E poi mi prende la fuffa, e parto...
.... con altre rose, e con le perle di legno riciclate...
...perchè in alternativa al freddo dei grigi sta bene avere il caldo dei marrone...
... e si impara anche a fare la chiusura senza attendere il lunedì, perchè il lunedì c'è mercato e al mercato c'è una bancarella che vende tutte le cavolate possibili ed immaginabili per chi fa bigiotteria, compresi i ganci di tutti i tipi, e ci si ingegna con un bottone e un'asola improvvisata con l'uncinetto.
E poi si tira fuori la Necchi, si fanno uscire per magia dal cestone dei ritagli tre avanzi di seta, rimasugli arrivati dal saccone della suocera che faceva camicie ai tempi che furono, e ci si accosta l'elastico avanzato da un rocchetto acquistato per cambiarlo sui pantaloni dei pigiami del figliuolo
e in mezz'ora di lavoro li si trasforma in...
.... elastici per capelli
Insomma, ci si dà da fare.
giovedì 26 febbraio 2015
domenica 22 febbraio 2015
Non sono sparita.
E' che non ho molta voglia di scrivere. Sul serio. Anche su FB sono diventata silenziosa: da settimane non dico più nulla di mio. Non ne ho più voglia. E' un pessimo modo di comunicare FB: credi di avere una finestra sul mondo che rompa la tua solitudine, in realtà diventi bersaglio delle psicosi altrui non appena apri bocca per dire qualcosa che vada al di là dell'ovvio. E mi sono rotta di difendermi. Mi sono rotta di quel tipo di rapporti umani. Lascio aperto il messenger, ho ristretto l'accesso alle mie foto a pochissime persone, comunico solo con chi voglio. Stop. Come nella vita. Ho abbastanza casini da risolvere tra le mura di casa (e in queste settimane anche tra le mura altrui, ma sono cose che non riguardano solo me, quindi non le sbloggo), per procurarmene volontariamente altri di inutili al di fuori, e starci male. Sono molto "gatto": al di là dei miei doveri, scelgo io con chi, quando e per quanto.
Semplicemente, per il resto, vivo. Vivo, e in questi giorni in particolare, creo. Un po' per sfogare la tensione, e un po' perchè sto rialzando la testa per un altro versante non-sbloggabile, il che mi dimostra ancora una volta che la vita non è fatta di periodi di "alti" e periodi di "bassi", ma è un gran bel miscuglio fatto di giorni che si susseguono. Nient'altro.
E ho creato la mia prima collana a tricotin (ocio eh, lavoro di alta ingegneria)
E ho restaurato una scatola dal contenuto particolarissimo e preziosissimo, che da così
con il contributo di nastri, passamanerie, Pritt Argento a badili e colla a caldo (tutto materiale che già avevo in casa in avanzo da altri lavori) è diventata così, un po' kitch forse, ma mi piace. E lo sberluccichìo ci sta, pensando a cosa contiene la scatola.
E ho anche iniziato l'ennesima sfilza di mattonelle granny con gomitoli solitari, che diventerà... mah, quello che mi verrà in mente quando mi stuferò di crochettare quadrati.
E ho iniziato a leggere la storia delle sei mogli di Enrico VIII, libro tutt'altro che scorrevole, ma che mi sta facendo appassionare al periodo rinascimentale tanto da passare le serate piantata su Wikipedia e Youtube, in compagnia di Isabella D'Este e Federico da Montefeltro. Roba che se ne avessi scoperto il fascino tipo trent'anni fa, non avrei avuto "5" in storia in pagella. Ma nemmeno "4" in storia dell'arte, penso. Sto recuperando. Se recupero anche la prof. D.A. a giugno mi faccio reinterrogare, magari mi riaggiusta la pagella XD
Giusto per dire che ho i miei bei talismani a cui appendermi.
In ogni modo, l'esame è andato bene. Nel senso che è riuscito, perchè l'esito non lo so ancora. Mi chiameranno dal quarto piano, come da prassi, non prima che passino altre due settimane. E' stato un po' difficoltoso fare il prelievo, hanno dovuto infilare il lungo ago di traverso, in orizzontale, attraversando il seno da una parte all'altra per metà (un dolore!), perchè dovevano prelevare delle cellule dove sotto la pelle non c'è più seno ma solo muscolo, in pratica dove manca il quadrante. Quello che chiamo "il mio buco", quel pezzo di me così brutto a vedersi, ma che amo più di ogni altra parte del mio corpo. E scusate se sono così schietta.
Il radiologo ha voluto sbilanciarsi dicendo che il "coso" ha tutto l'aspetto di un innocuo granuloma, e se non fosse che l'altra volta, "quella" volta, non si sono scuciti manco per chissà cosa, potrei rimanere nel dubbio, perchè i medici, soprattutto in questo campo, non te la dicono mai tutta. E' una lezione che ho imparato fin troppo bene. Ma stavolta ho motivo di essere ottimista. E allora aspettiamo con più leggerezza di cuore.
