lunedì 31 ottobre 2011

Foto e foto


Ne ho fatti tanti di esami in questi ultimi due anni. Soprattutto negli ultimi sei mesi, mi hanno scattato più foto intime nei vari ospedali che non foto "normali" in famiglia. Ma tant'è, non è un problema, dopo un po' ci si fa l'abitudine, ce ne si fa una ragione perchè è meglio farsi fotografare o sforacchiare che non tagliuzzare, no? Non ho nemmeno più l'ansia da RMN, entrare in quel tubo che mi faceva tanta paura ormai non mi fa più nè caldo nè freddo.


Tra due settimane però, lunedì 14, vado da un fotografo che non è che veda poi tanto volentieri.
Ho la mammografia da fare, a Latisanville.

Suonerà strano, ma da quella "incriminata" sono passati quasi due anni, dopo quella non ne ho fatte più, solo ecografie, e ho paura.

Non di cosa ne salterà fuori, perchè parto con la convinzione che sarà tutto negativo (mi faccio l'autoesame piuttosto regolarmente, sono stata visitata venerdì scorso, il marker spione del seno era nei limiti, se ci fosse stato qualcosa o io o l'oncolaus ce ne saremmo pur accorti...). No, non sono in ansia per l'esito.

Sono in ansia per l'esame in sè. Mi sto catapultando di brutto indietro nel tempo, i ricordi affiorano, sento ancora dentro il pianto del momento in cui sono uscita dall'ambulatorio coi lacrimoni perchè avevo intuito qualcosa ma non volevo crederci, pensavo che l'immaginazione mi stava giocando un tiro poco simpatico, tant'è che mi sono sforzata di dimenticarmene nei giorni immediatamente successivi e ci sono pure riuscita. Quel giorno, tornando a casa, ho perfino sbagliato strada trovandomi inaspettatamente di fronte al casello dell'autostrada, che ho dovuto per forza imboccare uscendo una quarantina di chilometri più a nord. E per fortuna avevo con me mia madre munita di spiccioli, perchè dall'agitazione non riuscivo nemmeno a trovare il portafogli...

Ho due settimane per farmela passare. E ci riuscirò senz'altro, visto che domani e dopodomani c'è festa grande in paese con tanto di mercato tradizionale e mostre di tutti i tipi, e ho tutta l'intenzione di diluire la tensione tuffandomi negli acquisti per Natale e alla ricerca di qualcosa di sfizioso per me.

venerdì 28 ottobre 2011

Rei!


Ho voluto aspettare a sbloggarlo perchè con mio figlio, che è un imberbe uomo dalle moooooolto fugaci passioni, non si può mai dire. Ma ormai è un mese abbondante che la cosa persiste, con qualche (previsto) intoppo ma con enorme soddisfazione per lui e per noi.


Guardate un po'...
Ebbene si, ecco il nostro cintura bianca di Judo, The Power, in posa col suo pigiam... ops, il suo Judogi fresco fresco di lavaggio e stiratura.
Lui si sfoga, scarica una dose notevole di energia, impara qualcosa di utile, si diverte e apprende una disciplina mentale che vale per la vita, con risultati finora molto, molto buoni.
Io mi permetto di tirare un sospiro di sollievo, perchè finalmente il mio bambino si gode qualcosa di cui ha diritto e che gli ha fatto tornare il sorriso: una grossa fetta di serenità.

lunedì 24 ottobre 2011

Sui parcheggi riservati - post lungo


Parto prendendola larga.



Cosa nota per i lettori abituali di queste pagine, meno per chi passa ogni morte di papa, sconosciuta per chi si affaccia per la prima volta, è che io soffro da due anni e mezzo (e ne ho quasi 39) di una malattia reumatica che si abbrevia in SPA, e che a scriverla per esteso non dice niente per i non addetti ai lavori. La malattia mi ha "preso" la parte bassa del corpo, vale a dire tutte le articolazioni dall'ombelico in giù, più qualche dito della mano, lo sterno e il rachide. Per questa malattia mi è stato riconosciuto l'80 per cento di invalidità permanente, e non per sfizio nè per un gioco di dadi: la mia malattia comporta dolore alle articolazioni, dolore continuo a ogni movimento, gonfiore, e soprattutto dolore che avrà periodi di attività e periodi di remissione, ma che del tutto  non se ne andrà mai. MAI. Di malattia reumatica non si guarisce. Punto. E chi ce l'ha lo sa bene. E sa bene anche che fare una vita "normale", anche semplicemente  fare duecento metri a piedi, in certi giorni è semplice, in altri (e sono la maggior parte) è uno sforzo. Uno sforzo che per carità, se s'ha da fare si fa, ma poi si paga, e anche piuttosto caro.

