venerdì 22 dicembre 2006

Ciao Nero

Il Nero era un gattone grosso e con un orecchio un po' masticato, segno evidentementelasciato da   una lotta tra gatti. Da qualche mese girava nei nostri giardini, e non era molto amato: infatti il suo sport preferito era lasciare ricordini pissiatosi dove passava. Me la faceva davanti agli occhi: amava firmare i vetri della porta che da in giardino. L'ho cacciato più volte soffiandogli contro e sbattendo i piedi, lui si allontanava e come niente fosse dopo un po' lo ritrovavo addormentato sul mio zerbino. Un vero gatto macho. Quattro zampe robuste come verghe di acciaio tornito e gli attributi sempre bene in vista, senza pudore e con portamento fiero. Mi ci stavo affezionando, perchè in fondo era un buono. Con tutti i segni caratteristici del gatto che vive fuori, opportunista e cacciatore, ma era un buono.
Nelle ultime settimane sostava per ore sul mio zerbino, alternandolo a quello della mia diretta vicina (quella con cui dividiamo il Tommy per intenderci), e dormiva molto. Non dava fastidio a nessuno.
Ieri sera un'altra vicina, alle dieci di sera, bussa alla mia porta. Mi chiede se il Nero fosse di qualcuno e non sapevo cosa risponderle, perchè sinceramente la mia impressione era che fosse un po' di tutti. Ma vabbè. Mi ha chiesto con cortesia (e un esagerato senso di panico e schifo) se potevo rimuoverlo dal suo zerbino. Ho infilato i guanti e sono andata a vedere. Il Nero stava morendo.
Non aveva ferite, non vomitava, era pulitissimo. Forse un'infezione, forse una costipazione, non lo so. Ma stava morendo e non volevo che morisse lì, e men che meno lo voleva la vicina che detesta i gatti, domestici o randagi che siano, tanto che sembra le venga un attacco di orticaria quando uno le si avvicina (ma vabbè, non posso pretendere che tutti siano gattomaniaci come me).
Ho preso il Nero e l'ho messo in uno scatolone di cartone dove avevo riposto degli stracci, e un po' di croccantini, non si sa mai che magari sia un malore passeggero. L'ho portato nel capanno degli attrezzi, al riparo dal gelo e dal vento, e l'ho lasciato in pace. Lui che non si è mai voluto far toccare da nessuno, era diventato docile come un agnellino. Mi ha guardato con uno sguardo che mi ha penetrato il cuore.
Stamattina l'ho trovato morto. E mi si è stretto il cuore. Non credo che avrei potuto fare qualcosa di più per lui, se non addolcirgli il passaggio da qui all'arcobaleno rendendolo un po' meno gelido. Spero che nel suo piccolo l'abbia apprezzato.
Mio marito mi ha ripetuto più volte che è solo un gatto, e verosimilmente è vero. I gatti come le persone e ogni essere vivente prima o poi muore. Mi duole solo il fatto che le uniche carezze che ha ricevuto in vita sua siano state quelle che si è lasciato fare prima di andarsene.
Mamigà

3 commenti:

bluedeepblue ha detto...

Mi hai fatto venire una stretta al cuore, e le lacrime, te lo giuro.
Alla fine non hai raccontato nulla di "eccezionale" perchè come dice tuo marito, si tratta di un gatto, e quindi come tale e come altri esseri viventi è destinato a morire. Però tu sei stata molto carina a rendergli la "partenza" più tranquilla sistemandolo in un posticino riparato. Anche perchè i gatti quando stanno per morire desiderano prorpio quello, un posto nascosto agli occhi di tutti, e quindi immagina quanto ti sarà stato grato :)
Un abbraccio forte,

F.

ruadhbuitch ha detto...

Inutile dire che la lacrimuccia non c'è stata. Il Nero ha di certo apprezzato le tue piccole premure. Sono i piccoli gesti quelli dal grande significato

LauraGDS ha detto...

da brava atea quale sono, sono convinta che qualsiasi forma di vita prima di nascere può decidere il proprio destino. Il Nero ha scelto di essere un Vero Gatto libero, come ormai ce ne sono pochi e ancor meno persone libere. Ha avuto la fortuna ( o l'ha sceltoa priori) di incontrare la tua compassione all'ultimo che gli ha dato un posto migliore dove andarsene. tu gli hai fatot un dono all'ultimo, potrebbe averti ripagata.