fa solo con l'elite delle cancro-munite. O forse sono io che sono speciale e non è degna di me. Certo che i "cosi" per l'ossigeno infilati nel naso non li avevo mai avuti prima, a posteriori mi fanno sentire come se per un paio d' ore fossi stata protagonista di E.R. Non pagata ovviamente, il che mi fa pensare che non è il caso di ripetere l'esperienza per giunta aggratisse.
Pazienza, la sostituiranno con qualcosa di più gestibile, ce la giochiamo venerdì questa chance io e i boccioni.

Ps. Buttiamola pure in vacca ma ho preso un bello spavento. Per fortuna ho fiducia nelle mani in cui mi sono affidata, altrimenti oltre che alla crisi allergica mi veniva pure l'attacco di panico, e sarebbe stata più dura.

martedì 15 giugno 2010

Epilogo serale al post precedente


Poi arriva la telefonata "ciao caraaaa... come staaaaaiiiii... hai paura per domaaaaniiiiii"?
-Si, ho paura. Ma cosa vuoi, passerà... mi porto dietro qualcosa da fare e non ci penso...
-Ma come faaai daaaaiii... sei lì per il tuo maaaaleeeee...
-Si ma visto che tanto devo starci tanto vale che approfitti e faccia qualcosa che mi piace, invece di star lì a pensare e parlare del mio male no? Già lo fanno tante altre persone...
-Eeeee... ma insomma, lì mica si curano cosineeeee...

No, parliamone. Sarà anche vero. Ma a nessuno passa per la testa che lì si va soprattutto per guarire? Non che mi faccia felice la cosa, per carità, ma farà pur la differenza tra un ambulatorio di oncologia e un obitorio, no? Per favore, non mi si faccia il funerale prima che ce ne sia la necessità...

Stasera non ho fame. Sono nervosa. Stamattina sono stata al centro commerciale, da sola, per godermela un po' (e per fare due o tre acquisti a dirla tutta, un regalino per Papigà, un paio di pensierini per due compleanni un po' in là con il tempo ma non so andando avanti se e quando avrò ancora modo di prenderli, e una matita per le sopracciglia nuova nuova con tanto di spazzolino). Oggi pomeriggio qualche lavoro in casa  stiro compreso, un po' di cazzeggio al pc e ho finito di bordare con lo sbieco un tappetino fatto con ritagli di vecchi jeans. Ho doloroni alla schiena e alle ginocchia, penso sia per via del peso eccessivo; dovrei parlarne col medico ma ogni volta che ho qualche problema vado in crisi patocca: sarà il caso di parlare con il mio medico di base, con l'oncologo, col cardiologo o con la reumatologa? Il più delle volte mi tengo il disturbo per non fare la figura dell'imbranata con il medico sbagliato... sarò sciocca...

E' che sono anche terribilmente nervosa stasera. Domani torno in reparto dopo tre settimane senza chemio, si ricomincia. Sono stata bene in questi giorni, eccezion fatta per i giorni immediatamente successivi all'ultima infusione ovviamente. Me la sono goduta, ma proprio tanto, nel complesso, nonostante la stanchezza cronica e il batticuore. Come se fossi in ferie o quasi. Ma sono nervosa più che altro perchè domani inizia una terapia nuova, e come ogni incognita fa paura. Da ieri sono tesa come la corda di un violino, oggi ho toccato l'apice perdendo l'appetito (che è grave vista la quantità di cibo che ingurgito quotidianamente da tre mesi in qua, ma tant'è, ho una buona riserva su cui contare, non morirò per questo). Non è per non voler tornare in quell'ambiente, che anzi nonostante sia il reparto d'ospedale dove nessuno vorrebbe metter piede è il più carino e accogliente di tutta la struttura. E' per tutto il resto. E perchè sono mentalmente satura.