Succede che la legge, per dare un minimo di agevolazione negli spostamenti a chi ha una malattia come la mia, ma anche e soprattutto a chi è messo molto, ma molto, ma molto, ma molto peggio (e di gente messa peggio di me ce n'è veramente, ma veramente, ma veramente tanta), ha messo a disposizione dei parcheggi riservati, gratuiti, più larghi di un parcheggio normale, delimitati da strisce gialle e segnalati da un apposito cartello sovrastante, e di solito situati accanto alle strutture pubbliche (scuole, uffici, centri commerciali e via dicendo). Mica perchè siamo più simpatici eh. Esistono per il motivo di cui sopra. Per avere il diritto di usufruirne basta fare domanda al comando dei vigili urbani del luogo dove si risiede, allegando ovviamente il certificato medico attestante l'invalidità civile e la fotocopia del certificato INPS che ogni invalido ha, e nel giro di qualche giorno il cartellino arancione numerato e timbrato da apporre sul cruscotto è a disposizione.



Sarò sincera: non lo uso quasi mai. Lo uso solo quando il primo parcheggio disponibile è a mezzo chilometro da dove devo andare, per ovvie ragioni, o in quei giorni in cui sto proprio male ma non posso fare a meno di andare in questo o quel posto, tipo l'ospedale o cose del genere. Ma c'è chi deve usarlo sempre, perchè la difficoltà a deambulare è tanta e persistente, o è costretto alla sedia a rotelle, i motivi sono tanti. Di fatto usarlo è un diritto per chi ce l'ha, non per tutti, e su questo non ci piove.

Però c'è un però. Ed è un però grosso come il guaio che ne deriva. Non viene riconosciuta l'invalidità per "cricetocefalia". E le piccole menti sono talmente piccole da non accettare questo sopruso, questa discriminazione, tanto che si sono fatti una ragione tutta loro, per cui si sono autoconvinti di avere scritto in fronte "sono disabile" (mentale, con tutto il rispetto per i disabili mentali VERI) e di fatto si comportano come tali. Usando anche i parcheggi di chi ha il benestare della legge per usarli.

Si dice che lo Stato dovrebbe fare più controlli, più multe, più rimozioni forzate. Di fatto lo Stato è a corto di personale, o non ha voglia di farlo, o non ha tempo, o non ha i mezzi, o che so io. Io non ho mai visto i vigili controllare i cruscotti delle auto parcheggiate sugli stalli gialli. Mai. Le auto però c'erano, perchè io le ho viste, e non per hobby, ma si sa, quando si ha un problema o si vive una particolare condizione (anche bella, per carità), si diventa automaticamente più sensibili anche verso chi condivide la propria sorte. Oltreilcancro in fondo non è mica nato per hobby, no? E neanche i forum mammeschi, crocettosi, e via dicendo.

Un paio di giorni fa, presa da un raptus di str...aggine acuta, l'ho fatto. Nel parcheggio del supermercato (per tre quarti vuoto, preciso), c'erano due auto parcheggiate sugli stalli riservati. Ovviamente senza cartellino arancione esposto. Mi sono guardata in giro, ho visto che non c'era nessuno. Ho tirato fuori carta e penna e ho scritto un biglietto, apponendolo poi sotto al tergicristi dell'invalido per cricetocefalia di turno. E me ne sono andata.
Non sarà sicuramente servito a nulla, perchè chi ha la cattiva abitudine di fregarsene altamente degli altri pensando solo ai propri comodi non cambia atteggiamento per un foglietto di carta. Ma una bella incaspiatura gli sarà venuta di sicuro, almeno grossa quanto viene a chi è costretto in sedia a rotelle e dovendo parcheggiare si trova tutti gli stalli occupati da invalidi per piccolezza mentale.

Diversi anni fa lavoravo in un fast food. Durante il mio turno di lavoro ho sentito una collega far presente a un cliente che non poteva parcheggiare nel parcheggio riservato ai disabili. Ho sentito una risposta abominevole:
"In Italia siamo tutti invalidi".

