giovedì 30 gennaio 2014

Di corse al PS e di equilibri domestici (post lungo)

Dunque, io le cose o le faccio bene o non le inizio nemmeno.
E' successo che martedì mattina (l'altro ieri) mi sono svegliata con una sorpresina: tutta la parte bassa della faccia, all'interno, bella gonfia, e un bozzo sulla fronte.
Panico.
Con mezza nonchalance, tralasciando la colazione, porto il Power a scuola e chiamo il medico, che mi da appuntamento per due ore più tardi. Nel mentre chiamo il Gatto Alfa al lavoro, lo avviso, lui molla tutto e viene a casa.
Il medico mi visita e mi spedisce con urgenza a visita ORL, noi si va subito in ospedale, e dopo un'ora di attesa (il minimo sindacale) vengo vista.
Sulla visita ORL non voglio fermarmi più del necessario: potrei usare parole poco adatte ad un blog pubblico. Per carità, la visita è stata secondo me accurata, ma la tal dottora io spero, mi auguro con tutta me stessa di non incrociarla mai più. E' stato umanamente inaccettabile. E non riesco a trovare un termine più adatto.
Comunque, la ORL mi manda giù al PS, con l'indicazione urgente: emocromo, lastre al torace, ECG. Dopo un'ora e mezzo mi ricevono, mi prelevano (con tutta la gentilezza di questo mondo, devo dargliene atto) il sangue, mi fanno l'ECG,  di loro iniziativa anche una eco alla base dei polmoni, e mi mandano al primo piano per le lastre. Nel frattempo il gonfiore al viso va a scemare, lasciando solo il bozzo sulla fronte e un po' ai lati del naso.
Dopo un'altra ora ho tutti gli esiti, e la diagnosi: BRONCHITE VIRALE, con un po' di sinusite e irritazione in gola da reflusso gastrico.
Pheego. Almeno adesso si sa che fare. E allora si parte: si eliminano tutti i farmaci che prendevo fino al giorno prima e si inizia con un semplice aerosol di cortisone due volte al giorno, sciroppo per la tosse, tanto caldo e tanto riposo. Se tra una settimana non dovessi star meglio l'indicazione è un antibiotico macroqualcosa (da far prescrivere al medico, si capisce), ma spero non sia necessario, dato che a due giorni di distanza e tre dosi di aerosol qualche miglioramento (lieve) già lo avverto. Se non altro il dolore dietro lo sterno si è notevolmente alleviato, la tosse è un po' calata e anche il mal di gola. Ho ancora le costole dolenti dallo sforzo, un orecchio tappato, le ossa rotte e l'avvilizione che si sta trasformando in rassegnazione.

Ma.

