martedì 30 novembre 2010

Cambio vestito! E metto il berretto di lana...


E siccome stamattina mio figlio si è svegliato augurandomi BUON NATALE (mbah...)  e fuori effettivamente ha iniziato a fare un freddo bello tosto, entriamo in frenzy natalizia anche col template. Cercavo qualcosa di più caldo ma anche questo non è male dai Finchè non mi stufo di tutti sti bollini bianchi che cadono a mò di neve...

domenica 28 novembre 2010

Cough cough cough... bis


Mi sono guadagnata la seconda infezione alle vie respiratorie in un mese.



Non è per niente, ma inizio a pensare che il mio sistema immunitario stia cazzeggiando un po' troppo alla macchinetta del caffè, anzichè lavorare.




 

sabato 27 novembre 2010

Weee! Che lessico!

-Mamma, ma ci devo proprio andare al catechismo?
-Si more. Ci sono andati i nonni, ci sono andati mamma e papà, sei battezzato e ci vai anche tu. E comunque è solo per queste quattro settimane.
-Proprio devo?
-Si, proprio devi.
-Ma allora non è cate-chismo, è cate-gorico!



venerdì 26 novembre 2010

Natale? Si grazie


Ogni anno si pensa al Natale sempre più presto, e ci si pensa anche a casa nostra sempre in largo anticipo: vuoi perchè di solito degli acquisti e degli addobbi devo occuparmi esclusivamente io (tranne per le luci esterne, sono esclusivo appannaggio del capofamiglia tuttofare, ma è un altro discorso), vuoi perchè parte dei regali vanno spediti qua e là per l'Italia ed è doveroso dargli il tempo per giungere a destinazione prima del venticinque dicembre, di fatto quest'anno ho iniziato a pensarci un paio di giorni fa e mi sono resa conto di essere in ritardo rispetto alla media degli scorsi anni. Ma ho i miei bei perchè, solo che pur non essendo una tragedia (ci mancherebbe, ci sono problemi molto più grossi a questo mondo) è il caso che inizi a darmi da fare. Così oggi pomeriggio, nel tornare da Udine, mi sono fermata in libreria per i primi acquisti (adoro regalare e ricevere libri), e non ne sarei uscita più, non fosse stato per il fatto che alle quattro passate iniziavo a sentir fame di merenda e sete di tisana calda.




Al di là di questo, e al di là del fatto che comunque quest'anno per ragioni economiche ma soprattutto di tempo a disposizione riuscirò a fare il minimo indispensabile (ma con tutto il cuore), mi sono ricordata tornando a casa di uno scambio di battute fatto con mio marito qualche giorno fa.




-Ma hai voglia di far Natale quest'anno? Con tutto quello che abbiamo per la testa?


Mi ha chiesto.

Io ci ho pensato su per qualche istante. Ho immaginato la casa senza albero addobbato, le finestre senza le tendine con gli angeli ricamati che ho confezionato qualche anno fa, senza luci e senza colori. Il Natale trascorso in sordina, come se ci passasse due centimetri sopra la testa.

E' vero, ce ne stanno capitando di tutti i colori, e non minchiatelle, rogne serie. E' vero, la vigilia di Natale porterò la mamma a fare chemioterapia, e non è il massimo, come non è stato il massimo per me trascorrere il decimo anniversario di matrimonio in reparto per tre quarti della giornata. E' vero, non possiamo permetterci di regalare l'universo a chi amiamo come vorremmo fare, ci saranno solo pensierini per lo più di cortesia, ma quest'anno va così.

E con tutto questo vogliamo toglierci di torno anche l'allegria, l'occasione per pensare per un po' di giorni alle luci, alle decorazioni, ai pensieri leggeri, alle canzoni natalizie e alla gioia di poter stare assieme nonostante tutto?
No, io non ci voglio rinunciare. Non sarà un Natale semplice da organizzare, ma io e la mamma abbiamo pensato, ma è ancora da decidere bene bene,  di preparare in questi giorni cibi semplici (tortellini del supermercato, pollo arrosto e via dicendo) da scongelare al microonde anche la mattina stessa di Natale a casa mia (ops, ho dimenticato di parlarne a mio fratello... vedrò di farlo quanto prima), così se lei soffre molto per la terapia della prossima settimana almeno quel che c'era da fare è stato fatto, e i piatti me li lavo io. Per stare assieme, tutti assieme, nonostante tutto, e non come se fossimo a un funerale. Ho pensato di chiederle di venire a dormire qui la vigilia, e spero che accetti, se non altro per farla ridere con lo spacchettamento dei regali del Power la mattina successiva, perchè se il momento della vita è pesante e c'è qualcosa con cui poterlo alleggerire, ben venga.

