E' evidente che se sono arrivata a pesare quasi novanta chili qualcosa è cambiato in questo senso, che posso incolpare i farmaci fino a un certo punto per questo cambio drastico di mole, punto oltre il quale c'è una fame da reazione nervosa che periodicamente si ripresenta dopo ogni piccola batosta, da un paio di anni in qua. Ma è un altro discorso.
A periodi ci sono stati degli episodi un po' più creativi: una volta ad esempio, dopo aver ricevuto una lettera bruttissima da una persona bruttissima in un momento bruttissimo (ah? Che fantasia) mi sono chiusa nel bagno del piano di sopra (che è il più grande dei due), e ho - in termini venessianassi - svarechinato le piastrelle, dandoci dentro con tanto di quell'olio di gomito da averne credo consumato il primo strato di lucidatura della fabbrica. Ci si poteva spalmarci sopra la Nutella e leccarcela con la lingua, da tanto erano pulite alla fine. Un'altra volta, la scorsa estate, per non spaccare contro il muro qualcosa di solido, atto che mi avrebbe procurato probabilmente una vacanza-premio dove si vede il sole a quadratini dato che il "qualcosa" era un paio di teste umane, ho inforcato la bicicletta (erano tipo le nove di sera) e ho fatto il giro della zona industriale del paese a tempo di record. Ci stava che, oltre ai nervi tesi, mi portavo dietro anche una certa dose di inquietudine per la zona che avevo istintivamente scelto di percorrere a quell'ora, ma ormai, fatta era. Durante il periodo della malattia con la M maiuscola, poi, ho dato il meglio di me riversando sulla tastiera tutto il riversabile, ma è cosa nota.
Insomma, tutto concorre a riequilibrare un po' le energie, come direbbe il mio maestro di Qi Gong. E finchè non fai del male a qualcuno, aggiunge mia madre, ogni sistema "ze bon par tornar in qua".
Ecco, in questi giorni sto scaricando un paio di delusioni abissali facendo... Decluttering.
Che?
Faccio spazio. Elimino, taglio, ordino, seleziono e mi libero di tante cose. Ho anche scoperto che è una cosa a cui hanno dato il nome gli inglesi, una pratica che ha iniziato ad andare di moda un paio di anni fa o poco più, c'è chi tiene perfino dei corsi di decluttering (ma c'è chi ne ha bisogno? Mah.). Sul web si trova veramente di tutto. Ho anche letto che qualcuno l'ha definito "passatempo per casalinghe annoiate", evidentemente qualcuno che non ha la vaga idea di quanto difficile sia per una casalinga annoiarsi.
Taglio ed elimino per necessità, ma non di spazio (beh, si, anche, nel senso che ben venga questo secondo scopo, anche se come primo impatto con la mia furia eliminatoria così può sembrare - e per un momento lo è sembrato anche a me).
Qualcuno anni addietro mi ha detto che non sono molto brava a nascondermi le cose, ed essere sinceri con sè stessi sarà anche una virtù sotto certi aspetti, ma spesso è un po' una condanna: non puoi evitare di guardare in viso le tue miserie. Ci provo, ogni tanto. Stavolta ho provato a convincermi che non ha senso tenere qualsiasi cosa perchè un giorno potrebbe tornare buona, perchè tanto i tempi cambiano e cambiano abitudini e gusti, quindi che senso ha lamentarsi che la casa è piccola e non c'è mai spazio a sufficienza se tengo con me l'impossibile?
Ma che grossa, grossissima balla. Voglio liberarmi di quella parte di me che non accetta le sconfitte, che non tollera le umiliazioni, che mal sopporta i silenzi propri e altrui, che non vuole piegarsi ed accettare di vivere in quella mediocrità che mi vedo addosso da qualsiasi lato mi guardi. Voglio eliminare quel senso di frustrazione dilagante che mi pervade in questi giorni, quando tutto quello che cerco di fare che vada al di là del banale e del piccolo, sistematicamente sfuma, scoppia come una bolla di sapone, lasciandomi lì come un salame a darmi della stupida per averci provato. E non è che nel momento in cui l'ho capito mi sia messa a fare i salti di gioia per la bella scoperta, sia chiaro. Non ne vado fiera. Ma ognuno deve fare i conti con sè stesso, e i conti li sto facendo a colpi di... decluttering.
E così in questi giorni hanno preso la strada della raccolta differenziata un mucchio di cose, tra cui vecchi appunti, pezzi di spago, fogli stampati venuti male, depliant dei supermercati super scaduti, vecchie riviste, scatole e scatoline che tenevo da parte per contenere le tempere, pennarelli consumati, matite rotte, fotografie sfocate, sacchetti di nylon che ormai non si possono nemmeno più usare per le immondizie, calzini bucati con più buco che calzino attorno (di cui già ho un paio di scatole piene, e che uso per lucidare le scarpe e spolverare), ciabatte rotte, pezzi di cartone, ganci piegati, garanzie degli elettrodomestici scadute da anni, videocassette talmente usurate che non si capisce nemmeno più che film contenevano, rossetti ed ombretti che avrebbe potuto benissimo aver acquistato mia madre negli anni settanta, costumi da spiaggia di quando portavo la taglia 42 (a ricordarmi che si, c'è stato un tempo in cui entravo in una 42 e un push-up serviva solo ad aumentare e non a sostenere), e via dicendo. Tutto eliminato, e da eliminare ce n'è ancora. Tutto diviso tra sacco per la plastica e sacco per il secco residuo, scatolone per la carta e sacchi per la Caritas, la stufa a legna per la carta combustibile eccetera eccetera. Grazie a Mia, poi, ho scovato su Facebook un gruppo di utenti regionali che tramite la pagina offre e scambia (gratis) gli oggetti che non usa più, mi ci sono iscritta e spero di riuscire a dare una degna destinazione agli oggetti in buono stato. Perchè va bene eliminare, ma ho ancora una testa per farlo secondo certi criteri.
Fare questo lavoro mi sta dando una strana sensazione di leggerezza, come se respirassi l'aria a bocconi e mi si aprissero i polmoni. Di sicuro la casa ci guadagna in spazio, e io che sono un po' maniaca dell'ordine mi sento soddisfatta nel poter diradare le mie partite a Tetris tra me e il mio lavoro quotidiano in casa. Che tanto poi ci pensa il resto della ciurma a reincasinare tutto di nuovo, in un modo o nell'altro. Ma si sa, la convivenza richiede dei compromessi, e nessuna famiglia ne è esente.
Ma di solito tra la mia sistemazione e il loro recupero del disordine casalingo passa un po' di tempo, qualche giorno, forse un paio. E in questa parentesi spero di riuscire a liberarmi di quello che non è possibile buttare nei sacchi.
Quello che, come dice qualcuno, fa riequilibrare l'energia interiore e torna ad orientarla in positivo.