E le balle! Infilati dei sassi dentro le scarpe e poi prova a camminarci dentro, legati dietro le ginocchia dei sacchetti di sabbia, infilati un manico di scopa tra la schiena e la t-shirt, e poi mi dici se eri invalido prima o adesso! Prova a vivere per un giorno con la sedia a rotelle senza alzarti mai, dovendo chiedere aiuto per andare in bagno, per prendere qualcosa da uno scaffale alto, per entrare in un ascensore, e vedi quanto ti passa la voglia di fare del sarcasmo!

E allora tu che stai bene, tu che le gambe le hai e funzionano come devono, puoi farti trecento metri a piedi e te li fai! Non mi interessa se il parcheggio riservato è più vicino, se è libero (che ne sai se arriva qualcuno che ne ha bisogno quando ti sei allontanato?), se piove (apri l'ombrello, non serve che ti faccia un disegnino), se hai fretta (potevi partire due minuti prima da casa), se ti scappa la pipì, se tiri fuori la scusa che tanto il Paese è pieno di falsi invalidi, quel posto non è tuo e non lo occupi. Punto.

Si chiama SENSO CIVICO. Come secondo nome ha EDUCAZIONE, e di cognome fa RISPETTO. Lo stesso rispetto che pretendi TU quando i diritti da far valere sono i TUOI.

Ah, curiosi di sapere cosa ho scritto sul biglietto scatena-incaspiatura? Una frase che ho letto qui e là su internet.


VUOI IL MIO POSTO? PRENDITI ANCHE IL MIO HANDICAP.



 



 


Ma io ho aggiunto anche un "def...te", un piccolo bonbon.

E a chi ribatte che la frase è dura e suona come una iettatura (ho letto anche questo) rispondo che si, sarà anche dura, ma che di fronte alla sorte siamo tutti uguali è la verità, che la si guardi dritta negli occhi o con un paio di occhiali da sole a fare da schermo. E altro che fare la parte dei signori, non c'è niente da fare, ai cricetocefali bisogna parlare in cricetocefalese se si vuole farsi capire.

sabato 22 ottobre 2011

Un caldo riciclo

Inizia la stagione fredda, ce ne siamo accorti tutti. A casa mia dallo scorso inverno si accende la stufa, non più i termosifoni.



E per quanto fossi scettica, per quanto seccante sia doverla pulire e ricaricare ogni mattina ed alzarsi un quarto d'ora prima per farlo (brrrrr), non c'è storia, la stufa è la stufa, l'odore del legno è l'odore del legno, e il calore della stufa non è quello dei termosifoni. In tutti i sensi.

Volevo un contenitore carino da metterle accanto, per tenere a portata di zampa l'occorrente per accenderla: carta, legnetti, fiammiferi. Ma quelli in ferro battuto costano, per quanto siano belli.

Ho rimediato così. Ho riciclato uno dei cesti in vimini che di solito in famiglia ci regaliamo a Natale, pieni di ogni ben di Dio, e che non butto mai (eh beh).







E dopo essermi assicurata che fosse abbastanza capiente per contenere quello che volevo, ho coperto tutto con una piccola leggerissima trapuntina patchwork che all'epoca confezionai per la Gioiuta, che però non ha mai usato perchè come tutti i gatti o quasi vanno a dormire dove gli fa comodo, luogo che raramente coincide  con quello proposto dal suo umano.


Secondo me fa la sua porca figura. Non resta che accendere la stufa e godersela un po', comodi si sta comodi, caldi si sta caldi...



Michi e Maya


giovedì 20 ottobre 2011

Gatteria - Nobiltà


Ho iniziato a credere che per i gatti quello che sta sotto la base della coda sia da loro considerato la parte più nobile del loro regale, peloso, felin corpo.


La considerazione è nata stamattina, mentre ero indormiveglia, pensando a quanto tempo dedicano alla sua pulizia, al rito cerimoniale ogni volta che devono usarlo per le loro necessità fisiologiche, alle millemila volte in cui lo mettono in mostra quando in segno di saluto si avvicinano a coda alta; ma soprattutto alla nonchalance con cui, fusando come motorini accesi, dopo avermi ben bene impastato il petto, alle sei del mattino ci si accovacciano sopra... sbattendomelo in faccia.

sabato 15 ottobre 2011

Gatteria- ore 6.55 del mattino

Buongiorno Mamigà!

