E' la prima volta che lascio passare un mese tra un post e l'altro, e sinceramente non ne ho sentito la mancanza. Se è per questo è anche la prima volta che mi ritrovo ad avere la stufa a legna accesa l'ultima sera di maggio, il che può voler dire che è un periodo un po' così, fuori dal normale, nella piccolezza del mio piccolo quotidiano, fatto di piccole cose di piccola importanza paragonate a quelle che accadono fuori dal mio piccolo giardino. Non avevo nulla da scrivere che mi sembrasse degno di essere scritto, questo è l'unico motivo del mio silenzio. O quasi l'unico.
Comunque.
Sono qui. Sono qui e la prendo larga.
Oggi, nel pomeriggio, dopo uno scambio di commenti sul post di un'amica su FB (si Romina, sto parlando di te), mi son detta "ecco, oggi ho qualcosa da scrivere". Si parlava della sua bella panzotta, di epidurale, di paura, del dolore del parto e di compagnia bella, di tutte quelle cose in cui si è immerse nei nove mesi più particolari della vita di una donna che diventa madre, cose che adesso mi sembrano lontanissime e insignificanti paragonate a tutto quello che è venuto dopo, ma che in effetti fanno parte del percorso e non sono meno importanti mentre le si vive. Ho scoperto che mi infoio ancora come una belva quando leggo di donne che sventolano il loro rifiuto dell'analgesia (leggi epidurale) come segno del loro atto di eroismo nel voler godere a tutti i costi di tutto il dolore possibile nel diventare madri. Mi ci infoio perchè mi sembra stupido che di questi tempi ci siano donne così cricetocefale (passatemela) da quantificare il grado di "maternità" in base a quanto una soffre mentre dà alla luce una creatura (e le madri adottive? Ne ho conosciute di straordinarie, pur non avendo partorito). Perchè non so quante di quelle che leggono in questo momento sono passate in certi forum sulla gravidanza e sulla maternità mentre erano o sono in attesa, come direbbe una mia Amica sono veri e propri forum terroristici, ti infarciscono di sensi di colpa quando non ti fanno sentire una che viene da Marte, e io che speravo caldamente che col passare degli anni fossero cambiati i toni ho scoperto che no, anzi, forse è anche peggio. Quando leggi commenti del tipo "avete paura di partorire? Mammolette che non siete altro" (giuro, era scritto proprio così) ti cadono le tonsille (capitemi). Ma non è questo l'argomento del post.
Mentre andavo a prendere mio figlio a scuola riflettevo su quali fossero le cose che più mi ricordano che sono una mamma, visto che ho sempre sostenuto che si diventa madri solo un minuto dopo, e di cose me ne sono venute in mente decine e decine. E non tutte belle.
Dopo nove anni io mi sento "mamma" quando devo scegliere tra cosa è bene e cosa fa contento mio figlio, perchè non sempre le due cose coincidono, e ogni piccola o grande scelta devo farla guardando avanti nel tempo, non solo al qui ed ora. E son cavoli.
Mi sento mamma quando devo rinunciare a un piccolo piacere personale per soddisfare una sua necessità, piccola o grande che sia.
Quando prima di accettare o meno un qualsiasi impegno devo farmi delle domande obbligatorie: e lui? Riesco a portarlo/riprenderlo a scuola? Fargli da mangiare? Portarlo a judo? E via dicendo. Se anche una sola di queste domande rimane senza risposta non posso accettare, senza alternativa alcuna.
Quando devo imporre un "no" con tutte le mie forze, con tutta la mia determinazione e con tutta la mia fermezza, perchè solo la consapevolezza che è un NO giusto e sacrosanto non mi fa piegare davanti alla delusione ed al pianto di lui quando lo riceve.
Quando sento il cuore stringersi davanti alla conquista di una sua piccola libertà, perchè so che ogni passo verso l'autonomia è un passo in più lontano dal bisogno di me, ma il mio dovere è consegnarlo al mondo, non trattenerlo, e se cammina avanti è segno che sto lavorando bene.
Quando brontolo per la quantità esorbitante di pantaloni e calzini da lavare che mi ritrovo a raccogliere ogni giorno per casa, a gettare regolarmente nel cestone e a cui non riesco quasi a dare il giro, perchè se si sporca è segno che si diverte, ma accidenti, almeno imparasse a non lasciarli in giro.
Quando devo firmare i buoni pasto per la mensa scolastica, gli avvisi delle insegnanti, le note sul libretto, le pagelle, le autorizzazioni per le gite, per le foto a scuola, per i voti sulle verifiche, il libretto sanitario, il rinnovo dell'iscrizione a judo, e tante altre cose che adesso non mi vengono in mente.
