Dunque. Quest'anno Natale non mi mette nè tristezza nè allegria, premetto. Lo aspetto come ogni altra festa, ho deciso di non mettermi in crisi per i festeggiamenti (non ne vale la pena, Papigà lavorerà, quindi...), e ho deciso anche che non mi voglio lasciar prendere dalla smania del regalo.
Due post fa ho accennato che avrei scritto cosa penso in merito a tutta sta faccenda del Natale a tutti i costi regaloso. Inutile che il mio cervello e la mia anima continuino a prendersi in giro a vicenda: io so bene che Natale non è nè la festa della famiglia, nè la sostituzione cattolica di antiche feste pagane. Natale, vedetela come volete, è la celebrazione della nascita di Gesù Cristo, che vi si creda o no. Che poi attorno ci sia stato costruito l'impossibile è un'altra faccenda. E quindi è un'altra faccenda tutta questa corsa al regalo originale, ad ogni costo dispensioso, ed è anche una cosa estremamente fastidiosa per me rendermi conto che estraniarvisi è quasi impossibile. Quasi.
Ogni tanto penso a come attendevo il Natale da bambina: non mi interessava ricevere un bel regalo, ma doveva essere una sorpresa, e una sorpresa che mi piacesse. Non mi è mai stato insegnato a fare la lista dei regali che avrei voluto ricevere: il regalo da chiedere doveva essere uno, uno solo, ma desiderato col cuore. E doveva essere scartato dopo aver messo Gesù Bambino al suo posto nel Presepe. Non il contrario.
Quando sono entrata nella famiglia di mio marito ho visto festeggiare il Natale in un modo che per me è inaudito: corsa a chi scarta per primo i suoi pacchi, corsa a chi ha speso di più, corsa al regalo più alla moda, corsa, corsa, corsa... Mi ricordo che la prima volta rimasi shoccata per come la famiglia intera si è letteralmente gettata sul tavolo dove erano stati riposti i regali non appena mio suocero ha aperto la porta del soggiorno. La cosa che mi ha lasciato più l'amaro in bocca è stata la sensazione di vuoto non appena finito il lancio liberatorio della carta da regalo spezzettata e i nastri che volavano qua e là, e il problema di dove mettere la "roba" per portarla a casa. E il non ricordarsi più chi ha regalato cosa a chi, e chi ti ha regalato cosa. Ho deciso che dopo sposati le cose sarebbero cambiate, e per fortuna la famiglia di mio marito mi vuole abbastanza bene da aver accettato la mia proposta di cambiamento, e ho scoperto in seguito anche con gioia.
Ho voluto cambiare. Ho preteso che almeno prima si pranzasse. E che prima si gustasse lo stare assieme, il farsi gli auguri, ho preteso che Babbo Natale si facesse attendere anche dagli adulti e non solo dai bambini.
Ho preteso da me stessa il togliermi di dosso il senso di colpa, perchè io di certo non posso permettermi (con il mutuo da pagare) di spendere quanto spende mia cognata in doni, ho chiesto a Mamigà di accettare che le cose stanno così e di ricordarsi che mia cognata in fondo non si è mai permessa di farmi pesare la nostra differenza di... diciamo... tenore di vita (e per fortuna).
Ho preteso anche dalla mia famiglia di non fare mai più regali inutili, ingombranti, che lasciano a chi li riceve il problema di dove metterli. Per questo quest'anno regaliamo per lo più cose mangerecce, che in casa durano poco ma lasciano un bel ricordo nel palato (tranne per mio fratello, per il quale è fin troppo facile trovare un regalo visto che è un neo-single, e per mia nipote dato che ai viveri provvede ancora la mamma).
Ho chiesto anche alla famiglia di mio marito di non sobbarcare tutto il lavoro di cuoca a mia suocera (è tradizione fare il pranzo da lei, salvo problemi particolari, come quest'anno): ognuno porta qualcosa e la nonna mette a disposizione il forno per scaldare. Tutti assaggiano piatti di famiglie diverse, tutti danno il loro contributo e tutti hanno la loro piccola parte di soddisfazione.
Insomma, a Natale sono una gran rompicoglioni (ops scusate, questo non sono riuscita a depurarlo). Ma pare che nessuno si lamenti, e io me la godo.
Ecco, per me Natale è questo. Inizia la mattina con Trippa che mette il bambinello al suo posto e scarta i regali di Babbo Natale, dopo essersi accertato che siano spariti biscotti e latte lasciati la sera prima. E poi prosegue via via, con la nonna che arriva e la Messa, e tutto il resto. Di Dustin Hoffmann che proclama che non c'è un grande Natale senza un grande regalo non importa a nessuno qui, ma mi infastidisce enormemente la prospettiva che mio figlio un giorno possa diventare come tanti altri ragazzini, che non sono contenti se non ricevono almeno la Playstation o l'ultimo modello di scarpe alla moda che per comprarle bisogna chiedere un mutuo suppletivo. Non voglio che accada, e farò di tutto perchè non accada. A costo di spegnere il televisore. Ma sarebbe un peccato, perchè a me piace lustrarmi gli occhi con tante belle cose, pur non sentendo il minimo desiderio di possederle.