No, davvero. Se la vita ci rema contro, noi remiamo più forte.

E quindi l'albero si farà, le tendine andranno ai vetri dell'ingresso e le luci appese fuori, sul Presepe c'è ancora da discutere per motivi pratici, tirerò fuori la tovaglia bella e le candele, e ho pensato anche di rinnovare l'albero (finto) spruzzando sui rami qua e là della vernice bianca per rinnovare la finta neve che aveva su quando lo abbiamo acquistato anni fa.  Col Power ci imbratteremo le mani di colla e glitter per dare un po' di sbrilluccichio alle vecchissime anonime palline dorate prese all'Emmezeta appena sposati.

Perchè se la malattia e le piccole o grandi tragedie attentano al fisico e all'anima, voglio avere la possibilità di controbattere.



Riflessione del venerdì

La chemio mi aveva fatto perdere i capelli, e bloccato la crescita temporanea del pelo praticamente ovunque.
La radioterapia ha bloccato sembra definitivamente la crescita del pelo sotto l'ascella incriminata, quindi de-felpo solo la destra raddoppiando la durata di ogni singolo rasoio.
La terapia ormonale mi sta facendo crescere i baffi, me ne sono accorta tre giorni fa con mio sommo disappunto.

Ergo: il mio tumore è (era) una faccenda estremamente legata al pelo, a trecentosessanta gradi.

E adesso mandatemici pure...

mercoledì 24 novembre 2010

PEPPEREPPEPPEPPEEEE... PUBBLICITA' !!!


Me l'avrà fatta come minimo quattro volte in tanti mesi, sempre la stessa domanda:
-Ma hai avuto molti contatti sul blog, da quando lo hai aperto?
-Non li ho mai contati (rispondevo), non li conto mai.
-E ti è servito aprirlo, per la malattia?
-Ma guarda che non l'ho aperto per la malattia, c'era anche prima. Solo che da quando ho iniziato a parlare anche del mio tumore il tono del blog è decisamente cambiato. E si, a me è servito. E molto.


E poi, nel giro di meno di ventiquattr'ore, ho scoperto di non essere l'unica a parlare di cancro attraverso le pagine personali di un diario pubblico. Anzi, mi si è aperto un mondo, tramite cui  ho colto delle esperienze attraverso le quali delle persone con qualcosa in più (perchè il tumore E' una cosa in più) mi hanno dato il coraggio di vivere la malattia sapendo di non essere sola e di poterne parlare liberamente. E ha fatto la differenza.

Due giorni fa è nato un sito che mi sta particolarmente a cuore, visto che le storie di chi lo ha creato sono le storie delle persone che virtualmente mi hanno affiancato in questi mesi con il sostegno della loro esperienza personale.
Copio e incollo:






  

Oltreilcancro.it è un progetto nato per condividere storie e vite di persone che hanno dovuto, o devono, affrontare il cancro e che hanno deciso di raccontare la propria esperienza in un blog, scoprendo che parlarne, scriverne è di grandissimo aiuto.
Oltreilcancro.it è il luogo che ci raccoglie, e che speriamo accolga quanti cercano conforto, condivisione di esperienze, di paure e di speranze. E’ il posto dove portiamo quello che crediamo sia più utile per chi affronta la malattia.

 


E visto che la sottoscritta ha avuto l'alto onore di ricevere un atto di fiducia enorme a mio parere, ritenendomi degna di poter contribuire al sito tra gli autori, spero vivamente di riuscire a mettere il bannerino qui a lato senza fare pasticci sul template, prima o poi (solo stasera ci ho provato invano per tre buoni quarti d'ora, per capirci).

MA FATECI UNA VISITINA! BASTA CLICCARE SUL BANNER QUI SOPRA!

martedì 23 novembre 2010

Sproloqui - Problemi? Zero...

-Dammi le pastine!
-No, hai già mangiato la torta.
-Dammi le pastine!
-Ho detto di no!
-DEVI darmi le pastine!
-Ma dove cavolo sta scritto che io DEVO darti le pastine! Eddai!

lunedì 22 novembre 2010


Mah, fatemici ripigliare un momento e arrivo...



