giovedì 21 luglio 2016

Una guerra di nervi

Non sono scomparsa, anche se ultimamente mi capita di sentirne a sprazzi il desiderio.
Sto solo cercando di sopravvivere alla guerra, alla guerra di nervi.

Solitamente ero (ero) una di quelle (poche) mamme che l'ultimo giorno di scuola tirava un sospiro di sollievo: avere mio figlio attorno per tre mesi e non dovermi alzare per forza alle sei e mezzo del mattino sono due cose che mi hanno sempre procurato piacere. Soprattutto la seconda, ma non diteglielo.
Quest'anno la cosa si sta mettendo diversamente: sto contando i giorni che mi/ci separano dal 12 settembre. 53 giorni. Non siamo nemmeno a metà vacanze scolastiche. E' grave.

Sto facendo veramente, ma veramente fatica a gestire il rapporto con mio figlio. Io ci metto la menopausa nel calderone, ma lui ci sta mettendo l'esplosione piena della sua adolescenza (ma non era preadolescenza? No, non più. Ci siamo dentro con braghe e scarpe ormai), e ce la sta mettendo a badili, a TIR, senza scrupoli nè pudore. Di getto, di prepotenza. E se io fino a qualche settimana fa lo guardavo stupita, meravigliata, quasi incantata, adesso sono ai ferri corti fin dal primo mattino. Con lui e con il mio sistema nervoso, perchè se quel briciolo di ragione che mi è rimasto dirige le mie azioni, giuro che il mio istinto non mi suggerisce per niente pensieri civili e umanamente accettabili da parte di una madre.
Faccio perfino fatica a parlarne con mia madre. Quelle poche volte in cui ci ho provato, così, per sfogo, mi sono trovata davanti ad uno sguardo dall'alto al basso (ed è difficile, lei è parecchio più bassa di me, ma porca miseria ci riesce eccome) con occhi stretti e testa diritta (e lei è gobba... per capirci) e un tono di voce basso che mi schernisce con un "ma come, non ti ricordi come eri tu alla sua età?".

No, cavolo, no. Non mi ricordo. Deve essere una di quelle cose che la memoria resetta, rimuove. A parte che io ho vissuto l'adolescenza in un momento particolare della mia vita, è iniziata poco prima che i miei genitori si separassero e finita boh. Ma poi ero femmina, e dei miei dodici anni ricordo solo che volevo a tutti i costi evitare di assomigliare a mia madre, e che piangevo spesso perchè a mia cugina (mia coetanea) era già arrivato il ciclo e a me no (che se mi fossi trattenuta dal piangere sarebbe stato meglio), ma non penso che al Power passino per la testa pensieri del genere. Ah si, mi lamentavo perchè davanti ero piatta (e anche questo avrei fatto meglio ad evitarlo, col senno di poi. Ma vabbè, lo facevano tutte...). Dovrei andare a rileggermi i diari che tenevo quella volta, per saperlo. E non ho voglia di riaprire quel vaso di Pandora. E comunque ci sarà un motivo se passati trent'anni una ha rimosso certe cose alla stessa maniera in cui rimuove i dolori del parto o il PIN del suo primo bancomat. Il guaio è che secondo mia madre, se io mi ricordassi come ero (e ripeto, probabilmente a mia madre sfugge il dettaglio della differenza di sesso tra me e mio figlio, cosa che secondo mio marito è FON-DA-MEN-TA-LE) avrei in mano un chiaro libretto di istruzioni per convivere serenamente col pollo. E non ce l'ho. In pratica vivo alla giornata.

Cos'è che mi fa tanto uscire coi sentimenti? Aaaaahhh... mamme di adolescenti, sbizzarritevi, lo sapete, c'è l'imbarazzo della scelta, ditemi che non è vero e mi metto in cura da uno psichiatra. Bravo.