E se magari nel frattempo mi chiamano anche per la fisioterapia, ringrazio infinitamente e cordialmente. In queste ultime settimane artrite ed ernie mi stanno facendo vedere i sorci particolarmente verdi.
E' che non ho molta voglia di scrivere. Sul serio. Anche su FB sono diventata silenziosa: da settimane non dico più nulla di mio. Non ne ho più voglia. E' un pessimo modo di comunicare FB: credi di avere una finestra sul mondo che rompa la tua solitudine, in realtà diventi bersaglio delle psicosi altrui non appena apri bocca per dire qualcosa che vada al di là dell'ovvio. E mi sono rotta di difendermi. Mi sono rotta di quel tipo di rapporti umani. Lascio aperto il messenger, ho ristretto l'accesso alle mie foto a pochissime persone, comunico solo con chi voglio. Stop. Come nella vita. Ho abbastanza casini da risolvere tra le mura di casa (e in queste settimane anche tra le mura altrui, ma sono cose che non riguardano solo me, quindi non le sbloggo), per procurarmene volontariamente altri di inutili al di fuori, e starci male. Sono molto "gatto": al di là dei miei doveri, scelgo io con chi, quando e per quanto.
Semplicemente, per il resto, vivo. Vivo, e in questi giorni in particolare, creo. Un po' per sfogare la tensione, e un po' perchè sto rialzando la testa per un altro versante non-sbloggabile, il che mi dimostra ancora una volta che la vita non è fatta di periodi di "alti" e periodi di "bassi", ma è un gran bel miscuglio fatto di giorni che si susseguono. Nient'altro.
E ho creato la mia prima collana a tricotin (ocio eh, lavoro di alta ingegneria)
E ho restaurato una scatola dal contenuto particolarissimo e preziosissimo, che da così
Fronte |
Lati |
fronte |
lati |
lati, particolare |
E ho iniziato a leggere la storia delle sei mogli di Enrico VIII, libro tutt'altro che scorrevole, ma che mi sta facendo appassionare al periodo rinascimentale tanto da passare le serate piantata su Wikipedia e Youtube, in compagnia di Isabella D'Este e Federico da Montefeltro. Roba che se ne avessi scoperto il fascino tipo trent'anni fa, non avrei avuto "5" in storia in pagella. Ma nemmeno "4" in storia dell'arte, penso. Sto recuperando. Se recupero anche la prof. D.A. a giugno mi faccio reinterrogare, magari mi riaggiusta la pagella XD
Giusto per dire che ho i miei bei talismani a cui appendermi.
In ogni modo, l'esame è andato bene. Nel senso che è riuscito, perchè l'esito non lo so ancora. Mi chiameranno dal quarto piano, come da prassi, non prima che passino altre due settimane. E' stato un po' difficoltoso fare il prelievo, hanno dovuto infilare il lungo ago di traverso, in orizzontale, attraversando il seno da una parte all'altra per metà (un dolore!), perchè dovevano prelevare delle cellule dove sotto la pelle non c'è più seno ma solo muscolo, in pratica dove manca il quadrante. Quello che chiamo "il mio buco", quel pezzo di me così brutto a vedersi, ma che amo più di ogni altra parte del mio corpo. E scusate se sono così schietta.
Il radiologo ha voluto sbilanciarsi dicendo che il "coso" ha tutto l'aspetto di un innocuo granuloma, e se non fosse che l'altra volta, "quella" volta, non si sono scuciti manco per chissà cosa, potrei rimanere nel dubbio, perchè i medici, soprattutto in questo campo, non te la dicono mai tutta. E' una lezione che ho imparato fin troppo bene. Ma stavolta ho motivo di essere ottimista. E allora aspettiamo con più leggerezza di cuore.
E se magari nel frattempo mi chiamano anche per la fisioterapia, ringrazio infinitamente e cordialmente. In queste ultime settimane artrite ed ernie mi stanno facendo vedere i sorci particolarmente verdi.
Parlando di
Brico,
bricomamiga,
il lato buono della faccenda,
laltra faccenda,
uncinetto
martedì 10 febbraio 2015
Attesa
Ho vinto una biopsia per martedì prossimo.
Fighizzimo! Un altro buco, un'altra tacca!
Meglio concentrarsi su qualcosa di creativo, và... Ho bisogno della mia coperta di Linus, del cesto delle stoffe, delle scatole dei gomitoli, della cassettiera delle matassine, della scatola degli smalti, della scatola del cucito, del bicchiere delle matite e dei mascara, della bustina degli uncinetti, della scatolina degli aghi, dei due libri che ho in lettura, delle carte da Uno e di quelle da Scala Quaranta (e ho bisogno di vincere qualche partita, che col Power è tutt'altro che facile... Il nonno gli ha fatto una ottima scuola, accidenti).