Respiro oggi dopo due giorni di full-immersion nel mare delle emozioni, delle BELLE cose, dei BEI visi da ricordare, delle BELLE sorprese, delle BELLE voci. Ho davanti tante immagini da riordinare, abbracci che sento ancora addosso come fossero un vestito caldo e della misura giusta, e una gratitudine che va oltre l'immaginabile sapendo quanti chilometri sono stati spesi per farmi felice. Perchè la mia prima vera festa di compleanno l'ho avuta quest'anno, laddove torta, candeline e pacchettini da scartare sono stati solo come il fiocco che decorava un dono molto più grande.
Respiro oggi perchè anche ieri, con la mia famiglia, la giornata è stata piena di cose belle e semplici, come piace a me. Ma decisamente intensa.

Respiro oggi e finalmente, dopo mesi e mesi, scendono lacrime di gioia.




sabato 20 novembre 2010

Mamigauguri!


E siccome questo ultimo anno della mia vita mi ha parlato di morte in mille modi  colpendomi qua e là con spauracchi e pianti, oggi gli rispondo con la vita che va avanti, si protende in avanti, si difende con le unghie e con i denti e sa di non essere affatto scontata.



Perchè da quest'anno ogni anno è un anno regalato, ogni compleanno è un compleanno in più, e raddoppiano i motivi per festeggiarlo.

Oggi compio 38 anni!



 



mercoledì 17 novembre 2010

Radionews 3


Si beh, in effetti è una passeggiata. O meglio, una full immersion nel traffico (ma neanche tanto, visto l'orario: mi hanno programmato le sedute alle 14.48, non un minuto prima e non uno dopo).
Non è che ci sia molto da dire, sembra di andare a fare le radiografie: "si stenda, ferma lì immobile, via", e in sei minuti (dodici solo oggi per la prima) è finito tutto. Rifornimento di pomata dell'ospedale alla mano (che ha un profumo fantastico!), due saluti cortesi e arrivederci a domani.
Meno una. Me ne mancano ventinove. Ma tutto sommato posso trarne del buono e usare l'occasione per fare un giro al centro commerciale prima di tornare a casa.

Effettivamente un po' di malinconia mi è venuta, mentre aspettavo che mi chiamassero. Guardavo i soffitti alti della stanza, le porte vecchie come i muri; l'ambiente è completamente diverso da quello che sono abituata a frequentare quando vado a fare le infusioni, anche se è da ammettere che piante finte, tv accesa e boccione per l'acqua uniti ai colori di stampe e quadri alle pareti danno al tutto un tono tutto sommato più umano di tante altre stanze d'ospedale. Mi ricorda moltissimo l'ospedale di Venezia, il reparto dove sono stata operata al seno per la prima volta dodici anni fa (quasi tredici ormai), e ho avuto una specie di sensazione di deja-vu che è durata un attimo. L'attimo successivo ho sentito addosso la contentezza di trovarmi finalmente lì, perchè trovarmi lì è segno che certo, era meglio non esserci del tutto per certi versi, ma per altri significa che la strada ripida si sta trasformando in sentiero un po' meno scosceso.
Spero solo che ne valga davvero la pena. E questo lo saprò col passare degli anni.

martedì 16 novembre 2010

Radionews 2 - ai blocchi di partenza


Finalmente mi hanno chiamato per iniziare a ritirare i trenta cicli di radioterapia che ho vinto: si parte domani pomeriggio.


Pensavo, cazzeggiando, che domani sera posso provare a far funzionare il microonde attaccando la spina al PORT anzichè alla presa di corrente, magari funziona. E qualcuno mi ha anche suggerito di provare a ricaricarci il cellulare. Visto che ci siamo...
Se non funziona per lo più posso sempre usare il seno incriminato come luce notturna per leggere.


Ps. In realtà mi auguravo, visto che sono passati quasi tre mesi dall'intervento e non avevo ancora news fino alle tre di oggi, di ricevere una telefonata del tipo "signora, ci abbiamo ripensato, non serve più, grazie e arrivederci". Poi mi sono ricordata di aver fatto lo stesso identico pensiero il giorno prima del primo ciclo di chemioterapia, il due marzo scorso per il tre, e l'essermici concentrata a lungo non è servito a granchè. Ho poi fatto tutti i miei cicli di bussolotti tosti, belli e brutti, e ci ho messo una bella pietra su.
E quindi, come si è fatto allora si fa anche oggi: s'ha da fare, si fa. Che tanto tra meno di due mesi sarò qui a dichiarare di aver finito anche questo e che poi, alla fine, sicuramente non sarà stato sto granchè. Eccetto per i litri di benzina che si succhierà la mia povera Greta.

