Coraggio, stiamo tornando operativi... Il cervellino ricomincia a pedalare, ed è già un buon segno (sotto un certo punto di vista, sotto altri era meglio che se ne stesse in standby, ma tant'è, bisogna accettarsi così come si è...). 
Oggi la febbre è scesa, ho ancora la testa intorpidita e le forze da dosare col contagocce, ma perlomeno riesco a preparare i pasti. Oddio, Papigà in questi giorni è stato prodigo, sebbene anche lui avesse la sua bella dose di tosse e malanneria varia, ma insomma, i pasti almeno preferisco prepararli io. Poi i piatti li lavi pure chi ne ha voglia che non dico di no, grazie.
In questi giorni sto facendo una full-immersion nei miei ricordi, mi hanno detto che è terapeutico. Lo so, non dovrei scivolare troppo nel personale, ma un mio grosso problema è questo: da tanti anni sto buttando via il bambino assieme all'acqua sporca. Io e mio fratello abbiamo sempre litigato e tanto, come succede tra fratelli nel 99 per cento dei casi, ma di una cosa devo dargli atto: non butta via niente. E per "niente" intendo il positivo della nostra infanzia che io inutilmente per trentacinque anni ho represso sperando di trovare pace. Che pace non è. Ma è un discorso troppo complicato e personale per essere sbloggato. Mi limiterò quindi a dire che inauguro un nuovo TAG: "Dal baule". Per tenere a portata di mouse e di memoria tante piccole, belle, vecchie cose. Sperando che mi aiutino a cambiare marcia.
L'altro giorno, dopo aver parlato con la persona che mi ha suggerito di fare questo tipo di lavorìo interiore (e che io ho accettato), la prima cosa che mi è venuta in mente e che mi ha fatto sorridere è stato... un paio di pattini. Ho cercato invano su internet l'immagine del paio di pattini che avevo in mente, ma sembra che ormai siano nel dimenticatoio del mondo. Erano un paio di pattini (due a dire il vero, a una certa età sono stati sostituiti con un paio più grandi) di quelli in metallo, allungabili, non so se c'è qualcuno che se li ricorda ancora. Avevano sotto due chiavette per modificarne la lunghezza a seconda di quanto cresceva il piede, chiavetta che con il correre su e giù pian piano si allentava fino a farti perdere il pattino e cadere come un pero se non te ne accorgevi in tempo. Sopra erano allacciati alle scarpe tramite due linguette sulla punta e due sui talloni, linguette in plastica forare e attraversate da due lacci. Anche questi, se non li stringevi bene e con doppio o triplo nodo pattinavi per ben poco tempo prima di fare un volo d'angelo verso il pavimento. E di voli d'angelo ne ho fatti tanti, tanti, addirittura su un ginocchio ho ancora il ricordo visibile di uno di quei voli. Ma adoravo quei pattini. Il primo paio aveva le linguette verdi, il successivo le aveva gialle, ed entrambi erano regali di compleanno di... quanti anni fa? Trenta? Venticinque? Si, verosimilmente si. Sfrecciavo via su quegli aggeggi con il pericolo a timer dapprima nel corridoio di casa, successivamente sul marciapiede attorno al caseggiato dove abitavo una volta trasferita in città, infine sull'asfalto della via dove abitavo. E li ho adoperati per tantissimo tempo. Almeno finchè ho raggiunto il mio massimo numero di piede, che è un dignitoso 41, quindi fino a dodici anni di sicuro. E poi...
E poi niente, quei pattini avevano anche un altro difetto: all'interno delle ruote contenevano della piccole sfere di acciaio, che non ricordo come si chiamavano ma quando mio padre le nominava dicendo che le avevo perse iniziavo a sudare. Cuscinetti? Mi sembra, si, cuscinetti. Fatto sta che erano quelle a far girare bene le rotelle, per quello che ne capivo io, quindi se andavano perse o bagnate le ruote non giravano più. E i pattini diventavano difficili da governare finchè ad essere fuori uso era una rotella su quattro, inutilizzabili se le ruote in questione erano due. Così i miei pattini andarono in pensione, come tante altre cose. Ma ho un ricordo piacevolissimo di quegli aggeggi. Ricordo anche di aver invidiato una mia amica che aveva il modello "extralusso", quello con il freno sul davanti, amica invidiata fino al giorno in cui l'ha usato male ed è finita lunga distesa sull'asfalto con il mento dipinto a terra.
Appena guarisco tiro giù i Roller di Papigà, sono un 42 ma con un paio di calzettoni dovrei farmeli andare bene. Ho una tentazione fortissima di sapere se sono ancora capace di pattinare. Sul ghiaccio ho avuto la prova di esserne in grado e di fare la mia porca figura, chissà se reggo anche alla prova-vialetto...