E buon lavoro

venerdì 14 ottobre 2011

Un-due-tre... quattro-cinque-sei... un-due-tre...


Ieri sera siamo stati alla seconda lezione di ballo, nonostante sia stata tutto il pomeriggio stesa con un discreto mal di schiena da incauto energico lavaggio del piatto doccia con finestra aperta.  Stiamo imparando il valzer lento, il lisssssssio per intenderci.


Mai mi ricordo di essermi sbaccanata dalle risate come ieri sera. Mica per il ballo, no, non mi permetterei mai di prendere in giro un'arte del genere, arte che peraltro ho sempre desiderato in cuor mio di imparare prima o poi. No, checchè ne dica quel vecio furlan brontolon che si è subito premurato di invitarci ad andare a ridere da un'altra parte (e noi, bast...di, giù a ridere ancora più forte).

E' che il ballo richiede sintonia, e io e mio marito balliamo come viviamo in casa: se ognuno fa le sue cose separatamente tutto fila liscio, se ci si mette insieme a fare qualsiasi cosa si cozza e si fanno pasticci. Ergo, le pestate di piedi, gli sfasamenti di ritmo e le perdite di equilibrio non si contavano più. Una signora mi ha fatto notare che non era il caso di sbaccanare per delle pestate di piedi, mio marito le ha risposto che è l'unica occasione in cui può pestarmi i piedi senza che io gli renda la partita e ha iniziato a ridere anche lei.

Non so se sia per il movimento fisico, per l'alligalli finale, per l'antinfiammatorio che ho preso o per il cuor leggero con cui sono uscita dalla palestra, ma il mal di schiena si è drasticamente affievolito.

giovedì 13 ottobre 2011

La ruota


Lo scorso anno, ligia al dovere e al consiglio delle insegnanti, ogni volta che mio figlio si apprestava a fare i compiti controllavo il diario e mi assicuravo che eseguisse tutto il lavoro assegnatogli. Verso la fine dell'anno, constatando che il Power o con i consigli o con le minacce, in dieci minuti o in due ore, alla fine i compiti li faceva tutti senza lasciare indietro nulla, ho smesso di controllare.


Quest'anno la musica cambia: ha dichiarato espressamente di non voler essere controllato perchè è grande, e come si fa a non dargli fiducia? Non sia mai. Anche se una guardatina al diario la sera gliela do, non sempre, giusto perchè fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.
Ma il Power non fa niente per niente. Difetta di esperienza, ma di inventiva ne ha da vendere. E ho scoperto due o tre giorni fa che i compiti non li scrive tutti sul diario, ma solo una parte, in modo che
"mamma non vede, Power non duole".

Però c'è un però. La maestra, giustamente, al mattino controlla. E se i compiti non sono fatti, ovviamente, riprende. Riprende il Power a scuola, ma poi riferisce a me all'uscita. E così da due o tre giorni ho ricominciato a controllare e a fare il terzo grado, avvisando il mio pollo che se non scrive tutti i compiti e la maestra lo riprende sono cavoli suoi, ma si ricordi che per un bambino intelligente come lui è più ragionevole e dà più soddisfazione ricevere un elogio che un rimprovero, visto che il primo ha tutte le possibilità di riceverlo, se vuole.

Di fatto stamattina al Power è "stranamente" bruciata la coscienza, e alle sette e mezzo si è "guarda caso" ricordato di non aver segnato due schede di esercizi di corsivo da fare per oggi. Bene, ho detto, finisci la colazione in cinque minuti e fai i compiti che mancano, hai venti minuti, puoi farlo, lo fai. Sempre per la storia dei complimenti al posto dei rimbrotti.

Colpito e affondato. In venti minuti il Power ha completato due schede di esercizi, e anche piuttosto bene. E' andato a scuola tutto contento per essersi sollevato la coscienza (penso io) e perchè sicuramente la maestra sarà contenta (ha detto lui).

Perchè mi è rimasta addosso questa scena mentre facevo i lavori di casa? Mica per la singolarità della cosa, no, sono convinta che ce ne sono centinaia di episodi del genere dove c'è uno scolaro che si dimena tra latte e cacao e la scarpa sinistra che non si trova.
E' che mi sono resa drammaticamente conto che la stessa identica scena si ripeteva trent'anni fa, io e mio fratello al posto di mio figlio, mia madre al posto mio.