Al di là dei cambiamenti fisici che ho descritto nel post precedente, ho scoperto che l'adolescente parla col naso. Cioè, non proprio col naso. Non proprio "parla", se devo dirla tutta. Mugugna. Comunica a monosillabi, e quando mette più sillabe insieme ne esce qualcosa di simile al verso di un cadavere con la sinusite. Non so come spiegarmi, nè come rendere l'idea con la tastiera. Pare quasi che l'uso delle vocali "piene" richieda uno sforzo disumano, perciò le si risparmia. E mentre parla (ok, comunica, che però in confronto si esprimono più chiaramente i miei cinque gatti) assume perennemente quell'aria scazzata di chi ne ha piene le scatole del mondo intero e a malapena sopporta che esista attorno a lui. Non ha nemmeno gli occhi del tutto aperti mentre parla: troppa fatica. A qualsiasi ora del giorno.
Le frasi più gettonate sono:
- Se proprio devo...
-Devo?
-Nn c'ho voglia (non NON ho voglia, proprio "NN")
-Adesso?
-Uff... mi tocca...
-Ma non puoi farlo tu?
-Non ce la posso fare.
-Tanto non serve.
-Mi serve.
-Aspetta un momento. Cinque minuti. Un'ora. Tre giorni. La prossima epoca. E' uguale.
-Ho fame.
E' una goduria comunicare così. C'è proprio gusto (e come no). Io che ero abituata ad avere un figlio logorroico dovrei essere contenta di averne uno, ora, che si esprime come uno stitico cronico, no? Lui logorroico lo è ancora, preciso subito, ma solo quando è nervoso. E' logorroico quando va dal dentista (la scena del dentista, lunedì, che cerca di lavorargli in bocca mentre lui fa praticamente il ventriloquo è stata mitica), quando sente il telegiornale e si parla degli ultimi fatti di cronaca, quando i suoi compagni del centro estivo lo prendono in giro. Nervosismi a parte, però, c'è il risparmio di vocaboli in bolletta. E la gratificazione, per una madre, è impagabile.
-More, prepara il tavolo.
-Adesso?
-No, per Natale, è uguale.
-Non chiamarmi More. Mi vergogno.
-Power, ripulisciti quel magazzino che hai per camera, per favore.
-Nn c'ho voglia.
-Non mi interessa, te la fai venire. Ci puoi piantare il radicchio su quel parquet, se riesci a vederlo, una volta che hai rimosso giornalini e fazzoletti di carta sporchi.
-Se proprio devo...
E avanti così. Tutti i giorni.

Ah, altra cosa poi, le prese in giro. Ecco, questo si lo ricordo: le prese in giro. Ogni sacrosantissimo adolescente, penso (e lo dico perchè lo so) sembra credere che tutto il mondo ce l'abbia con lui. Io venivo canzonata per i denti storti e per gli occhiali. Mio marito racconta di esserlo stato perchè era ingenuo e un po' in carne. E tutti e due eravamo convinti di essere dei bersagli fissi. Poi cresci, e chiacchierando con i tuoi coetanei quarant(atre)enni scopri d'incanto che la tua compagna di banco era presa di mira per il modo di ridere, quella con cui giocavi ogni pomeriggio per come si vestiva, suo fratello perchè aveva la erre moscia, e avanti con tutto il repertorio possibile equamente distribuito.
Mio figlio sembra attirare addosso a sè tutta la malevolenza della classe 2004 della intera provincia di Udine, a sentir lui. Per un sacco di motivi, che a fantasia non siamo carenti per niente. E sapete una cosa? Gli ho detto, stufa (andrò all'inferno per questo, lo so), che se non fossi sua madre lo prenderei per il culo anch'io. Perchèèèèèè? Perchè secondo me, che qualcosa del Power conosco (giusto un po'), lui le prese per i fondelli le attira come il miele le mosche. Qualsiasi permaloso le attira, e lui non è permaloso, ma è il RE dei permalosi. E le reazioni di un permaloso, a quell'età (ma anche alla mia, perchè io sono bast...da dentro) producono lo stesso effetto che produce una tanica di alcool sulle braci del barbeque. Sono un invito a nozze. Che è un modo di stare insieme SBAGLIATO, fin lì ci arrivo, ma trovatemi gli adolescenti che seguono i consigli degli adulti e fanno le cose giuste e vi appunto una medaglia di cartone dorato al petto.
Stamattina, mentre stavo facendo colazione, è sceso dalle scale bello fresco di dormita, e mi è uscito spontaneo un complimento, qualcosa del tipo "che bel giovanotto" o qualcosa del genere. A lui è suonato male, e mi ha guardato con un'espressione forzat-corrucciata che a me ha suggerito qualcosa di esattamente contrario, e sono scoppiata a ridere. Non lo avessi mai fatto. Si è scatenata l'apocalisse. Che io "non capisco che queste cose gli fanno male, che anche io lo prendo in giro, che devo lasciarlo in pace, che di prima mattina proprio un bel modo di iniziare la giornata..." 
E CHE E'E'E'E', hai la crisi premestruale??? 
"Me ne vado di sopra! Ma non faccio neanche colazione!". 
"Ti passa!".
La sua camera, il suo rifugium peccatorum inviolabile. E buona giornata. Ore otto e un quarto del mattino.

