E' arrivato l'avviso ieri: siamo invitati ad andare a "Scuole Aperte" il 19 di Dicembre, la sera. Dopo i genitori dei bambini della classe dei "grandi" della Scuola dell'Infanzia.
Cioè, hanno convocato noi, quest'anno. Noi che abbiamo un figlio nato nel 2004. Il Power. Quando ho iniziato a raccontare di lui su questo blog dovevo ancora spannolinarlo, e dormiva ancora nel lettino con le spondine. Praticamente ieri. O forse no.
Allora è vero che tra poco più di un mese tocca iscriverlo alle medie.
Alle medie???
Ma se a stento si accorge di avere il cavallo dei pantaloni che gli arriva alle ginocchia, e quando glielo faccio notare alza le spalle con stizza, come se tirarseli su fosse una seccatura evitabile, dato che esistono un miliardo di cose più urgenti e importanti da fare? O.o
sabato 29 novembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
Power at school. Riattivatori - blogterapia, a me
Non scriverò quanto "grossa" me l'ha fatta stavolta, perchè rischio, se intercettata (anche se ne dubito fortemente, ma meglio mettere le mani avanti), guai seri per diffamazione. Anche se, fatti alla mano, gli strumenti per denunciarla al Provveditorato, se volessi (e NON voglio, il perchè si può intuire qualche riga più sotto), li avrei io.
Non scriverò nemmeno come si è andata a risolvere, perchè sarebbe troppo lunga da raccontare.
Posso scrivere che, come accennato nel post precedente, la snervata che mi ha fatto prendere mi ha chiuso lo stomaco al punto da farmi perdere un chilo in tre giorni (ma forse questo è il lato positivo, anche se i chili è meglio perderli in altro modo). Ma questo, e grazie al mio vizio di lavorare interiormente di continuo con determinati strumenti, mi ha permesso di captare e dare un nome a un particolare "riattivatore" che scatena in me l'inferno, interiore e fisico. Come sedarlo ancora non lo so, dato che nonostante ciò - a distanza di una settimana - i sintomi che mi provoca sono ancora belli attivi e pesanti (ed è davvero difficile affrontare le giornate così, credetemi), ma ci sto - ci stiamo - lavorando. Anche adesso, mentre ne scrivo, sto tremando come un motopicc, e questo è il sintomo più lieve. Confido nell'utilità della blogterapia per riuscire a calmarmi almeno un poco. E' stata efficace quando ho riversato sul monitor le mie ansie di malata di cancro, chissà che non torni utile anche adesso. Mi ci appiglio.
Ma c'è una cosa che è cambiata dopo il colloquio avuto ieri con il rappresentante degli insegnanti.
Quella maestra non mi fa più rabbia. Non ho più l'istinto di eliminarla dalla vita di mio figlio e dalla mia per tutta l'eternità e il più presto possibile, come lo avevo una settimana fa; anche se onestamente pensare che il Power è stato preso per quattro anni e più per quello che NON è a causa degli occhiali sbagliati con cui lei affronta il suo mestiere e le relazioni in generale, con tutte le conseguenze concrete del caso (e non solo per lui purtroppo, e non solo per noi come famiglia) fa male.
Tanto.
Mi fa male come mamma. Perchè da mamma mi sforzo di guardare a mio figlio per l'uomo che sarà. L'uomo che dovrà fare i conti con il bambino che è stato, nel bene e nel male, per tuttta la vita, portandosi appresso anche ciò che io non posso controllare, filtrare, rielaborare per lui.
Saputa la verità, quella donna oggi mi fa davvero tanta, tanta pena. Non mi importa più del fatto che lei si sia messa in testa lasciandole trapelare molto poco velatamente cose che non esistono, e che mi hanno offesa nel profondo, ferita, riempita di inutili sensi di colpa. La avessi saputa prima, questa verità, avrei spostato di scuola mio figlio già in prima elementare. Questo si. Ma è andata così. E io, da ansiosa a mia volta, non me la sento di condannarla. Non più.
Ora perlomeno so come raddrizzare il tiro, con lei (e con mio figlio), per i mesi che ci separano dalla fine della scuola elementare.
