Sono tre parole.
Oggi mi è capitato di dirle a una persona a cui non l'avevo mai detto, e ho provato la sensazione che provo sempre nel dirle. E si che questa persona la conosco da una vita. Ma non glie l'avevo mai detto.
E' strano. Dico "ti amo" a mio marito ogni giorno, ma non mi fa lo stesso effetto che mi fa il dire a qualcuno "ti voglio bene". Perchè dentro di me dirlo comporta un impegno dell'anima. Se vuoi bene a qualcuno significa che non ti è indifferente, che per lei faresti qualcosa di più che non a un estraneo al bisogno, che nel sentirla provi un piacere che non provi nel sentire al telefono l'incaricato della Telecom o la maestra di tuo figlio. E dirlo è impegnativo. Non dico "ti voglio bene" a chiunque. Mio marito l'ho sposato, e dirgli che l'amo è un confermare qualcosa che già c'è, un impegno già preso e che si rinnova, ma esprimere a una persona l'affetto con le parole è come rendere palese l'intento dei gesti, e non è da poco. L'affetto comporta impegno del cuore, che per affetto è disposto ad accogliere, a rinunciare, a faticare, ad accettare in silenzio se necessario, a mettersi in disparte al bisogno e ad abbracciare tutto questo pur di non rinunciare alla persona. Non sono tre parole da sprecare, nè da dar via gratis. Pesano. Egoisticamente parlando sono quasi sicura che chi le usa troppo spesso non sa fino in fondo quello che realmente dice.
A questa età mi fa ancora sentire un brivido alla schiena il dirlo, e per fortuna che di questa espressione, mio figlio a parte, sono orgogliosamente avara.
Oggi mi è capitato di dirle a una persona a cui non l'avevo mai detto, e ho provato la sensazione che provo sempre nel dirle. E si che questa persona la conosco da una vita. Ma non glie l'avevo mai detto.
E' strano. Dico "ti amo" a mio marito ogni giorno, ma non mi fa lo stesso effetto che mi fa il dire a qualcuno "ti voglio bene". Perchè dentro di me dirlo comporta un impegno dell'anima. Se vuoi bene a qualcuno significa che non ti è indifferente, che per lei faresti qualcosa di più che non a un estraneo al bisogno, che nel sentirla provi un piacere che non provi nel sentire al telefono l'incaricato della Telecom o la maestra di tuo figlio. E dirlo è impegnativo. Non dico "ti voglio bene" a chiunque. Mio marito l'ho sposato, e dirgli che l'amo è un confermare qualcosa che già c'è, un impegno già preso e che si rinnova, ma esprimere a una persona l'affetto con le parole è come rendere palese l'intento dei gesti, e non è da poco. L'affetto comporta impegno del cuore, che per affetto è disposto ad accogliere, a rinunciare, a faticare, ad accettare in silenzio se necessario, a mettersi in disparte al bisogno e ad abbracciare tutto questo pur di non rinunciare alla persona. Non sono tre parole da sprecare, nè da dar via gratis. Pesano. Egoisticamente parlando sono quasi sicura che chi le usa troppo spesso non sa fino in fondo quello che realmente dice.
A questa età mi fa ancora sentire un brivido alla schiena il dirlo, e per fortuna che di questa espressione, mio figlio a parte, sono orgogliosamente avara.
2 commenti:
quoto in pieno tutto quel che hai detto.
con il dettaglio che essendo single e senza figli... io lo dico molto meno di te...
è qualcosa di molto difficile da esternare e faccio fatica pure con le persone alle quali so davvero di voler bene...
Hai pienamente ragione ... una volta, un amico mi disse abbracciandomi, ti voglio bene ... e so che era sincero e so che è davvero quello che prova per me ... perchè lui non lo dice MAI. E per avermelo detto vuol dire che era proprio vero.
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