Il risvolto domestico di questa mia lenta ripresa ha del pittoresco.
Da una settimana sono fuori dal letto. Ho detto FUORI DAL LETTO, non che sto bene, si era capito dalle righe sopra, no? Ho ricominciato ad uscire per portare mio figlio a scuola e per riprenderlo per pura necessità e bardata come l'omino Michelin, tanto che le mamme a scuola mi hanno riconosciuto solo per la mia inconfondibile auto arancione; al di là di questo ho il veto assoluto di mettere il naso fuori anche solo per ritirare la posta. In teoria.
Preparo i pasti. Abbozzi di pasti. Il minimo edibile. C'è di buono che il Power in questi giorni è preso dal raptus del cuochino in erba, e io approfitto spudoratamente. E' imbranato a maneggiare pentole, padelle e quant'altro, ha il terrore di scottarsi, disgrafico com'è (e per chi non lo sapesse la disgrafia NON riguarda solo il problema della scrittura, giusto per puntualizzare) per lui coordinare le due mani una che tiene una padella e l'altra che tira su o mescola, senza rovesciare nulla o rimanendo esattamente sopra al fuoco senza vagare qui e là in alto e in basso non è uno sforzo da poco. Ma devo dire che si sta impegnando con successo, ormai è alto a sufficienza per usare il gas senza difficoltà, e ieri il pranzo al papà (due bistecche) lo ha preparato interamente da solo, sotto la mia sola supervisione. E insomma, son conquiste.
Il resto del tempo lo impiego facendo qualche mestiere in casa con estrema lentezza, giocando a Farm Heroes, chiacchierando con qualche amica via messenger di FB, ricamando e leggendo, e controllando i compiti del Power. Ohè, questa è. Le mamme-eroine le lascio ai telefilm.
Oltre a tutto questo, con la voce che arriva dall'oltretomba, rispondo alle domande.
Si si, come ai telequiz, solo che non vinco niente.
Perchè il fatto che sia giù dal letto e faccia qualcosina, sembra autorizzi la truppa a sentirsi sollevata dal prendere qualsiasi decisione casalinga. QUALSIASI. Cioè sono tutti retrocessi spontaneamente a soldati semplici.
Che faccia ancora fatica a parlare passa loro un centimetro sopra la testa, perchè da che sono tornata a vivere la maggior parte del tempo al piano di sotto hanno ricominciato a comunicare con l'urlo. Ora, già sono quindici anni che ripeto giorno dopo giorno (inutilmente) che aborro le urla in casa (manco vivessimo nella giungla, dico io, è sufficiente affacciarsi in cima alle scale per riuscire a parlare con un tono di voce umano), adesso che ho questa difficoltà le aborro ancora di più. E smetto di rispondere, basta. E si spaventano perchè non rispondo. Così si prendono la briga di scendere e parlarmi vis-à-vis. Farlo prima era troppo difficile.
Dicevo, le decisioni e le soluzioni quotidiane casalinghe. Banali ma essenziali. Cose che quando ero a letto riuscivano a gestirsi in autonomia, e che da quando mi sono alzata "magicamente" si sono scrollati di dosso. E allora via con:
-Mammaaaaa, dov'è il quaderno di scienzeeeeeee? (Cercalo!)
-Mammaaaaaa che calzini mi metto? (Un paio qualunque?)
-Mamigaaaa c'è da fare la lavatrice? (Serve il mio occhio per appurare che il bidone del bianco è pieno?).
-Mamigaaaaaa c'è da prendere verdura dato che esco? (Apri il frigo e guarda!).
-Mamigaaaaaa devo fare le lettiere? (Controllare?)
-Mamigaaaaaa è asciutta la biancheria sullo stendino? (Come sopra)
-Mammaaaaaaaa dove sono le scarpe? (Le avevo su io quando sei rientrato o tu?)
-Mamigaaaaa stasera ci fai la pizza in casa? (Sono qui che annaspo e mi chiedi di fare la pizza, vai a comprarla và...)
E avanti così, per innumerevoli cose ed innumerevoli volte al giorno.
Il che mi da la certezza che davvero conto qualcosa in questa casa, anche se ho una salute di carta velina e non porto a casa uno stipendio. Forse per loro comodo, non lo so. Ma tutto questo, nel senso positivo, mi fa venir voglia di guarire alla svelta e di riprendere con orgoglio il mio posto.




sabato 25 gennaio 2014

Lamentazioni (se non volete pipparvele è sufficiente cambiare pagina, sia chiaro, che il web è immenso)

