giovedì 28 dicembre 2006

Sulla tolleranza

Prendo spunto dall'ultimo post di Mammadelladiana per fare una riflessione sulla quale mi cimento da tempo, e che mi ha permesso - credo -  di essere molto più serena di mesi fa rispetto al mio rapporto con mio figlio.


Mia madre mi ha sempre detto che con i bambini bisogna essere più tolleranti che mai. Non possono capire il mondo degli adulti e adeguarvicisi, devono crescere un po' alla volta. E' anche vero, purtroppo, che come ho letto ieri sull'ultimo numero della rivista Insieme, che tanto si parla in Italia dell'attaccamento dei figli alle madri quanto si è intolleranti verso la santa infanzia.


Mio figlio è vivace. Molto vivace. Non ha paura di niente, si sente libero di usare il mondo quanto gli piace e come gli gira, e indubbiamente questa cosa va educata e incanalata, una direzione gliela devo dare se voglio che diventi una persona civile. Mio figlio corre tra gli scaffali dei supermercati, cerca di toccare qualsiasi cosa, usa il Presepe come un fantastico paesaggio dove muovere i personaggi a suo piacimento, ha appena imparato a giocare con le gatte senza farle diventare pupazzi con coda prensile, urla divertito di fronte a qualcosa che gli piace, in mezzo agli altri bambini fa chiasso e salta dappertutto, sta a tavola in modo decisamente "fantasioso" (passatemi il termine), in casa lascia sempre un disastro di giocattoli che tornano al loro posto solo dopo un quarto d'ora di tentativi di convincimento a riordinare tutto assieme. Ma è un bambino. E tra poco avrà tre anni.


Solo da pochissimo tempo ho imparato ad accettare che il suo carattere non è di quelli più domabili, tutt'altro. E che a lui servono dettagliate spiegazioni sul perchè e percome una cosa non si deve fare, per convincersi che non è il caso di farla. Un semplice NO non gli basta più. E da pochissimo tempo ho anche imparato a fregarmene altamente degli sguardi di disapprovazione della gente di fronte a certi suoi comportamenti in pubblico, perchè la gente è bravissima a farti capire in silenzio con sguardi fulminanti quanto tu sia una mamma inadeguata per non essere riuscita ad insegnare a tuo figlio le norme della buona educazione. Ma che buona educazione d'egitto? A tre anni? Certe cose se non si fanno a tre anni quando le si fa? Quando si può saltare sul lettone, quando sei così pesante da rischiare di rompere le doghe? Quando puoi fare pasticci a tavola, quando sei così grande da sembrare un pagliaccio?


E per le cose "serie" ho smesso da un po' di tempo di urlare e saltar su come una cavalletta impazzita. Quando Trippa la combina grossa io scelgo il silenzio dopo la sonora sgridata. E gli fa male, altrochè se gli fa male. Più forse di uno sculaccione. Gli faccio capire così che se persiste in un atteggiamento sbagliato non comunica più nella maniera giusta. Perchè Trippa è ostinato, un capricorno con le corna di acciaio, e se decide che una cosa è verde puoi ben predicare che è rossa, lui ha deciso che è verde e verde rimane. Spiegazioni o non spiegazioni. Di solito lo sciopero della comunicazione non dura mai più di un quarto d'ora. E di solito funziona. Lui comprende, torna a chiedere scusa e ci avvolgiamo in un caldissimo abbraccio. Perchè a tre anni o quasi si può essere discoli, ma si è anche più intelligenti di quel che si crede.  Educati forse no, ma abbastanza intelligenti da capire una spiegazione o un piccolo castigo.


Ma per fortuna le cose "serie" sono sempre di meno. Trippa è quasi un ometto.


Mamigà

2 commenti:

bluedeepblue ha detto...

Sinceramente, io credo che si faccia molta fatica a spiegare per filo e per segno ad un bambino perchè una determinata cosa non va fatta. Penso si faccia molta fatica, eppure è giustissimo, e soprattutto onesto nei confronti del bambino, e soprattuto credo serva ai genitori a misurarsi con certi "no". Quando spieghi perchè una cosa non va fatta, secondome ci rifletti un po' anche tu, e ed in un certo senso "educhi" un po' anche te stessa. Io, pur non avendo figli, ho sempre detto che fare il genitore è un lavoro a tempo pieno. Gratificante quanto si vuole, ma è un lavoro: non ci sono orari, cartellini da timbrare, giorni di ferie o malattia. Per i figli un genitore dovrebbe essere sempre presente. Altrimenti è meglio dedicarsi ad altro.
Per quanto riguarda gli altri fai bene a fregartene, l'educazione di tuo figlio non sono cazzi loro :)

F.

LauraGDS ha detto...

il coro da stadio lo sai già e per di piè cantato quindi evito di scrivertelo ma te lo faccio lo stesso.

ho oslo da dire 3 cose:
1 anchìio urlo da matit qundo vedo qualcosa che mi piace ed ho 30 anni in più di tuo filgio e non mi vergogno a farlo
2 sono contenta che quelal dritta sullìignorare ti sia servita
3 non si può prentendere che a 3 anni un bambino stia fermo come uno stoccafisso: se gli altri osno così idioti da non caprlo fai più che bene a fregartene. Oppure prova a mollaglielo per 3 giorni.