Anzichè vomitare attraverso il blog la melma che pervade la mia mente bacata, stasera preferisco lasciare un grandissimo augurio di
BUON 2007 A CHIUNQUE PASSI DI QUI
Mamigà
Era meglio ieri. Avevo la febbre alta, mi si lasciava in pace e non riuscendo a parlare io lasciavo in pace gli altri. Ci sono giorni in cui mi vien voglia di cucirmi la bocca, in una sorta di sciopero della favella a beneficio mio e degli altri. Perchè sembra che se parlo io parli troppo, se mi sfogo mi sfoghi con eccessivo entusiasmo, se butto fuori una caterva di fango dalla bocca pare che funzioni come uno tsunami. Se alzo il tono della voce per sovrastare il volume della televisione allora sono irruenta, se dico la mia in senso contrario in casa c'è un'orda di permalosi pronta a sentirsi offesa. Eccheccacchio. A volte sembra che più che una donna in casa io sia una tigre affamata di sangue. Eppure tutti in casa sanno che sono fatta così. E sanno anche che non mi sono mai effettivamente e concretamente mangiata nessuno.
Era meglio ieri. Peccato che oggi Mamigà sia tornata la rompipalle di sempre. Peccato anche per lei.
Mamigà
Prendo spunto dall'ultimo post di Mammadelladiana per fare una riflessione sulla quale mi cimento da tempo, e che mi ha permesso - credo - di essere molto più serena di mesi fa rispetto al mio rapporto con mio figlio.
Mia madre mi ha sempre detto che con i bambini bisogna essere più tolleranti che mai. Non possono capire il mondo degli adulti e adeguarvicisi, devono crescere un po' alla volta. E' anche vero, purtroppo, che come ho letto ieri sull'ultimo numero della rivista Insieme, che tanto si parla in Italia dell'attaccamento dei figli alle madri quanto si è intolleranti verso la santa infanzia.
Mio figlio è vivace. Molto vivace. Non ha paura di niente, si sente libero di usare il mondo quanto gli piace e come gli gira, e indubbiamente questa cosa va educata e incanalata, una direzione gliela devo dare se voglio che diventi una persona civile. Mio figlio corre tra gli scaffali dei supermercati, cerca di toccare qualsiasi cosa, usa il Presepe come un fantastico paesaggio dove muovere i personaggi a suo piacimento, ha appena imparato a giocare con le gatte senza farle diventare pupazzi con coda prensile, urla divertito di fronte a qualcosa che gli piace, in mezzo agli altri bambini fa chiasso e salta dappertutto, sta a tavola in modo decisamente "fantasioso" (passatemi il termine), in casa lascia sempre un disastro di giocattoli che tornano al loro posto solo dopo un quarto d'ora di tentativi di convincimento a riordinare tutto assieme. Ma è un bambino. E tra poco avrà tre anni.
Solo da pochissimo tempo ho imparato ad accettare che il suo carattere non è di quelli più domabili, tutt'altro. E che a lui servono dettagliate spiegazioni sul perchè e percome una cosa non si deve fare, per convincersi che non è il caso di farla. Un semplice NO non gli basta più. E da pochissimo tempo ho anche imparato a fregarmene altamente degli sguardi di disapprovazione della gente di fronte a certi suoi comportamenti in pubblico, perchè la gente è bravissima a farti capire in silenzio con sguardi fulminanti quanto tu sia una mamma inadeguata per non essere riuscita ad insegnare a tuo figlio le norme della buona educazione. Ma che buona educazione d'egitto? A tre anni? Certe cose se non si fanno a tre anni quando le si fa? Quando si può saltare sul lettone, quando sei così pesante da rischiare di rompere le doghe? Quando puoi fare pasticci a tavola, quando sei così grande da sembrare un pagliaccio?
E per le cose "serie" ho smesso da un po' di tempo di urlare e saltar su come una cavalletta impazzita. Quando Trippa la combina grossa io scelgo il silenzio dopo la sonora sgridata. E gli fa male, altrochè se gli fa male. Più forse di uno sculaccione. Gli faccio capire così che se persiste in un atteggiamento sbagliato non comunica più nella maniera giusta. Perchè Trippa è ostinato, un capricorno con le corna di acciaio, e se decide che una cosa è verde puoi ben predicare che è rossa, lui ha deciso che è verde e verde rimane. Spiegazioni o non spiegazioni. Di solito lo sciopero della comunicazione non dura mai più di un quarto d'ora. E di solito funziona. Lui comprende, torna a chiedere scusa e ci avvolgiamo in un caldissimo abbraccio. Perchè a tre anni o quasi si può essere discoli, ma si è anche più intelligenti di quel che si crede. Educati forse no, ma abbastanza intelligenti da capire una spiegazione o un piccolo castigo.
Ma per fortuna le cose "serie" sono sempre di meno. Trippa è quasi un ometto.
Mamigà
Natale è passato, e oggi mi ritrovo con l'influenza. Beh, era inevitabile. In questi due giorni sono stata praticamente attorniata da persone raffreddate... Mio marito e sua madre, mio fratello e mio suocero che ci è appena passato... Beh, sembra che non tutto il male venga per nuocere, visto che finalmente a detta di Papigà con me con la bocca fuori uso ci sarà più silenzio in casa. Ma mi rifaccio, non si pensi che non metta via tutto per capodanno...
Non mi va di raccontare cosa ho ricevuto da Babbo Natale, i regali che mi ha portato sono stati tanti e tutti graditissimi (soprattutto il panettone al cioccolato in scatola di latta che mi ha regaleto Alduspm, che ho inaugurato stamattina con somma soddisfazione del palato). A volte i regali meno costosi sono quelli che danno più soddisfazione... Comunque il forno a microonde che da ieri troneggia in cucina non lo restituisco, poco ma sicuro.
Mi sono anche divertita a cucinare. Non ho fatto molto, perchè mia madre mi ha aiutato moltissimo preparando diverse cose lei. Però visto che cucinare mi piace posso dire che ieri ho passato una mattinata piacevole tra i fornelli, per preparare un pranzo di Santo Stefano a cui avrebbero dovuto partecipare anche i miei suoceri. Avrebbero. Perchè si sono auto-disinvitati alle dieci, con la scusa che lei sta poco bene. Voglio crederci per amore di mio marito. Mi viene da pensare maluccio visto che lei non è mai venuta volentieri a casa mia (come a casa di chiunque altro, visto che lei ama ricevere ma detesta ricambiare, ma questi sono problemi suoi). Però confesso che un po' male ci sono rimasta. Se non altro per Trippa che aspettava i nonni. E perchè quando si cucina diversamente dal solito si ha piacere che venga apprezzato. Ma va bene lo stesso, due coperti in meno da lavare dopo pranzo! Da cattivissima quale sono aspetto al varco il suo invito per capodanno. Che porcaccia la miseria declinerò con una scusa. Eccheccacchio, sempre a calarmi le braghe...