lunedì 15 novembre 2010

La festa del Di


Ieri pomeriggio siamo stati, io e mio figlio, alla festina di compleanno del D., il nuovo socio in affari (a delinquere) del Power (il Gì ha cambiato scuola...). I suoi genitori hanno affittato una sala del vecchio asilo dismesso nel paese vicino, come fanno in molti da un po' di tempo in qua, hanno preparato il buffet e invitato un po' di gente (in pratica tutti i maschietti delle due prime elementari, perchè comunque rimangono gli stessi della classe dell'asilo dello scorso anno, e due o tre femminucce per via dell'amicizia tra genitori). In tutto: venti metri quadrati di sala con dentro poco più di venti bambini e il doppio circa dei genitori, più fratellini vari. Tutti lasciati liberi a loro stessi, con l'unica attrattiva del buffet, che peraltro è stato incenerito in meno di mezz'ora. Ma si sa, i bambini trovano il modo di divertirsi anche semplicemente trovandosi assieme, e quindi la baraonda è stata grande. Un classico ormai: sarà la quarta o quinta festicciola a cui partecipiamo organizzata in quel luogo, ed in effetti si presta allo scopo.




Per molti queste occasioni sono una noia, io se devo dirla tutta mi diverto, visto che è l'occasione sia per stare assieme a un po' di gente che conosco piuttosto bene ormai e con cui si ha di che parlare per ore senza rimanere a corto di  argomenti, sia perchè vedo mio figlio che si muove con i suoi amici, e non c'è soddisfazione più grande.




E la situazione, unita ai discorsi che si fanno, mi è sempre di gran consolazione. Mi aiuta a ridimensionare di molto i problemi che incontro col Power, soprattutto a scuola, riguardo a quanto mi riferiscono le maestre sul suo comportamento: vengo così a sapere che in pratica nove su dieci dei suoi compagni hanno le sue reazioni, il suo modo di interagire, le sue noie, i suoi alti e bassi, il suo rapporto con le regole della scuola, e se il Power fa più chiasso degli altri molto ci gioca la sua mole, che svetta e irrompe come un trattore in mezzo alle biciclette. Il che non toglie il fatto che abbia i suoi bei problemini, ma il sapere che non è poi così singolare mi aiuta a star meglio. Come si dice, mal comune mezzo gaudio. Insomma, siamo nella stessa barca, io e almeno altre dieci o dodici mamme della stessa classe.  E dopo pomeriggi come questi è più facile ripartire il lunedì mattina. Soprattutto perchè non ero io a dover ripulire la sala a festa finita (che carogna che sono).



Ps. ho detto che il D. è il nuovo compagno del cuore di mio figlio. Non è che sia molto contenta, in fin dei conti è lo stesso bambino a cui ha rotto gli occhiali lo scorso anno per un incidente (ma capita), lo stesso bambino la cui mamma nessuno - e io sono nel numero - può vedere nemmeno in fotografia ma che "stranamente" hanno eletto all'unanimità come rappresentante di classe per quattro anni consecutivi (tre di asilo e quest'anno, ma tanto loro sono nell'altra prima...), e come il Gì ha esuberanza e carattere da vendere. Ma cosa ci si può fare, sono convinta che l'amicizia non sia molto diversa dall'amore sotto certi aspetti: non ci si sceglie, ci si trova, l'importante è che si riesca a guidarli a costruirla al meglio e senza far troppi danni. E per i genitori pazienza, esiste sempre il "far buon viso a cattivo gioco".  Ormai sono piuttosto allenata in quest'arte.

sabato 13 novembre 2010

Ri-utilizzi


Era il braccio fisso di una gru giocattolo ricevuta due Natali fa, ora completamente smontata, qualche pezzo perso e qualche pezzo rotto, ma il braccio fisso è ancora intero in tutta la sua lunghezza (una ottantina di centimetri) e ha trovato un nuovo motivo per vivere tra le mani del Power.


-Mamma, ferma lì che ti faccio l'intervista!
-We! Che fai? Mi spari?
-Ma no, è una telecamera! Di quelle come che si vedono in televisione, che si tengono sulla spalla! Non vedi?
-Ah, scusa, visto il tema principale dei tuoi ultimi giochi pensavo a un bazooka...
-Hm. No. E' una telecamera.

Due secondi di silenzio.
-Però ferma lì che ti sparo!

Devo imparare a farmi di più i fatti miei.

giovedì 11 novembre 2010

Ri-acquisti


Qualche giorno fa ho iniziato a fare spese. Spese di materiale scolastico, mica chissà cosa.