Caxxo però. Scusate.
Non scriverò nemmeno come si è andata a risolvere, perchè sarebbe troppo lunga da raccontare.
Posso scrivere che, come accennato nel post precedente, la snervata che mi ha fatto prendere mi ha chiuso lo stomaco al punto da farmi perdere un chilo in tre giorni (ma forse questo è il lato positivo, anche se i chili è meglio perderli in altro modo). Ma questo, e grazie al mio vizio di lavorare interiormente di continuo con determinati strumenti, mi ha permesso di captare e dare un nome a un particolare "riattivatore" che scatena in me l'inferno, interiore e fisico. Come sedarlo ancora non lo so, dato che nonostante ciò - a distanza di una settimana - i sintomi che mi provoca sono ancora belli attivi e pesanti (ed è davvero difficile affrontare le giornate così, credetemi), ma ci sto - ci stiamo - lavorando. Anche adesso, mentre ne scrivo, sto tremando come un motopicc, e questo è il sintomo più lieve. Confido nell'utilità della blogterapia per riuscire a calmarmi almeno un poco. E' stata efficace quando ho riversato sul monitor le mie ansie di malata di cancro, chissà che non torni utile anche adesso. Mi ci appiglio.
Ma c'è una cosa che è cambiata dopo il colloquio avuto ieri con il rappresentante degli insegnanti.
Quella maestra non mi fa più rabbia. Non ho più l'istinto di eliminarla dalla vita di mio figlio e dalla mia per tutta l'eternità e il più presto possibile, come lo avevo una settimana fa; anche se onestamente pensare che il Power è stato preso per quattro anni e più per quello che NON è a causa degli occhiali sbagliati con cui lei affronta il suo mestiere e le relazioni in generale, con tutte le conseguenze concrete del caso (e non solo per lui purtroppo, e non solo per noi come famiglia) fa male.
Tanto.
Mi fa male come mamma. Perchè da mamma mi sforzo di guardare a mio figlio per l'uomo che sarà. L'uomo che dovrà fare i conti con il bambino che è stato, nel bene e nel male, per tuttta la vita, portandosi appresso anche ciò che io non posso controllare, filtrare, rielaborare per lui.
Saputa la verità, quella donna oggi mi fa davvero tanta, tanta pena. Non mi importa più del fatto che lei si sia messa in testa lasciandole trapelare molto poco velatamente cose che non esistono, e che mi hanno offesa nel profondo, ferita, riempita di inutili sensi di colpa. La avessi saputa prima, questa verità, avrei spostato di scuola mio figlio già in prima elementare. Questo si. Ma è andata così. E io, da ansiosa a mia volta, non me la sento di condannarla. Non più.
Ora perlomeno so come raddrizzare il tiro, con lei (e con mio figlio), per i mesi che ci separano dalla fine della scuola elementare.
Caxxo però. Scusate.
giovedì 20 novembre 2014
CompleMamiga
Un po' (parecchio) giù di morale dopo una batosta catatonica di nervi ricevuta non più di due giorni fa (e che a tutt'oggi mi lascia con lo stomaco chiuso... poco male, ho già perso un chilo in 48 ore).
Un po' (parecchio) stressata da cose che non posso rendere pubbliche.
Un po' (parecchio) sottotono, dato che i due precedenti li ho trascorsi in lacrime di lutto: nel 2012 per la nonna di Marco, l'anno scorso per Anna, lo stesso giorno (com'è strana la vita, come sono strane le coincidenze...) e ho perfino un po' di pudore a farmi gli auguri.
Un po' (parecchio) avvilita perchè oggi lo vivrò da sola, dato che l'omo lavora fino a sera, il Power dopo la scuola sarà ad una festa di compleanno di uno dei suoi migliori amici, e mia madre ha l'UTE tutto il pomeriggio.
Comunque oggi festeggio il mio 42esimo compleanno. O meglio, la mia "terza volta quaranta", come dice il Power.
E auguri siano. Sperando che la giornata si volga comunque in positivo.