Oggi quindi si torna al lavoro. Per tre giorni potrei anche stare contenta, visto che poi sabato sarò di nuovo a casa. E lo sono in effetti. Preparativi per il cenone della vigilia? Nemmeno uno. Ho dimenticato i cenoni della vigilia diversi anni fa, perchè mio marito ha sempre lavorato la notte del 31 dicembre. Stavolta sarà a casa, e non credo che si farà nulla comunque. Trippa è troppo piccolo per resistere a qualsiasi festa fuori casa di notte. Lui se entro una certa ora non è a nanna ribalta l'impossibile. Ma tant'è, avrà tempo per crescere anche in quel senso. E noi per tornare ai vecchi sistemi
Mamigà
Stamattina mio marito mi ha chiesto candidamente cosa vorrei che mi portasse Babbo Natale, visto che due minuti prima ho fatto la stessa domanda a mio figlio e mi ha risposto "le macchinette che scendono giù e la bicicletta blu da maschio". Ci credete che mi ha messo in crisi? Perchè lì per lì il mio pensiero va alla velocità della luce alla merceria dietro casa, che ieri aveva esposto in vetrina un meraviglioso taglio di tela aida verde scuro su cui ho lasciata attaccata mezza lingua, e a un leaflet della Janlynn che ho visto esposto sempre nella stessa vetrina che però mi rifiuterei di chiedere apertamente, perchè poi andrebbe tra qualche tempo a far mucchio con gli altri inesorabilmente. Come sempre i miei desideri in quel senso sono pure illusioni, perchè partono dalla convinzione inconscia che se acquisto il materiale acquisto automaticamente il tempo per adoperarlo (e ovviamente non è così). E allora cosa posso volere da Babbo Natale?
In realtà vorrei mille cose, ma poi perchè desiderare tanti oggetti che riempirebbero armadi e cassetti (anche se avrei bisogno di qualche maglia visto che non ne ho quasi più della taglia giusta) quando quello che desidero veramente non si vede e non occupa spazio... Vorrei trovare sotto l'albero un lavoro sicuro, che mi permetta di guardare avanti con la certezza che i muri di casa andranno pagati e la speranza di poter dare una sorellina a nostro figlio senza paura. Ma credo che per questo ci vorrà ancora tanto, tanto tempo.
Io ho preparato un regalone per mio marito. Ci eravamo promessi di non scambiarci regali quest'anno perchè abbiamo acquistato l'albero nuovo, ma c'è una cosa che sono sicura che non rifiuterà. Non posso svelarla perchè ogni tanto Papigà sbircia qui.
Avremo un bel Natale. La magia dello sguardo di Trippa quest'anno è impossibile da descrivere, perchè a tre anni o quasi si rende conto ancor più degli anni scorsi cosa sta avvenendo. Capisce le spiegazioni, adora stare a guardare il Presepe, gli piacciono le storie di Natale e va raccontando a tutti che abbiamo fatto l'albero con tante cose colorate. Racconta anche che Heidi tenta di distruggerlo ad ogni passaggio. Aspetta Babbo Natale con curiosità, e mi auguro di cuore che ci creda il più a lungo possibile, perchè questa grande favola lo fa sognare cose belle.
Anche perchè l'altro giorno una collega mi ha fatto riflettere sparando una battuta all'apparenza stupida: ha detto ridendo che lei a Babbo Natale crede ancora. E ho deciso di crederci ancora anch'io. Perchè no? Perchè non credere che qaualcosa di bello possa arrivare a Natale? In fondo mica sempre ci si può aspettare giocattoli, sotto l'albero ci può essere qualsiasi cosa di qualsiasi tipo. Magari più divertente di quella che mi aspettavo. Io la letterina la scrivo, spero di spedirla all'indirizzo giusto.
Mamigà
COLLOQUIO INTERCORSO TRA LA PEDIATRA (P) E TRIPPA (T) DURANTE LA VISITA DI MARTEDI
P- Adesso con questo bel cosino (lo stetoscopio, ndr) sentiamo se hai il cuore.
T- No non ce l'ho.
P- Ma si che ce l'hai, fammi sentire come batte bene (e intanto cerca di appoggiargli il cosino sul torace, invano perchè lui sguscia).
T- Ti ho detto che non ce l'hooooo-oooooooo!!!
P- Scommettiamo che ce l'hai e fa tun-tun?
T- Senti ti ho detto che non ce l'ho. Mi dispiace che non c'è, dobbiamo andare a prenderlo nuovo.
P- E dove andiamo a prenderlo?
T- Al Lidl!
Il Nero era un gattone grosso e con un orecchio un po' masticato, segno evidentementelasciato da una lotta tra gatti. Da qualche mese girava nei nostri giardini, e non era molto amato: infatti il suo sport preferito era lasciare ricordini pissiatosi dove passava. Me la faceva davanti agli occhi: amava firmare i vetri della porta che da in giardino. L'ho cacciato più volte soffiandogli contro e sbattendo i piedi, lui si allontanava e come niente fosse dopo un po' lo ritrovavo addormentato sul mio zerbino. Un vero gatto macho. Quattro zampe robuste come verghe di acciaio tornito e gli attributi sempre bene in vista, senza pudore e con portamento fiero. Mi ci stavo affezionando, perchè in fondo era un buono. Con tutti i segni caratteristici del gatto che vive fuori, opportunista e cacciatore, ma era un buono.
Nelle ultime settimane sostava per ore sul mio zerbino, alternandolo a quello della mia diretta vicina (quella con cui dividiamo il Tommy per intenderci), e dormiva molto. Non dava fastidio a nessuno.
Ieri sera un'altra vicina, alle dieci di sera, bussa alla mia porta. Mi chiede se il Nero fosse di qualcuno e non sapevo cosa risponderle, perchè sinceramente la mia impressione era che fosse un po' di tutti. Ma vabbè. Mi ha chiesto con cortesia (e un esagerato senso di panico e schifo) se potevo rimuoverlo dal suo zerbino. Ho infilato i guanti e sono andata a vedere. Il Nero stava morendo.
Non aveva ferite, non vomitava, era pulitissimo. Forse un'infezione, forse una costipazione, non lo so. Ma stava morendo e non volevo che morisse lì, e men che meno lo voleva la vicina che detesta i gatti, domestici o randagi che siano, tanto che sembra le venga un attacco di orticaria quando uno le si avvicina (ma vabbè, non posso pretendere che tutti siano gattomaniaci come me).
Ho preso il Nero e l'ho messo in uno scatolone di cartone dove avevo riposto degli stracci, e un po' di croccantini, non si sa mai che magari sia un malore passeggero. L'ho portato nel capanno degli attrezzi, al riparo dal gelo e dal vento, e l'ho lasciato in pace. Lui che non si è mai voluto far toccare da nessuno, era diventato docile come un agnellino. Mi ha guardato con uno sguardo che mi ha penetrato il cuore.
Stamattina l'ho trovato morto. E mi si è stretto il cuore. Non credo che avrei potuto fare qualcosa di più per lui, se non addolcirgli il passaggio da qui all'arcobaleno rendendolo un po' meno gelido. Spero che nel suo piccolo l'abbia apprezzato.
Mio marito mi ha ripetuto più volte che è solo un gatto, e verosimilmente è vero. I gatti come le persone e ogni essere vivente prima o poi muore. Mi duole solo il fatto che le uniche carezze che ha ricevuto in vita sua siano state quelle che si è lasciato fare prima di andarsene.