Febbre alta non ne ho più da tre o quattro giorni: solo qualche linea verso sera.
Tosse quanta ne volete, tanta che da ieri ad ogni colpo mi prendono delle fitte lancinanti alle costole, a destra.
La voce è ridotta al minimo indispensabile, rauca. Mi manca il fiato. Ogni volta che tento di fare un respiro a fondo mi fa male lo sterno.
Sono senza forze. Per fortuna ho ricominciato almeno a mangiare. Ma mi viene il fiato corto anche solo a fare le scale o a dire due frasi una dietro l'altra senza pausa.
Però migliora. Piano piano, ma migliora. Con oggi sono 15 giorni esatti di malattia, 14 di antibiotico, tre fuori dal letto. Due settimane senza mettere il naso fuori dalla porta. Devo un grazie grande come un palazzo, oltre che a mia madre e al Gatto Alfa, alla mamma di Bimbabionda che all'occorrenza mi porta il Power a casa o lo porta a scuola assieme ai suoi figli alle otto del mattino, e non glie l'ho nemmeno dovuto chiedere: si è offerta lei. Ho pensato che le Amiche con un po' di sale in zucca si vedono anche da queste cose: sanno quanto difficile sia chiedere, e soprattutto sanno di cosa hai bisogno senza che tu glielo dica, e lo fanno senza fartelo pesare e ad occhi chiusi, senza tante parole ma con i fatti. Non è da tutti. Sono in debito. Ma lunedì voglio a tutti i costi riprendere a farlo io.

Non sono sola: o via messenger, o via forum, o via sms, o via email, o via telefono (che è la cosa che reggo meno dato il fiato corto, ma apprezzo lo stesso), ho sempre compagnia anche quando non c'è mia madre e il Gatto Alfa è in turno, ed è la cosa che mi aiuta a non far precipitare il morale sotto al letto o sotto la poltrona. Come fosse parte della terapia. Sono fortunata.

Ma sono anche avvilita. Un'influenza non mi è mai durata così tanto e non mi ha mai preso così a fondo. Inizio ad essere un tichinin stanca. Tra dieci giorni devo andare a farmi fare l'iniezione di Decapeptyl dal medico, chiederò di farmi dare qualcosa per tornare in qua, che so, una flebo di roba buona. Ho perso, in queste due settimane, tre chili e mezzo.

giovedì 16 gennaio 2014

E sono ancora qua

Eeeeeh già. Dice Vasco. Che non mi piace per niente, ma ci sta. Mi sembra.
Ho messo la foto perchè quando l'ho pubblicata su FB tutti a dire "ooooooh! Aaaah! Ti fai coccolare eh?".
Si, diciamo che per loro, i mici, io ora sono una bella scusa per avere coccole a comando garantite, senza il pericolo che io scappi, sul morbido e coperti dalla facciata apparente del "lo facciamo per te no?" che regge solo per chi non li conosce abbastanza a fondo. Perchè, c'è qualcuno che crede davvero che "loro" lo facciano per puro spirito di volontariato? Tzè. Amy forse, quella del post precedente, e a tempo determinato. Gli altri... manco in sogno.
La realtà è che oggi è il settimo giorno di fila che ho la febbre alta, la tosse, sono senza voce, ho le ossa della schiena macinate e l'antibiotico e gli antipiretici in alternanza con il fluimucil non stanno facendo una cippalessa. Forsechesoloforse l'antibiotico è da cambiare? Io, da non-medico (ma con una discreta esperienza nell'ascolto del mio corpo - e con cognizione di causa metto da parte la modestia, a costo di sembrare arrogante ma è la verità), direi anche SI. Ma domani viene il mio medico, quello vero, preso al volo prima del weekend, che far tornare il medico di guardia mi pare un dispetto. Per il medico di guardia, mica altro. Ma è una storia lunga.
L'altra parte della realtà è che sto da schifo, e al di là delle rassicurazioni che mi arrivano da tutte le parti, al di là di quello che mi viene ripetuto da più fronti, sfido qualunque donna di casa il cui lavoro principale è occuparsi della famiglia a non sentirsi un tantino sconsolata nel constatare che non riesce a fare nemmeno per il minimo la sua parte, e deve chiedere e chiedere. Dovrei esserci abituata con tutti i problemi che ho avuto, no? No, non ci si abitua mai. IO non mi ci sono mai abituata. L'intensità del sentimento è sempre più leggera, questo è vero, ma a scemare non ci va mai. Non che abbia ambizioni da supermamma (esistono? Nonostante ci sia chi afferma di esserlo o si vanta di avere i superpoteri io non ci credo, neanche se vi annodate i peli delle gambe senza mani), ma come dire... ecco, il minimo. Che poi ci sia chi ha la capacità di irritarmi le ascelle anche su questo argomento è cosa nota, che io non ne lascio passare una che sia una un centimetro sopra la testa. Una conoscenza ieri, chiacchierando, se ne è uscita dichiarando che "no, lei non può permettersi di ammalarsi, altrimenti la casa va a patrasso, la casa e gli impegni del figlio". Ora, tra il sentirsi importanti e il sentirsi indispensabili-e-invulnerabili ce ne passa. Diciamo che se riesci a non ammalarti e a non avere bisogno di nessuno per tutta la vita hai solo culo, basta. Perchè se ti capita sei una mamma normale, e so quanto difficile sia chiedere alla mamma di Bimbabionda di portare il Power a scuola assieme a sua figlia perchè non sono in grado di uscire, o arrivare a dire "no, oggi mio figlio salta lo sport perchè non ce la faccio ad accompagnarlo e per questa settimana saltiamo la fisioterapia", ma judo non è la dialisi e la fisioterapia è per la disgrafia ed è sufficiente rinviare, se le salta alla fine mica muore. Insomma, diamo il giusto peso alle cose. Ma secondo me alla base di un atteggiamento così c'è solo una grossa dose di orgoglio, che è una bella cosa, ma a volte bisogna giocoforza metterlo da parte.

