domenica 27 gennaio 2013

Sproloqui scritti - Tema libero

Consegna: scrivo al computer un testo a tema libero.
Svolgimento.
Titolo: i miei pensieri.
Inizio (e fine, perchè non si pensi che abbia scritto altro): penso.......... ai VECCHI TEMPI ANDATI........ quando eravamo felici........

O.o


Preciso, giusto perchè effettivamente il concetto può andare frainteso: per VECCHI TEMPI pieni di felicità, mi ha spiegato poi il soggetto Poweresco, è inteso il tempo in cui nessuno gli chiedeva di preparare il tavolo, nessuno pretendeva che alle sette saltasse giù dal letto, nessuno esigeva che il lavoro assegnato a scuola fosse svolto come prescritto dalla maestra senza sconti, il minestrone gli veniva servito frullato, la biancheria pulita gliela prendevo io dai cassetti prima di fare la doccia, la bistecca non doveva tagliarsela da solo... potrei andare avanti all'infinito.

giovedì 24 gennaio 2013

Disgrafico

Premetto che quello che sto per scrivere è la conclusione di un iter che va avanti dallo scorso autunno, da quando cioè la maestra che insegna italiano a mio figlio (che non è quella dell'anno scorso, e a posteriori dico "per fortuna") ci ha segnalato il problema, e abbiamo iniziato a far seguire il Power da degli specialisti che gli hanno fatto degli appositi test.
Al Power è stata fatta la diagnosi di disgrafia.
Non sono in grado di riassumere in poche parole di cosa in realtà si tratti, perciò per la spiegazione rimando i curiosi a Google (link). 

Il discorso è più ampio di quello che si può rendere in queste poche righe, la problematica piuttosto complessa, e come ci è stato spiegato (ma lo si riscontra anche sulla pagina linkata qui sopra, paro paro) sarebbe stato difficile arrivare a questa conclusione prima.

Non ho voluto, in questi mesi, esternare il lavoro che faceva nostro figlio in tal senso, perchè è davvero complicato raccontare (ma dovevo? No, assolutamente no) una cosa così personale e difficile da capire anche per noi, e qui credo che (scusate, non è per dividere la gente in caste, ma è quello che realmente penso) solo un'altra madre possa comprendere.
Per carità, non è grave, c'è tutto un percorso di recupero che il Power inizierà ad intraprendere già dalla prossima settimana con una fisioterapista che lui già conosce e che gode della sua fiducia (e della nostra). Ci vorrà del tempo, e ce lo metteremo, tutto il tempo che serve.

Non sono avvilita, anzi, quando si è riusciti a dare un nome a questa cosa ho tirato un sospiro di sollievo: focalizzato il problema, si può pensare concretamente a una possibile soluzione. Si alza la testa, si prende e si fa.

Ma un groppo di rabbia mi è venuto, questo si. Perchè l'insegnante di italiano che ha avvicinato mio figlio e i suoi compagni alla scrittura corsiva, l'anno scorso, ha usato un metodo (nuovo, collaudato, moderno, visto che NOI trentacinque anni fa con i vecchi sistemi dell'età della pietra siamo rimasti degli emeriti ignoranti che al massimo si limitano a scrivere a penna la lista della spesa!) che anzichè favorirlo nell'apprendimento gli ha messo ulteriormente i bastoni tra le ruote, caricando di ansia (come se non ne avesse già a sufficienza) tutto l'ambaradan. "La maestra non vuole assolutamente che si stacchi la penna dal foglio, per nessun nessunissimo motivo", diceva, e intanto i quaderni si riempivano e si riempiono di cose che a tutto somigliano fuorchè alla scrittura di un bambino di terza, fioccavano le note "c'è troppo disordine, pasticcia di meno", e mia suocera ripeteva come un ritornello "anche il suo papà andava male in italiano, che vuoi che sia".  
"Tanto scriverà col computer", mi ha detto qualcun altro, "adesso non è più importante saper scrivere con la biro".
No, io non la penso così, e chi mi conosce lo sa bene, e sa bene anche il perchè.
E la cosa che più mi innervosisce è che quando lo dicevo io che questo modo di imparare il corsivo mi sembrava più difficoltoso, molto tempo fa, venivo trattata con sufficienza. Probabilmente era più facile mettere una nota che cercare una soluzione, o chiedersi se non fosse il sistema a non essere idoneo.

