venerdì 30 agosto 2013

Questione di visus

Lo specialista dice che è un regalo della menopausa anticipata; qualcun altro sostiene che a quarant'anni è una delle cose più normali che ci siano; la commessa del negozio dove li ho acquistati si è piacevolmente meravigliata, perchè anzichè sceglierli con l'aria affranta di chi deve arrendersi all'età che avanza, li ho presi con l'entusiasmo di chi con poco ha trovato la soluzione ad un fastidio fastidioso. E fastidioso lo era ormai da qualche mese.
Signore e signori, da oggi ho i superpoteri!

Ho i miei primi occhiali da ricam uncinet cazzegg cruciverb scrittur lettura.
E sono talmente masochista da sentirmici anche un tantino pheega.

sabato 24 agosto 2013

Tre anni senza di lui

Giovedì sono andata a ritirare l'esito della biopsia del neo, tolto quasi un mese fa ormai. Fortunatamente era displastico, e non si può immaginare il sollievo che ho provato. Eccesso di scrupolo dell'oncologo alla fine. Ma va bene, va benissimo così. Stamattina però sono dovuta andare dal medico poco dopo sveglia: la cicatrice si è infettata e mi sono trovata la spalla sporca di pus, dolorante. Mi avevano detto che i punti non avrebbero dovuto essere rimossi, dovevano cadere da soli, e invece no: non solo non sono caduti, ma hanno fatto un bel macello. Morale, il medico ne ha tolti quattro su cinque (il quinto desiste), mi ha messo sotto antibiotico per una settimana, e se tra otto giorni il quinto punto dovesse fare il testardo e non muoversi mi ha consigliato di tornare dal chirurgo.

Oggi però il mio "cancralendario" segna una data importantissima: la data dell'intervento. Quello da cui si inizia a contare. Quello grosso, di cui porto due segni, quello fisico e quello intimo. Quello fisico è ancora lì, impossibile a non vedersi, con l'ascella e parte del braccio ancora completamente insensibili (e che così rimarranno) ma sempre più rosei, e a cui ormai mi sono abituata. Quello intimo anch'esso è ancora lì, che mi fa sentire al colmo della gioia quando penso a come sono stata fortunata per come si sta svolgendo il "dopo", e allo stesso tempo mi stringe cuore e stomaco quando invece il mio pensiero va ad alcune mie compagne di strada a cui è andata decisamente in maniera diversa. Perchè c'è poco da fare, a volte mi sento meschina ad esprimere la mia gioia in questo senso, quasi irrispettosa, poco delicata. Perchè la sensazione che ho è che il più delle volte non sia merito mio se sono qui, di chi mi ha curato probabilmente in parte, ma per il grosso sia solo una grandissima botta di fondoschiena.

Comunque, oggi sono tre anni, sono qui, viva, senza ombra di recidiva, e un po' di festa me la merito. Oggi festeggio il mio terzo anno di vita senza cancro.  E prego il cielo che sia il terzo di una serie interminabile.

mercoledì 14 agosto 2013

Gatteria - Ok, sono ufficialmente... il seguito.

E' vero, mi è stata fatta notare questa cosa l'altro giorno, e non ho voluto darci peso. L'anno scorso ho dato via i quattro cuccioli della Maioletta serenamente, senza patemi, con un po' di dispiacere, ma niente di paragonabile al senso di angoscia che mi ha investito di colpo dopo che ho detto "si" a chi voleva portarsi via Pulce lunedì. Per questa angoscia il Gatto Alfa ha insistito perchè ritirassi la parola data, un po' mi sono sentita in colpa è vero, ma poi mi sono detta "chissene, io e il tizio non ci siamo mai visti e non ci vedremo probabilmente mai, intanto la gattina è qui".
Poi ci penso, succede quel che succede, e mi chiedo se il caso esista o sia solo frutto della fantasia che da sola si dà delle spiegazioni, per quanto irrazionali, ma che si incastrano alla perfezione tra loro.

Giusto per dare un senso all'accaduto (come non bastassero le mie emozioni), ieri il Gatto Alfa si è recato presso il bar dove il tipo che mi ha chiamato per adottare Pulce ha visto e prelevato l'annuncio. E' il bar del paese vicino a dove lui lavora, che rientra comunque nella sua giurisdizione. Ha chiesto alla barista chi fosse questo tizio.