Un po' (parecchio) stressata da cose che non posso rendere pubbliche.
Un po' (parecchio) sottotono, dato che i due precedenti li ho trascorsi in lacrime di lutto: nel 2012 per la nonna di Marco, l'anno scorso per Anna, lo stesso giorno (com'è strana la vita, come sono strane le coincidenze...) e ho perfino un po' di pudore a farmi gli auguri.
Un po' (parecchio) avvilita perchè oggi lo vivrò da sola, dato che l'omo lavora fino a sera, il Power dopo la scuola sarà ad una festa di compleanno di uno dei suoi migliori amici, e mia madre ha l'UTE tutto il pomeriggio.
Comunque oggi festeggio il mio 42esimo compleanno. O meglio, la mia "terza volta quaranta", come dice il Power.
E auguri siano. Sperando che la giornata si volga comunque in positivo.
lunedì 17 novembre 2014
Power at school: la biografia. Ovvero: togliete l'italiano dalle materie scolastiche, o mollo in quinta.
La consegna per casa: "SCRIVI LA TUA BIOGRAFIA".
Il testo (scritto una riga si e una riga no, chiaramente, così sembra un bel testo lungo):
"Buongiorno. Mi chiamo Power Ranger Mystic Force. Mi chiamo anche Ranger perchè è il nome del nonno paterno, la mia mamma gli vuole bene come fosse un papà e ha pensato che mettermi il suo nome come secondo nome sarebbe stata una bella cosa.
Dei miei primi anni di vita non ricordo niente.
I primi due anni delle elementari e un po' anche il terzo me li voglio dimenticare perchè mi sono comportato male, e se li scrivo mi rovino il CURRICULUM VITE che poi quando a diciotto anni andrò in cerca di lavoro non mi prende nessuno.
Perciò finiamola qui.
Fine".
Nella stanza accanto, il soggiorno (lui fa i compiti nell'ingresso, c'è un tavolo bello grande tutto per lui e una buona illuminazione), a tre metri a spanne di distanza, la sottoscritta è nel mezzo di una sessione di stiro olimpionico.
-Power, non puoi portare al maestro un testo del genere. Ti tira dietro il quaderno. Sei in quinta elementare, non in seconda. Ti si chiede di scrivere un testo, non tre pensierini, e un testo serio. Per piacere, rifai meglio, completa il lavoro, puoi farlo sicuramente.
-Noooooooo ma io non so cosa scrivereeeeeeee va bene cosììììììì! (Agita le mani in alto scacciando mosche che non esistono, aggrottando la fronte e soffiando come un mantice dopo ogni serie di vocali multiple).
-Power, NON VA bene così! Capisco che non hai voglia di scrivere, ma così esageri! Ti pare il caso? Solo perchè non hai voglia di metterti lì a pensare? Dai su! I compiti non sono un impiccio che ci si può togliere di dosso con il minimo sindacale, il minimo sindacale in quinta elementare non lo accettano più, e dovresti saperlo bene dopo che per lo stesso motivo hai preso CINQUE sull'ultima verifica di scienze! E mica perchè non sapevi niente, no, solo perchè hai scritto risposte stitiche, che manco un telegramma! Con la testa e la bravura che hai a mettere assieme le parole quando parli, puoi fare infinitamente meglio!
-No! Va-bene- così! Ti assicuro che va -bene- così! (E stavolta il tono è risoluto, picchetta addirittura ogni singola parola agitando con veemenza dall'alto al basso il pollice e l'indice uniti).
-E allora fai come vuoi! Domani porti al maestro questo testo e qualsiasi cosa ti dica guai a te se ti lamenti! Poi però non dire che non te l'avevo detto!
Il giorno dopo arriva la reazione del maestro, una bella scritta rossa gigantesca, di traverso, scritta in stampatello: "RIFAI". Il minimo della pena. Fosse stato un altro insegnante gli sarebbe stato piazzato semplicemente un "5" per chiudere la pratica. Ma il maestro di italiano no: lui sa che il Power può lavorare, si arrabbia quando non lavora per pigrizia, ma non si arrende. Mai. Tanto meglio. Conviene approfittarne finchè è la scuola elementare e ci sono certe concessioni.