Cosa volete, io sono "solo sua madre", e una madre, che peraltro si macchia della disprezzabile colpa di essere nulla di più di una casalinga con la salute instabile, dalla mente sicuramente ristretta, senza una cultura dimostrata da un attestato e apprensiva per antonomasia, cosa può capirne?

lunedì 21 gennaio 2013

Ammucchiamento

Ho un blog creativo. Aaaaaaah, che novità. C'è tanto di iconcina qui a sinistra che lo dice, e cliccandoci sopra ci si arriva, se ci si fa prendere dal morso della curiosità (mamma mia tutti curiosi verooooo? Si certo come no :D ) Se non ci fosse l'iconcina me ne dimenticherei anch'io, visto che non lo aggiorno da circa meno quasi... un mese. Non perchè non abbia realizzato nulla di creativo in queste settimane, ci mancherebbe altro, Mamigà con le mani in mano non ci sta mai, è questione di sopravvivenza psichica.

C'è che sono pigra, enormemente pigra quando si tratta di lavorare con le immagini, e un blog di lavori manuali senza fotografie è come un dizionario, anzi anche meno visto che i miei lavori non sono mai niente di assolutamente nuovo che non si sia mai visto in giro. Come dire, reinterpretazioni di idee altrui, o almeno per il novanta per cento dei contenuti. Però, nella mia mania di dare un ordine a qualunque cosa (meno che alle idee), mi sono pensata di aprire il blog di lavori con entusiasmo un certo numero di anni fa, di importarlo nel periodo della chiusura di Splinder (perchè mai perdere tanto lavoro virtuale, mi sembrava un peccato), e poi è rimasto lì. E mentre faccio l'auto-lagna sul quanto mi stufi tenerlo lì in agonia ma senza farmi travolgere da un'onda di pietà e sistemarlo, navigo in rete saltellando qui e là lasciando scie di bava di invidia sulle pagine, a mio parere sempre e comunque più s-u-p-e-r e infinitamente più attraenti delle mie. Il fatto, poi, che la stragrande maggioranza di chi mi seguiva tramite blog(s) è diventata una piacevole compagnia su FB, mi porta automaticamente a condividere i miei progressi bricolosi lì piuttosto che qui, tant'è vero che capita casualmente di dover fare mente locale quando qualcuno legge di qua e mi risponde/commenta di là, accidenti a Facebook. Facebook ha ammazzato i blog, è tutta colpa sua (opera di autoconvincimento sulla efficacia della quale ho già di mio seri dubbi. Ok, scherzavo).

Stamattina l'illuminazione: attenti bene eh... "se importo Il Cesto Magico (nome iniziale del blog) qui e lo relego in una pagina a parte, ce l'ho a portata di zampa e il lavoro di aggiornamento viene più spontaneo. Sono un genio".
Bella l'idea, facile il trasbordo, ma praticamente inutile dato che i post importati si sono mescolati con nonchalance a tutti gli altri, compresi i doppioni, e Blogspot non ha l'opzione che mi permette di separarli in una pagina unica, ma solo di poterli rintracciare tutti tramite tags. Cioè, dopo questa bellissima trovata da medaglia di cartongesso, chi ha voglia di farsi del male e andare a leggere i post a ritroso si trova DUE post praticamente identici sul Mamigalbero 2012 con tanto di doppia foto (che uno dice "questa non è in menopausa forzata, ha l'Alzheimer giovanile"), e chi Googola (esempio) "SAL spazzatura" e ha il ridicolo suggerimento di cliccare da queste parti, si trova le foto di due o tre sacchetti "crocette e lavanda" seguite - chiaramente, perchè no? Praticamente naturale la cosa - da un post lamentoso sulla caduta dei capelli per la chemioterapia. Pheego.

Ecco, visto che sono giorni in cui rimugino sul fatto che  "fare gruppo" e "fare mucchio" sono due cose ben distinte (ma questo per altri motivi, ben lontani dai discorsi di cui sopra), credo oggi, qui,  di aver fatto un vero lavoro di... ammucchiamento. E sto ancora cercando un'idea che mi permetta di risolvere i miei fantasiosi, bricoleschi quesiti. Sempre che ne valga la pena.