Odio le attese. Logorano.
domenica 8 febbraio 2015
La mia Maya
E c'è ancora chi mi chiede perchè ho una (lo so, non si dovrebbe dire, ma come si fa...) smodata predilezione per questa gatta.
Otto febbraio, la diagnosi. Finalmente cinque anni.
Ecco il post nostalgic/lacrimoso della domenica.
Cinque anni fa, a mezzogiorno, la diagnosi.
C'era il sole, e un freddo becco. Come oggi. C'era una sala d'attesa che non sapevo manco che esistesse, c'erano facce nuove, c'era la certezza di essere capitata nell'ambulatorio sbagliato prima, e la sensazione di essere stata avvolta da una bolla di plastica insonorizzata subito dopo. Ricordo poche immagini e pochissime parole, quelle essenziali, quelle più pesanti, quelle che mi hanno fatto sentire come se mi avessero dato una legnata sulla schiena senza motivo. Ma ricordo perfettamente quanto mi sentissi smarrita. Ricordo quel "NO!" che si ripeteva ritmico nella mia testa, rimbombava nelle tempie, usciva in un sussurro dalla mia bocca decine di volte nelle ore successive. C'era il sole, e io ho trascorso il pomeriggio vedendolo bagnato di pioggia, mentre arrancavo per non far trapelare in alcun modo a mio figlio (che aveva appena compiuto sei anni da poco) che c'era qualcosa che non andava.
Nessuna mamma dovrebbe avere pensieri del genere. MAI. Me lo sono ripetuto spesso negli anni scorsi. Che la mia preoccupazione più grande non è mai stata per me stessa e per la mia vita in ballo, neanche quel giorno di cinque anni fa, nemmeno quando mi sono ammalata di artrite pochi mesi prima. La mia angoscia più grande era proprio per il mio bambino.
Ricordo il POST che ho scritto la mattina prestissimo del giorno dopo, dopo una notte praticamente (e giustificatamente) insonne. E' stata la decisione di non viverlo da sola. E questa decisione mi ha salvato, in parte, l'anima. E ricordo che grazie al primo commento, anonimo peraltro (ancora mi chiedo chi sia), è nata una amicizia bellissima. Il primo "lato buono della faccenda".
Voglia il cielo che tra qualche mese, ad agosto, possa festeggiare i MIEI cinque anni serenamente. Quei "cinque anni" che fanno paura ad ogni malato di tumore il giorno della diagnosi. Che parevano un'eternità quando è iniziato il conto.
E invece ci siamo quasi.
Cinque anni fa, a mezzogiorno, la diagnosi.
C'era il sole, e un freddo becco. Come oggi. C'era una sala d'attesa che non sapevo manco che esistesse, c'erano facce nuove, c'era la certezza di essere capitata nell'ambulatorio sbagliato prima, e la sensazione di essere stata avvolta da una bolla di plastica insonorizzata subito dopo. Ricordo poche immagini e pochissime parole, quelle essenziali, quelle più pesanti, quelle che mi hanno fatto sentire come se mi avessero dato una legnata sulla schiena senza motivo. Ma ricordo perfettamente quanto mi sentissi smarrita. Ricordo quel "NO!" che si ripeteva ritmico nella mia testa, rimbombava nelle tempie, usciva in un sussurro dalla mia bocca decine di volte nelle ore successive. C'era il sole, e io ho trascorso il pomeriggio vedendolo bagnato di pioggia, mentre arrancavo per non far trapelare in alcun modo a mio figlio (che aveva appena compiuto sei anni da poco) che c'era qualcosa che non andava.
Nessuna mamma dovrebbe avere pensieri del genere. MAI. Me lo sono ripetuto spesso negli anni scorsi. Che la mia preoccupazione più grande non è mai stata per me stessa e per la mia vita in ballo, neanche quel giorno di cinque anni fa, nemmeno quando mi sono ammalata di artrite pochi mesi prima. La mia angoscia più grande era proprio per il mio bambino.
Ricordo il POST che ho scritto la mattina prestissimo del giorno dopo, dopo una notte praticamente (e giustificatamente) insonne. E' stata la decisione di non viverlo da sola. E questa decisione mi ha salvato, in parte, l'anima. E ricordo che grazie al primo commento, anonimo peraltro (ancora mi chiedo chi sia), è nata una amicizia bellissima. Il primo "lato buono della faccenda".
Voglia il cielo che tra qualche mese, ad agosto, possa festeggiare i MIEI cinque anni serenamente. Quei "cinque anni" che fanno paura ad ogni malato di tumore il giorno della diagnosi. Che parevano un'eternità quando è iniziato il conto.
E invece ci siamo quasi.
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