Visto che il formattatore smascherato ha compiuto l'opera, prima di dedicarmi alla reinstallazione di tutte le mie cose sull'hard disk (mannaggiammè ogni tanto mi viene la smania di tagliargli le mani) appunto qualcosa qui.
In questi giorni mia suocera è a letto con la sciatica, perciò bisogna fare un po' di corse tra qui e casa loro. Ho la fortuna di avere un discreto rapporto con i genitori di mio marito, perciò la cosa mi pesa relativamente. Un po' di stizza me la crea il pensiero di mia cognata, che si fa vedere una volta la settimana e ha fatto il suo. Va bene che se io ho 12 chilometri da fare lei ne ha 25, ma anteporre i corsi di karate e di nuoto alla cura dei suoi genitori mi sembra un po' da persona leggerina. Vabbè, ognuno ha il suo modo di pensare in fondo. E io nella mia coscienza sto facendo i conti con l'altra donna, la nonna di mio marito, che vive con loro. Novantacinque anni sono qualcosa, ma in tutta franchezza non riesco a mantenere l'idea di Papigà sul fatto che bisogna avere cura di lei con amore quando tutti in famiglia sappiamo benissimo che razza di carogna sia sempre stata quella donna. Io proprio non ci riesco. Non riesco ad avere pietà di lei nemmeno adesso, perchè sebbene sua figlia sia a letto ammalata lei deve cercare ancora di fare la primadonna volendo sembrare ammalata più di mia suocera, per avere attenzione. Che non mi vengano a dire che è una questione di età avanzata. Era così anche cinquant'anni fa, a sentir raccontare chi la conosce bene.
Mio marito mi ha detto qualcosa che mi sta facendo riflettere l'altro giorno. Mi ha detto che ultimamente ogni volta che c'è un problema, anche piccolo, in famiglia, lo prendo con una rabbia dentro da far spavento. Credo abbia ragione. Se penso alle mie reazioni verso la gente, ultimamente sono talmente sulla difensiva da sembrare una tigre infuriata ogni momento. E' vero, ogni tanto sento un bisogno astronomico di urlare a squarciagola e sfoderare il mio corredo di artigli. Forse devo solo cercare di accettare il fatto di non essere la santerellina che avrei voluto essere tanto tempo fa. Eppure io ammiro le persone buone, quelle persone - avete presente - che non si può non amare, quelle a cui si è disposti a perdonare tutto, quelle che ognuno vorrebbe avere come amiche.
Che ammasso di stupidaggini sto dicendo.
Non voglio dimenticarmi che oggi è di due di giugno. Ovvero, questo blog ha un anno esatto di vita. Confesso che quando l'ho aperto la sera del due giugno dello scorso anno, ero convinta che non sarebbe sopravvissuto per più di due mesi. Oggi ha un anno ed è la mia irrinunciabile valvola di sfogo. Ogni tanto mi è venuta la tentazione, in questi mesi, di renderlo privato, perchè ho fatto un errore grossolano (e diciamolo, un po' infantile) a causa del quale non posso esprimermi appieno senza creare una lite in famiglia. Però è troppo bello avere la possibilità di incrociare persone nuove ogni tanto, è divertente, quindi mi limiterò a vomitare cose compromettenti sul mio bel diario cartaceo, convinta che così i danni sono alquanto limitati. Al massimo salterà fuori tutto dopo la mia morte, ma quella volta sarà mio figlio a trovarlo e a leggerlo e sarà lui a subirne le conseguenze, e io nel mio sano egoismo lo guarderò da lassù contenta che certi problemi non siano più cavoli miei.
Me lo dico da sola oggi:
In questi giorni mia suocera è a letto con la sciatica, perciò bisogna fare un po' di corse tra qui e casa loro. Ho la fortuna di avere un discreto rapporto con i genitori di mio marito, perciò la cosa mi pesa relativamente. Un po' di stizza me la crea il pensiero di mia cognata, che si fa vedere una volta la settimana e ha fatto il suo. Va bene che se io ho 12 chilometri da fare lei ne ha 25, ma anteporre i corsi di karate e di nuoto alla cura dei suoi genitori mi sembra un po' da persona leggerina. Vabbè, ognuno ha il suo modo di pensare in fondo. E io nella mia coscienza sto facendo i conti con l'altra donna, la nonna di mio marito, che vive con loro. Novantacinque anni sono qualcosa, ma in tutta franchezza non riesco a mantenere l'idea di Papigà sul fatto che bisogna avere cura di lei con amore quando tutti in famiglia sappiamo benissimo che razza di carogna sia sempre stata quella donna. Io proprio non ci riesco. Non riesco ad avere pietà di lei nemmeno adesso, perchè sebbene sua figlia sia a letto ammalata lei deve cercare ancora di fare la primadonna volendo sembrare ammalata più di mia suocera, per avere attenzione. Che non mi vengano a dire che è una questione di età avanzata. Era così anche cinquant'anni fa, a sentir raccontare chi la conosce bene.
Mio marito mi ha detto qualcosa che mi sta facendo riflettere l'altro giorno. Mi ha detto che ultimamente ogni volta che c'è un problema, anche piccolo, in famiglia, lo prendo con una rabbia dentro da far spavento. Credo abbia ragione. Se penso alle mie reazioni verso la gente, ultimamente sono talmente sulla difensiva da sembrare una tigre infuriata ogni momento. E' vero, ogni tanto sento un bisogno astronomico di urlare a squarciagola e sfoderare il mio corredo di artigli. Forse devo solo cercare di accettare il fatto di non essere la santerellina che avrei voluto essere tanto tempo fa. Eppure io ammiro le persone buone, quelle persone - avete presente - che non si può non amare, quelle a cui si è disposti a perdonare tutto, quelle che ognuno vorrebbe avere come amiche.
Che ammasso di stupidaggini sto dicendo.
Non voglio dimenticarmi che oggi è di due di giugno. Ovvero, questo blog ha un anno esatto di vita. Confesso che quando l'ho aperto la sera del due giugno dello scorso anno, ero convinta che non sarebbe sopravvissuto per più di due mesi. Oggi ha un anno ed è la mia irrinunciabile valvola di sfogo. Ogni tanto mi è venuta la tentazione, in questi mesi, di renderlo privato, perchè ho fatto un errore grossolano (e diciamolo, un po' infantile) a causa del quale non posso esprimermi appieno senza creare una lite in famiglia. Però è troppo bello avere la possibilità di incrociare persone nuove ogni tanto, è divertente, quindi mi limiterò a vomitare cose compromettenti sul mio bel diario cartaceo, convinta che così i danni sono alquanto limitati. Al massimo salterà fuori tutto dopo la mia morte, ma quella volta sarà mio figlio a trovarlo e a leggerlo e sarà lui a subirne le conseguenze, e io nel mio sano egoismo lo guarderò da lassù contenta che certi problemi non siano più cavoli miei.
Me lo dico da sola oggi:
AUGURI MAMIGA'
1 commento:
Te lo dico anch'io: "auguri Mamigà!".
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