venerdì 28 giugno 2013

La Monna Papera

Per un motivo che non sto a spiegare, ma che ha il suo bel perchè che va oltre il puro desiderio di fare qualcosa assieme, oggi ho proposto al Power di ingannare il tempo pomeridiano facendo un puzzle. Tra i tanti che abbiamo in casa, quasi tutti peraltro adatti alla sua età o anche meno (ho perfino tre cimeli risalenti al tempo in cui IO avevo l'età del Power, perfettamente integri o quasi), ha scelto l'unico che adatto non lo è. Una sfida proprio. "Mamma, in due che siamo, tre se torna presto il papit (proprio papiT, lo chiama così da sempre), vedrai che in un paio d'ore ce la facciamo".

Certo, come no.

Non è il centoventi pezzi di Topolino.
Non è nemmeno il duecento pezzi della galea attaccata dai pirati in mezzo al mare che ha ricevuto non mi ricordo se per Natale o per il compleanno (mi è impossibile da che è nato distinguere le due ondate di regali che riceve, per ovvii motivi, ma in genere riesco abbastanza bene a ricordare da chi arrivano).

Ha scelto il MILLE pezzi dalla fotografia molto attraente per quanto riguarda soggetto e colori, e soprattutto dimensioni (67x47, mica niente! Per lui è come dieci metri quadri rispetto ai SUOI puzzle, vuoi mettere, una pheegata!).

Trattasi di questo: la Monna Papera, detta anche "la Paperconda".
In edizione super economica (quindi con annessi e connessi, chi se ne intende di puzzle sa di cosa parlo) presa alla Lidl un certo numero di anni fa che non ricordo nemmeno più quanti, portata a casa dal Gatto Alfa in un raptus di gola, iniziato a farlo ad un'ora dall'acquisto e smesso dopo tre, ovviamente avendo messo assieme solo il contorno e si e no una cinquantina di pezzi.
Una sfida insomma, che ho raccolto facendo la previsione al volo sull'andamento dei lavori, e azzeccandoci con una precisione e una velocità che neanche il calcolatore stoffa-punti del cenino sito mi sta a pari.
Ho costruito un supporto adeguato aprendo uno scatolone e utilizzando due facciate attaccate soltanto, ho unito quattro fogli A3 con del nastro adesivo per crearne uno grande a sufficienza e l'ho appiccicato sul cartone, et voilà: una superficie liscia e bianca su cui lavorare, da poter coprire con l'altra metà dello scatolo al bisogno e riponibile facilmente sotto al divano tra una sessione e l'altra di fuffa puzzlesca.
Abbiamo iniziato cercando tutti i pezzi del contorno e dividendoli dal resto: un quarto d'ora di lavoro.
Abbiamo proseguito cercando di ricostruire il contorno, nel frattempo il papit appunto è tornato e si è messo a dare il suo contributo: venti minuti di lavoro, senza peraltro finire.
E poi?
E poi basta, la sopportazione ha raggiunto il massimo del suo livello, che si pretende di più? E pensava di riuscire a finirlo in due ore...
Comunque, io e il papit siamo andati avanti un po', e siamo a questo punto.

In un raptus di autolesionismo mi sono presa la briga di dedicarmi alla parte alta, tutta di un colore, e qualcosa ho ottenuto. Vediamo se prima della fine dell'estate riusciamo a terminarlo.


4 commenti:

Renata_ontanoverde ha detto...

ah, i puzzle... erano sempre una sfida a 8 mani... bellissimo periodo!

roberta ha detto...

Secondo me sì. Mi piace, quel soggetto paperoso :)
Roberta

Fragolina ha detto...

Mi hai fatto venire voglia
mi piaceva fare questi puzzle da 1000/2000 pezzi...

solo che per Samu è un po' troppo presto
mi sa che mi ritroverei senza un centinaio di pezzi nei primi 10 minuti

^__^

lauragds@gmail.com ha detto...

se vuoi ti mando mia suocera che è un'esperta di puzzle!