Non vogliatemene se non ho risposto ai commenti che mi avete lasciato al post precedente. Io vi ringrazio tantissimo.
Non riesco a rileggerlo.
Giovedì ho fatto il prericovero, e venerdì mattina la scintigrafia ossea.
Ero nel bunker. Mi hanno iniettato il mezzo di contrasto, mi sono accomodata nella sala d'attesa dotata di tv (sintonizzata su un canale, non ricordo quale, che trasmetteva un programma sul referendum di oggi in Veneto - sono veneta, ma in quel momento fregagnente di chiunque) e di scorta d'acqua, in pace col mondo sapendo di dover attendere le mie buone due ore prima di passare sotto lo scanner. Mi ero portata un libriccino di parole crociate, qualcosa da leggere, un lavoretto da portare avanti ad uncinetto, tutto perchè il telefono là sotto non prende, quindi largo ai vecchi sistemi per passare il tempo.
Dopo una decina di minuti entra lei. L'operatrice del Little Hospital che accompagna nel Big Hospital i pazienti ricoverati a fare quello che nel primo non è possibile fare. Accompagnava un uomo a fare una scinti. La morsa allo stomaco: era la stessa donna che ha accompagnato me e una mia compagna di percorso sette anni fa a fare lo stesso esame per il linfonodo sentinella. Vedere lei, e sentire contemporaneamente altri due pazienti iniziare a parlare dei loro mali, mi ha provocato un tremore che non sono più riuscita a frenare per il resto del tempo. Ho cercato di contenermi, di farmi piccola, di sparire sul fondo della sedia per non farmi vedere. Il desiderio fisico di fuggire di lì. La consapevolezza di non poterlo fare senza assumermi la responsabilità di quello che sarebbero state le conseguenze: non sapere. Il forte desiderio di vomitare. La ricerca affannosa di tutte le mie coperte di Linus: ripetere a memoria la mia parte da contralto di un canto di Natale, ricordare la sensazione del muso di Amy che si strofina sul mio, e due e venti e cinquanta passaggi destra-sinistra-destra-dai che con l'EMDR ho sempre trovato il filo di pace necessario per superare il picco di crisi. Mi ha rilassato sentirmi chiamare dal tecnico abbondantemente prima delle due ore previste, sdraiarmi sul lettino, dai che ci siamo, lo scanner fa il suo lavoro. Dai che ce la faccio. Di nuovo.
Questo mi sta facendo la Bestia Bis. Non riesco più a sentir parlare di male. Perfino del mio. Men che meno di quello degli altri, e dire che ascoltare mi è sempre venuto congeniale, raccogliere sfoghi e richieste ha sempre fatto scattare dentro di me una molla piena di vita e di disponibilità sincera. Sarà la sindrome della crocerossina, che ne so. Oggi non è più così. Mi si rivoltano le viscere. E' un malessere proprio fisico. Oggi ha chiamato mia suocera per dirmi due cose, sentivo il suocero in fondo alla stanza che le suggeriva con insistenza di dirmi che aveva male qui e là per via di due infiltrazioni ai polsi fatti sabato, io per la prima volta in vita mia le ho detto con ben poca educazione di dirgli di finirla di frignare (le ho proprio detto "ma che la smetta, si guardi un po' di televisione e gli passa", lei mi ha risposto "che vuoi farci, porta pazienza, vuole che ti tenga informata e vuole che tu sappia che non può venire al telefono", e io di rimando istintivamente "eeeeeeh va ben, lo sappiamo tutti che ha i suoi dolori" ) che dovevamo parlare del ragù che lei aveva preparato per i miei uomini e non sapeva come porzionare. Posata la cornetta mi sono vergognata da-mo-ri-re: in vent'anni non mi era mai successo prima, di mancare loro di rispetto in questo modo. Confidenza ne ho sempre avuta, ma non oltre certi limiti. Mi sono morsa la lingua. C'è che quando ho iniziato a sentire "dille che il dottore mi ha detto di non muovere le mani" in sottofondo ho sentito un bisogno incontrollabile di vomitare.
Ho avuto un conato di vomito quando due giorni fa la mamma mi ha accennato ad un problema di pressione alta di una delle zie.
Ho chiuso bruscamente una conversazione via watsapp con la cuggggina con cui ci si sente praticamente tutti i giorni, quando ha iniziato a lamentarsi di un improvviso raffreddore che l'ha costretta a ricorrere all'aerosol. Stavo nella saletta d'attesa per la TAC. E no, per quanto io la critichi spesso dentro di me per questo suo modo di ingigantire in maniera teatrale ogni più piccolo fastidio che le capita, le ho sempre dato corda prima d'ora perchè ad essere gentili non ci si perde mai.
Il mio intervento è stato anticipato a martedì 24, dopodomani. C'era posto, e mi hanno inserito in lista. Forse è meglio così, togliamoci di dosso sta Bestia e forse se ne va anche la morsa allo stomaco. Nell'ultima settimana ho perso un chilo. Oggi è domenica, il Gatto Alfa è ai seggi e chissà a che ora di domattina tornerà, io e il Power abbiamo passato la giornata un po' da soli giocando a giochi da tavolo e un po' dalla nonna. La pace domestica che spesso ho giudicato "noiosa" oggi vorrei che non finisse mai.