Mamigà
Sabato mattina c'è stata la festicciola di Natale organizzata dal TPF. Una cosa semplice, seguendo lo schema esatto degli incontri soliti settimanali, ma ovviamente a stampo Natalizio-mangereccio con classica comparsa di Babbo Natale e caramelle, e frotte di papà-nonni-fratellini-sorelline varie. Un macello di adulti con bambini dietro, che lasciatemelo dire, a parte essere in numero nettamente inferiore, a me è sembrato che del Natale a loro interessasse relativamente poco o nulla. Figuriamoci, abbiamo usato una classe della Materna con giochi completamente nuovi per loro, uno spazio grande il triplo del solito, con una merenda stratosferica a disposizione e nessuna limitazione al riguardo. Babbo Natale? Il figlioletto del rossovestito di turno l'ha sgamato subito il suo papà, perchè i bambini sono piccoli ma non stupidi... Infatti a casa nostra Babbo Natale-quello vero- non si farà vedere. Lascerà semplicemente tracce di sè, ossia una scia di briciole di biscotti dall'ingresso al vialetto, ghghghghghgh...
Ma si, erano bellissimi i bambini, e a dispetto del chiasso che hanno fatto gli adulti si sono divertiti un sacco.
E Trippa? Capitolo a parte.
Si perchè lui, il veterano della brigata junior, si sarà anche comportato un tantino meglio dello scorso anno, ma lasciatemelo dire, ha uno stampo che rimane il suo ed è maledettamente duro da demolire. Bastian contrario, in quasi tre anni non ho ancora scoperto perchè ha una così vitale importanza per lui fare l'esatto opposto di quello che fa il resto del mondo che lo circonda. Perchè se su cinquanta bambini quarantanove seguono le direttive della maestra, uno solo deve placidamente farsi gli stracavoli suoi. E perchè quello stesso "uno" se gli altri non fanno quello che vuole lui, si rotola per terra arrabbiato a morte senza minimamente immaginare che forse forse ogni tanto si può anche fare quello che vogliono gli altri senza morire per questo. La cosa positiva è che se si è permesso di fare il prepotente in quell'ambiente significa che vi ha preso confidenza, il che mi lascia ben sperare visto che il mese prossimo quella stanza sarà la sua classe dell'asilo. La mia speranza è che trovi il bambino più grande di lui che lo metta a posto con un placido
"oi nini, flai daun, vola basso e schiva il sasso".
Quel giorno lancerò fuochi d'artificio ghghghghgh...
Mamigà
Stamattina Papigà è stato dall'otorino, e finalmente sembra che ci sia una piccola luce in fondo al tunner delle notti in bianco... Ha le tonsille un po' infiammate, guaribili con l'aerosol. E deve fare molta attenzione all'alimentazione serale, il che tutto sommato non è poi difficile. Speriamo bene.
Mamigà
L'ho trovato su una rivista dello scorso anno e non ho resistito alla tentazione di realizzarlo. Ci ho messo una settimana. Il difficile ora è inventare un modo con cui impiegarlo, perchè purtroppo ho il vizio di ricamare spesso senza prima chiedermi cosa ne faccio poi... Qualche suggerimento?
Mamigà
Tra ieri e lunedì ho spedito gli auguri di Natale a parentado e qualche amica. Ovviamente rigorosamente scritti a penna su un biglietto, perchè ho già scritto cosa penso degli auguri via sms o e-mail (d'accordo, via e-mail sono accettate delle eccezioni, non posso pretendere che persone che sono abituata a sentire via web si improvvisino amanuensi). Spero di non aver dimenticato nessuno.
Anche qui è arrivato il gelo. E con il gelo la bolletta del gas (di cui non scrivo l'importo per non rischiare lo svenimento due volte nello stesso giorno... accidenti). Le mie belle piante sono al sicuro sotto ai loro cappottini, che quest'autunno finalmente sono riuscita a preparare con largo anticipo. Le auto quest'inverno non si copriranno di brina e ghiaccio grazie alla fantasmagorica tettoia che ci ha fatto penare quest'estate, e che ora che ci penso avevo promesso di mostrare in foto e non l'ho fatto... Rimedierò. E che altro scrivere, non mi viene in mente nulla che non sprofondi nell'abisso dei miei pensieri, perchè da giorni mi crogiolo in un pensiero che riguarda una certa persona e non ne salto fuori. Forse è meglio che metta da parte almeno fin dopo le festività. Voglio godermi il Natale con leggerezza quest'anno, e lasciare le preoccupazioni a dopo l'epifania.
Mamigà
Stanotte è successo di nuovo. Mio marito russava che tremavano le porte, e io per disperazione ho tentato di dormire sul divano al piano di sotto. Mi sono ritrovata con la gattina sulle gambe, la grande incavolata perchè voleva venirci lei ha iniziato a rugnare e soffiare. Così le ho scaraventate giù tutte e due e sono risalita. Loro mi seguono, litigano sulle scale, vola la ciabatta e mio marito russa ancora più forte. Non ne posso più.
Sono quattro giorni che mi sembra di sopravvivere. Stamattina un collega di mio marito gli ha dato il nome di un bravo otorinolaringoiatra, domattina vede di prendere appuntamento. Può trattarsi di tonsille, dice lui, e io mi auguro che si tratti solo di quello. Al massimo gliele tolgo io se si va per le lunghe, al massimo lo suturo con un puntocroce direttamente. Gli lascerei la scelta del colore di moulinè. Purchè io possa tornare a dormire.
Mamigà
Questo l'ho finito oggi, fatto a tempo di record (una settimana). La tentazione è di metterlo vicino allo specchio in camera, per non perdermi d'animo...
Stanotte ho dormito in camera con Trippa. Lui nemmeno se n'è accorto. Ho dormito malissimo perchè il materasso è scomodo, non c'erano le lenzuola e il pigiama si incollava alle coperte... ma pazienza, almeno qualche ora ho chiuso occhio.
Detesto farlo, mi sembra una vigliaccheria, ma del russare di mio marito non ne posso più. Ultimamente sta veramente toccando livelli sonori indicibili. Sarà lo stress, sarà il materasso ormai malandato, saranno mille motivi, ma non può farmi passare notti in bianco come quella dell'altro ieri. O si fa vedere dal medico, o ce lo porto io. I cerotti nasali non gli fanno più niente, il cuscino l'abbiamo cambiato sette volte, ma il risultato è sempre lo stesso. Così non si può andare avanti.
Mamigà
Ieri ho litigato con mio figlio perchè per la millesima volta gli ho detto di non mettere le mani sulla macchina da cucire mentre è in funzione, per la millesima volta ha finto di non sentire e per la millesima volta il filo si è aggrovigliato. Scema io che faccio quei lavori quando lui è in perfetta forma mentale. Oggi l'ho imbambolato con Titti e Silvestro e ce l'ho fatta. E con Titti e Silvestro in TV le uniche frasi che mi rivolge sono:
"spegni l'acqua" (se sto lavando i piatti)
"non fare bambambam" (se sto usando la singer)
"chiudi l'aspiapovvere"
"togli Heidi dal divano"
"sposta lo stendino che non ci vedo"
"dami il succo e prendimelo tu senò perdo i cartoni".
Non c'è che dire, la schiavetta di turno sta pensando di chiedere l'aumento...
Mamigà
Ovviamente non voglio scrivere cosa regalerò e a chi, troppo banale. In fondo i regali, anche se li fai diversi ogni anno, hanno tutti lo stesso sapore. Più o meno azzeccati, più o meno intenzionali, sono sempre un pensiero (non è detto che sia positivo) verso chi li riceverà. Quello che mi da un po' da pensare in questi ultimi tre Natali sono i regali che riceverà nostro figlio. E come lui credo gran parte dei bambini.
