lunedì 30 giugno 2014

Una piccola ma sostanziale svolta per "A Casa di Mamigà". Lavori di filo e uncinetto

Sono mesi che non aggiorno l'altro blog, quello creativo. Non c'è nulla da fare, non ho la costanza di farlo, e infatti scorrendo lo storico del blog sulla pagina di amministrazione mi rendo conto che, a parte l'esiguo numero di post, ci sono dei "buchi" temporali tra un post e l'altro immensi. E' che stare a mostrare ogni scemenza che faccio via blog richiede più tempo, per quelle cose uso il velocissimo FB; poi chi vuole guarda, chi no passa oltre. Vorrei impegnarmi, dato che comunque quanto faccio di creativo è parte essenziale di me e senza non sarei io, a riportare quello che avrei sbloggato dall'altra parte almeno qui, se non altro le cose più sostanziose. E chiudere l'altro. Per chiudere ci penso ancora un momento, per postare posto.
Facendo così forse, questo blog perderà di interesse per qualcuno, ma è casa mia. E a casa mia c'è anche questo: come sempre, la porta è aperta per entrare ma anche per uscire.

E' con orgoglio, quindi, che metto in bellamostra il lavoro ad uncinetto a cui ho dedicato le serate e le penniche pomeridiane delle ultime due o tre settimane: un lavoro a moduli (un tipo di lavoro che adoro particolarmente, e che mi da sempre tanta soddisfazione).
Questo è il modulo.
E questo è il lavoro finale. Misura, al diametro massimo, 56 cm.

L'idea è quella di metterlo sul tavolo dell'ingresso durante l'inverno, dato che in questo periodo c'è qualcosa di più colorato.
Ok, anche il centro-margherita è carino.
Un grazie speciale al Gatto Alfa che, in quattro e quattr'otto, mi ha realizzato uno strafighissimo pannello in polistirolo bello grande, facendo il puzzle con tre pezzi di medie dimensioni e qualche metro di nastro biadesivo, per puntare e inamidare i miei lavori in maniera superefficiente e superefficace.

mercoledì 25 giugno 2014

Gatteria: a noi il termometro...

...non serve.
Ah, ho messo qui a fianco una iconcina nuova: il link alla pagina FB dei miei gatti. Perchè siore e siori, ormai sono diventati dei personaggi!

martedì 24 giugno 2014

Epilogo di due post fa: alla fine...

... è arrivata la centrifuga.
Bianca e arancione, anche carina, grande, pesante. Con quattrocentocinquantasette pezzi da smontare, lavare, asciugare e rimontare. E riporre. Peggio del robot da cucina che mi regalò qualcuno per le nozze, e che giace nel sottoscala perchè, per quanto efficiente, sullo scolapiatti se ci piazzo i pezzi del robot a scolare non posso infilarci altro che ulteriori tre bicchieri, e il "coso" che si aggancia alla macchina per caffè espresso per farci, appunto, il caffè (accidenti non mi viene il nome).

Ieri sera, per la cena dai suoceri, mio marito ha indossato una maglia rosso-mestruo che indossa solo quando va da sua madre, per farle vedere che ha apprezzato il relativamente recente dono (storia lunga questa della maglia rosso-mestruo, se la racconto adesso perdo il filo del discorso). Mio suocero indossava una maglia che gli abbiamo regalato per il suo compleanno all'inizio del mese, immagino (a questo punto) con lo stesso scopo.

Mi sa che la centrifuga, dopo che ci avrò lasciato giocare un po' il Gatto Alfa, farà la stessa fine.

venerdì 20 giugno 2014

Oncontrolli: scrociatevi pure...

...Che è andato tutto bene.
Si riparte a fine novembre.


Dialoghi inutili in fondo al vialetto

I dialoghi inutili tra me e il Gatto Alfa.

-More, prendila con calma e serenità. Ho da dirti una cosa su mia madre. (E già la premessa...).
-Dimmi.
-Ha PENSATO di regalarci la centrifuga per frutta e verdura per l'anniversario e ha voluto parlarmene prima.
-More, a parte che per un qualsiasi anniversario che alla fine è importante solo per noi non è affatto necessario che ci faccia un regalo, dille di no, non ho posto per metterla. In cucina non ci entra più nemmeno un cucchiaino, già parte dei piccoli elettrodomestici è stipata nel sottoscala.
-Ma lei VUOLE farlo.
-More, io NON la voglio, non so dove metterla e non è indispensabile.
-Ma l'ha vista sul depliant del Lidl, esce in questi giorni, è un'occasione!
-MORE, lo so che tua madre è malata del Lidl (ti ricordo l'utilisssssimo sedile per auto massaggiante e autoriscaldante, il giratorta, il set per sommelier - a te che sei praticamente astemio - e altre genialate arrivate "solo perchè del Lidl, quindi economiche, facilmente recuperabili e facilmente impacchettabili"... you remember? Alla fine il giratorta è diventato un sottopianta, il set per sommelier è bello che andato perchè arrugginito e i tappi si sono spezzati alla base, e il sedile... non rivanghiamo), ma NON so dove metterla!
-Tanto lei ha deciso che ce la regala e ce la regalerà. Prometti di fare buon viso a cattivo gioco.
-A parte che io con i tuoi, nonostante mi irritino i peli del chiurlo innumerevoli volte, sono SEMPRE stata educatissima al contrario di certe loro uscite se pur involontarie, in nome del fatto che ci hanno aiutato tantissimo nel momento del bisogno, ma se LEI ha già deciso, cosa mi tiri fuori il discorso a fare scusa???
-Perchè prima di comprarla vuole il tuo benestare.
-Che non avrà. Perchè non ci regala qualcosa d'altro visto che proprio vuole far qualcosa? Qualcosa di meno ingombrante di una centrifuga? Un mazzo di fiori per esempio??? Se ne sta sul tavolo un po' di giorni, a fiori appassiti sparisce!
-Non sa cos'altro fare. Al Lidl c'è l'occasione, a LEI piace ed è sicura che piace anche a te.