Il Power trascorre tutto il pomeriggio, lo stesso pomeriggio, seduto davanti al tavolo con le mani sulle tempie e i gomiti posati sul tavolo, il musetto sconsolato. Non sa cosa scrivere. E sa che non può bissare il tono del testo precedente, o il brutto voto arriva davvero. Che il maestro ha pazienza, ma la pazienza del maestro non va mai sfidata o sono guai. E i guai del maestro hanno il brutto vizio di protrarsi oltre l'orario e l'ambiente scolastico, fino a casa, perchè in fondo al vialetto vige la vecchia regola che recita "nota o brutto voto a scuola, punizione a casa". Che brutta cosa avere dei genitori attaccati alle vecchie regole. Poco conveniente davvero. Ma tant'è, questa è una regola senza deroghe. In questa casa, piaccia o no, così funziona. Conviene mettersi a lavorare sul serio. Ma uffa...
Mi viene un'idea: ti tiro giù l'album delle fotografie, l'ultimo, quello dove iniziano ad esserci anche foto sue, dei suoi primi anni di infanzia (attualmente aggiornato al 2009, dovrei terminarlo, lo farò).
-Fai così. Sfoglia l'album, vedrai che ti verranno in mente tante cose da poter scrivere. E quello che non sai o non ricordi me lo chiedi, io sono qui nella stanza accanto a stirare. E per favore, scrivi su TUTTE le righe, non una si e una no, non credere di fare una furbata per la seconda volta. E' un trucco vecchio che non hai inventato tu, ma non ti sistema la qualità del compito. Ok?
-OoOoOoOochei.
E sfoglia. E inizia a saltare sulla sedia.
-Mamma! Quella gita a Bordano! E il primo giorno di asilo, mi avevate comprato il colbacco col pelo! Mamma! Il mio secondo compleanno con la torta a forma di Titti coperta di zucchero giallo! E la foto col Gi alla festa dell'ultimo giorno di asilo! E quel Natale che ho ricevuto in regalo la mia prima bicicletta, quella con le rotelle, ti ricordi quando ho imparato ad andare senza? Mamma! A quanti anni ho imparato a camminare? E quando ho perso il primo dente? E quando è arrivata Heidi in casa nostra? E qui c'è la prima piscina grande in giardino! E quella volta che la nonna ha compiuto gli anni e le abbiamo fatto la grigliata e le abbiamo regalato il tagliaerba rosso con gli zii! E la prima Comunione! E in questa fotografia c'è la nona Gigia in casa nostra, ma perchè il divano era messo sulla parete di qua? Ah già, non c'era la stufa, mamma ti ricordi quando ci hanno messo la stufa? E...
Ed è esploso un torrente di ricordi, e di non-ricordi fatti di eventi fissati nelle foto e nella mente della mamma da cui trarre date e particolari. E ne è uscita la sua biografia, con - miracolo di San Martino? - la fretta di scrivere tutto prima di dimenticarselo: quasi due pagine scritte su tutte le righe, con una calligrafia ben leggibile, qualche maiuscola latitante (al solito), un testo a mio giudizio accettabile. Senza licenze poetiche o umoristiche. Senza note a margine come fa spesso. Bastava spingere sul tasto giusto, alla fine.
Il giorno dopo vado a prenderlo, come tre giorni su cinque, all'una. Esce col muso lungo. E il maestro ha le mani sui fianchi. Quelle mani sui fianchi che mi fanno sudare da lontano, fin dai tempi dell'asilo. E mai invano.
Mi avvicino.
Nessuno dei due parla. Inizio io. Mica possiamo star qui fino all'ora di cena a guardarci...
-Maestro, che è successo?
-Power, dillo tu alla mamma che è successo.
-Niente, la biografia andava benissimo. E' che...
-Che cosa?
-Che ho dimenticato il quaderno a casa.