E' sconvolgente. Sto diventando come mia madre. Che ripeteva sconsolata ed esasperata
"la vita è una ruota che gira, un giorno capirai perchè dirai le stesse cose e farai le stesse cose".
Caspio, ora che ci penso aveva ragione.  E se do ragione a mia madre è davvero grave.

mercoledì 12 ottobre 2011

I primi esiti


Allora.
I tamponi sono positivi per una infezione, ma già lo sapevo visto che il marker spione è ancora fuori limite massimo. Al di là della scocciatura perchè comunque dovrò ripeterli per la terza volta dopo la terapia (e non credo che ci sia qualcuno che fa volentieri i tamponi), è il quarto ciclo di antibiotici che mi pippo in due mesi. Con l'ultimo mi era uscita tutta una irritazione in bocca, fastidiosissima. Spero che questo sia più clemente.

Oggi però ho due motivi per essere contenta.


Il primo: stanotte ho dormito per sei ore di fila, o poco meno. E dopo un anno che faccio notti di pisolini di un'ora ciascuno intervallati da due o tre di veglia, è un gran bel traguardo.

Il secondo: ho ritirato la TAC toracica di mercoledì scorso. Ed è negativa per neoplasie. Non solo: la lesione da radio sta regredendo.

La prossima settimana dovrei ritirare anche il pap-test, e se anche quello è negativo... a quel paese la dieta, mi regalo una Mac cena coi controfiocchi. Bisogna festeggiare fin quando si può

martedì 11 ottobre 2011

Un altro Giveway, ma un po' speciale

Mettiamo insieme la passione per le cose belle fatte a mano e il piacere di avere la lana tra le dita, e l'aiuto per la ricerca sul cancro che mi ha salvato la pellaccia (e quella di mia madre) e ne esce un... libro, per cui è stato indetto un Giveway che non posso lasciarmi scappare! E se non lo vinco un salto in libreria per accaparrarmene una copia è ovvio e scontato.

Se volete partecipare visitate questo link, io l'ho fatto!






lunedì 10 ottobre 2011

Giveway: mille idee in una tazza!

E' un blog che seguo da poco ma che mi piace moltissimo, l'autrice è una creativa a tutto tondo! Partecipo al suo giveway più che volentieri, fatele una visita (click sulla foto qui sotto) perchè merita ^_^




venerdì 7 ottobre 2011

Portami a ballare


Basta pensare e parlare di malattie, di difficoltà, di paure. Ci sono anche cose belle nella vita, e voglio darmi la possibilità di prenderle.


Martedì ho iniziato un corso di Qui Gong. Chellè? Non lo sapevo nemmeno io, e non è che oggi ne sappia molto di più, se non che è una roba cinese, un esercizio leggero, ha a che fare con il rapporto con il proprio corpo, si fa in palestra con altre trentacinque donne tra i trenta e i settant'anni e il tipo che ci fa da maestro ha un fare talmente carismatico che potrebbe dirci qualsiasi caspiata che siamo tutte a pendere dalle sue labbra con la bocca spalancata. Per l'occasione mi sono regalata una tuta da ginnastica nuova nuova, erano tipo vent'anni che non me ne compravo una: color vinaccia, con i profili bianchi, pantaloni e giacca, di quelle tute un po' attillate da strapheega, che non mi fanno fare concorrenza alle vere strapheeghe perchè siamo realisti, ottanta chili puoi mimetizzarli quanto vuoi ma sono sempre ottanta. Però quando mi guardo allo specchio con la mia tuta nuova di zecca quello che vedo mi piace, e tanto basta a farmi sentire una ottantachili con del carattere.