E' un diciassettenne, che ha chiamato per conto di un suo coetaneo albanese, il quale pare che per farsi "figo" volesse un gatto da regalare alla fidanzatina quindicenne, che si è incapricciata di volere un felinetto. E ha fatto chiamare all'amico perchè ha l'aspetto più "credibile".

Pulce, ti è andata di lusso due volte. 

lunedì 12 agosto 2013

Gatteria - Ok... sono ufficialmente...

Dopo aver stampato e sparso millemila avvisi in giro tra il paese, il paese vicino, il paese dove lavora il Gatto Alfa e il paese vicino a quello dove lavora il Gatto Alfa.

Dopo aver stilato nero su bianco millemila ragioni per fare quello che la ragione stessa mi imponeva di fare.

Dopo aver lanciato un appello  a visibilità pubblica su FB "cerco casa" corredato della foto di due post più sotto e aver ricevuto in tre giorni ben 380 condivisioni, a far concorrenza al miciozzo col grugno che viene inserito in tutti i link più fantasiosi del social network in questi ultimi mesi.

Dopo aver ricevuto una chiamata di richiesta di adozione di Pulce a soli tre giorni di distanza da quando ho stampato i volantini e ho iniziato a disribuirli (contando che di questi due ci sono un sabato e una domenica di agosto, il che è tutto dire), e aver saputo oggi dal rivenditore di frutta e verdura qui dietro che un'altra signora si è portata a casa il suo volantino per chiamarmi in giornata.

Dopo aver preparato il trasportino con tanto di straccio impregnato dell'odore di casa e due pompon rossi con i quali Pulce ha giocato in questi tre giorni (il terzo l'ha ucciso in tre o quattro secondi in una esplosione di felinità acuta) e aver pianto due fazzoletti di carta all'idea di vederla partire...

... Niente, oggi su FB ho aggiornato il mio status così:
Prendetemi per il chiulo ma non ce l'ho fatta. Da oggi ho il quinto gatto. Sono ufficialmente una deficiente. Ma va bene così. 
 Colpa del Gatto Alfa. E' lui ad aver affermato di essere un indefesso black-cat-addicted. E' lui che ci gioca al pc assieme da tre giorni, lui svaccato sul divano e lei sgattaranzata sulla sua panza come fosse la cosa più normale del mondo. E colpa sua, di Pulce: non si sveglia una persona miciosensibile alle sette del mattino a colpi di microleccatine sulla faccia.

Ma, come ha commentato qualcuno, "deficiente è chi non è disposto a cambiare mai idea".

venerdì 9 agosto 2013

La mia vecchia bici, il restyling!

Bricolage alternativo? Forse! Di solito "uso" l'estate per fare quei lavori sporchevoli che in inverno non posso fare per motivi di spazio, di odori delle vernici, di tempi di asciugatura (leggi decoupage di solito, pittura e cose del genere). Quest'anno mi sono data a qualcosa di più: ho riverniciato la mia vecchia bici. In tredici anni aveva accumulato un po' di sporco, per quanto ad ogni inizio di stagione le dessi una mezza pulita ci sono angoli in cui non sono mai riuscita ad arrivare con lo straccio; ma soprattutto ruggine, tanta ruggine.




Già da qualche anno avevo chiesto a mio marito di fare questo lavoro, o di chiedere a qualcuno di farlo, ma mi ha sempre risposto che è un lavoraccio e che non ne valeva la pena.
Quest'anno ho deciso di provarci, a costo di impiegarci settimane; ma chi l'ha detto che certi lavori possono farli solo gli uomini (benchè in questa zona del Paese ahimè pare sia ancora inconcepibile che una donna cambi una lampadina di sua iniziativa, figuriamoci usare un cacciavite!) o solo i meccanici? Che diamine, una bicicletta non è un motorino o un'auto, se mio padre in tanti anni non si è mai rivolto ad un meccanico per riparare le sue auto imparando da sè, che sarà mai smontare una bicicletta?

E allora una settimana fa circa ho chiesto al Gatto Alfa di mettermi a disposizione l'armamentario (non perchè necessitassi della sua approvazione, ma perchè nel capanno degli attrezzi c'è il tornado perenne) e ho iniziato a lavorarci su. Ho smontato, scartavetrato e grattato con il trapano e la punta con la spazzola di acciaio, pulito con straccio e compressore...

... e piano piano ridipinto con due buone mani di smalto antiruggine. Ovviamente bianca come era in origine, perchè mi piaceva bianca tredici anni fa quando l'ho comprata e mi piace ancora bianca.