Ma poi penso, ero nervosa anche prima della prima infusione tre mesi fa, e ho visto che tutto sommato la chemioterapia è pesante, da non augurare a nessuno, ma non impossibile da affrontare. E' un mostro più piccolo di quello che sembra quando non lo conosci, ingigantito dalle bocche spalancate che fa la gente quando lo sente nominare. Devo solo concentrarmi sul fatto che è un'arma nuova per vincere la guerra, non solo la battaglia. E allora avanti. Tra alti e bassi, come rispondo spesso a chi mi chiede come sto, tra alti e bassi ma andiamo avanti. Intanto stasera mando il papi a prendere la pizza, chissà che non mi venga un po' di appetito sentendone il profumo. Che se non ceno, domani arrivo in reparto pallida e smunta e mi rimandano a casa per farmi tornare un'altra volta, e allora si che non è mai finita...

Con domani poi Papigà inizia le ferie, due settimane in cui dovrebbe/vorrebbe fare un paio di lavori in giardino e sistemare un paio di altre cose in sospeso. E, spero, riposare un po', dormire soprattutto. Domani iscriviamo anche il Power al centro estivo, dopo tante reticenze da parte sua (non l'ho detto? E' scappato di casa una seconda volta, non ricordo perchè, è stata una fuga limitata al fondo del vialetto e durata pensate un po', dieci minuti. Con il medesimo epilogo della prima ovviamente). Saranno solo due settimane, soprattutto per via del costo (ammazza, due settimane di centro estivo solo mattina costano come un mese intero di materna...), ma spero si diverta. Anche perchè l'estate sarà lunga, quest'anno più degli altri. Visto che c'è la possibilità di stare con altri bambini, che peraltro conosce già, vale la pena approfittarne. Qui in paese c'è un parco giochi, la scorsa estate l'ho portato qualche volta, ma pare che con la scusa che la maggior parte delle case qui in paese è dotata di giardino piccolo o grande che sia i bambini al parco nessuno ce li porta più. Vorrà dire che per quanto possibile ci sfogheremo facendo pratica in bicicletta (tempo permettendo), visto che il Power ha imparato ad usarla senza rotelle e inizia ad affrontare la strada.




lunedì 14 giugno 2010

Fiori e fiori


L'altro giorno mi sentivo investita da un camion. Ma ogni giorno, da due settimane, ecco cosa mi investe quando esco di casa



Il mio gelsomino che, come ogni primavera, diventa una parete bianca che emana un profumo talmente intenso e penetrante da farti sentire immersa dentro di lui se chiudi gli occhi. Oggi ne ho prelevato qualche rametto per decorare un centrotavola portaconfetti, di cui godere per tutta la settimana.



Perchè venerdì sarà un giorno in cui ricordare uno dei più bei momenti della mia vita.


L'ultima riunione


Oggi c'è stata la riunione all'asilo, l'ultima, quella in cui le varie maestre delle varie attività (musica, psicomotricità eccetera, comprese le maestre solite) spiegano il lavoro svolto durante l'anno con tanto di fotografie proiettate sul muro.
Ecco, niente di nuovo, niente di strano, la solita riunione di fine anno alla quale ho partecipato come a tutte le altre. Cose che già sapevamo tutti ma è giusto esserci, se non altro per l'occasione che ci si offre di chiarire le varie ed eventuali e di sapere qualcosa in più. Al solito, di novanta famiglie eravamo presenti una trentina, di cui due della classe dei piccoli, quattro dei medi e il restante di noi dei grandi (che in effetti secondo il mio modo di pensare eravamo quelli che in teoria sarebbero stati i meno interessati, ma evidentemente la qualità del gruppo cambia i numeri).
Mi ha fatto un po' pena la maestra di psicomotricità. Che porella ogni anno trova l'occasione di dirmi che mio figlio (ma non solo lui, solo che giustamente a ognuno il suo) è ingovernabile, che quando si lancia fermarlo è un'impresa. Oggi ha detto che è un'impresa governarli tutti i bambini grandi, soprattutto i maschi che sono tanti e fanno comunella, e che quando si lanciano sono motori a reazione, vanno avanti per forza di inerzia, richiamarli all'ordine richiederebbe l'uso della frusta.
Guarda un po', pensavo mentre parlava. Di una trentina di genitori presenti, almeno la metà confabulavano tra loro degli affari propri durante il suo monologo, tutto pregno di gesti a braccia larghe, di occhioni spalancati e fatto con una voce così bassa e compresa da sembrare un affare di teatro più che un intervento durante una riunione tra genitori e insegnanti. Se non riesce ad attirare l'attenzione di trenta adulti, ragassa mia, le credo che non ci riesce con trenta cinque-seienni porella...
Ps. con ciò non voglio scusare, ci tengo a dirlo, quei sette o otto maleducati che mentre la maestra parla si fanno beatamente i fatti loro, che tanto potevano farseli a casa loro o in cortile...