Partiamo dal presupposto che io sono fermamente convinta di una cosa: quando si fa un regalo il punto di partenza deve essere chi lo riceverà e la faccia che farà, il più o meno intenso piacere che proverà eccetera, e non la bella figura che faremo. Anche se le due cose in fondo sono strettamente collegate. Inutile quindi persistere ad esempio (come fa mio suocero) a portare a casa nostra la più famosa nonchè elegante confezione di vini quando sa da sempre che siamo astemi in casa. Per i bambini un dono è qualcosa di speciale, ma bisogna farlo con testa. Se un adulto è disposto a soprassedere sul gusto (o disgusto) di un oggetto piuttosto che di un altro, un bambino difficilmente apprezzerà il fatto che una busta con un biglietto da cento dentro è più interessante della cucina smontabile con accessori. E trovo un delitto privare un bambino della gioia di spacchettare i regali di Natale, aprire una busta non fa lo stesso effetto. Fatto questo preambolo...
Lo scorso anno mio figlio ha ricevuto tanti regali, e già lì ho dovuto far discussione con mia suocera perchè ho accennato al fatto che glieli avrei consegnati, una volta a casa, con parsimonia: non tutti assieme ma diluiti nel tempo, altrimenti si sarebbe stancato di tutto in una settimana. Ma tant'è. Ho fatto di testa mia comunque, e così farò quest'anno se la pioggia si ripeterà. Ah, bellissimo l'aeroplanino da collezione che gli ha regalato la nonna lo scorso anno: l'ho dato a Trippa l'altro ieri. Dopo un'ora era già a pezzi. Perchè dico io, come si fa a regalare un aeroplanino da collezione a un bambino di due anni se sulla confezione c'è scritto "dai sei anni in su", che se anche sai che non glielo do subito puoi usare la fantasia per immaginare quanto può durare. Una più economica scatola di matite sarebbe stata più apprezzata dal piccolo tornado.
L'altra sera trovo mia cognata dalla nonna, io ci sono andata per consegnare il bimbo prima di andare al lavoro. Mi dice sorridente "ho bisogno del tuo consenso sul regalo che vorremmo fare a tuo figlio per Natale", e mi mostra un depliant del Carrefour con un angolo tagliato. Sopra una moto da cross elettrica, di quelle megagalattiche, che se anche ha tagliato l'angolo con sopra il prezzo so che non costa meno di cento neuri. "Altolà", esordisco forse con un po' troppo nerbo, "non se ne parla proprio"! Per diversi motivi. Primo, non so dove metterla. Secondo, anche a lasciarla sotto la tettoia delle auto come minimo i gatti la userebbero come WC multicolor, e la prima volta che quel teppistello del figlio dei vicini la addocchia la fa sparire. Terzo, perchè se i suoi amichetti usano la bici e mio figlio la Gaucho come minimo gli tocca giocare da solo, e non ne vedo il caso.
E infine, noi siamo gente semplice. La mia famiglia tira avanti, è una di quelle famiglie in cui si gioca sul pavimento senza tante smanie, ci si veste al mercato e si acquista il detersivo in offerta. Nostro figlio esce in tuta, pulita ma tuta è. Ho due gatte che della razza hanno solo il contorno, io faccio la tinta dei capelli in casa e mangiamo la pizza nel cartone. Insomma, in casa mia spendere cento euro per un giocattolo è considerato un vero spreco, non una cosa chic. Oltretutto Trippa, che di giocattoli di marca ne ha anche, si diverte da morire a fingere di far da mangiare con i miei mestoli e a guardare i DVD di Titti e Silvestro, a giocare col domino di legno e col Memory trovato nella rivista della Pimpa.
Perciò cara zia, anche se ti farebbe felice regalare a tuo nipote una cosa megagalattica tramite Babbo Natale, digli di portare semplicemente qualcosa che lo aiuti a crescere e a usare il cervello. Perchè è l'unica cosa che gli garantirà un domani fatto di scelte intelligenti. Anche se non costose.
Mamigà
Capita mille volte al giorno di guardare il proprio figlio e inorgoglirsi per qualsiasi sciocchezza faccia o dica. L'altro giorno Trippa ha esordito con un "mama faciamo il calendario della ventola" (trad. il calendario dell'Avvento) e a me si è gonfiato il cuore, oltre alla bocca di risate. E suo padre è millanta volte più orgoglioso di me del suo "campione". Niente di sbagliato in tutto questo, credo.
Ma odio ammettere che quando mio marito sciorina tutto questo orgoglio in presenza di altri mi dà enormemente fastidio, anzi direi piuttosto imbarazzo. Per un semplice motivo. Ogni volta che chiedo a una persona conoscente come sta e mi risponde bene, e poi chiedo del relativo bimbo/a, mi annoia enormemente starmi a pippare tutto un panegirico sulla relativa salute, sui progressi, sulle scemate che mi rendo conto siano importanti solo per un genitore. Il genitore interessato. E così quando siamo in presenza di amici mi immagino (e anche vedo dalle facce) la noia che possono provare nel sentirsi raccontare tutta una serie di cose su nostro figlio delle quali a loro non interessa nulla. E mi spiace perchè mio marito ci mette un entusiasmo talmente evidente che sembra un delitto smontarlo con un "si vabbè sai che ce ne frega...". Io il mio orgoglio lo tengo per me, lo scrivo sul mio blog, e chi ha voglia di leggere legge, chi non vuole cambia pagina. Probabilmente sarà giusto il suo modo di fare, e il problema è il mio che non accetto questo aspetto di lui. Devo rifletterci un po'...
Mamigà
Ps. segue un post sui regali di Natale, merita un capitolo a sè
La sottoscritta Mamigà, detentrice del potere assoluto sulle decisioni riguardanti i pasti umani e felini in questa casa, con il consenso unanime dei componenti della famiglia
dopo aver più volte pulito i pavimenti dai croccantini rovesciati, dall'acqua delle ciotole splashata tutt'intorno ai vassoi della pappa e incioppata con i suddetti croccantini, dopo aver fatto ricorso millanta volte alla pazienza per incerottare i sacchi del mangime felino quando rimaneva aperta casualmente la porta della dispensa
DICHIARA
che da oggi i pasti gattiferi saranno distribuiti due sole volte al giorno, alle otto del mattino e alle ventuno e tranta la sera
DOPODICHE'
terminati i relativi pasti i vassoi spariranno, chiusi a chiave in luogo sicuro, e a nulla varranno proteste sottoforma di miagolii e soffiate, graffi e quant'altro.