Che novità, direte. Beh per me lo è, visto che mio figlio è in prima, ed è la prima volta che mi trovo a fare i conti con questo genere di spese, ossia il RICOMPERO delle varie cose che mio figlio regolarmente  perde  durante l'orario scolastico. Che ancora non mi spiego come possa essere che perda in continuazione degli oggetti su cui a inizio anno le maestre ci hanno raccomandato di apporre una etichetta adesiva con su scritto nome e cognome ben leggibili (tranne ovviamente sui colori), e proprio perchè etichettati in teoria facilmente restituibili al legittimo proprietario.
Chi ci è passato prima di me ovviamente mi dice che è normale, che si scambiano le cose tra compagni, ma non mi spiego com'è che gomme e matite varie finiscano negli zaini degli altri ma nello zaino di mio figlio non ci finisce mai niente che non sia suo, e appunto ogni giorno manca qualcosa. Inizio a pensare che il materiale didattico abbia come proprietà particolare la possibilità di evaporare se non tenuta a vista. Misteri della fantascienza scolastica o invenzione dei produttori di matite, temperini e affini per tenere alta la produttività? Non lo sapremo mai.

Comunque, a quasi due mesi dall'inizio della scuola, siamo a quota (in meno):



  • un righello


  • due matite grigie di cui una col gommino


  • una matita rossa e una blu


  • un temperamatite


  • tre (TRE!) stick di colla


  • due pennarelli di colore non ancora identificato ma evidentemente non molto utilizzato


  • due o tre pacchetti di fazzoletti dichiaratamente persi ancora chiusi


  • tre gomme da cancellare



E siamo a inizio novembre.

Ps. si si lo so, sono pronta a sorbirmi i vari "di che ti lamenti mio figlio fa di peggio" eccetera eccetera...

martedì 9 novembre 2010

Lo spinotto

Domattina dovrebbero inserire il PORT alla mamma finalmente, in DH. Solo che se io la chiamo "la mia porta USB" la sua toccherà chiamarla "spinotto per il frullatore", visto che lei il pc non ce l'ha.

Scherzi a parte, spero che vada tutto bene come è andata a me quando l'ho messo, ossia solo una giusta dose di tensione nervosa in cambio della soluzione di un fastidio non da poco. E spero anche di riuscire a ingannare l'attesa in saletta con un buon libro.

lunedì 8 novembre 2010

Pigna! Un lato buono della seconda faccenda...


Ma poi alla fine mica ho pianto...

L'ho accarezzata, e un ciuffo nero e grigio mi è rimasto tra le mani. E un secondo, e un terzo.

L'ho presa in giro, le ho detto che ha una pigna in testa. Credo l'abbiano sentita ridere nel raggio di cinque o sei chilometri.
E io un berretto alla moda come il suo non sono mai riuscita a farlo, nonostante abbia uncinettato e sferruzzato per settimane lo scorso inverno.

domenica 7 novembre 2010


Quando è morto Max, lo scorso luglio, dopo qualche giorno ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa su di lui. Max è rimasto con me un annetto abbondante soltanto.



Ho pensato e ripensato se fare la stessa cosa con la Gioiuta, non perchè mi sentissi in dovere di farlo, ma perchè mi sembrava un po' assurdo scrivere tanto di un gattolino che ho conosciuto per poco tempo e niente di una compagna di vita come Gioia.

E invece no. C'è qualcosa che me lo impedisce: la sua presenza. Perchè è un fatto che ovunque  mi giri io la veda, ne senta la voce, ne fissi negli angoli della casa le movenze, è un fatto che a ogni oggetto o a ogni luogo vi associ non un ricordo, ma più ricordi. Otto anni non sono quindici come la media della vita di un gatto che muore di vecchiaia, ma nemmeno otto giorni, o otto mesi. E in otto anni di ricordi con lei ne ho accumulati un numero incalcolabile, come incalcolabili sono le espressioni del suo essere che ho ancora così vive davanti.
Perciò no, non riesco a scrivere di lei, di come era, di quello che era per me, è inutile, e a parte il fatto che se volessi farlo ci vorrebbe un tempo enorme, penso che scriverei quello che scriverebbe la maggior parte di chi ha perso un micio a cui era affezionato, nonostante i suoi lati di carattere singolari ed unici che esulavano dal fatto di essere un felino come tutti gli altri. Tutto è stampato nella mia memoria, vivo e limpido come non mai, come potrebbe essere diversamente?

Ma quello che vorrei fosse il fulcro di questo post è un'altra cosa.
In questi giorni c'è chi mi ha suggerito di prendere subito un altro micetto, per allontanare il dolore.
C'è chi mi ha detto che non rimpiazzerebbe mai (che brutta parola rimpiazzare, come si fa a rimpiazzare una creatura?) un gatto con un altro, per non provare mai più lo stesso dolore il giorno in cui anche questo verrà a mancare.
C'è chi mi ha detto "tanto hai gli altri due", ed è vero, ma toglierei quel "tanto" all'inizio della frase, perchè proprio non ci sta.