domenica 13 giugno 2010

Tatto


Da un paio di settimane ho iniziato a perdere anche ciglia e sopracciglia. Dettaglio trascurabile? Mica tanto, adesso abbiamo toccato l'apice della somiglianza a cicciobello. Orrore. Non so dove mettere il mascara, che i più diranno "che scemenza", io ribatto "mica tanto, il trucco era l'ultimo baluardo della mia speranza di camuffare un po' la malattia. Ora si vede proprio, anche con il cappellino in testa che prima poteva benissimo celare un taglio molto corto di capelli sopra alla faccia di una che pasticcia col frigorifero. Qualcosa ottengo ridisegnando le sopracciglia con la matita apposita, non verrà proprio un trucco d'autore ma mi sento più a posto. Quando mi guardo allo specchio mi riesce sempre più difficile


  • A- ricordare com'ero senza andare poi a guardare una fotografia.


  • B- credere che tra qualche mese tutto tornerà come prima.


Poi arriva il Power, mio figlio, il tesoro di mamma sua, che mi accarezza la testa e se ne esce con uno sconsolato "mamma sei proprio bruttina..."

Si, oggi va meglio. Venerdì ho chiamato il medico perchè avevo la pressione effettivamente sotto ai piedi. Ho dimezzato la pastiglina per il cuore e oggi va decisamente meglio.
Ma oggi è anche andato su il gazebo! Finalmente...

venerdì 11 giugno 2010


Oggi mi sento a pezzi. Non so se sia il caldo, la pressione sotto ai calcagni o le pastiglie per il cuore. Vi spiace fermare quel camion che mi è passato sopra? Non ho fatto in tempo a prendere la targa...

Ogni tanto mi viene...


Ti avevano preannunciato diversi anni fa e sei arrivato.
In silenzio, piccolo ma fetente, come la cattiveria.
Hai scelto il periodo che più ti garbava, approfittando di chi c'era prima di te per farne un piedistallo. Non ti andava a genio di essere lasciato in secondo piano. Complimenti per la delicatezza.
Hai voluto abitare in me e l'hai fatto senza chiedere le chiavi di casa.
Sei entrato, hai voluto spaventarmi, spaventare me e chi mi ama, ci sei riuscito.
Hai voluto sconvolgere le nostre esistenze, l'hai fatto.
Hai chiesto le mie lacrime e le hai avute. Tante.
Hai chiesto che cambiassimo le nostre vite. Non ti si è potuto dire di no, e lo sapevi.
Mi hai parlato di morte, ti rispondo con la vita, e tu contrattacchi prendendotela con chi non c'entra, il mio cuore.
Hai anche il coraggio di dirmi in faccia che non è colpa tua se sto così male, perchè non sei tu che mi hai ridotto in questo stato, ma quello che uso per cacciarti di casa. Vigliacco.

Ma sto per fotterti, bastardo.

giovedì 10 giugno 2010

Mamme di maschi... mamma di maschio!