Ho eliminato definitivamente la vecchia dinamo ormai rotta (compresi i cavetti) e ho sostituito anche la luce dietro con una a batterie, come quella davanti. Se ne è andata anche la vecchia serraturina/lucchetto incorporata: delle due chiavette che avevo una si è storta, arrugginita e rotta, e con una chiavetta sola di scorta non mi fido: se la perdo è un fastidio. E allora via, smontata, e sostituita da una normalissima catena con lucchetto. Rimontata senza alcuna difficoltà in mezz'ora (è bastato ingrandire bene la foto che le ho scattato prima di smontarla per risolvere qualche dubbio su come andassero rimontati i parafanghi, l'unica cosa che mi metteva qualche punto di domanda) e ripulita da qualche schizzo di smalto volato sui pedali.

Ed ecco la mia Nina come nuova! E che soddisfazione l'averlo fatto da sola, non potete immaginarlo!

Manca da regolare il freno davanti, e lì si che mi piego a farlo fare all'omo perchè non so proprio dove mettere le mani, ma per il resto... nonostante abbia ormai l'altra bicicletta nuova, per muovermi in paese mi rimane comunque più comoda questa. Senza cambio, con le ruote più piccole, ma molto più facile da usare.

 E ora è anche ringiovanita. Potessi anch'io tornare più giovane di tredici anni con una passata di smalto... ;-)

mercoledì 7 agosto 2013

Gatteria - E poi arriva lei

Me li tiro proprio dietro. Non c'è niente da fare. Devo avere una calamita invisibile tra lo sterno e l'ombelico, non ho altra spiegazione.

Non più di un mese fa è volata sul Ponte dell'Arcobaleno Orcolate. Era una gatta di tutti e di nessuno, non si sa da dove sia arrivata; si era adottata l'ntero vialetto da tanti anni, quanti non se lo ricorda ormai più nessuno. Aveva la coda spezzata (non si sa perchè), partoriva almeno tre volte l'anno, abbandonando sistematicamente i cuccioli (nessuno sa dove) per rimanere incinta un nanosecondo dopo. Mangiava a casa nostra, poi dalla vicina, in seguito dalla vicina successiva, via via così per tutte e sei le case del vialetto. E trovava la "sistemazione" così comoda da non limitarsi ad approfittarne solo per il cibo e per la tranquillità del luogo, ma al punto da usare come toilette i... tombini: non ha mai, MAI sporcato il vialetto; semplicemente quando era ora di espletare le sue funzioni fisiologiche si appostava sopra ad una delle griglie ed agiva, senza doversi accollare l'onere tipicamente felino di nascondere quanto deposto. Pheego, no? Avessero imparato da lei anche i miei gatti e quelli dei vicini, sai quanta lettiera risparmiata? Tutti i nostri gatti si erano ormai abituati a lei, tanto da non farci nemmeno più caso. Aveva un carattere un po' particolare, era estrosa, accettava la prima carezza con una fusata ma ti restituiva la seconda con le unghie. Le volevamo bene, non entrava in casa se non per rubare il mangiare quando quello che le lasciavamo fuori finiva, ma le eravamo affezionati. Tutti quanti, nel vialetto.
Ma era vecchia. Ha trascorso l'ultimo lunghissimo inverno nella nostra legnaia, ha partorito per l'ultima volta un mesetto fa, per lasciarsi morire all'ingresso del vialetto il giorno dopo.  E dopo un primo ed unico lieve pianto, ho dichiarato in famiglia che non avrei più lasciato che altri gatti da fuori si accasassero nei dintorni di casa, non avrei più lasciato fuori cibo per randagi. E' successo tante volte in questi anni, mi sono mossa a pietà per poi soffrirci quando il miciozzo in questione moriva: sono passati di qui il Picio e la Picia (entrambi già vecchi e addirittura senza denti), il Nero (che ho raccolto morente una sera nevosa di dicembre di qualche anno fa, e gli ho lasciato trascorrere le sue ultime ore nel riparo del nostro capanno degli attrezzi), il Tommy, il Bigio, Sally (l'unica figlia di Orcolate che non ha abbandonato alla nascita, morta tirata sotto da un'auto), Sbighessi (la siamese che ha una storia incredibile) e diversi suoi cuccioli. E ho deciso che basta. Mai più gatti al di fuori di quelli che mi cerco, al diavolo. Mia madre mi ha sempre detto "se non gli dai da mangiare non arrivano, se gliene dai ad uno si sparge la voce e arriva il branco". Così ho chiuso i rubinetti. Stop. Non sono una gattara, IO.