Io penso che quello che verrà, se deve arrivare, arriverà, perchè dopo Gioia gli altri gatti sono arrivati, da strade diverse ma non me li sono andati a cercare. E in questo confido nella natura, nel destino, chiamatelo come volete. Spazio ce n'è, in casa e nel cuore, in giardino e nel numero di ciotole a disposizione.

Ma più di tutto,  guardo il luogo dove Gioia riposa, in giardino, sotto a un piastrone di cemento con sopra un vaso di lavanda, immaginando in un sogno un po' romantico e irreale che l'averla sepolta qui le permetta di correre ancora nel "suo" giardino, gironzolare attorno al caminetto come ha sempre fatto quando si faceva la costa in estate, studiandoci e prevenendo i nostri attimi di distrazione per rubare dai piatti alla velocità della luce, fare gli assalti ai giochi del Power e arrampicarsi sullo stendibiancheria. Guardo e penso che tutto quello che potevo fare per lei l'ho fatto, e lo rifarei daccapo se servisse a darmi di nuovo tanto quanto mi ha dato la vita con lei, anche se dovessi di nuovo soffrire come ho sofferto per la sua morte improvvisa. Perchè è cento volte meglio soffrire ora ma avendo alle spalle otto anni di lei, che non averla mai avuta. E lo dico sinceramente. Perchè se grande e intenso è il vuoto, grande e intenso era il posto che occupava, e grande e intenso era l'affetto che è rimasto offeso.

Io lo trovo bello. Lo trovo meraviglioso.

Chissà se è così anche per le persone. L'ho già detto una volta, ho la fortuna di essere stata preservata finora nella vita dai grandi dolori della perdita delle persone più care, o comunque più vicine. Spero di esserne preservata ancora per il maggior tempo possibile, ma quando accadrà, perchè prima o poi accadrà, prego il cielo, chiunque lo governi, di darmi la forza di puntare i piedi sulla vita che è stata più che quella che non sarà più, in termini di presenza di chi mi stava a cuore. E spero di essere accontentata.

sabato 6 novembre 2010

Maestra, che bolle...


Ieri, venerdì pomeriggio, ore 15.30, uscita della scuola.


-Signoraaaaa (avete presente la Littizzetto quando prende in giro le politichesse? Stessa voce con sorrisino di circostanza in faccia, del tipo che non ammette repliche), si può fermare due minuti? Intanto come sta?
-Grazie sto bene
(non prendermi da lontano, so dove vuoi arrivare!).
-Ah, mi fa piacere... Sa, il Power è diciamo... irrequieto (sottinteso, non va giù a nessuno come si comporta, ma siccome è due metri dietro di me non posso spingermi oltre), noi maestre vorremmo parlarvi. Se fissiamo un colloquio? Ma non mercoledì prossimo, non possiamo. Quello dopo?

AAAAAAAA ECCOLA! Ma come, non stava andando tutto meglio? Che caspio volete adesso? Ma mi contengo, rispondo con uguale sorrisino da presa per il didietro.
-Maestra, il mercoledì successivo non saprei. Sa com'è, dovrei iniziare le radio proprio di pomeriggio in quei giorni, e mia madre non so se sarà in grado di tenere il bambino per permettere a mio marito di venire a colloquio, sa, in mezzo ci sta il secondo ciclo di chemio...
-Ah, ma sa, casomai vediamo di combinare con gli orari... Noi siamo qui fino alle quattro...


No, non ci siamo capite. Spiegami. Tu, maestra, NON PUOI ASSOLUTAMENTE fermarti dieci minuti oltre l'orario di scuola, quando duecento famiglie fanno chi più chi meno i salti mortali per adeguarsi alle vostre disposizioni, su cui non ci avete nemmeno dato il permesso di discutere? E nessuna delle altre colleghe può fermarsi dieci, dico dieci minuti per dirmi in soldoni quello che già so? E tutte quelle maestre che stanno chiacchierando in fondo al cortile dei fatti loro (perchè poi ogni giorno ci passo davanti per uscire dal cancello e le sento farsi beatamente i fatti loro), e sono ancora lì dieci minuti dopo quando ci passo davanti con l'auto? Vuoi dirmi che nessuna di loro (e in mezzo c'è anche l'altra maestra prevalente del Power) anzichè rinunciare per una volta a parlare di quanto è rincarato il caffè alla macchinetta della mensa, è disposta a buttarmi addosso la solita quantità e qualità di menate alle quali so già come rispondere?

