Rose

L'altro giorno, nel tentativo di far pace dentro me stessa (non che ci sia riuscita, ma va bene così), ho riesumato un cimelio storico della mia vita: il quaderno delle poesie. L'ho sfogliato. Ho scritto qualche riga, notando con meraviglia che erano ben sette anni che non ci aggiungevo qualcosa. SETTE. Evidentemente in questi ultimi sette anni sono stata così presa dalla vita da non trovare il tempo o il modo per immergermi nell'angolo più recondito del mio cuore, e rimanere lì a contemplare anzichè agire frettolosamente. E infatti il quaderno era proprio in un angolo di un cassetto, un angolo talmente angusto da non riuscire nemmeno a racimolare la polvere.

Ma la cosa che mi ha fatto sorridere è stata la quantità esagerata di petali di rosa, di ortensie e di foglie che sono usciti dalle pagine mentre sfogliavo il quaderno. Non mi ricordavo di averceli messi. Di solito uso il vecchissimo dizionario di casa per far seccare i fiori di anno in anno, quindi mi riesce difficile ricordare quando posso averceli messi. Credo nel periodo della scrittura del quaderno, a questo punto mi viene da pensare che siano lì proprio da almeno sette anni. Non ricordare l'occasione in cui li ho riposti mi ha lasciato un po' perplessa.

Poi la sorpresa. Alcuni dei petali di rosa erano a loro volta inseriti in alcuni foglietti ripiegati. Sui foglietti, la data: 1998, 1999, 2000. Scritta a matita, come usavo fare. Gli anni in cui ero fidanzata. Le ricorrenze in cui mi sono stati regalati i fiori. Sono i petali che non hanno trovato posto nel quadro dove ne ho incollati dodici gruppi, con scritte sotto a china e pennino le date in cui li ho ricevuti, nei due anni di fidanzamento.

Che meraviglia. Giusto giorni fa riflettevo sul bisogno di fare spazio, mi chiedevo se bruciare o no un paccone di lettere, se fosse il caso di liberarmi di ricordi che ora mi pesano un po' perchè mi fanno sentire zavorrata, e la sensazione non è molto piacevole.
Ho messo gli occhi su ricordi che avevo perso e ho realizzato che quelli davvero importanti stavano proprio in un angolo, in qualche foglietto ripiegato, ma tra le pagine più intense che abbia mai scritto.