lunedì 27 settembre 2010

Legami



Sabato, due giorni fa, F. si è risposato. Mi aveva annunciato le sue seconde nozze circa sei mesi fa, durante una telefonata che doveva essere un motivo di gioia, e si è trasformata in una telefonata di grandi notizie da parte di entrambi. Buone da parte sua, decisamente meno da parte mia. Mi sono ricordata che si sarebbe sposato sabato solo qualche giorno fa, ma non essendone sicura gli ho mandato un sms per averne la conferma. Morale, si è dimenticato di mandarmi la partecipazione. Va beh, non ci sarei andata comunque al suo matrimonio. Troppo lontano, sia in termini di chilometri, sia in termini di distanza affettiva. Insomma, fare tutta quella strada per lui non avrebbe valso più la pena. Tantomeno oggi.

Ecco un esempio di un rapporto di quelli che mi hanno insegnato, nel tempo, due cose: primo che i legami affettivi cambiano peso col passare del tempo, e secondo che non ho ancora perso la propensione a soffrire per questo.

C'è stato un tempo in cui volevo bene a F., e lui a me. Ma non mi si fraintenda, niente di diverso da un profondo affetto sincero, una confidenza leale, una stima reciproca. Per me aveva un peso. Un grosso peso, visto che gli ho affidato confidenze che si riservano a un amico in cui sai di poter riporre quello che sei senza dovertene vergognare. Ecco chi era per me F., un amico che nonostante l'enorme distanza fisica che ci ha divisi è rimasto per anni l'Amico con la A maiuscola. L'Amico che ho perso ufficialmente per un motivo molto semplice, in realtà perchè doveva andare così. Per le solite, classiche ragioni: perchè la vita ti divide, ti cambia, ti allontana, ognuno è preso dalle sue cose, dalle sue scelte, dai suoi incontri, insomma, si cambia e si scopre a distanza di anni che quello che prima aveva un valore enorme ora non lo ha più. Quello che ti sembrava un baule è in realtà ora una scatolina, carina, colorata, ma pur sempre una scatolina.

Mi vanto sempre di non buttare via niente. Ora la tentazione di buttare un paccone di lettere ce l'ho, e forte, e ho anche la prospettiva concreta di poterlo fare visto che a giorni mi consegnano una stufa nuova di pacca che verrà installata in soggiorno. Lui il paccone di lettere lo ha bruciato, o perlomeno, sua moglie (la prima moglie) per lui lo ha fatto, presa da una gelosia che non aveva ragione di essere ma che rispetto. Io non ne ho avuto mai il coraggio, perchè per me una parola scritta vale più di mille telefonate, di mille emails, di mille sms. Una parola scritta è un dono, chi la scrive ha impiegato del tempo per farlo, ha dovuto trovare la necessaria tranquillità e il necessario stato d'animo per farlo, e non è come trovare il tempo per fare uno spuntino a metà pomeriggio. Per me almeno è così, visto che io ho bisogno della necessaria tranquillità ed atmosfera anche solo per scrivere un banale biglietto di auguri. Io guardo la grafia, perchè mi dice molto sul momento in cui una riga è stata scritta, guardo la carta (ed apprezzo infinitamente le lettere scritte sui fogli di quaderno strappati, che stanno a dire "avevo così tanta voglia di scriverti che non ho voluto sprecare tempo per cercare un foglio coi fiorellini"). Quando leggo una lettera "sento" la persona che la scrive, me la vedo davanti come se mi parlasse vis à vis, ne immagino il tono di voce. Per me è meraviglioso. E le confidenze di F. erano raccolte in tantissimi fogli di quaderno, scritti fitti fitti, in più riprese durante una stessa giornata, o in una stessa settimana. Avevo ventiquattro anni quando io e F. ci siamo separati fisicamente e abbiamo dato spazio alle lettere, ventisette quando hanno cessato di viaggiare. E in questi successivi dieci anni si è andato dissipando anche il resto. Da mesi mi sono abituata all'idea, da mesi me ne sono fatta una ragione.
Mi sono fatta una ragione del fatto che dalla sua vita sono scomparsa, perchè a essere onesta con me stessa anche lui è scomparso dalla mia. Senza motivi particolari e senza particolari patemi, senza rimpianti nei suoi confronti, con l'unico piccolo dispiacere di non essergli stata vicino in un momento di particolare sofferenza, ma non potevo esserci perchè lui stesso non me ne aveva messo al corrente. E se un amico non ti dice che sta soffrendo, non ti dice cose pesanti come il fatto che si è separato dalla moglie e che gli è morto il figlioletto, allora davvero ti rendi conto che nella sua vita non ci sei più. Semplicemente, discretamente te ne sei andata dai suoi pensieri come lui dai tuoi, non ci sei più e non c'è più nemmeno lui. Mi chiedo solo, oltre a delle lettere che desidero buttare ma non ho il coraggio di farlo per i motivi di cui sopra, cosa sia rimasto. E se ha realmente senso tenerle, come se rimanessero lì nello scatolone in attesa di essere riesumate in un'età in cui vivere di ricordi è l'unica cosa che ti fa alzare dal letto la mattina, che ne so, tra cinquant'anni.  