E poi un mese fa mio marito mi ha chiesto se volevo partecipare con lui a un corso di ballo. E ti pare che non accetto... Un po' controvoglia, perchè non è un periodo in cui mi è facile accettare le cose nuove (e anche per il Qui Gong mi ci è voluto uno sforzo mentale non da poco, per affrontare l'ansia), ma mi son detta "perchè no, è una vita che ho questo desiderio, mio marito ha sempre rifiutato per millemila motivi, se non approfitto ora non succede più...". E così ieri sera, tra un attacco di panico e il disagio per l'odore schifosissimo della gomma della palestra, abbiamo iniziato il corso. E mi sono divertita un sacco sacchissimo. Non diventerò una ballerina, e stamattina ho una parte dell'anca sinistra che grida vendetta, ma ho la musica in testa (anche se ieri sera la musica non c'è stata) e una bella sensazione addosso. E' la sensazione che si prova quando si è riusciti a vincere una paura. Non mi sento invincibile, non mi sento più forte di ieri, ma ho la certezza di aver preso qualcosa di bello.
E oggi andiamo a fare spesa. Ieri mattina siamo stati al mercato, se avessi avuto soldi da buttare avrei portato a casa una intera bancarella di matasse di lana di tutti i tipi davanti alla quale mi sono fermata credo un quarto d'ora, avrei rapinato due o tre banchi di borsette (ne ho vista una a forma di arca di Noè fantastica, con tanto di animali di pelle colorata applicati) e mi sarei trascinata dietro su un apposito carro un banco di cereali, miele e granaglie varie per depositarmelo boh, sotto al letto forse. Oggi vado a caccia di tessuto per fare una copertura al condizionatore d'aria, e due paia di pantaloni per il papi.

Anche per non pensare che in questi giorni ho fatto altri controlli, tra cui la tac mercoledì, e devo aspettare ancora qualche giorno per gli esiti. E speriamo in bene.

mercoledì 5 ottobre 2011

Maya e Michi, love is in the air


Peccato che sia un po' scuro, ma spero che riusciate a vedere lo stesso. Ne valeva la pena.


Accendete le casse, merita


Regali, e un W.I.P

In questi giorni non è che abbia molta voglia di dedicarmi ai lavori piacevoli. Una cara amica se n'è andata, lasciandomi nello sconforto, ma anche nella certezza che molto di lei mi è rimasto nel cuore, e sono cose molto belle, insegnamenti importanti, un esempio da seguire. Si è sposata a ferragosto, e io per quell'occasione le ho mandato un pensiero, che mi ha detto di aver gradito. Ovviamente un pensiero me-made. Che è questo






particolare con perline

































Ho usato il tutorial di Lella, che ho seguito per il cuscino con i cuori. Che dire... Niente, non c'è niente da dire.

Accanto alla morte c'è sempre la vita, è una cosa che mi sorprende ogni volta, le due facce dell'esistenza. E venerdì scorso è nata una bellissima bambina a dei vicini di casa, bimba che ho visto ieri per la prima volta: è stato il conforto in un momento così, anche se non lo sa. Era da un pezzo che avevo pronto qualcosa anche per lei, e glie l'ho consegnato. Alle neomamme cerco di regalare sempre cose utili, perchè non hanno tempo da perdere ahimè. Bavaglini e accappatoini fanno sempre comodo, e così per la piccola Linda ho ricamato questo e quello, su supporti già pronti.






Gli schemi sono della DMC






E adesso, sempre in tema di crocette, ho iniziato da giorni un lavoro un po' particolare: ho trovato su un numero di Susanna di qualche mese fa, questo:



La mia mamma lo aveva visto nelle mani di mia cognata, se ne è innamorata e ha insistito perchè comprassi la rivista. Lei è sempre stata una grandissima ammiratrice di Audrey Hepburne, e c'è da dire che anche secondo me era una grande donna, con uno stile che ancora oggi ha di che insegnare. Vabbè. Il messaggio subliminale era "fammelo!", e io non ho resistito alla tentazione. Davanti a lei ho lasciato correre, ma quando se n'è andata la corsa l'ho fatta per affondare le mani nel cesto, e trovare una tela su cui realizzarlo: è un misto lino a fili contati color terracotta. Si, è un po' strano, ma mia madre ha le tende del soggiorno di quel colore, e secondo me con una bella cornice bianca semplice semplice farà la sua bella figura.



Per ora sono a questo punto, spero di riuscire a finirlo entro Natale, ma anche prima visto che ho in mente anche altri lavoretti da realizzare per qualche amica. Mancano più di due mesi, se ci lavoro bene... non dovrei aver problemi.




martedì 4 ottobre 2011

Ciao Annina


Vola, mia piccola ape.



Vola libera nel tuo cielo



tu che hai costruito dolcezza fino alla fine
nei nostri piccoli giardini
oggi porta la tua gioia in quelli del cielo
che è più luminoso di ieri.

Ciao Anna Lisa.