Dicevo, il minimo. Le coccole da e a mio figlio. La cosa che mi manca di più e che, a detta sua, nessuno può fare al posto mio. Sul resto (sui loro pasti abbozzati, il vasetto della nutella magicamente diventato bicchiere-in-uso dopo solo un giorno, i finocchi rimasti a cuocere nella pentola a pressione per un'ora intera, la biancheria stesa con la fantasia, la casa che sembra appena uscita dal film Jumanji) posso anche sorvolare.

lunedì 13 gennaio 2014

Virus!

Sono a letto da venerdì con febbre alta, tosse, gola infiammata, dolori alle ossa. L'ho presa proprio bene.
Sabato sera dato che la febbre non scendeva sotto i 39 abbiamo chiamato il medico, che mi ha imbottito di antibiotici, due antipiretici a rotazione, aerosol e tutto il corollario di gastroprotezione e fermenti lattici. Che a tutt'oggi non hanno sortito nessun effetto peraltro. Ma ho fiducia: dicono che deve fare il suo corso, e allora teniamo duro almeno fino a domani. Se domani non migliora faccio un'altra telefonata.
Io, di mio, ho aggiunto un altro farmaco:
la pet-therapy. E non di mia iniziativa, sia chiaro. Sono loro che si danno il turno a rotazione sul mio letto. Come ogni volta che mi ammalo, del resto.



martedì 7 gennaio 2014

ScriverNe fa bene (e la N va proprio maiuscola)

Oggi ho ricevuto il regalo di Natale che aspettavo con più emozione.
Si tratta di questo.
L'ho ricevuto direttamente da Giorgia come graditissimo omaggio. Erano mesi che ne attendevo l'uscita, e infatti è uscito il 15 dicembre scorso, ma volevo attendere di averlo in mano per parlarne. Perchè averne tra le mani una copia in carta, quella vera che si tocca, si sfoglia e si odora (e nel caso dei miei libri si dota anche di segnalibro che vi rimarrà definitivamente) è diverso che non, come mesi fa quando ancora solo se ne parlava, sapere semplicemente che c'è.
Giorgia ha fatto un lavoro splendido: ha raccolto "pezzi" dei nostri blogs, li ha affiancati a delle riflessioni che le abbiamo consegnato mesi fa, ci ha lavorato su con la sua sensibilità e il suo ingegno, ne ha tratto delle considerazioni personali e ne è uscito questo libro (acquistatelo, ne vale veramente la pena). Che per come la vedo io è un capolavoro di attenzione nei riguardi di ogni storia che da una persona peraltro mai vista in viso (eccetto qualche foto su FB) non mi sarei aspettata. Cioè, potendo parlare con cognizione di causa solo della parte che mi riguarda, posso dire che...