E insomma: non va bene se lo guardi giusto nel momento giusto, se lo guardi sbagliato nel momento giusto, o lo guardi giusto nel momento sbagliato, o lo guardi sbagliato nel momento sbagliato. E non toccarmi, non sfiorarmi, non toccare e non sfiorare, non spostare, non ascoltare. Non va bene mai. Ma mai-mai-mai. Perchè il mondo è pieno di problemi, e dove non ce ne sono ce li dobbiamo far venire, che se non ce li facciamo venire c'è qualcosa che non va, e allora incazziamoci che a incazzarsi non si sbaglia mai. Ti credo che poi i suoi coetanei lo allontanano.
L'altro giorno, al centro estivo, gli hanno fatto un'onta inaccettabile: uscito dal bagno, gli hanno chiesto (con aria deliberatamente provocatoria, come dei normali dodicenni che iniziano ad avera UNA sola cosa in testa e in fronte...) cosa avesse fatto alla toilette.  
"Ti pare???". 
"E mica ti hanno chiesto la password di Starcraft eh...". 
"SICURAMENTE volevano che gli rispondessi che mi sono fatto una s...". 
"E quindi? Se anche fosse? Sono stati loro a dirti che se le fanno (che poi non ci credo manco per niente, ma evidentemente dirlo fa tanto scena)". 
"E quindi li ho mandati a quel paese. Ma avrei voluto menarli". 
"More, risparmia gli istinti omicidi per altre occasioni, và". 
"E non chiamarmi More!!! Mi vergogno!!!".

E c'è quella maledetta convinzione del mio adole-coso di potermela fare sotto al naso, di mettermela in quel posto, di essere più furbo di me. Di prendermi per esasperazione. Di farmi sentire in colpa perchè lo rimprovero, che lui in fin dei conti che ne sa della vita, in fin dei conti lui a dodici anni e mezzo mica può saperlo che se al mattino la tavola per la colazione non è preparata deve alzare le braccine e prepararla lui senza che glielo si dica almeno otto volte (che se non è pronta evidentemente un motivo c'è, forse che sono fuori a stendere la biancheria lavata, tra cui le SUE mutande e i SUOI calzini, che per togliergli l'odore di scarica ormonale ho dovuto passarli sopra al gas), che  quando si scende dall'auto aiutare la mamma a scaricare la spesa dal bagagliaio non gli accorcerà la vita e che lavare le tazze della colazione durante le vacanze di scuola (tra le altre cose) non gli procurerà un handicap irreversibile. Quando cerca di farti sentire in colpa lo fa con un finto candore che se lo conoscessi poco meno di quanto lo conosco ci cadrei con tutte e due le scarpe, e gli chiederei pure scusa.
E no, se mi inalbero non è per i rifiuti, non è per il dover ripetere millemila volte le stesse cose (oddio, anche si, ma in questo periodo potrei anche anche sorvolarci un pelo, visto che ho capito che devo rassegnarmi al fatto di avere un secondo distratto cronico in casa), ma è per il tono perennemente scazzato con cui mi/ci rivolge la parola. Che per citare un luogo comune, che però ci sta, se ci avessi provato io con i miei trent'anni fa non avrei masticato per tre giorni. E invece no. Il Power ha una mamma e un papà che non lo alzano più da terra da anni ormai, che passati i 30 chili di peso (e lui ormai ne pesa quasi 60) e il metro di altezza non serve più, ma stanno lì a s-cervellarsi giorno dopo giorno sul modo più giusto da adottare per comunicare. E quando sono convinti di averlo trovato, l'aria è già cambiata e pare di dover ripartire da zero.
E avanti così. E dai uno, dai due, dai tre, e cento, e ottocentocinquanta volte al giorno, fino all'ora di andare a dormire (ora di andare a dormire? Parliamone). No, non è una fase della vita. E' una guerra di nervi.