Mi chiedo, ancora, quanti legami mi aspettano, a quante persone ancora devo affezionarmi per poi rimanerci male quando il tempo farà scemare i legami, mi chiedo quante volte ancora dovrò soffrire nell'intimo per aver preso l'ennesima tegola in testa,  sapendo di poterla evitare solo ricordandomi che non sono più una ragazzina. Perchè quando dico che mi sento di nuovo adolescente non scherzo mica. L'adolescente è anche quello che tra le altre cose non ha ancora una scorza dura tutta attorno, quella scorza fatta di esperienze della vita che dovrebbero insegnarti a difenderti intimamente. Ecco perchè soffro per una telefonata che  oggi non arriva, per una aspettativa delusa, per uno sguardo che lascia adito a più interpretazioni e io vado a tenermi stretta proprio quella più improbabile. E mi do della sciocca da sola. Ma questa è tutta un'altra storia.

Allora, sabato F. si è risposato, io sono sinceramente felice per lui se lui è felice, le sue lettere rimarranno lì ancora per un po' che tanto non saranno quelle a rubare il posto alle cose che ora sono importanti (il peluche lilla che ci sta sopra, regalo di una mia cugina, che mi ha fatto da compagno durante i pomeriggi passati a letto con la chemionausea) e io continuo a fare il mio lavorìo interiore, che sarà anche utile per crescere, ma devo ancora scoprire come.

7 commenti:

innoallavita ha detto...

Non buttare via, non buttare via: sono comunque ricordi, no?

fragolina74 ha detto...

non buttare viae non soffrire per il giusto scorrere delle cosealcune persone sono destinate a far parte sempre della nostra vitaaltre persone percorrono con noi solo una parte della stradama ci lasciano comunque qualcosa di seci sono persone con cui ho condiviso la stradaora le vie si sono separateè naturale che sia cosìper me e per loroma ricordo sempre con affettoi sentimenti all'epoca furono sincerie mi aiutaronocome io spero di aver aiutato lorola mia vita sarebbe stata divers asenzaconservo ogni loro traccia gelosamente..anche se nemmeno so ora dove si trovino..

Mamiga ha detto...

Avete ragione tutte e due. Il problema sta nel tirar fuori i "ricordi" senza sentire ancora una fitta sorda dentro...

widepeak ha detto...

anche io ho un amico così. ma le lettere con tutti gli amici le ho buttate via alcuni anni fa. perché? per motivi che non ricordo, senza rancori, con la sensazione che buttarle equivalesse a prendere il largo per andare più lontano. e questa è la sensazione che mantengo anche ora. ci sono molti legami che gli ultimi anni hanno messo alla prova, ma ora comincio a guardare a questi (chiaramente parlo degli amici importanti, anche quando sono importanti le loro assenze) come a tappe necessarie del viaggio della vita. oggi siamo lontani, domani ci incontreremo. è il bello del viaggio dopotutto..

roberta67 ha detto...

Non buttare le lettere, conservale col sentimento buono di un'amicizia che si è trasformata, ma che ti ha lasciato comunque qualcosa.Sono contenta della tua passione per carta e penna anche se io non strappo molti quaderni, mi circondo sempre di carta per scrivere. Va bene lo stesso?Roberta

ziacris ha detto...

Al momento sono la persona meno adatta a dare consigli o a far commenti.La tua è un'amicizia che ha fatto il suo corso, che è mutata con il passare degli anni e con l'evolvere delle situazioni, con l'evolvere della vostra vita, non avrai nessun rimpianto del tempo passato con lui, diversa della fine di un'amicizia dovuta ad incomprensioni.Stammi bene, Mamigà baci e abbracci

Marilena7003 ha detto...

Cara Sara, concordo pienamente con il pensiero di Roberta ! Non buttarle perchè fanno parte del bagaglio di fase della vita che anche se cerchiamo in qualche modo di riviverla non avrà mai la magia di quei tempi. Conservale. Ciao Marilena