-Vedremo maestra. Vedremo tra qualche giorno e casomai, se si riesce, fissiamo. Altrimenti ci si accontenta dei colloqui del primo di dicembre, visto che dedicate un pomeriggio intero (ma pensate!) ai colloqui individuali di tutta la classe. Ci metteremo in coda con tutti gli altri e ci faremo bastare quei dieci minuti ciascuno. Ok?

venerdì 5 novembre 2010

Ho vinto le caramelle!


Questa l'ho trovata su FACEBOOK, riferita a tutt'altro ovviamente rispetto a quello che sta succedendo a me, ma dopo la visita oncologica di stamattina penso che solo poche persone ne possano afferrare  il significato.





Eh si, appunto, mi sfugge proprio da due o tre mesi in qua... Giuro, quando l'ho letta mi sono cappottata sulla sedia.

Perchè oggi siore e siori ho inserito il mio gettone trisettimanale nel distributore dei bussolotti, e indovinate un po?


HO VINTO LE CARAMELLE!


In pratica con oggi ho iniziato la terapia ormonale, che mi accompagnerà per cinque anni. Con tutti i benefici e i rischi del caso. Un altro capitolo che va ad iniziare. Speriamo di riuscire a tollerarla bene. E di non trovarmi davanti a una richiesta di divorzio a causa degli sbalzi ormonali.

giovedì 4 novembre 2010

Ciao Gioia




La mia Gioiuta se n'è andata là, dove l'ha preceduta Max.

Il dolore è enorme, almeno quanto era l'affetto che provavo per lei da più di otto anni. Dal giorno in cui l'ho vista appena nata e l'ho desiderata per me, in un periodo in cui ero sola in un paese lontano da casa mia.
Dicono che il dolore va elaborato, va vissuto, non bisogna soffocare il pianto, tutto passa e tutto fa parte della vita, anche la sofferenza.
Va bene.
Forse quando riuscirò a spostare questo enorme mattone che mi sento addosso me ne farò una ragione, e tutto tornerà come prima.



martedì 2 novembre 2010

Varie- post lungo


E così anche quest'anno è andata. Parlo della FIERA DEI SANTI che si tiene nel paese dove vivo. E' andata sotto la pioggia, che si dirà, prendi l'ombrello e facci un giro no? No, sono chiusa in casa, con sintomi influenzali (febbre, mal di gola, raffreddore e tutto il corredo) da sabato scorso, a impasticcarmi di antibiotici e a fumare salvia e camomilla in forma di suffumigi per calmare la tosse. Proprio in questi giorni.
E mi dispiace moltissimo, non fosse altro per il fatto che mi sarei immersa volentieri tra la gente, come lo scorso anno, a chiacchierare qua e là con le mamme dei compagni del Power mentre la prole si incontra e fa danni (danni, vabbè, scorrazza qua e là per la piazza divertendosi un mondo). Mi sarei volentieri fatta le "vasche" su e giù per il viale centrale del paese assieme alle solite tre o quattro coppie di amici, avrei fatto la classica sosta davanti alla bancarella della lavanda (che è sempre quella, che non ci compro mai niente, ma che dalle decorazioni che espongono traggo sempre qualche ispirazione bricolaggiolesca), e la annuale tappa alla mostra di ricami (che anche quella è sempre più o meno uguale di anno in anno ma è piacevole posarci gli occhi).
Pazienza. E' una bella festa, peccato che la pioggia debba aver limitato fortemente il numero di gente venuta a partecipare. Ogni anno ci sono sempre meno bancarelle, è vero, e le attrazioni a detta di molti (ma riporto le impressioni che ci scambiamo ogni anno all'uscita della scuola il giorno dopo tra mamme e papà) sono sempre più esigue, di fatto è una occasione per riunire il paese in piazza con ottimi incentivi, ed è da ammettere, soprattutto mangerecci.
Nel tornare a casa oggi, dopo essere stata dal medico, nonostante casa mia disti circa trecento metri dalla piazza, appena scesa dall'auto mi è arrivata al naso una zaffata di odore di frittelle.

E si, ho voglia di vedere gente. Ora che non sembro più poi così malata, ora che quando la gente mi incontra non mi chiede più "come stai?" come prima cosa, alludendo alla bestiaccia, ma mi chiede per la maggiore "come va? Il Power a scuola come va?" torna ad essere piacevole stare in compagnia. Non tutti sanno della nostra reale situazione, ed è un bene così. E' l'occasione per non pensarci, per riappropriarmi di un angolo di vita normale dopo mesi, almeno per quanto riguarda strettamente me stessa.