sabato 19 gennaio 2013

Giochi di parole

A casa nostra da sempre (o quasi) vige la regola che durante i pasti che consumiamo tutti e tre assieme la tv deve rimanere spenta. L'unica eccezione è la domenica, quando trasmettono Melaverde, perchè è un programma che piace a tutti e tre e spesso offre spunti per ulteriori chiacchiere (e diciamolo, sollecita vivamente l'appetito). A parte questo, mentre mangiamo, quando la conversazione langue (perchè capita) facciamo dei giochi di parole: abbiamo iniziato quando il Power è diventato abbastanza grande da non dover essere imboccato con cose semplici (diciamo a turno tutte le parole che ci vengono in mente che iniziano con P! O con L! O finiscono in "ma"! In "re"! Diciamo tutti gli oggetti che in casa hanno qualcosa di giallo! Eccetera), per aumentare via via la difficoltà. La cosa simpatica è che, finito il pasto, spesso il gioco continua in maniera spezzettata: ognuno si dedica alle sue cose ma il giochino ronza ancora per la testa, così ogni tanto salta fuori ad alta voce il vocabolo o la frase che segue la regola, che abbinata all'attività che si sta svolgendo ci fa spesso ridere, e tanto!

L'altra sera giocavamo ad indovinare: a turno ognuno pensa ad un oggetto presente nella stanza in cui ci troviamo, gli altri devono indovinare di quale oggetto si tratta facendo delle domande, che però possono avere come risposta unicamente SI o NO. E ne escono di ogni sorta: perchè ci sono volute moltissime domande per riuscire a descrivere la lettiera per gatti, pochissime per indovinare un paio di occhiali, una quantità mediocre per arrivare alla mia sciarpa rosa.

Ma abbiamo "scoperto" anche che il papà è più piccolo di un muro e più grande di un coltello da cucina, è morbido, è molto colorato, ma che non lo usa (inteso nel modo in cui si usa un oggetto) assolutamente nessuno. :-D

lunedì 14 gennaio 2013

Fior di Neve

Il Power, oggi, è tornato da scuola con una poesia da imparare.

Fior di Neve
di Umberto Saba
 
Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli,
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve
la fiorita di neve.

Tra ieri sera ed oggi, in fondo al vialetto ha nevicato di nuovo.
 

mercoledì 9 gennaio 2013

E' andata...

Oggi mi hanno rimosso il Port-a-cath. E' stato un intervento veloce (una ventina di minuti in tutto, e sono entrata in ambulatorio dieci minuti prima dell'ora in cui avevo appuntamento), quasi indolore (ho sentito solo la puntura dell'anestesia, qualche strattone, e lo strappo della placca che l'infermiera mi ha applicato al braccio per il bisturi elettrico), e commovente. Per me, ovvio, perchè mentre il medico lavorava pensavo al motivo per cui l'ho messo, e al motivo per cui lo stavano rimuovendo. Nel momento in cui il chirurgo ha detto di aver estratto tutto il cateterino ho realizzato che è davvero finita questa cosa, e non ho retto.  Volevano darmelo, io sul momento ho pensato "perchè no?", ma poi quando l'ho visto ho detto "no, grazie no". Che vada, io non ne voglio sapere proprio più.
Poi sono uscita, sono passata in reparto ad abbracciare la mia amica che sta facendo ancora Herceptin e che si era appena alzata dalla poltrona, che mi ha detto un po' sconsolata "chissà quando toccherà a me?", e io le ho risposto sorridendo e cercando di ricacciare i lacrimoni che anch'io quando ero al suo posto pensavo che non sarebbe mai finita, e invece è finita eccome, e con ancora più grinta ci arriverà anche lei; ho schivato il dottor Clooney che non mi ha visto perchè era girato di schiena e come sempre di corsa, e ho infilato l'ascensore. Per poi tornare su di volata a recuperare una borsa che avevo dimenticato in ambulatorio chirurgico.
Sono stata a mangiare da mia madre, ho festeggiato con la mia famiglia con una torta tutta panna e cioccolato che mi sono meritata alla facciaccia della dieta, e sono tornata a casa. Ho aggiornato velocemente il mio status su FB per le persone che aspettavano news, fatto due chiacchiere piacevoli con un'amica via messenger, una breve telefonata altrettanto piacevole con la mia ancora di salvezza già de-port-izzata da mo' che ieri ha raccolto il mio SOS di panico del giorno prima (grazie Romina, la mia stima sia con te :D), e ho spento il pc.
E sono crollata. Ho dormito tutto il pomeriggio, forse per reazione allo stress nervoso. Adesso sono mezza stordita, ho cenato con un paio di toast e del tè, ho un filo di mal di testa che mi porto dietro da stamattina, la spalla brucia un po', e ho voglia di silenzio. Tanto silenzio. Mi sento un po' come quando si è immersi nella nebbia, con tutto il mondo attorno ovattato e quasi impercettibile, con in sottofondo solo il ticchettio dei tasti del pc e le fusa di Miki, la mia gatta bianca e nera che fa finta di pisolare qui, alla mia sinistra, sul lettone.  Giù, al piano di sotto, il Gatto Alfa e il Power stanno guardando i cartoni animati.