Segue il tonfo relativo alla caduta simultanea delle mie braccia sul nuovo passatoio in porfido color salmone, posato l'ultimo giorno delle vacanze estive dalla nuova amministrazione Comunale a coprire, dopo cinquant'anni da che l'edificio scolastico è in piedi, l'enorme buca lunga quanto una piscina olimpionica che separava il cancello dal portone di ingresso. "Oltre ad evitare che i bambini debbano indossare pinne e braccioli per entrare a scuola nei giorni di maltempo", recitava all'incirca l'ultimo bollettino periodico distribuito dal Comune, "è fatto in un materiale particolare creato appositamente per attutire le eventuali cadute dei fanciulli e limitare al massimo la violenza degli impatti". Sto in fiducia.
Il maestro ha dovuto girarsi dall'altra parte fingendo di notare qualcosa d'altro, ma l'ho visto ridere in silenzio. E mentre si tornava a rivolgere al Power con la bocca contratta in una doverosa ma forzata espressione di estremo disappunto, minacciava il Power:
-Se domani non lo porti, la nota sul libretto non te la toglie nessuno.
Tempo di infilare la chiave nella toppa del portoncino e il quaderno era già nello zaino.
Il testo (scritto una riga si e una riga no, chiaramente, così sembra un bel testo lungo):
"Buongiorno. Mi chiamo Power Ranger Mystic Force. Mi chiamo anche Ranger perchè è il nome del nonno paterno, la mia mamma gli vuole bene come fosse un papà e ha pensato che mettermi il suo nome come secondo nome sarebbe stata una bella cosa.
Dei miei primi anni di vita non ricordo niente.
I primi due anni delle elementari e un po' anche il terzo me li voglio dimenticare perchè mi sono comportato male, e se li scrivo mi rovino il CURRICULUM VITE che poi quando a diciotto anni andrò in cerca di lavoro non mi prende nessuno.
Perciò finiamola qui.
Fine".
Nella stanza accanto, il soggiorno (lui fa i compiti nell'ingresso, c'è un tavolo bello grande tutto per lui e una buona illuminazione), a tre metri a spanne di distanza, la sottoscritta è nel mezzo di una sessione di stiro olimpionico.
-Power, non puoi portare al maestro un testo del genere. Ti tira dietro il quaderno. Sei in quinta elementare, non in seconda. Ti si chiede di scrivere un testo, non tre pensierini, e un testo serio. Per piacere, rifai meglio, completa il lavoro, puoi farlo sicuramente.
-Noooooooo ma io non so cosa scrivereeeeeeee va bene cosììììììì! (Agita le mani in alto scacciando mosche che non esistono, aggrottando la fronte e soffiando come un mantice dopo ogni serie di vocali multiple).
-Power, NON VA bene così! Capisco che non hai voglia di scrivere, ma così esageri! Ti pare il caso? Solo perchè non hai voglia di metterti lì a pensare? Dai su! I compiti non sono un impiccio che ci si può togliere di dosso con il minimo sindacale, il minimo sindacale in quinta elementare non lo accettano più, e dovresti saperlo bene dopo che per lo stesso motivo hai preso CINQUE sull'ultima verifica di scienze! E mica perchè non sapevi niente, no, solo perchè hai scritto risposte stitiche, che manco un telegramma! Con la testa e la bravura che hai a mettere assieme le parole quando parli, puoi fare infinitamente meglio!
-No! Va-bene- così! Ti assicuro che va -bene- così! (E stavolta il tono è risoluto, picchetta addirittura ogni singola parola agitando con veemenza dall'alto al basso il pollice e l'indice uniti).
-E allora fai come vuoi! Domani porti al maestro questo testo e qualsiasi cosa ti dica guai a te se ti lamenti! Poi però non dire che non te l'avevo detto!
Il giorno dopo arriva la reazione del maestro, una bella scritta rossa gigantesca, di traverso, scritta in stampatello: "RIFAI". Il minimo della pena. Fosse stato un altro insegnante gli sarebbe stato piazzato semplicemente un "5" per chiudere la pratica. Ma il maestro di italiano no: lui sa che il Power può lavorare, si arrabbia quando non lavora per pigrizia, ma non si arrende. Mai. Tanto meglio. Conviene approfittarne finchè è la scuola elementare e ci sono certe concessioni.