Respira a fondo, Mamigà.
-Alfa, ricominciamo daccapo. Prima me la fai passare come proposta, poi mi dici che ha già deciso, poi che ha deciso ma prima di comprarla vuole essere sicura che io sia contenta, infine mi fai capire che in ogni caso ce la regalerà. Quale dei vocaboli NON-SO-DOVE-METTERLA è poco chiaro???


Siamo andati avanti così per ulteriori quindici minuti.
Mia suocera (e ci tengo a dire che le voglio un gran bene, sia chiaro, ma su certe cose con lei non si ragiona a prescindere) ha una casa grande due volte e mezzo la mia, ma chissà come mai nella sua testa in casa mia può entrare di tutto, in casa sua non portare uno spillo di più che te lo restituisce perchè turba l'armonia museale che vige tra le stanze.
Ho il sospetto che aprirò un pacchetto di nevrosi.

mercoledì 18 giugno 2014

Ero una bella sposa...

... QUATTORDICI anni fa.

martedì 17 giugno 2014

Otto anni

Ricordavo di aver iniziato in questo periodo dell'anno, non ricordavo esattamente il giorno e in un momento di "non ho altro da fare che perdermi" ho voluto verificare.
Era il due giugno di otto anni fa. Aprivo il blog. Di notte.
Evidentemente sono destinata a pensarle sempre di notte le cose più toste, al pari di chi le pensa sempre in quel posto di casa nel quale nessuno può fare le cose al posto tuo.
L'ho aperto con QUESTO post, sono andata a rileggermelo due minuti fa e l'ho trovato ancora attuale nel suo senso: potrei averlo scritto oggi, particolari a parte.

Otto anni. Apperò. Otto anni, e ancora di tanto in tanto (compreso quest'ultimo periodo) mi interrogo sul suo senso. Ma intanto scrivo. Ancora.
E pensare che prevedevo che mi sarei stufata presto :-)

domenica 8 giugno 2014

Oncontrolli: si riparte.

Passati sei mesi, pepperepeppeppè, arieccoci.
Stavolta il convento passa solo eco al seno (domani), analisi del sangue (markers, più tardi possibile!) e visita oncologica giovedì 19.
E siccome il mio proposito al riguardo rimane quello del "concediti di pensarci solo il giorno prima o non vivi", il giorno prima è oggi e mi arrogo il diritto di essere un po' tesa.
Non ho paura, credo di star bene per quel verso. C'è la poca, credo comprensibile, voglia di rimettersi nell'ordine di idee di ripercorrere certi corridoi e sostare in certe sale d'attesa. Puro fattore psicologico, ne sono pienamente cosciente. Alla fine è solo il chiudersi del terzo anno di follow-up, e finora gli intoppi sono stati pochi e relativamente easy.
Però magari se incrociate un po' di zampe e di code assieme a me vi dico anche grazie. Ne sento umanamente il bisogno.

giovedì 5 giugno 2014

Il post-post-post faccenda: tacchi e cipria.

Ultimamente dedico molto tempo alla cura del mio corpo.
Non c'è un motivo particolare. Sarà la crisi dei quarant (uno) anni, che mi vede davanti allo specchio mentre mi fisso i capelli bianchi e le prime rughe sotto agli occhi e con la testa pensare "tinta, crema contorno occhi, subito!", con la stessa enfasi con cui si programma un pellegrinaggio ad un santuario (io lo faccio al super dei detersivi e cosmetici). E l'ora del riposo pomeridiano, che fino a un po' di tempo fa trascorrevo col ricamo o l'uncinetto in mano e i video de "la Tata" (visti e stravisti, conosco i dialoghi a memoria) in sottofondo a tenermi compagnia, da settimane ha il sottofondo dei video di una tizia, triestina, simpatica, che tra l'altro mi assomiglia anche, che fornisce i suoi consigli sul trucco e la cura della persona.
Ma sarò scema? Sono regredita allo stato adolescenziale! Alla mia età e con una famiglia da mandare avanti! Ma è normale?
E poi, mi chiedo, con tutto quello che ho passato, non dovrei avere altro per la testa? Che tutti mi dicono "eh, dopo il cancro capisci il vero peso delle cose, capisci che sono davvero poco le cose per cui sbattersi, comprendi che la salute è tutto e quando hai riguadagnato la tua vita tutto il resto è aria fritta".