Mamigàincavolata
Tre anni fa non avevo tutta questa confusione in casa. Tre anni fa raccoglievo meno polvere, non lavavo stoviglie di plastica e non facevo due lavatrici al giorno. Tre anni fa riuscivo a dormire anche dieci ore di fila senza interruzioni, stiravo due ore la settimana al massimo e far la spesa era un piacere anzichè una battaglia furibonda. Potevo decidere dove andare all'ultimo minuto e far salire una persona in più sul sedile posteriore dell'auto, provarmi un paio di pantaloni nel camerino di un centro commerciale senza dover essere scortata, fare una telefonata in santa pace quando ne avevo voglia e andare a trovare chi volevo senza mezz'ora di preparazione mentale e nervosa. Nel carrello della spesa non c'era mai l'ultimo numero della rivista della Pimpa, nè dieci yogurt alla frutta senza pezzi, e lo stracchino solo due volte l'anno quando avevo l'influenza. Non c'erano nemmeno tre formati di pastina mignon per la minestra. In casa non correvo il rischio di inciampare ogni momento in pezzi di costruzioni di plastica, nell'ingresso non dovevo fare lo slalom tra triciclo e banchetto da lavoro per aprire la porta, non dovevo predicare quindici volte a pasto che quando preparo da mangiare non posso avere nessuno tra i piedi tantomeno sotto ai fornelli. Potevo perfino guardare i miei programmi preferiti alla tivù, senza dover subire quintali di cartoni animati. Che detesto. La mia scatola dei filati non doveva necessariamente essere nascosta, il videoregistratore e la tivù stavano ben bene nel loro ripiano in basso nel mobile del soggiorno, i pomelli dei mobili erano avvitati nelle loro rispettive sedi e la gatta, allora era solo una, non fuggiva di casa così spesso.
Ma tre anni fa tu non c'eri. Non esistevi se non nel mio grembo, e ti aspettavo con paura e con tanta tenerezza. Tre anni fa la casa era molto più silenziosa e vuota, e io ero molto più sola. Le mie giornate erano scandite dai turni di lavoro di tuo padre, e tutto quello che mi circondava non mi riempiva l'anima. Niente mi faceva sorridere quanto mi fai sorridere tu, niente mi faceva gustare il sapore delle scoperte come fai tu. Niente era bello come te. E io sono felice di averti messo al mondo.
Ti voglio bene Gabri.
Mamigamamma
Finalmente oggi Trippa è uscito di casa. Ieri l'ho tenuto dentro tutto il giorno, dopo la nottataccia trascorsa tra vomiti, scariche e schifezze varie era meglio così. Stamattina inveve c'era un bel sole, lui sembrava stare meglio e papi l'ha portato dai nonni per un paio d'ore. Mamma ha fatto i lavori di casa, finalmente ha spalancato le finestre per far cambiare l'aria (ieri sera non si respirava, ho dovuto trovare la scusa di andare in farmacia a prendere il fluoro per togliermi il cerchio dalla testa), ed è andata a fare due spese.
Al ritorno Trippa e papi la mamma non l'hanno trovata, ed era mezzogiorno e mezzo. Dov'era? In preda ai sensi di colpa mentre tornava a casa ma...
Dopo aver fatto due spese di fortuna, saranno state le undici e mezza si e no, mi è venuto in mente di andare ad acquistare un altro pigiama per mio figlio, visto che con la velocità con cui li macchia di minestra (e vomito, ma solo l'altra notte) e la lentezza con cui si asciugano, un quarto pigiama a disposizione ci stava bene. Bello grande, taglia quattro anni, e felpato. C'è un negozio di vestiti e articoli per bambini, qui in paese, in cui si acquista di tutto e a diverse fasce di prezzo, e soprattutto la proprietaria è la mamma di una bimba che ho conosciuto due anni fa al TPF. Una personcina davvero simpatica, e poi si sa, quando si hanno figli della stessa età c'è molto da raccontarsi e di cui chiacchierare... Fatto sta che con questa signora, la C., Mamigà si è fermata a ciarlare oltremisura, senza rendersi conto che il tempo passava e godendo immensamente di questa situazione. Perchè a me chiacchierare piace, piace tanto...
Alla fine il pigiama l'ho preso, e mi sono fatta una risata che ha spazzato via il senso di colpa quando, al mio rientro a casa, ho trovato Trippa davanti alla porta che mi aspettava con le braccia sui fianchi, declamando "dove sei stata brutta puzzona???".
Mamigà
Ps. in casa mia per "puzzona" si intende chiunque si comporti da birichino/a, esca dalle righe, insomma chiunque la combini storta. Niente a che vedere con un deodorante sbagliato quindi...
Questi li ho ricamati in due sere, ieri e martedì, e incollati in dieci minuti oggi. Ho risolto con minima spesa e minimo sforzo i regalini per due sorelline, Anna e Sara. Sono due album portafoto, spero che piacciano alle destinatarie...
Certi pazzi sostengono di picchiare la moglie per amore. Certi pazzi sostengono di far del male a fin di bene.
Heidi morde, e credo che lo faccia in segno di affetto, visto che alterna due leccate a un morso e via così all'infinito. Morde anche quando fa le fusa.
Ma se non la smette la spalmo sul muro...
Mamigà
Che bella idea... passeremo il tempo a far litigare le gatte ancora più insistentemente. Tanto ormai mazzata più mazzata meno, credo che comunque a Natale non ci arriveranno in due. Quale delle due sopravviverà lo decideranno loro, per me è ormai uguale, fatto sta che ho già in mente un modello di portacellulare in pelo vero da realizzare con zero spesa e massima resa. Mi dovrebbe avanzare anche un po' di materiale per un cinturino da orologio in morbidissimo peluche felino. Visto che il coprivolante ce l'ho già...
Mamigà
...ha un virus intestinale. Abbiamo passato la nottata in bianco. Anche mio marito accusa disturbi di stomaco. E a me vien male pensare di stare chiusa in casa per dei giorni con la pioggia fuori che non fa nulla per tirar su almeno il tono...
Mamigà
Tanto bene che i miei suoceri non navigano in internet, così posso farvi vedere quello che sarà il loro regalo di Natale (da incorniciare ovviamente). Ho messo l'ultima crocetta ieri sera.
Modestia a parte ne vado decisamente orgogliosa.
Mamigà
Il terzo rotolo di carta igienica è partito in briciole, mi sono consolata facendo di nuovo lo strudel e spendendo parte del regalo di mia suocera (un biglietto da 100 neuri vincolato all'acquisto di vestiti) in un paio di jeans elasticizzati. Che a detta di mio marito mi fanno un sedere... Oggi il sabato è andato così. Il pranzo dai suoceri e la teglia di ragù da congelare, ho cucito parte delle tendine che spero di appendere a Natale e ho ricamato un po' stasera. Il tutto immerso in un sottofondo di cordiale mal di testa, tutto il giorno. Quello non mi ha abbandonata un secondo da ieri sera, nonostante gli analgesici. E' tensione emotiva che non si sfoga. Ho pianto un po' ieri sera, ma non abbastanza da mollare il laccio che mi tiene stretto il cuore. Perchè purtroppo per i miei nervi non posso dire di andarmene da quel lavoro dicendo che i miei superiori sono dei bastardi, non posso dire di essere stata trattata male, pagata male, presa in giro. Oddio, un po' si, ma carta canta, io per regola avrei dovuto sapere che sarebbe andata a finire così. Sapete, quando si va via da un posto in cui si è vissuto male ci si sente autorizzati a scaricare la tensione ingiuriando i datori di lavoro. Sarei una terribile bugiarda se lo facessi.
Comunque sia ora ho un sonno terribile, e spero con tutto il cuore che stanotte si ripeta il miracolo di ieri notte: Gioia che mi fa le fusa per un quarto d'ora e mi si addormenta sul cuscino, schiacciando la sua testa sul mio collo. A dispetto di quanto brontola mio marito, lo trovo estremamente rilassante e piacevole.
Mamigà
Sono i centimetri del rotolo di scottex a cui si è attaccata stasera. Come alternativa è valida.
Ma che avrà sta bestiola?