Il Power trascorre tutto il pomeriggio, lo stesso pomeriggio, seduto davanti al tavolo con le mani sulle tempie e i gomiti posati sul tavolo, il musetto sconsolato. Non sa cosa scrivere. E sa che non può bissare il tono del testo precedente, o il brutto voto arriva davvero. Che il maestro ha pazienza, ma la pazienza del maestro non va mai sfidata o sono guai. E i guai del maestro hanno il brutto vizio di protrarsi oltre l'orario e l'ambiente scolastico, fino a casa, perchè in fondo al vialetto vige la vecchia regola che recita "nota o brutto voto a scuola, punizione a casa". Che brutta cosa avere dei genitori attaccati alle vecchie regole. Poco conveniente davvero. Ma tant'è, questa è una regola senza deroghe. In questa casa, piaccia o no, così funziona. Conviene mettersi a lavorare sul serio. Ma uffa...
Mi viene un'idea: ti tiro giù l'album delle fotografie, l'ultimo, quello dove iniziano ad esserci anche foto sue, dei suoi primi anni di infanzia (attualmente aggiornato al 2009, dovrei terminarlo, lo farò).
-Fai così. Sfoglia l'album, vedrai che ti verranno in mente tante cose da poter scrivere. E quello che non sai o non ricordi me lo chiedi, io sono qui nella stanza accanto a stirare. E per favore, scrivi su TUTTE le righe, non una si e una no, non credere di fare una furbata per la seconda volta. E' un trucco vecchio che non hai inventato tu, ma non ti sistema la qualità del compito. Ok?
-OoOoOoOochei.
E sfoglia. E inizia a saltare sulla sedia.
-Mamma! Quella gita a Bordano! E il primo giorno di asilo, mi avevate comprato il colbacco col pelo! Mamma! Il mio secondo compleanno con la torta a forma di Titti coperta di zucchero giallo! E la foto col Gi alla festa dell'ultimo giorno di asilo! E quel Natale che ho ricevuto in regalo la mia prima bicicletta, quella con le rotelle, ti ricordi quando ho imparato ad andare senza? Mamma! A quanti anni ho imparato a camminare? E quando ho perso il primo dente? E quando è arrivata Heidi in casa nostra? E qui c'è la prima piscina grande in giardino! E quella volta che la nonna ha compiuto gli anni e le abbiamo fatto la grigliata e le abbiamo regalato il tagliaerba rosso con gli zii! E la prima Comunione! E in questa fotografia c'è la nona Gigia in casa nostra, ma perchè il divano era messo sulla parete di qua? Ah già, non c'era la stufa, mamma ti ricordi quando ci hanno messo la stufa? E...
Ed è esploso un torrente di ricordi, e di non-ricordi fatti di eventi fissati nelle foto e nella mente della mamma da cui trarre date e particolari. E ne è uscita la sua biografia, con - miracolo di San Martino? - la fretta di scrivere tutto prima di dimenticarselo: quasi due pagine scritte su tutte le righe, con una calligrafia ben leggibile, qualche maiuscola latitante (al solito), un testo a mio giudizio accettabile. Senza licenze poetiche o umoristiche. Senza note a margine come fa spesso. Bastava spingere sul tasto giusto, alla fine.
Il giorno dopo vado a prenderlo, come tre giorni su cinque, all'una. Esce col muso lungo. E il maestro ha le mani sui fianchi. Quelle mani sui fianchi che mi fanno sudare da lontano, fin dai tempi dell'asilo. E mai invano.
Mi avvicino.
Nessuno dei due parla. Inizio io. Mica possiamo star qui fino all'ora di cena a guardarci...
-Maestro, che è successo?
-Power, dillo tu alla mamma che è successo.
-Niente, la biografia andava benissimo. E' che...
-Che cosa?
-Che ho dimenticato il quaderno a casa.