Quando ero alle scuole elementari c'erano S., M. e C. Tre bambini che quando erano presenti tutti e tre a scuola alla maestra cambiava il colore dei capelli. E me li ricordo benissimo, le facce da  bravi bambini (eccetto S. che aveva sempre, SEMPRE la faccia sporca di terra). Quando in classe succedeva qualcosa c'erano sempre loro di mezzo, tutti e tre indistintamente. Se c'era chiasso erano sempre loro a provocarlo, ma dirò la verità, erano simpatici. Di loro ricordo che all'ora di ricreazione, mentre tra bambine consumavamo la merendina/cracker/torta/frutto di turno davanti a uno dei finestroni lungo il corridoio del piano di sopra (la mia scuola elementare era una di quelle scuole del tempo di Mussolini, corridoi lunghissimi con le porte delle aule una a fianco all'altra e finestroni altissimi come i soffitti), loro prendevano la rincorsa dal fondo del corridoio, passavano alla velocità della luce al nostro fianco e ZAC! Le opzioni erano due: o ti tiravano su la gonna (era difficile all'epoca, parlo di trent'anni fa, che una bambina andasse a scuola in pantaloni), o ti tiravano le trecce. Ricordo ancora le urla (nostre) e le risate (loro). Insomma, erano i classici bambini per cui tu sei portata a pensare che tutti i maschi sono dei gran rompiscatole, che a scuola non combineranno mai niente di serio e contro cui puntare il dito ogni volta che il direttore entra in aula perchè il chiasso della quarta B si sente fin nel suo ufficio. Alzi la mano chi non ha mai sentito da bambina l'espressione "i maschi fanno confusione in classe e disturbano".
Però ricordo anche che, nel mio piccolo, avevo fatto un pensiero particolare quando sono andata con la mia mamma a ritirare la pagella di quinta. Mentre la mia mamma la ritirava con orgoglio, ricordo di aver pensato
"chissà come si sentono le mamme di S. M. e C., quando si vedono arrivare a casa il diario con la nota (allora fioccavano le note sul diario, e io a ogni fine anno mi gloriavo di esserne rigorosamente priva), di sicuro non orgogliose come la mia". Si, ero un po' boriosa, anche se non lo davo a vedere, a scuola ero miss perfettina, forse un po' antipatica ma non davo pensieri ai miei genitori almeno su quel fronte.
Mai, e dico MAI avrei pensato che in vita mia prima o poi avrei saputo come si sentivano quelle tre mamme.
Ieri è arrivato quello che chiamo "il bollettino di guerra", il verbale della riunione di intersezione, che oltretutto annuncia anche la prossima riunione di classe. Tra i tanti blablabla di quei verbali a me interessa principalmente il primo capitolo, "andamento della classe". I maschi...
Appunto, i maschi che sono stufi e stanchi, che provocano, che si riuniscono in gruppi ormai ben affiatati (e ti credo, dopo tre anni di convivenza quotidiana...) e creano confusione, i maschi a cui ormai l'ambiente/asilo sta stretto e che se sono annoiati disturbano, se non lo sono è perchè si stanno scatenando fuori in giardino (finalmente) facendo giochi sempre più fisici e dando noie alle bambine. Maschi che presi uno ad uno sono dei gran bravi bambini, ma metteteli insieme e sono delle bombe a orologeria. I maschi che non si perdono più a fare i collage o a disegnare cornicette  ma dategli un pallone o infilateli nella sabbiera e si perderebbero per ore. Portando a casa una cava di sabbia da far invidia a un'impresa edile, ma questi sono problemi miei e della mia lavatrice. Senza contare i lividi e i graffi, ma non ci faccio più caso da molto tempo ormai. Insomma, gli anni passano ma certi quadri rimangono intatti tali e quali.
Ecco, ora so come si sentivano quelle mamme, sono stata soddisfatta nella mia curiosità.
Come mi sento? Oh beh, mi vien tanto da ridere che non avete un'idea. Sono preoccupata, questo si, per quando andrà a scuola il Power. Non avrò vita facile, soprattutto ora che c'è il voto in condotta. Ma che posso farci, oltre a quello che faccio ora? Non vivo mica a scuola, quello che posso fare a casa lo faccio, stringo i cordoni, uso i castighi, parlo e straparlo con lui, alzo la voce se serve, ci ragiono il più possibile, e per il resto prego che abbia degli insegnanti con la testa sulle spalle e con una coscienza, altro non posso fare. Ma rido, mi perdonino le insegnanti ma rido, mi vien da ridere perchè penso a S. M. e C. che erano terribili, ma si divertivano tanto. E non è mica vero che i bambini terribili fanno una brutta fine da adulti, sono solo dei bambini vivaci che diventano adulti fantasiosi, se l'indole è fondamentalmente buona. Ne ho la prova guardando a tanti miei ex compagni di classe.
E si, lo ammetto, quando ci sono le riunioni e le maestre dicono questa cosa dei maschi che disturbano un po' di istinto di nascondermi sotto a un banco mi viene. Un po' di vergogna mi sale da dentro. Ma sotto al banco posso anche ridere senza essere vista.   


