venerdì 24 settembre 2010
Terribilmente viva
Lo struggimento fa parte della vita, di solito si inizia a provarlo da adolescenti, si abbandona quando si diventa persone adulte e mature, e a volte - capita - si riscopre prima dei quarant'anni. Ho scritto qualche post fa che mi sembra, talvolta, di essere tornata adolescente, e continuo ad esserne convinta, tanto da essere sprofondata nello struggimento e nel crogiolio del dolore interiore e goderne, perchè in fondo il crogiolamento nel proprio dolore alla fine non fa altro che farti sentire terribilmente viva. E chi pensa che mi strugga solo per la malattia ha pensato solo a metà della verità. L'altra metà non la posso proprio sbloggare. Se da una parte mi vergogno perchè a trentasette anni dimostrarne interiormente quindici non è proprio quello che ti fa vedere come una persona molto sana di mente, dall'altra mi comprometterebbe troppo. E poi diciamolo, a noi donne piace e strapiace lasciar intuire di essere avvolte da un alone di mistero, un mistero che solo chi ha il coraggio di guardarci negli occhi intuisce esistere, anche se ci vuole ancora più coraggio a cercare di carpirlo. Molto coraggio. E a me piace guardare negli occhi le persone, è una cosa che mi aiuta a scegliere se amarle od odiarle. Ma indifferente non mi lascia mai. E' anche pericoloso, ma anche questo mi fa sentire terribilmente viva. Amaramente, profondamente, terribilmente viva.
Stamattina sono stata a fare la prima della nuova serie di immunoterapie, il mio caro Hercy, il mio compagno che se lo senti nominare senza conoscerlo fa una certa irragionevole impressione. In realtà ci ho fatto amicizia da un pezzo, credo dal giorno in cui me lo hanno somministrato per la prima volta da solo (un boh numero di settimane fa) e mi sono resa conto che oltre ad avermi fatto lo scherzo (di cattivo gusto in realtà) di attaccarsi al mio cuore (l'amour...) e lasciarmi un po' di stanchezza addosso, il resto è solo beneficio. O almeno si spera, a lungo termine. Una mattinata come tantissime altre, gente che corre in continuazione per il corridoio del reparto, dentro e fuori dalle stanze, camici e mica camici che volano, e troppi, troppi pazienti in attesa. Troppi se penso che quando ho iniziato le terapie non era così pieno. Troppi se penso a quanta gente malata c'è lì dentro (e non è un grande ospedale!). Troppi in ogni caso. In altri tempi avevo lo stato d'animo che mi permetteva di tirar su le mie vicine di poltrona, oggi loro hanno tirato su me per quanto possibile (tranne nel momento in cui l'unica poltrona a liberarsi per prima è stata quella alla mia destra e chi si va a sedere? LEI: ma oggi, mi si creda, primo non me ne è importato un granchè, e secondo l'ho trovata molto cambiata, il che mi fa pensare che dopotutto anche i trattori ogni tanto si ricordano di avere dei pezzi simili agli apecar).
Ieri ho parlato alla mia mamma. Le ho detto. Ho fatto quello che mi è stato suggerito dal dottor Clooney, le ho parlato. Un po' l'ho buttata sull'ironico come è di mio stampo, un po' sul serio, ma ho detto quello che dovevo dire. Penso che il suo carattere fondamentalmente positivo e combattivo le permetta di guardare alla cosa con ottimismo, lei si consola del fatto che la mia esperienza che tutto sommato non è stata una tragedia greca è una garanzia che ce la si può fare e ce la si fa. In fondo non ho passato sei mesi in un letto di agonia. E l'età, ne sono sicura, aiuta a guardare alle cose con più obiettività. Ovviamente non le ho detto tutto, intanto perchè tutto non lo so nemmeno io, poi c'è la consapevolezza che ognuno vive le fatiche e le esperienze forti a modo suo e non è detto che lei la viva come me, e terzo se avessero detto tutto anche a me fin dall'inizio non so se avrei avuto il coraggio di farmi chemiotizzare e tutto il resto.
E infine oggi è un mese esatto che sono stata operata. Le cicatrici sono belle pulite e sto facendo l'abitudine alla loro presenza, non mi sento più menomata e udite udite, stamattina ho messo il gel in testa per non uscire sapendo di assomigliare a una che ha messo le dita nella presa elettrica.
E mi sono fatta un regalo: ho rimesso lo smalto alle unghie. Scrivere una pippa come questa mi ha permesso di asciugarlo senza starmene con le mani in mano. Perchè Mamigà con le mani in mano non riesce a stare mai. Solo quando si abbandona nei suoi pensieri. Il che è decisamente pericoloso.
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6 commenti:
bisogna, si deve riempire la mente di pippe inutili, per non soccombere, tanto i pensieri pesanti dentro alla testa ci sono e rimangono, nessuno li porta via e li sbroglia al posto nostro
Perchè pippe "inutili"? Il fatto stesso di liberare la mente, i pensieri le rende utilissime.E' triste sapere che quelle sale d'attesa si riempiono sempre di più, che non ci sia la necessità di ridurre posti letto perchè la malattia è stata debellata, capisco l'angoscia.E ora il nuovo incarico, ricambiare tua mamma con la tua forza.Roberta
sono costernata! è proprio vero che piove sempre sul bagnato!ma la tua mamma è fortunatissima ad avere te vicina, anche perchè, purtroppo, ci sei già passata e sai cosa significa e, PER FORTUNA!, hai vinto la tua battaglia!vedrai che anche lei affronterà la cosa alla grande, non sarà mica tua mamma per nulla!ti abbraccio caraps. e grazie per l'invito al tuo blog, ne sono stata onorata
bene, è una buona giornata allora. e anche io non riesco mai a starmene fermetta quando mi metto lo smalto: ma come fanno le altre, mi chiedo???!!!
Pensieri...eppure leggo tra le righe non le frasi di una adolescente, ma una donna con un cuore enorme, capace di raccontare di un'esperienza che ai più sarebbe solamente ed insopportabilmente interiore...E' incredibile anche quanto, presa dalla tua situazione, tu voglia pensare agli altri...centellinare per non ferire....posso solo imparare...Nessun pericolo, credimi, i tuoi pensieri, nero su bianco, sono preziosi...
Oh cara, non so che dirti, se non lasciarti un grosso abbraccio, anche se non riesco a passare tutti i giorni, siete sempre nei miei pensieri. Un mega abbraccio ad una persona forte e che si merita ogni bene.
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