Posso dire solo grazie, Giorgia. Perchè hai saputo cogliere il senso profondo e unico del mio scrivere della malattia oncologica, e per coglierlo non solo hai letto, ma ti sei fermata ad ascoltare. Cosa che poche persone fanno quando leggono.
Hai saputo tradurre in parole uno tra i migliori "lati buoni della faccenda".









Tagli

E siccome sembra che ultimamente ogni volta che apro bocca e dico qualcosa in una qualsiasi forma (vis-a-vis o via web) io abbia la magica capacità di irritare qualcuno, o di tirarmi dietro un inopportuno quanto sgradito sarcasmo da una certa fetta di persone, da oggi scelgo il silenzio, almeno per un po'. Che non significa che io non abbia nulla da dire, sia chiaro. Ma magari mi limiterò a comunicare solo l'indispensabile, dedicando il tempo che risparmio in chiacchiere con persone che avevo evidentemente sopravvalutato (e il contatto con le quali mi sta dando più acidità di stomaco che piacere), a più edificanti e gratificanti attività. E rapporti, si intende.
Perchè gni tanto mi incaxxo anch'io.  E taglio.

lunedì 6 gennaio 2014

Dieci anni

Mi hai fatto ridere, piangere, arrabbiare, fare notti insonni, urlare, esasperare, camminare a un centimetro da terra, commuovere, mi hai fatto percorrere strade mai percorse prima, conoscere persone che non conoscevo, conoscere personaggi dei cartoni animati che a me fanno un po' schifo ma che a te divertono tanto. Mi hai fatto guardare il mondo da un'angolazione così particolare che tutto quello che era "prima" fatico a ricordare come era fatto.
Per te ho cambiato centinaia di pannolini, pulito centinaia di rigurgiti (a me, a cui prima di averti faceva schifo sentire qualcuno tirar su col naso), tirato su decine di lenzuola sporche di vomito, messo decine di supposte, centinaia di gocce, applicato qualche scatola di cerotti e spalmato diversi etti di pomate, ho imparato a tenere la scorta di antistaminici e di mercurocromo, comprato un numero considerevole di bottiglie di sciroppo, asciugato litri di lacrime, elargito migliaia di bacini taumaturgici, ho spiegato e rispiegato le stesse identiche cose più volte al giorno fino all'esasperazione, ho frullato silos di minestroni, ho ingoiato rospi con le tue maestre e riso fino alle lacrime delle tue uscite, ho fatto l'abitudine ai sempiterni sensi di colpa per la sensazione di non fare mai abbastanza e abbastanza bene. Ho ereditato i tuoi virus intestinali e i tuoi raffreddori, firmato le tue giustificazioni e le tue note, riparato i tuoi guai e rattoppato i buchi sui calzini, abbottonato tutine di ciniglia e allacciato scarponcini, ho fatto lo slalom col passeggino tra le corsie del supermercato e ti ho rincorso sulla ciclabile quando mi hai fatto vedere il fumo. Ho comprato vasetti di omogeneizzati, scatole di mattoncini lego, giornalini della Pimpa, bottigliette di bolle di sapone, matitoni colorati e quaderni a righe, righelli da trenta centimetri, bavaglie e felpe, libri e rotoli di plastica per ricopertinare, ovetti di cioccolato, matite triangolari, calzini dal numero 22 al numero 38 di piede. Ti ho accompagnato, affidato, aspettato e ripreso ormai migliaia di volte: all'asilo, a scuola, dai nonni, a judo, alle feste di compleanno, al centro estivo. E tante, tante altre cose ancora.