BALLE.

Dopo il cancro sono tra le tante fortunate che ha trovato la vita e non la morte. A 37 (trentasette!) anni ho vissuto l'inferno della chemio, dell'intervento e della radio che mi hanno sfigurato togliendomi, quanto alle sole cose visibili dal di fuori, i capelli in cambio di venti chili in più. Ne sono uscita, ho ristabilito gli equilibri (visibili) tra capelli (e che capelli! Mai avuti capelli così belli in vita mia come nel dopo-chemio, li sto lasciando crescere luuuuuuuunghi, per recuperare) e chili, tutto il resto è storia. E poi? Perchè devo essere agli occhi degli altri e ai miei "quella che ha avuto il cancro" vita natural durante? Come se non bastassero le mie cicatrici a ricordarmelo ogni volta che faccio la doccia. Come se non bastassero il mio cardias che fa il lavativo, il cuore ballerino, i tatuaggi della radioterapia sul petto e sui fianchi, gli sbalzi d'umore e le vampate di un periodo che fisiologicamente avrei dovuto passare tra dieci anni od oltre,  a ricordarmi ogni giorno “hai-avuto-il-tumore-al-seno”. Ma devo portarlo scritto in viso a tutti i costi? No, non voglio e non lo farò.

Uscita dal tunnel, l'unica cosa che ho desiderato davvero, dal profondo del cuore, è stato riappropriarmi della mia vita. Lo scrissi anche, al tempo. Riavere la vita di una quarantenne normale. Senza ciclo mestruale, tranciata la possibilità di avere un altro figlio come speravo e desideravamo tanto (ma è un altro discorso, e lungo), ma per il resto delle cose... normale. E a quarant'anni spero che sia normale anche iniziare a guardarsi allo specchio e piacersi, ma desiderare di piacersi ancora di più, perchè il tempo fa comunque il suo lavoro.
E poi ammettiamolo va là, giocare coi trucchi mi è sempre piaciuto un fracco fin da adolescente, quando compravo il Dolly (qualcuna si ricorda il Dolly? Un giornalino, un mito); di tanto in tanto c'era in regalo la matitina per occhi o il lucidalabbra di turno e pasticciavo allo specchio con una mia cugina coetanea sentendoci pheeghe, ma in realtà dipingendoci da far ridere i polli. Di nascosto alla mamma, chiaro. Ad oggi c'è la gioia di una che si è potuta permettere un giocattolo desideratissimo, quando scopre al super di cui sopra una cipria trasparente in polvere libera nello scaffale delle creme per il viso (anzichè in quello del make-up) a soli sei neuri e qualcosa; per curiosità Googola, scopre che è la migliore sul commercio nonostante sia difficile recuperarla perchè di una marca vecchissima e ormai fuori moda, va ad acquistarla (sprecona!), la prova e le sembra di concedersi una coccola che neanche il Fimble elettronico che mettevo nella culla del Power per farlo addormentare era così dolce e melenso.
Oggi mi trucco un filo ogni mattina anche se non devo uscire, perchè ho letto da qualche parte che se fare la casalinga è il tuo lavoro, la mattina devi prepararti come se andassi al lavoro. Dunque, tra una passata di aspirapolvere, una di straccio e lo scarico della biancheria dalla lavatrice, quando incrocio uno specchio o una vetrina muovendomi per casa voglio vederci riflesso qualcosa di piacevole, non un carciofo con gli occhi da pesce lesso che all'una ha la faccia di chi si è appena alzata dal letto.
E ancora, mai soddisfatta, mi scopro indugiare davanti allo specchio per un tempo interminabile prima di decidere di infilarmi le scarpe ed uscire. E sforzarmi di abituarmi di nuovo a portare i tacchi come anni fa, prima che l'artrite mi rovinasse i piedi: venti chili in meno che pesano sui piedi mi permettono di rientrare nelle mie scarpe quelle-belle-che-veneravo, un po' di sforzo per riadattare la loro forma alle mie nuove zattere e qualche cerottino e la mia autostima ne guadagna.
Sono malata. Od ho solo quarant (uno) anni.

Poi una mattina, mentre prendo il caffè delle dieci e mezzo col Gatto Alfa che è ancora a casa in infortunio (proprio come la pausa caffè di chi lavora fuori), ricevo il più bel complimento che le mie orecchie abbiano mai udito.
"Tu non sarai mai una sventola, di quelle che fanno girare gli uomini quando passano per strada. Non lo sei, puoi sforzarti quanto vuoi di essere sexy come quando avevi vent'anni, ma sei cambiata. Sei una donna solida. S-O-L-I-D-A. Su di te si può contare, sei una bella quarantenne ma non sei frivola. Sei una donna con le palle.".

Cioè... io? Solida? Sicuro?  Scusa Mamigà, ma è molto, molto meglio di Sventola. Una Solida con eyliner, mascara, tacchi e cipria.