Eh, mi pareva troppo bello se fosse stato vero... Non so se dire purtroppo o per fortuna, ma Trippa sta affrontando la scuola materna in un mare di lacrime. Purtroppo, perchè è una sofferenza anche per me lasciarlo in pianto la mattina. Per fortuna, perchè prima passa questo momento di crisi e prima si adatta alla nuova situazione. I bambini che si tengono tutto dentro sono più difficili da capire ed aiutare, almeno il mio non mi da il pensiero di "oddio cosa gli passa per la testa".
Il primo giorno sono andata a prenderlo alle undici come i seguenti, e la maestra mi ha detto che ha pianto da quando sono andata via da lì, tutto il tempo. E mi ha fatto anche innervosire, con tutti i suoi blablabla sul fatto che è contraria all'entrata dei bambini a gennaio. Ora, ognuno ha diritto alle sue opinioni, ma l'asilo non è come la scuola, non rompi nessun programma di matematica e se si parla di gruppetto già creato da settembre scombussolato da un nuovo arrivo ditemi voi se a uno di quei bambini "già inseriti" nascesse un fratellino più piccolo gli si chiede di rinviare l'entrata in famiglia al settembre successivo! E se la legge prevede questa possibilità e tu non sei d'accordo, cacchio, o cambi mestiere o ti adatti e ti tieni le tue opinioni per te.
Fatto sta che da ieri mio figlio è stato spostato nella classe dei grandi. All'inizio sono rimasta malissimo, poi pensandoci bene tutto sommato è la cosa migliore credo. I grandi sono più autonomi e la maestra ha più tempo per stargli dietro, e a settembre sarà la maestra che si troverà di nuovo perchè prenderà la classe dei piccoli che Trippa frequenterà. I grandi non piangono e Trippa è più spronato ad imitarli, giocano insieme in modo più collaborativo e spero che lui impari pian piano a fare altrettanto. E poi c'è un altro piccolissimo entrato in classe proprio ieri.
Insomma, ieri (martedì) ha pianto di meno, con un paio di scuse belle e buone la maestra è riuscita a farlo piangere un'ora anzichè due, e mi ha anche fatto un disegno (uno scarabocchio che identifica con mamma), oggi si è anche interessato a qualche gioco oltre che a guardare fuori dalla finestra per vedere se tornavo. Quando torno a prenderlo mi sommerge di coccole come non ha mai fatto da quando è nato. E sono passi positivi che mi riempiono di fiducia. E' difficile, difficilissimo, ma necessario affrontare questo distacco. Forse sarò egoista, ma in questi tre anni non ho mai rivendicato il possesso esclusivo di mio figlio, per principio ho voluto che si adattasse sempre a stare con altre persone (di famiglia) per fargli capire che mamma è importante ma non vitale, che anche con altre persone si può stare bene perchè comunque mamma torna. E io detesto in maniera mostruosa i bambini che anche da grandi vivono appesi alla mamma come appendici. No, detesto è una parola grossa, meglio dire che io con una creatura che non fa un passo senza di me potrei condividere il tempo necessario per insegnargli che può camminare da solo senza cadere, e se cade può rialzarsi. Non un minuto di più. Poi si può camminare tranquillamente su due corsie della stessa strada. Che volete farci, io sono fatta così.
Mamigà