Mamigà
Ho sempre detto a tutti di non amare gli auguri di compleanno. Non per falsa modestia, ma perchè non so mai cosa dire oltre al "grazie" canonico. Specialmente per telefono. Se la gente si accontentasse di farmi gli auguri senza poi guardarmi con un punto interrogativo sulla faccia, sarei meno impacciata. O almeno io la vedo così'. Mi imbarazzano i regali di compleanno perchè devo fare bella mostra di averli graditi quando magari non mi piacciono, o perchè di fronte al un regalo particolarmente costoso (accade di rado ma accade) so di non poter poi ricambiare con altrettanta larghezza di manica. Di fronte alla classica torta con candeline vado in crisi, non mi si canti la classica canzoncina nemmeno per sogno perchè la detesto dal più profondo dell'anima. Credo che tutto questo imbarazzo nell'essere messa al centro dell'attenzione abbia radici nella mia infanzia, in tutto il marasma che l'ha attraversata, fatto sta che il giorno del mio compleanno per me è sempre un po' uno spauracchio. E ancora più fastidioso è quando qualcuno mi chiede cosa io voglia per regalo, perchè io di desideri veri e propri non ne ho, le poche cose che vorrei richiedono chilometri quadrati di carta per essere impacchettate e non mi piace lanciare sassi in mari di cui non possiedo il controllo del portafoglio. Ma vabbè, una volta l'anno gli anni bisogna compierli, così vedrò di fare buona faccia a cattivo gioco (interiore). E come sempre affronterò l'imbarazzo per cogliere l'affetto di chi mi sottoporrà alle tirate di orecchie.
Perchè lunedì compio trentaquattro anni.
Mamigà
Ma perchè è finito il rotolo. Sto pensando seriamente di mettere accanto al water i fogli di carta da giornale, come una volta. O i più moderni fazzolettini di carta.
Eccheccacchio, almeno quelli non si srotolano.
Mamigà
Credevo che il passaggio dagli abiti estivi a quelli invernali per mio figlio fosse più scontato rispetto a quello dello scorso anno. L'anno scorso aveva quasi due anni e fu alquanto difficile: vestirsi per lui era un dramma. Ora ha un anno in più, e dramma non è sicuramente, ma la cosa gli sta creando un po' di parecchissima tanta confusione. Nel senso che:
primo, se al mattino deve obbligatoriamente indossare cappello stile colbacco (che gli ha comprato suo papà, un amore, ma è il doppio più grande della sua testa) e chiudere ermeticamente il giaccone, all'una può scorrazzare in giardino con maglia e jeans mentre stendo la biancheria. La cosa non sembra quadrare.
Secondo, il colbacco in questione è difficile da gestire in quantochè appena si siede sul seggiolino dell'auto e posa la testa all'indietro, il suddetto cappello cade rovinosamente sul naso.
Terzo, non ha ancora imparato a sganciare le zip, per cui togliersi il giaccone è una sfida tra lui e sè stesso. Che regolarmente perde, soccorso dalla mamma, ma intanto ci prova. Con gli scarponcini ci riesce già, ma con il velcro la vita è facile. E in casa nella sua testa è vietatissimo tenere addosso giaccone e cappello, scarponcini men che meno, se poi si riesce a farla franca e scappare dal bagno in mutande senza farsi beccare al volo dalla mamma fissata con i pantaloni si guadagnano tre minuti di libertà. Che due mesi fa erano la regola. Ma perchè questi grandi cambiano sempre le carte in tavola...
E' difficile crescere...
Mamigà
Ps. il cappello col ciuffo è il cappello con la visiera. Ieri mi ha chiesto quello, gli ho risposto che da questa settimana si usa solo il cappello col pelo. L'importante è capirsi...
Sono i metri di carta igienica in briciole che ho trovato stamattina nel bagno di sotto. E da dietro il water un occhietto corredato da rispettivo orecchio nero che mi spiava, con l'aria di chi pensa "magari non se ne accorge....".
Mamigà
Sabato mattina, spesa di routine. Ho già scritto qualche giorno fa cosa significa far spesa con mio figlio. Stamane c'era mia suocera (povera donna) ad accompagnarmi, o meglio, io accompagno lei a far spesa così sfrutta la capacità del bagagliaio della Tutufusion per far spesa grande, lei accompagna me nel correre tra gli scaffali a recuperare un piccolo vandalo su cui non voglio ripetermi al riguardo. Devo ammettere che mia madre, quando c'è lei al suo posto, è decisamente più atletica e scattante nel recuperare la cavalletta disubbidiente, ma otto anni in meno che si ritrova sulle spalle fanno la differenza. Mia suocera ci mette del suo, ed è fin troppo paziente. Lei esorta e corre, io urlo e minaccio pene dell'inferno alla piccola belva.
C'è da dire anche che i supermercati non sono tutti uguali. Al discount Trippa è più trattabile rispetto al super nuovo che gli hanno costruito accanto. Io solitamente acquisto alcune cose qui e altre là, al super le corsie sono strette e gli scaffali ingombri e probabilmente gli mettono più confusione nella testolina. Anche la musica a volume esagerato (ma che tutti i clienti tranne me siano anche clienti Amplifon secondo il direttore? Boh) contribuisce. Al discount l'atmosfera sarà più misera ma tutto sommato più tranquilla, e non si corre il rischio di rovesciare l'impossibile nel vagare qua e là.
Comunque sia anche la spesa di questo sabato è fatta, sono sopravvissuta, non proprio indenne (ho un mal di testa da paura) ma tutto sommato frigo e dispensa non piangono più.
E come la storia del calzino perduto, c'è sempre qualcosa che serviva e che non è stato acquistato, di cui mi ricordo solo al rientro a casa. Oggi tocca ai limoni. Moh...
Mamigà
Ieri sera ho chiesto alla responsabile del call-center cosa sarà del mio contratto, visto che la persona che sostituisco finirà il periodo di maternità venerdì prossimo. La risposta è quella che mi aspettavo: userà ferie e permessi residui e poi non si sa. In ogni caso al massimo per metà febbraio sarò di nuovo a casa. Purtroppo l'azienda è in esubero di personale, e ovviamente chi resta a casa sono le persone con contratto a scadenza e le ultime assunte. Niente deroghe.
Dovevo aspettarmelo, eppure questo non allevia la mia sofferenza. Sarà che di posti di lavoro ne ho cambiati tanti e questo è il posto in cui mi sono trovata meglio, sarà la paura di dovermi rimettere in gioco, ma mi sento davvero uno schifo. A quasi trentaquattro anni con mutuo da pagare e un bimbo piccolo, non è facile aspettarsi cose belle in ambito lavorativo. Nè belle nè semplici. Tanto più che non ho particolari specializzazioni.
Un lavoro è gratificante se ti piace, se te lo scegli, se odi stare a casa. A me fare la casalinga piacerebbe moltissimo, ma non si può. Uno stipendio non basta a mandare avanti la baracca. Se fossi una di quelle donne che detestano stare a casa e si sentono serene solo lavorando fuori, avrei forse più slancio, ma per me non è così. Dove sono ora mi trovo bene. Cambiare di nuovo mi mette angoscia.
Ho il cuore stretto in una morsa. Ma sono giovane e ho passato di peggio, il cuore regge sicuramente a più di quello che credo.