Le festività sono passate, e nonostante mio figlio domenica mi avesse chiesto di attenderlo per re-iscatolare tutta la nataleria di casa, ho preferito farlo io da sola tra ieri mattina e il primo pomeriggio. Rapido, indolore (o quasi), sistematico come è sistematica ogni mia procedura. Anzi, già che c'ero ho approfittato per eliminare un po' di decori diventati praticamente inguardabili per l'usura, che si sa (caro Power...), occhio (riciclone estremista, peggio di sua madre) non vede, cuore non duole.
E' passato anche il complePower, forse il più allegro in questi nove anni: abbiamo invitato qualche suo compagno/a di scuola a casa nostra, ed è stata una vera festa. E' stata una festa prima, perchè io e lui ci siamo impegnati insieme a preparare il rinfresco, in una catena di montaggio-cibarie ineccepibile. E' stata una festa durante, perchè ho lasciato liberi i bambini di giocare a loro piacimento come suggeritomi da Roberta, e due ore sono volate con tante risate e gridolini gioiosi a fare da sottofondo musicale, confesso che mi sono divertita anch'io a vederli e a sentirli. Ed è stata una festa dopo, perchè mio figlio si è reso conto - e me lo ha detto - che i suoi amici sono venuti per lui, lui che è sempre stato invitato alle feste altrui e per un motivo o per l'altro non ha mai potuto ricambiare prima, lui che era convinto che gli altri bambini non si sarebbero presentati perchè ha l'autostima di un chewing-gum spiaccicato dalla ruota di un tir. Però sono venuti, e lo hanno reso felice.


domenica 6 gennaio 2013

Complepower!

Buona befana?
Si, anche. Perchè in casa nostra oggi si festeggia il COMPLEPOWER, che in fondo al vialetto è molto più importante.
Auguri Power, buon nono compleanno!


giovedì 3 gennaio 2013

Port-a-rauss! E lo IAP se ne va

Non importa che appena ho visto con quale oncologo avrei fatto la visita stamattina mi sia venuto un principio di orticaria, che poi evidentemente le festività natalizie devono avergli fatto bene perchè per la prima volta l'ho visto sorridere e toh, siamo magnanimi, anche un po' gentile.
Non importa che per una visita per visione esami e la prenotazione dei successivi abbia trascorso in ospedale la bellezza di DUE ore, facendo su e giù con l'ascensore un discreto numero di volte (non deve venire qui - vada giù- no torni su - si faccia cambiare l'impegnativa - scenda al cup e se ci sono problemi faccia chiamare su - no signora non risponde nessuno, vada su...).
Passa in secondo piano anche il fatto che, se mi aspettavo il prossimo controllo verso fine anno, in realtà debba farlo ai primi di giugno, anche se solo con i markers.
C'è che finalmente è stata fissata la rimozione del PORT, per mercoledì prossimo, a mezzogiorno. L'ho messo quando? Aspetta... ecco l'utilità del blog, vado indietro a cercare e trovo le date con un click. Era il  30 maggio 2010 (link al post). Tirava tutt'altra aria.

Se oggi cammino a due centimetri da terra non è perchè se ne va una cosa che mi lega alla malattia, perchè francamente, al di là del fatto che se bastasse togliere il cateterino per prendere il distacco da quanto è successo sarebbe fantastico ma irreale, concretamente mi salta all'occhio la "faccenda" ogni mattina quando vado sotto la doccia. E' sufficiente. Con molto amore per quello che vedo (per carità, provo un senso di tenerezza infinita verso me stessa quando mi guardo le cicatrici), il mio corpo segnato e ancora - irrimediabilmente ormai - completamente insensibile in tutta la zona sotto l'ascella dal braccio al seno e dietro la spalla, ma è impossibile non vedere. Per non parlare di tutto quello che mi porto dietro, in primis la pasticca quotidiana.

La mia gioia è dovuta al fatto che teoricamente, se lo IAP può andarsene, ho raggiunto una distanza tale dal rischio di riammalarmi (perlomeno a breve termine) da poter pensare di relegare il tempo della chemioterapia ad un brutto ricordo, più che ad un ipotetico futuro "bis".  E per quanto il mio pensiero oggi vada a due persone che mi stanno particolarmente a cuore che ne sono ancora immerse fino al collo, io oggi, per me, mi prendo il diritto di essere felice.