Segue il tonfo relativo alla caduta simultanea delle mie braccia sul nuovo passatoio in porfido color salmone, posato l'ultimo giorno delle vacanze estive dalla nuova amministrazione Comunale a coprire, dopo cinquant'anni da che l'edificio scolastico è in piedi, l'enorme buca lunga quanto una piscina olimpionica che separava il cancello dal portone di ingresso. "Oltre ad evitare che i bambini debbano indossare pinne e braccioli per entrare a scuola nei giorni di maltempo", recitava all'incirca l'ultimo bollettino periodico distribuito dal Comune, "è fatto in un materiale particolare creato appositamente per attutire le eventuali cadute dei fanciulli e limitare al massimo la violenza degli impatti". Sto in fiducia.
Il maestro ha dovuto girarsi dall'altra parte fingendo di notare qualcosa d'altro, ma l'ho visto ridere in silenzio. E mentre si tornava a rivolgere al Power con la bocca contratta in una doverosa ma forzata espressione di estremo disappunto, minacciava il Power:
-Se domani non lo porti, la nota sul libretto non te la toglie nessuno.
Tempo di infilare la chiave nella toppa del portoncino e il quaderno era già nello zaino.
sabato 15 novembre 2014
Gatteria autunnale - atto secondo
Sempre perchè qui l'autunno è una stagione piena di vitalità...
In fondo al vialetto, tre sere fa, ore venti.
Buonanotte eh.
In fondo al vialetto, tre sere fa, ore venti.
Buonanotte eh.
venerdì 14 novembre 2014
Novembre: ricominciamo i controlli. Anche per l'artrite.
E si ricomincia.
Stavolta i premi vinti sono:
-visita ginecologica ed eco TV (fatta oggi, tutto a posto).
-mammografia (24 novembre)
-analisi del sangue (markers, quando mi gira, più in là possibile)
-visita cardiologica (5 dicembre)
-oncovisita (as usual, a fine round).
Inoltre, dato che sono due anni che latito dall'ottavo padiglione dell'ospedale della Big City (pura pigrizia e poca voglia di riaffrontare l'argomento), ho preso contatti con la reumatologa (da cui andrò in ginocchio sui ceci con il capo cosparso di cenere), e in previsione della visita (per dicembre) ho i seguenti compiti per casa, da svolgere entro le prossime tre settimane:
-analisi del sangue (tre fogli di impegnativa belli pieni)
-RMN al rachide (3 dicembre)
Per abituarsi, ci si abitua (non sono mica i primi controlli...). Ottimista lo sono, non ho motivi concreti per non esserlo. Ciò non toglie che non ho nessuna voglia di ricominciare a girare come una trottola e a farmi rabaltare per l'ennesima volta. Anche perchè ogni volta capita il tipo/a che ti ricorda che "che vuoi che sia, hai passato di peggio", e non c'è miglior riattivatore del mio istinto omicida. Giuro. E i motivi li lascio all'immaginazione di chi legge.
Stavolta i premi vinti sono:
-visita ginecologica ed eco TV (fatta oggi, tutto a posto).
-mammografia (24 novembre)
-analisi del sangue (markers, quando mi gira, più in là possibile)
-visita cardiologica (5 dicembre)
-oncovisita (as usual, a fine round).
Inoltre, dato che sono due anni che latito dall'ottavo padiglione dell'ospedale della Big City (pura pigrizia e poca voglia di riaffrontare l'argomento), ho preso contatti con la reumatologa (da cui andrò in ginocchio sui ceci con il capo cosparso di cenere), e in previsione della visita (per dicembre) ho i seguenti compiti per casa, da svolgere entro le prossime tre settimane:
-analisi del sangue (tre fogli di impegnativa belli pieni)
-RMN al rachide (3 dicembre)
Per abituarsi, ci si abitua (non sono mica i primi controlli...). Ottimista lo sono, non ho motivi concreti per non esserlo. Ciò non toglie che non ho nessuna voglia di ricominciare a girare come una trottola e a farmi rabaltare per l'ennesima volta. Anche perchè ogni volta capita il tipo/a che ti ricorda che "che vuoi che sia, hai passato di peggio", e non c'è miglior riattivatore del mio istinto omicida. Giuro. E i motivi li lascio all'immaginazione di chi legge.
mercoledì 12 novembre 2014
mercoledì 5 novembre 2014
Batte... batte... batte...