Quando soffre nell'anima e sono consapevole che non ho i cerotti adatti, e vorrei che abbracciandolo si risolvese tutto ma non si può, perchè a nove anni non si hanno più per la testa solo i cartoni animati, e tu, mamma, lo sai.
Ogni sacrosanta mattina quando non c'è nessuno che lo svegli al posto mio, che al posto mio invece di iniziare la mattinata dolcemente e serenamente lo deve fare con l'orologio in mano e tirar giù rosari per farlo alzare (per me poi, narcolettica DOC, anche solo questo è uno sforzo sovrumano), predicare perchè riesca a vestirsi in meno di mezz'ora, per farlo andare in bagno prima e per farcelo uscire poi, per fare il conteggio dei biscotti e quantificare le cucchiaiate di miele nel latte nonchè i secondi impostati sul display del microonde per scaldarlo, per ricordargli ogni santa mattina che le scarpe vanno infilate entrambe e possibilmente una a distanza di pochi secondi dall'altra e non di un quarto d'ora, per fare in modo che controlli che in cartella ci sia tutto, sentirsi dire con tono seccato "si mamma non serve che me lo ripeti ogni giorno" e sistematicamente vedersi recapitare la nota della maestra sul diario: "si rende noto che anche oggi il Power si è presentato a scuola senza il quaderno di musica".
Quando inciampo nei mattoncini del lego, apro la portina dell'armadietto del bagno davanti al water per prendere un asciugamano pulito e ci trovo l'ultimo almanacco di Topolino, vado a fare la spesa e mi riempio la borsa di personaggi di Asterix di quelli che "ogni quindici euro di spesa uno in omaggio fino alla fine di giugno", valuto di volta in volta se valga la pena spendere qualche euro per mettere una toppa sulle ginocchia di un paio di pantaloni (che comunque dopo qualche settimana andrebbero messi tra color che son sospesi causa allungo delle gambe del proprietario), trovo carte di Yu-Gi-Oh in ogni angolo di casa.
Mi sento mamma quando devo ripetere la stessa cosa millemila volte, ricevo millemila volte la stessa risposta (si mamma ho capito) e mi ritrovo a doverla ripetere per la millemilaeunesima volta tre minuti dopo, e infine facendo mente locale realizzare tra me e me con rassegnazione che mi sto comportando esattamente come mia madre trent'anni fa.
Mi sento mamma quando devo spiegare qualcosa per cui non trovo le parole adatte. E nessuno può farlo al posto mio.
Mi ci sento quando vorrei evitare una spiegazione ma non posso farlo, e spiegare mi costa. E nessuno può farlo al posto mio.
Mi ci sento quando spiegazioni non ce ne sono e non riesco a farglielo accettare. E nessuno può farlo al posto mio.
Poi arrivo a scuola, due insegnanti mi aspettano a braccia conserte e con sguardo eloquente, inizio a sentire i brividi di terrore correre dal collo al fondoschiena passando lungo la spina dorsale, ne avverto il salto di vertebra in vertebra, lo stomaco si chiude e divento come la lancetta di un metronomo lanciata a massima velocità, passo da mamma-tigre a mamma-verme alternativamente, ripetutamente, di frazione di secondo in frazione di secondo. Oggi il Power l'ha combinata grossa, grossissima, enorme.
A distanza di sette ore circa meno quasi, mi sento mamma per aver ingoiato, per aver rimproverato, urlato, per aver castigato, il tutto sperando e pregando il cielo che serva a qualcosa, e nel terrore che non sia così; per essermi sentita per l'ennesima volta una madre incapace, fragile, esasperata, inadatta a svolgere il mio ruolo come si deve, inefficiente e inefficace, per non riuscire a capire l'origine dei miei errori e non riuscire a trovare una soluzione, per aver pianto ancora.
Altro che epidurale.
venerdì 31 maggio 2013
mercoledì 1 maggio 2013
A maggio non ti scordare...
...che la faccenda devi riconsiderare.
Sei mesi sono passati, e si ricomincia. Entro la fine della prossima settimana devo trovare una mattina per farmi fare l'iniezione trimestrale di Decapeptyl e un'impegnativa. Entro fine mese, le analisi del sangue. Questo turno di controlli mi va bene: ho solo i marcatori tumorali da fare. L'oncovisita è il 6 giugno.
E incrociamo le dita perchè anche stavolta l'esito sia un "n.d.p.".
Sei mesi sono passati, e si ricomincia. Entro la fine della prossima settimana devo trovare una mattina per farmi fare l'iniezione trimestrale di Decapeptyl e un'impegnativa. Entro fine mese, le analisi del sangue. Questo turno di controlli mi va bene: ho solo i marcatori tumorali da fare. L'oncovisita è il 6 giugno.
E incrociamo le dita perchè anche stavolta l'esito sia un "n.d.p.".
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