E penso anche che ci sono famiglie messe in situazioni infinitamente peggiori. In fondo la mia mi ama moltissimo e io amo loro, mio marito e mio figlio sono per me la vita e il coraggio. Ci sono famiglie senza problemi economici ma piene di problemi di relazione. La mia non fa parte di queste, e devo ricordarmelo spesso. Soprattutto quando mi viene l'istinto di mandare a quel paese la mia collega, quella che mi ha fatto la sparata "almeno tu il mutuo ce l'hai, pensa a me che devo ancora farlo e non posso". Scusate il francesismo ma... vai aff...
Mamigà
... Il calzino blu disperso! E' sbucato da sotto al materasso, incastrato tra lo stesso e le doghe del lettone. La casa è proprio come il mare, restituisce tutto...
Mamigà
Non esisteranno mai più notti passate in bianco pensando a come aiutare una persona cara, visto che alla fine non mi si ascolta e la sola che ci rimette sono io. Mai più. D'ora in poi chi vuole un consiglio deve venirmelo a chiedere ed essere disposta ad ascoltare, altrimenti pace all'anima e buonanotte al secchio. Sono stufa. Le teste dure ragionino da sole, si trovino da sole le soluzioni ai loro problemi. Io ne ho abbastanza dei miei da risolvere. Voglio dormire tranquilla, eccheccacchio.
Mamigà
Oggi è la giornata degli oggetti introvabili. Ho perso, in ordine di sparizione:
-la forbice da cucina
-un calzino blu (porcamiseria il suo compagno l'ho già lavato, è un antiscivolo e per mercoledì mi servono entrambi puliti)
-la card dello sconto per la benzina
-una gatta, la piccola
La gattina è risaltata fuori, ed era comunque il problema minore dato che ormai non ci faccio più caso... credo che in casa esistano angoli che conosce solo lei. La forbice anche, ed è mezza colpa di mia madre che ogni volta che si offre di lavarmi i piatti insiste anche per asciugarli e riporre tutto dove secondo lei va messo (l'altra mezza colpa è mia che glielo lascio fare). La card dello sconto-benzina è ancora nell'oblio, ed è gravetta come cosa perchè la Fusion è in riserva e far diesel a prezzo pieno è una salassata. MA IL CALZINO BLU... PORCACCIA LA PIPETTA, IL CALZINO BLU...
Mamigà
Oggi all'una mi suona il campanello una vicina di casa, mai vista prima. Cercava la sua gatta. Era disperata povera: abita qui da tre mesi, stava partendo per un viaggio, qualche minuto prima aveva tirato fuori dall'armadio il portagatto per prepararlo e la gattona (bellissima tra l'altro, una siamese che da qualche giorno ho notato effettivamente sostare spesso davanti a casa mia) appena ha visto il contenitore è schizzata via. La signora ha ribaltato casa ma niente, la gatta non è saltata fuori. E lei doveva partire. Ha accennato al fatto che i viaggi per la povera miciona sono fastidiosissimi, miagola per chilometri. Probabilmente ha mangiato la foglia appena visto il portagatto e se l'è filata.
"Rimanderò la partenza di qualche ora", diceva preoccupatissima, "mando avanti mia figlia con l'altra auto e io la raggiungo in serata".
Io per pietà non le ho detto quello che penso, e che ritengo cosa molto probabile. Per esperienza diretta i mici, se messi sull'avviso riguardo a una cosa che a loro non va affatto, spariscono non solo per delle ore, ma per giorni. E mi auguro in questo caso di essermi fortemente sbagliata, perchè la signora mi faceva una pena...
Mamigà
Ieri pomeriggio raccontavo ad una collega, che ha un bimbo della stessa età del mio, della mezza mattinata passata a fare spese al supermercato.
Ormai fare spese con Trippa è diventato alquanto snervante. Devo recitare un rosario prima di prendere il carrello. Nella sedutina dei carrelli del super non ci sta più, così sono costretta a girare per gli scaffali con lui che dovrebbe (dico dovrebbe) camminarmi al fianco. E come prevedibile, al mio fianco non ci sta. Passata l'euforia dei primi momenti (in cui tutti gli dicevano quanto bravo fosse ad aiutare la mamma a fare spese, senza pensare che la sua compostezza derivava esclusivamente dalla novità della cosa), ha iniziato a fare come gran parte dei suoi coetanei: non stare quieto un secondo. E hanno poco da lanciarmi occhiatacce le signore perbene che vanno a far spesa in pelliccia e in tacchi alti, un bambino di meno di tre anni è praticamente impossibile da tenere con il freno a mano per più di quindici secondi, soprattutto se è maschio (ma anche questo è vero fino a un certo punto), è perfettamente sano e si trova in un posto che non gli mette soggezione. Ma tanto fa, le commesse dei centri commerciali sono abituate a vedere mamme che rincorrono piccole pesti, o piccole pesti che gnugolano inferocite perchè la mamma stufa di lottare tra il piccolo Attila e le sue paturnie e la lista della spesa da completare, le ha infilate a forza nel carrello senza deroghe di sorta.
L'alternativa è lasciare Trippa a casa (con le gatte?) oppure con i nonni (fosse facile, ormai non si fa più fregare... e poi se mai non gli insegno a comportarsi civilmente, mai lo imparerà).
La schiaffeggiata me l'ha data la collega, che se ne esce con un'espressione piuttosto stupita...
-Ma come? Il mio M. mi sta accanto mentre faccio la spesa, e guai se si permette di muoversi, lui sa che deve far così e così fa".
Ora, o mi invento uno stile educativo a base di frustate e catene, o vado a farmi vedere da uno psichiatra. Perchè inizio a pensare di essere veramente una...
Mamigastupida
Mi è capitato spesso di affrontare l'argomento con altre mamme. O meglio, affrontare per modo di dire, perchè appena accenno la mia opinione al riguardo vengo puntata con delle occhiatacce da spavento, e finisco per cambiare discorso dopo quattro parole in croce. Stasera si è ripresentata l'occasione con una cara amica, ed è meglio che mi sfoghi con il mio blog perchè almeno una volta per tutte chiarisco con il resto del mondo la mia posizione al riguardo. Il resto del mondo? La parte del mondo che mi legge, è già qualcosa.
"No, mio figlio/mia figlia non la mando alla materna, o fuori a giocare in inverno, ho paura che si prenda qualche raffreddore. Io lo/la tengo in casa, per l'amor del cielo, non si sa mai che qualcun altro le passi l'influenza...".
Appunto: un raffreddore, una banale influenza, non il vaiolo o la TBC, una banalissima influenza. Un malessere del tutto guaribile con qualche aspirina/analgesico e due aerosol, per evitare i quali neghi a tuo figlio il piacere di stare in compagnia dei suoi coetanei. Ho iniziato a portare Trippa al TPF quando aveva nove mesi, gattonava appena. Era la sua unica occasione di giocare con altri bambini, non avendo fratelli o sorelle. Lo coprivo bene, l'ambiente era riscaldato, i giochi regolarmente sterilizzati, e non è mai successo niente. E anche se fosse successo, che sarà mai un raffreddore... Mia madre ci mandava a scuola con sette pacchetti di fazzoletti nella cartella e via. E da piccoli ci imbottiva da capo a piedi e si partiva.
Ma oggi sembra che la filosofia del crescere dei figli sia basata principalmente sul "evitiamo di fargli provare un fastidio, proteggiamoli da qualsiasi malessere, chiudiamoli in una campana di vetro". Si, per poi meravigliarci se tra quindici anni non sono in grado di gestire un minimo problemuccio senza andare in crisi, se non escono di casa senza aver consultato le previsioni meteo anche per andare a scuola, se rinunciano alla compagnia degli amici perchè fare trenta metri nella nebbia può creare problemi.