-E anche per questo trimestre ti ho bucato (Decapeptyl, n.d.M.). Cos'altro dovevi dirmi?
-Doctor, sono tachicardica. Di nuovo. Da un mese.
Mi guarda. Sorride.
-Hai ricominciato a prendere il farmaco come ti avevo detto?
-Si. Ma sono tachicardica lo stesso.
Mi guarda ancora. Sorride. Mi fa tenerezza quell'uomo. Ha un bel viso nonostante l'età che ha, ma quell'espressione da "sono io il medico, non tu" in certi casi mi irrita e non poco. Perchè lui è il medico, ma io ormai mi conosco. Hai voglia se mi conosco. Ho dovuto imparare a farlo. E' il lato curioso del dover fare cure a lunghissimo termine: impari a conoscerti anche se non vuoi. E gli strumenti di misurazione, che comunque uso molto meno di quanto teoricamente dovrei secondo la reumatologa e il cardiolauss (non mi va, c'è poco da fare, non mi entra in testa) sono solo degli optional.
-Non si direbbe. Se lo sei, lo mascheri molto bene.
-Doc, sono tachicardica ti ho detto. Soprattutto al mattino. Prendo il betabloccante, il disturbo si allevia, dopo qualche ora riparte. Tra un mese ho la cardiovisita, l'ha richiesta l'oncologo l'ultima volta che ci sono stata, ma nel frattempo? Sto male e ho paura.
-E io scommetto che stai bene. Non hai la faccia da tachicardica.
-E' il fondotinta Doctor, fidati. Fondotinta, ombretto verde, mascara ed eyeliner.
Mi fa le misurazioni di rito.
La faccia cambia. Il sorriso compiacente svanisce.
-Cappero. Troppo. E' vero. Sei tachicardica. Raddoppiamo il betabloccante. Di nuovo. E sentiamo il cardiologo.
Si, ho imparato a mascherare bene. Se sono riuscita ad ingannare anche lui che mi conosce da quindici anni più per dentro che per fuori, sono diventata decisamente brava.
-Doctor, sono tachicardica. Di nuovo. Da un mese.
Mi guarda. Sorride.
-Hai ricominciato a prendere il farmaco come ti avevo detto?
-Si. Ma sono tachicardica lo stesso.
Mi guarda ancora. Sorride. Mi fa tenerezza quell'uomo. Ha un bel viso nonostante l'età che ha, ma quell'espressione da "sono io il medico, non tu" in certi casi mi irrita e non poco. Perchè lui è il medico, ma io ormai mi conosco. Hai voglia se mi conosco. Ho dovuto imparare a farlo. E' il lato curioso del dover fare cure a lunghissimo termine: impari a conoscerti anche se non vuoi. E gli strumenti di misurazione, che comunque uso molto meno di quanto teoricamente dovrei secondo la reumatologa e il cardiolauss (non mi va, c'è poco da fare, non mi entra in testa) sono solo degli optional.
-Non si direbbe. Se lo sei, lo mascheri molto bene.
-Doc, sono tachicardica ti ho detto. Soprattutto al mattino. Prendo il betabloccante, il disturbo si allevia, dopo qualche ora riparte. Tra un mese ho la cardiovisita, l'ha richiesta l'oncologo l'ultima volta che ci sono stata, ma nel frattempo? Sto male e ho paura.
-E io scommetto che stai bene. Non hai la faccia da tachicardica.
-E' il fondotinta Doctor, fidati. Fondotinta, ombretto verde, mascara ed eyeliner.
Mi fa le misurazioni di rito.
La faccia cambia. Il sorriso compiacente svanisce.
-Cappero. Troppo. E' vero. Sei tachicardica. Raddoppiamo il betabloccante. Di nuovo. E sentiamo il cardiologo.
Si, ho imparato a mascherare bene. Se sono riuscita ad ingannare anche lui che mi conosce da quindici anni più per dentro che per fuori, sono diventata decisamente brava.
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