Ma il destino, o il caso, la spheega, chiamatela come volete, hanno evidentemente idee diverse. E poco ci si può fare.

Stamattina ho preso la bici e sono uscita di casa di corsa, dopo una litigata catastrofica in famiglia. Dovevo sbollire, la bici è il mio sbollitore naturale, e sono partita con la seria intenzione di macinare chilometri.
Ho fatto neanche duecento metri e mi ha attraversato la strada questa.


No, ma avete una minima se pur pallida lontanissima vaga idea di cosa provoca in me un incontro di questo genere così, di punto in bianco? Non credo. O si, probabilmente qualcuno si. Qualcuno sa come in un nanosecondo il mondo si può paralizzare di brutto come se avessi toccato il fuso avvelenato de "La Bella Addormentata": può esserci in quel momento una tromba d'aria in arrivo a trenta metri di distanza, può cadere la casa di fronte, può perfino partorire Kate un gemello a distanza di tre settimane da Prince George, ma mi ha attraversato la strada un microfelino, oltretutto nero, fine della storia. 
Oddio, mica tanto "fine".

Mi fermo, scendo, mi guarda e mi corre incontro piangendo. La tocco, mi si spalma sulla mano e inizia a fare le fusa come un martello pneumatico. Mi si avvicinano due bambine in bicicletta, mi spiegano che è un po' che gira da quelle parti assieme a madre e un fratellino, ma che entrambi sono spariti da ieri. Chiediamo un po' in giro se qualcuno sa di chi possa essere, ma nessuno lo sa.
Ho immaginato che la prima auto che fosse passata di là l'avrebbe sicuramente tirata sotto (e purtroppo, nonostante le nostre siano vie di paese, succede spesso), ho pensato che è grande a sufficienza per essere stata allontanata volontariamente dalla madre, ho fatto appello alla mia consapevolezza di essere già l'umana di quattro, QUATTRO gatti ormai adulti, ma lei mi guardava... e fusava... e l'ho avvicinata al viso e ha iniziato a leccarmi la guancia... e daiiiiiii!!!  E poi è nera nera, ha una macchia bianca sur panza ma il resto è nera nera, e i gatti neri sono un qualcosa... qualcosa... E io dovevo sbollire, dovevo pedalare, dovevo, dovevo... Ma come si fa!!!

L'ho messa nel cestino e portata a casa. E il cestino le deve piacere, perchè ha percorso quei centocinquanta metri da lì a casa mia facendosi la toilette beata. Non spaurita, non incuriosita, beata. Come fosse la cosa più naturale del mondo. E' entrata in casa, ha spazzolato una ciotola di crocchi, ha iniziato ad esplorare.
Il Gatto Alfa si è sciolto, il Power se la sta spupazzando, io... io... sto preparando gli annunci "cerco casa" da lasciare domani nelle bacheche dei vari supermercati. Anzi, no, sto sbloggando questa cosa come fosse la priorità assoluta da dare alla vicenda.

Non posso tenerla. Non tanto per l'impegno, perchè tienine quattro o tienine cinque non fa alcuna differenza. Il costo è relativo, anche se non trascurabile. Ma ho già quattro gatti adulti, e chi ha un minimo di esperienza di inserimenti sa di cosa parlo, per quanto finora possa vantarmi di essere riuscita a farli con successo (soprattutto gli ultimi) è sempre un punto di domanda. Finchè è estate e sono fuori il novantanove per cento del tempo va anche bene, ma poi? Casa mia non è una villa. Quattro sono già tanti. E per quanto se ci penso ormai non potrei fare a meno di nessuno di loro, ogni tanto ammetto che mi snerva dover continuamente litigare per avere l'uso di una sedia, di una poltrona, di un pezzo di letto, o anche solo per poter scendere le scale senza dover aspettare il comodo del gatto di turno che se ne sta beato sul gradino di mezzo con l'aria di non avere nessun valido motivo per alzare le proprie terga da lì. "Fatti spuntare le ali ed usale, se ti concentri ce la fai, te lo assicuro", sembra dire. Alla maniera dei gatti, si intende.

E niente, facciamo appello a tutta la razionalità possibile e facciamo quello che è giusto.
Il problema è "giusto per chi". Perchè si sa, noi stupidi umani comandiamo fino ad un certo punto...