Due giorni fa, ma anche ieri, mio marito e il Power sono andati a far visita alla nonna. Mi hanno detto che si è rasata i capelli quasi a zero, come ho fatto io quando ho iniziato a vederli cadere. Io non l'ho ancora vista, sono quattro giorni che le sto ben lontana (per fortuna esiste il telefono) per non passarle qualcosa dato che è stata chemiotizzata. E a dirla tutta ho anche un po' paura di vederla. Oddio, appena starò meglio è ovvio che ci vado, ma non nascondo che sono un po' in imbarazzo. Ho timore di ritrovarmi di fronte a qualcosa che a me ha fatto tanto male quando me la sono vissuta addosso. Tutti mi dicono che ora tocca a me radunare il coraggio, e sembra facile. E dirlo è effettivamente facile, solo che mi viene in mente in questi giorni quando ho partorito. Durante i nove mesi di gestazione, quando dicevo a mia madre di aver paura del parto, lei cercava in ogni modo di minimizzare la cosa, insisteva nel dirmi che si, il dolore ci sarebbe stato, ma non era sta gran cosa in fondo. Poi però il giorno in cui ho partorito, qualche ora dopo è venuta a vedermi come è naturale, e aveva la faccia paonazza. Ricordo che mi disse "amore, quanto male vero?". E compresi che mi aveva detto una mezza verità per nove mesi, per preservarmi dalla paura, ma che sapeva molto bene quello che avevo passato in trentasei ore di travaglio. Ed è vero che una cosa è dirlo, una cosa è provarlo sulla propria pelle. E se si fanno le cose al contrario? Prima si provano e poi ci si trova a stare a fianco a chi ci ripassa attraverso, proprio come partorire? Stavolta però non sono io la più anziana, la mamma che prima prova e poi affianca. Mi sembra una cosa così strana, così oserei dire contro natura. E' difficile pesare le cose. Difficile afffrontarle di nuovo, sbatterci di nuovo la faccia contro dopo così poche settimane.

A volte penso che sia questione di tempo. Forse il ricordo è ancora troppo vicino, troppo vivo, e pensando che le mie cure non sono affatto terminate e vanno a incrociarsi con le sue spesso non so dove posare lo sguardo. Per me è ancora una novità passarmi le mani tra i capelli e provare una grande soddisfazione, la scorsa settimana addirittura ho vissuto come un traguardo il fatto di ricominciare ad usare il phon dopo mesi perchè col freddo che fa da soli non si asciugano più in dieci minuti. E riporre la matita per truccare le sopracciglia perchè non serve più.

Eppure, nonostante oggi mi senta molto meno angosciata rispetto a settimane fa e ben determinata a far fronte a testa alta a quello che arriva, mi vengono in mente spesso le parole che un brutto pomeriggio di settembre mi disse una persona di cui ho molta stima: "ci penserai ogni giorno della tua vita d'ora in poi, sarà inevitabile". E' vero. Però penso, e ci sono arrivata più o meno da sola, che forse non è mica un male. Stare all'erta si può farlo anche serenamente, non necessariamente con paura. Perchè se la bestia la conosci e l'hai vinta una volta, ti rendi conto che se anche se si ripresenta nella maggior parte delle ipotesi sono dolori per lei, alla fine, mentre per te passano. Far finta che non esista più, dimenticare, equivarrebbe a mettere la testa sotto alla sabbia.

E qualunque effetto mi faccia vedere la mia mamma con la testa pelata, anche se dovesse scendere qualche lacrima, farà parte della battaglia. Perchè di quello che ho vissuto e imparato non vada buttato niente.

lunedì 1 novembre 2010

Sproloqui- gasp!


-More, coi capelli così corti sei uno strafigo! Mercoledì quando torni a scuola vedrai, ti si fa la fila di bambine dietro!
-NON LE VOGLIO!
-Ma mica per bastonarti, ti vengono a cercare perchè sei carino!
-Ti ho detto che non le voglio! A me mi piacciono solo due femmine, la G.
(con cui si è pestato qualche post fa, a dimostrare evidentemente che chi disprezza compra) e la maestra di matematica!
-EH??? LA MAESTRA DI MATEMATICA??? Ma com'è che ti piace e la fai diventare matta ogni santo giorno? Possibile?
-Mamma, io quando vedo una femmina che mi piace erutto come un vulcano!



Ora vi prego, se avete cuore, chiamatemi un'ambulanza. Subito. C'è un papà sotto al tavolo, da rianimare.
LAURAGDS:  ZITTA che siamo in fascia protetta.