Oggi la febbre è scesa, ho ancora la testa intorpidita e le forze da dosare col contagocce, ma perlomeno riesco a preparare i pasti. Oddio, Papigà in questi giorni è stato prodigo, sebbene anche lui avesse la sua bella dose di tosse e malanneria varia, ma insomma, i pasti almeno preferisco prepararli io. Poi i piatti li lavi pure chi ne ha voglia che non dico di no, grazie.
In questi giorni sto facendo una full-immersion nei miei ricordi, mi hanno detto che è terapeutico. Lo so, non dovrei scivolare troppo nel personale, ma un mio grosso problema è questo: da tanti anni sto buttando via il bambino assieme all'acqua sporca. Io e mio fratello abbiamo sempre litigato e tanto, come succede tra fratelli nel 99 per cento dei casi, ma di una cosa devo dargli atto: non butta via niente. E per "niente" intendo il positivo della nostra infanzia che io inutilmente per trentacinque anni ho represso sperando di trovare pace. Che pace non è. Ma è un discorso troppo complicato e personale per essere sbloggato. Mi limiterò quindi a dire che inauguro un nuovo TAG: "Dal baule". Per tenere a portata di mouse e di memoria tante piccole, belle, vecchie cose. Sperando che mi aiutino a cambiare marcia.
L'altro giorno, dopo aver parlato con la persona che mi ha suggerito di fare questo tipo di lavorìo interiore (e che io ho accettato), la prima cosa che mi è venuta in mente e che mi ha fatto sorridere è stato... un paio di pattini. Ho cercato invano su internet l'immagine del paio di pattini che avevo in mente, ma sembra che ormai siano nel dimenticatoio del mondo. Erano un paio di pattini (due a dire il vero, a una certa età sono stati sostituiti con un paio più grandi) di quelli in metallo, allungabili, non so se c'è qualcuno che se li ricorda ancora. Avevano sotto due chiavette per modificarne la lunghezza a seconda di quanto cresceva il piede, chiavetta che con il correre su e giù pian piano si allentava fino a farti perdere il pattino e cadere come un pero se non te ne accorgevi in tempo. Sopra erano allacciati alle scarpe tramite due linguette sulla punta e due sui talloni, linguette in plastica forare e attraversate da due lacci. Anche questi, se non li stringevi bene e con doppio o triplo nodo pattinavi per ben poco tempo prima di fare un volo d'angelo verso il pavimento. E di voli d'angelo ne ho fatti tanti, tanti, addirittura su un ginocchio ho ancora il ricordo visibile di uno di quei voli. Ma adoravo quei pattini. Il primo paio aveva le linguette verdi, il successivo le aveva gialle, ed entrambi erano regali di compleanno di... quanti anni fa? Trenta? Venticinque? Si, verosimilmente si. Sfrecciavo via su quegli aggeggi con il pericolo a timer dapprima nel corridoio di casa, successivamente sul marciapiede attorno al caseggiato dove abitavo una volta trasferita in città, infine sull'asfalto della via dove abitavo. E li ho adoperati per tantissimo tempo. Almeno finchè ho raggiunto il mio massimo numero di piede, che è un dignitoso 41, quindi fino a dodici anni di sicuro. E poi...
E poi niente, quei pattini avevano anche un altro difetto: all'interno delle ruote contenevano della piccole sfere di acciaio, che non ricordo come si chiamavano ma quando mio padre le nominava dicendo che le avevo perse iniziavo a sudare. Cuscinetti? Mi sembra, si, cuscinetti. Fatto sta che erano quelle a far girare bene le rotelle, per quello che ne capivo io, quindi se andavano perse o bagnate le ruote non giravano più. E i pattini diventavano difficili da governare finchè ad essere fuori uso era una rotella su quattro, inutilizzabili se le ruote in questione erano due. Così i miei pattini andarono in pensione, come tante altre cose. Ma ho un ricordo piacevolissimo di quegli aggeggi. Ricordo anche di aver invidiato una mia amica che aveva il modello "extralusso", quello con il freno sul davanti, amica invidiata fino al giorno in cui l'ha usato male ed è finita lunga distesa sull'asfalto con il mento dipinto a terra.
Appena guarisco tiro giù i Roller di Papigà, sono un 42 ma con un paio di calzettoni dovrei farmeli andare bene. Ho una tentazione fortissima di sapere se sono ancora capace di pattinare. Sul ghiaccio ho avuto la prova di esserne in grado e di fare la mia porca figura, chissà se reggo anche alla prova-vialetto...