mercoledì 9 giugno 2010

SBAM!!! Educative figure di mè


-Ciao Poweeeerrrr... (bimba bionda sul ciglio della strada).
-Ciao Val (Power in bici)
-Power guarda avanti mentre pedali! (Mamigà dietro al Power)
-Ciao Poweeeerrrr...
-Ciao fratello di Val!
-Power guarda avanti!
-E voi siete a piedi... e io sono in bici... tananananSBAM!!!
(leggi urto catartico contro il muso di un'auto parcheggiata).
-che ti sta bene come un vestito a festa... (Mamiga estremamente str@@@za ma cavolo se ci voleva...).

martedì 8 giugno 2010

Il colloquio


Pronti per una battaglia che non è stato necessario combattere: ecco come è andata ieri al colloquio. Senza ricorrere allo psicologo (meditino le sue maestre prima di lanciare un sasso che non serve) il Power ha fatto passi da gigante negli ultimi mesi. E noi ne andiamo fieri. Problemi di apprendimento zero e intelligenza fuori dalla norma, ma non c'era bisogno che ce lo dicessero le maestre. Unico neo: fa lo stupidino per attirare attenzione. Ma ditemi quale seienne ogni tanto non fa lo scemo per farsi apprezzare dagli amici. Non è comunque un problemone.
C'è da dire che è un grande originale: la maestra ieri ha chiesto di disegnare un orsetto sul fronte della bustona che conterrà i lavori dell'anno da portare a casa. Tutti hanno disegnato un orsetto in mezzo all'erba, fiorellini, alberi e quant'altro. Ma il Power è il Power, mica uno dei tanti... Il suo orso era su UN'ASTRONAVE, guardava la terra da lontano mentre se ne vagava tra i vari pianeti.
Le maestre lo hanno capito dopo tre anni e mezzo, quello che ho cercato di spiegar loro in mille modi e che mi è stato più volte buttato addosso visto come un problema enorme, mentre invece è una caratteristica propria di mio figlio: il Power non è asociale, non è strano, non è problematico. E' il Power. Non una pecora che segue il gregge: lui è il Power, ed è convinto, fiero e sereno nell'esserlo. E' originale, semplicemente sè stesso. Lui non si butta nella mischia, non ride perchè gli altri ridono, non fa quello che gli altri fanno per non essere diverso, è sè stesso e basta.  E non gli importa se c'è chi lo guarda storto, non gli interessa se chi gli sta attorno rimane basito, lui va per la sua strada perchè non ci trova nulla di male.
Non sono una psicologa, ma secondo me se andrà avanti con questo modo di essere avrà non pochi problemi per essere capito e accettato, e pagherà lo scotto di essere additato spesso e volentieri come la voce fuori dal coro. Le persone originali e coerenti con loro stesse o le si odia o le si ama alla follia. Ma sarà libero nella verità di sè, senza condizionamenti, e la libertà di espressione è una cosa che non si trova su uno scaffale del supermercato.

lunedì 7 giugno 2010


Si fa, non si fa, uno dice una cosa, uno ne dice un'altra, io dico così, il dottore dice colà... Fatto sta che oggi ho vinto un bonus-chemio, solo infusione di ferro e rimozione punti. Giovedì visita cardiologica, e se tutto è a posto immediatamente dopo mi attaccano di nuovo all'anticorpo. E inizio la FC mercoledì prossimo. Quindi una settimana ulteriore di pausa da veleno velenoso.
Come sto? Benissimo, non mi vedete? Saltello come una ranocchia, ma basso basso sennò il cuore si ricorda di esistere e salta anche lui.
Ah, ho collaudato il port. Una roba grandiosa, poter crocettare durante la terapia decisamente NON HA PREZZO.


PS. il peggio viene nel tardo pomeriggio. Ho il colloquio con le maestre, l'ultimo prima di fine anno. Altro che chemioterapia, qui si che mi ci vuole una preanestesia...