E su questo tipo di discorsi ci sarebbe da scrivere tanto, ma tanto...
Mamigà
Più veloci della luce! Due giorni di sole, la biancheria asciuga, di corsa mettete mano alla lavatrice e più in fretta che potete fate come me e approfittatene, stendete, stendete! Che poi chissà per quanto tempo dovrò tenermi in casa cestoni pieni di roba da lavare e stendini che scoppiano, mannaggia all'umidità della pianura padana...
SOBBBBBBBB.....
Mamigà
Oggi sono un po' giù di morale. O meglio, giù di tono, visto che non ci sono ragioni particolari per avere il morale a terra. Mi sento un po' nervosa. Forse perchè mancano venti giorni alla scadenza del mio contratto di lavoro e non so ancora che fine farò. L'azienda in cui lavoro è in crisi, non posso aspettarmi certo una buona notizia, di solito le prime che sono tagliate fuori in queste situazioni sono le persone con contratto a termine.
O forse sono un po' giù semplicemente perchè il lunedì è difficile per tutti, ieri ho trascorso una giornata bellissima e tornare al tran-tran quotidiano è quasi un delitto...
Mamigà
Stamattina ho vinto tutte le mie reticenze per spendere soldi, e mi sono rassegnata ad andare al centro commerciale per acquistare un paio di pantaloni. Veramente me ne servirebbero altre due paia, ma ho dovuto accontentarmi di un paio di jeans. Quest'inverno porto la 52: inutile tentare di salvare l'insalvabile, nei pantaloni dello scorso anno non entro nemmeno trattenendo il fiato. Così in attesa di trovare la buona volontà per mettermi a dieta, devo pur vestirmi.
Ho girato quasi tutto il centro commerciale. Mi sarebbe piaciuto vestirmi un po' più alla moda, anzichè dover mostrarmi in pubblico sempre con quell'aspetto che dice "sono una mamma e non ho tempo per girare per negozi, quindi è già tanto se non giro in tuta".
Ma la moda di oggi non fa per me, pare. Perchè? Perchè anche quest'anno se vuoi indossare pantaloni alla moda, devi ancora cadere su quella stramaledetta vita bassa! Che poi i pantaloni a vita bassa li fanno anche in taglia 52, ma prova a guardarti allo specchio con un sedere enorme e una inevitabile pancia che mostra i tuoi sfavillanti 70 chili... mentre mezzo budello si scodella fuori da sopra (ecco così hai rivelato taglia e peso in un colpo solo, bella mossa Mamigà). E prova a piegarti verso il basso con un paio di pantaloni del genere, secondo me la prima volta che cerco di sedermi al posto di guida con un paio di quei "cosi" addosso è il caso che li sbottoni prima.
Anni fa ero magra, quasi anoressica all'apparenza, avrei potuto portare qualsiasi cosa mentre invece ero così inibita da voler nascondere a tutti i costi la mia femminilità. Oggi che la voglia ce l'avrei mi manca il fisico. E se devo dirla tutta mi manca anche il portafoglio per andare in posti dove forse potrei trovare qualcosa di più carino. Ma che delusione...
Ho deciso. Devo mettermi a dieta. Non dico drastica, ma perlomeno controllare il mio istinto inesorabilmente teso verso il tubetto della maionese e lo scaffale dei biscotti al super. Non per i pantaloni, ovvio, ma perchè mi sto rendendo conto che quello che vedo allo specchio proprio non mi piace. Non alla mia età. Non tornerò mai come ero quattro anni fa, mio figlio ha iniziato un lavoro che il frigorifero ha solo proseguito. Non posso illudermi. Ma a trentatrè anni non posso lasciarmi andare.
E' questione di amor proprio.
Mamigà
Avrei voluto dedicare un post agli imbecilli che hanno trovato la patente B nell'uovo di Pasqua, ma ho pensato che non vale la pena sprecare ulteriore spazio nel web per un idiota che non sa che quando c'è un muro di nebbia tenere i fari alti fa vedere le stelline a chi viene in senso contrario... Anzi caro emerito incoscente che stasera mi hai fatto passare quattro secondi di terrore, sappi che nella bassa friulana la nebbia la sera è una istituzione, perciò vedi di ristudiarti il manuale di guida al più presto perchè in quel nebbione io ci passo ogni sacrosanta sera, e vorrei arrivare a casa intera. Grazie.
Detto questo, passo a una riflessione che facevo stamattina. Da qualche giorno sono presa da un'ossessione maniacale: disfarmi delle cose inutili in casa. Ogni sacrosanta volta che devo far pulizie, mi accorgo di avere la casa piena zeppa di ciarpame, di quelle cose minute o di dimensioni notevoli di cui potrei benissimo disfarmi per rendere l'operazione-pulizia più rapida ed indolore. Perchè succede sempre così: ogni volta che mi passa tra le mani qualcosa, anche la più piccola, tengo da parte perchè "non si sa mai", e di quelle cose tenute da parte la casa si riempie finchè il tempo del "non si sa mai" arriva e ci si dimentica puntualmente di quello che si è messo da parte, e lo si ricompra. Classico. Ho fatto un repulisti generale quando traslocai cinque anni fa, e in cinque anni non avete idea di quante cose siamo riusciti ad accumulare in famiglia. Vedo cose inutili ovunque, ovunque si posi il mio sguardo c'è qualcosa in più. E così da qualche giorno, appunto, ho affrontato il mio istinto di conservazione (del ciarpame) e ho riempito diversi sacchi della raccolta differenziata.
Giusto per riderci sopra tra qualche tempo voglio annotare le cose più inutili di cui mi sono disfatta:
-qualche decina di pneumatici delle macchinette di mio figlio, che lui non può vedere al loro posto (sulle ruote) e che immancabilmente torna a togliere quando le si rimonta. Il perchè è nascosto nella sua testolina e lì rimarrà, credo.
-diverse bustone di nylon di quelle che la lavanderia usa per ricoprire i capi prima di riconsegnarteli.
-pezzi di giocattoli.
-foglietti con i numeri di telefono presi al volo in varie situazioni, che già da immemore tempo sono comunque stati trascritti nella rubrica.
-fogli di carta da regalo usati e strausati che nemmeno a stirarli con la piastra stiratrice tornerebbero buoni, perchè pieni di pezzetti di scotch.
-mollette di plastica rotte
-pezzi di oasis ormai ridotti in briciole.
-vecchi numeri de "il Ponte", "Il Dono" (che se lo sa mio suocero ci disereda), depliant di vari mobilifici.
-buoni sconto scaduti.
-tettarelle in caucciù che ormai sono fuori uso da due mesi, compresi i rispettivi bibe il cui fondo era talmente consunto da essere crepato.
Se mi viene in mente altro aggiorno la lista.
Mamigà
Ps. dicono che in tutti i nostri gesti c'è un atteggiamento inconscio, vuoi vedere che sto cercando di eliminare dalla mia vita qualcosa che credo ormai non mi serva più? Ci devo pensare...
Devo smaltire gli effetti dell'antiemicranico, ho bisogno di un caffè forte. Cercasi compagnia con cui dividerlo.
Mamigà