Una cosa che mi fa imbestialire da sempre sono i consigli non richiesti da parte di altre madri. A molte madri danno fastidio. A me fanno imbestialire, soprattutto in questo periodo. E soprattutto quando provengono da madri che hanno figli piccoli, e ce ne sono, convinte di sapere che il loro trufolo funzioni in un certo modo per merito loro, e che continuerà a funzionare in quel certo modo per tutta la vita, e quindi se io adesso mi trovo in un momento di empasse evidentemente ho sbagliato qualcosa nei capitoli precedenti, perciò mi forniscono le loro perle per il rattoppo.
Arrivateci, e poi mi dite. Poi mi spiegherete come mai anche il vostro trufolo non risponde più ai comandi preimpostati, ma và un po' come gli gira, e le fa girare vorticosamente e inaspettatamente anche a voi. Che quando sento dire "dipende da come lo hai tirato su" e "con gli adolescenti bisogna parlare" mi viene da stampare in fronte alla sproloquiante di turno un HA HA HA Arial 258pt nero brillante maiuscolo grassetto sottolineato. Che vorrei averla anch'io, la ricetta. Ma non esiste. O almeno, non credo. E sui consigli di chi figli non ne ha stendo un velo pietoso e passo oltre. Grazie, ma questa è una guerra mia e solo mia. A ognuno l'onore di viversi la propria. Ma poi, si può sapere perchè la gente ci tiene tanto a cercare di farti sentire una emerita scema, quando si parla di figli?

Insomma, mi sento tirata dentro in un vortice, che sicuramente finirà a tempo debito come è finito per me, per mia madre, per mia nonna eccetera eccetera, ma intanto mi travolge. E a volte mi sembra di perderne il controllo, altre mi sforzo di guardare in avanti sperando che ne esca comunque qualcosa di buono. Come tutte, penso. Ogni tanto un respiro si riesce anche a tirare. Tipo la sera, quando prima di andare a dormire mi viene davanti con gli occhi semi-pesti, le spalle ancora più curve e le braccia protese in avanti, perchè lui senza un abbraccio della mamma e un bacio a dormire non ci va. In quel momento mi dimentico tutto, mi sciolgo, mi ricordo cos'è, chi è. O come quando mi chiama dicendo "ho bisogno di dirti una cosa", e si sfoga per un'ora e mezza. Sono le volte in cui realizzo il fatto che sono ancora la sua mamma. Non solo quella che gli prepara i pasti e gli lava le magliette, ma la sua mamma, quella che "tu mi prendi sul serio" e "ho bisogno di un consiglio". E finchè dura, in questo senso, me lo tengo stretto.
Poi il mattino successivo inizia di nuovo con l'immancabile scontro di corna. E come quando aveva due anni, i suoi "terrible two", riaffiora la stessa identica voglia di ricacciare la testa sul cuscino per i successivi tre o quattro anni, o di scappare in qualche posto lontano.

E' una guerra di nervi. Per lui e per me. Per me con lui e per lui con sè stesso. Ma io adolescente lo sono già stata. E c'è una bella differenza, in termini di controllo del sistema nervoso. Spero...