Ieri la mamma ha parlato alla nonna. Ora lo sa anche il resto della famiglia. Due cugine si sono fatte subito presenti con messaggi di affetto. Domani chiamo la nonna, voglio sentire la sua voce, lei che ne ha passate un milione (quattro tumori compresi) e sta ancora qui a canzonare la vita col suo sarcasmo che, nonostante spesso sia stato difficile da tollerare per chi le sta vicino, adesso mi tira stranamente su. Sapere che la mia malattia non è più un segreto, è come sapere che posso chiedere "aiutatemi a stare in piedi".
Non doveva andare così. Sette anni fa a quest'ora avevo già tirato fuori le palle. Ero io che rassicuravo. Ero io che ci scherzavo sopra. Ero io che cercavo contatti con persone già passate attraverso questa strada per avere rassicurazioni, informazioni, scambio, crescita, forza. Quando ho avuto la diagnosi, due settimane fa, sono uscita dall'ambulatorio bella carica pensando "sono stata una donna cazzuta quella volta, me lo hanno detto tutti, vuol dire che POSSO, che le unghie le ho, è ora di tirar fuori quello che ho imparato".
Stavolta c'è il rifiuto del mio e di quello degli altri. Non so perchè, ma è così, è come se si fosse verificato in me un cambiamento improvviso, violento e radicale, e l'unica opzione che mi sembra accettabile ora è prenderne atto e dargli lo spazio che chiede senza sentirmene in colpa.
Stavolta l'ansia la fa da padrona, la certezza che o la affronto in piedi o finisco sdraiata è uno schiaffo a mano aperta che mi sveglia ogni mattina, e quella sottile malcelata richiesta " tu che sei forte aiutami a tollerare la tua sofferenza perchè sto male per te" che mi arriva da più fronti mi rimbomba nell'anima come qualcosa di inaccettabile.
11 commenti:
Mamiga', eccomi, un'altra sconosciuta che ti legge da tanto tempo. Un abbraccio forte pre-operazione. Sei nei miei pensieri.
Mamiga', eccomi, un'altra sconosciuta che ti legge da tanto tempo. Un abbraccio forte pre-operazione. Sei nei miei pensieri.
ciao Mamigà, anch'io sono l'ennesima sconosciuta che ti legge da tanto tempo ( anzi..inizialmente ho fatto tutto un viaggio a ritroso del tuo blog per partire proprio dall'inizio). leggerti mi piace e oggi vorrei abbracciarti e infonderti un po' di calore in questa giornata di attesa. come ha detto Alcalina "sei nei mie pensieri" e anche nelle mie preghiere.
Ti penso tantissimo in questi giorni...
Non devi dimostrare niente a nessuno. E' sano e normale aver paura, e avere lo stomaco bloccato. Smetti di dover dimostrare qualcosa: non sei nè debole nè forte. Sei. Punto.
Cerca di volerti bene, e se ascoltare i discorsi degli altri ti fa male, chiudi l'audio nella tua vita. Ogni tanto farlo è sacrosanto.
Coccolati, ed affidati a chi merita la tua fiducia.
Quello che succederà più o meno lo sai già: non ci saranno novità eclatanti. Non pensarci. Pensa pensieri belli, i più belli della tua vita. Che ce ne sono, sicuramente.
E lascia che il tempo passi.
A presto!
... quella di Lucy.
Un abbraccio forte forte forte.
Tanta tanta tanta energia positiva, che ti arrivi da ogni dove, da ogni cuore. E non ti preoccupare che "tutti i santi" non è solo la notte del 31 ottobre, guardan sempre giù quando serve. Chiedi, che sei in credito.
Con affetto.
Silvia da Torino
Tantissimi pensieri positivi per te Sara! Un abbraccio grande grande.
Isa.
In bocca al lupaccio. R
la paura è una brutta bestia e ogni volta è diverso il modo in cui la affrontiamo.
possiamo credere di essere preparati, di averlo già fatto, "quindi so cosa mi aspetta"... no, fidati, non è così! ma è anche giusto che non sia così!
perché essere preparati al peggio è qualcosa di "assurdo": la verità è che nessuno di noi vuole il peggio e al massimo "ci si prepara solo per scongiurare che avvenga, questo str...nzo di peggio"
certo, posso dirti di stare serena, posso dirti che tu sei forte e troverai la forza dentro di te anche questa volta, posso dirti tante cose. sono le cose che amici e parenti che tengono a noi ci dicono ogni volta, perché... perché cosa devono dirci?
il loro compito è di farci forza e provano come riescono...
intanto noi siamo lì, nell'arena... e ogni volta è diverso, ogni volta dobbiamo scavare dentro di noi per capire come sarà. emotivamente, ma anche fisicamente...
non è mai uguale, non è mai scontato, non è mai niente di certo.
un abbraccio forte forte a distanza
Un abbraccio ed una preghiera arrivo tardi spero sia andato tutto bene e basta. Anche io ti seguo da tempo silenziosa ma ora dovevo farti sentire la mia inutile presenza...a presto ciao
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