Mi hai reso mamma. E solo tu puoi chiamarmi mamma. Ormai la maggior parte delle persone che conosciamo a scuola, al catechismo e al Dojo non mi chiama per nome, io sono "la mamma del Power". Ed è la parola più bella del mondo, e anche se ogni tanto mi stufo di sentirla ripetere, tu non smettere mai.

Ma è un'ingiustizia accidenti. E' una cattiveria della natura che il tempo scorra così veloce. Perchè dal momento in cui ti hanno posato sulla mia pancia a braccia spalancate, col cordone ombelicale ancora attaccato e quel corpicino grigio-schifo tutto viscido e anora sporco di liquido amniotico, con quegli occhietti vitrei e bluastri e il bozzo sulla testa dal troppo tempo trascorso nel canale del parto che sarebbe sparito da lì a mezza giornata, sembrano passate dieci ore.

E invece sono dieci anni.
Buon compleanno amore mio.

sabato 4 gennaio 2014

Di fine e di inizio

Natale lo abbiamo trascorso in famiglia: voglio dimenticarne la parte odiosa che si è svolta verso sera per tenermi stretto il ricordo dei restanti tre quarti, che sono stati inaspettatamente piacevoli.

L'ultimo dell'anno mio figlio lo ha descritto (nel tema svolto come compito di italiano ieri, la cui consegna era "racconta una giornata delle tue vacanze") come noioso, fuochi ed abbuffet - su sua richiesta - a parte (ma nello stesso tempo non ha fatto una cippa per renderlo più divertente, limitandosi a fare il passivo davanti alla tivù... e che cappero, dico io, a quasi dieci anni mica ti si deve imboccare, se qualcosa non ti va cerca di cambiarla, no?), mentre per me è stato, eccetto che per il lavoro di preparazione di una tavolata ricoperta di piatti pieni di stuzzichini in varietà e quantità industriale, di estremo domestico relax.

Capodanno è stato gradevole, in famiglia, stavolta da mia madre, pranzo tra i più classici, con l'unica variante "Gatto Alfa ammalato". Niente di che, la stessa tracheite che ha preso mio figlio prima delle vacanze scolastiche, ma ovviamente (data la mole e data l'età, come sempre) potenziata e caricata di febbre. Ma tutto sommato è stato un buon inizio.

Bilanci dell'anno passato non ne faccio mai, il tempo fluisce indipendentemente dalle scadenze, e gli eventi spiacevoli si alternano a quelli gradevoli ogni anno. Si, ok, ci sono periodi in cui la nera si concentra in lassi di tempo relativamente stretti, è vero, ma non li affibbio ai numeri o ai calendari. Ma è il mio personale modo di vedere questa cosa.

Propositi si, uno solo, uno all'anno, e quest'anno ho proposto a me stessa di stare alla larga dalle polemiche e di sforzarmi di evitare di crearne (perchè ho un carattere polemico, e mi sto rendendo conto che ultimamente mi sta rendendo parecchio detestabile, anzi, proprio odiosa, e ci soffro non poco).
Magari se riesco anche nei prossimi 365 giorni a fissare un appuntamento dal dentista per curare una carie, tornare dalla reumatologa (l'anno scorso ho saltato a piè pari il follow-up, vengo in ginocchio sui ceci col capo cosparso di cenere ma... non ne avevo proprio voglia, nè evidentemente questa grande urgenza, e aggiungo "per fortuna e finalmente") e perdere i tre chili che mancano per raggiungere il peso che avevo prima del tumore (che è comunque tanto, ma obiettivamente accettabile data la mia statura) sono ancora più contenta.

E ora diamoci da fare: dopodomani c'è un compleanno importantissimo da festeggiare. Dieci anni fa come stanotte entravo in un lunghissimo (36 ore, mica niente) travaglio.